Alla
vigilia della prima domenica di Quaresima, questo pezzo dell’ottimo prof. de
Mattei, tradotto in inglese dal consueto blog Rorate Caeli, mi sembra quantomeno adatto, giacché descrive – sia pur dal punto di
vista storico – una situazione non molto diversa da quella attuale. Anzi, nel
XVI sec., come nelle epoche precedenti ed in quelle successive, non mancavano
cardinali, pur autorevoli, più o meno apertamente simpatizzanti per eresie. La
differenza con l’epoca che noi oggi viviamo era che, a quel tempo, l’organismo
era (ancora) sano ed aveva gli “anticorpi” in grado di neutralizzare quelle
“simpatie”. Fosse vissuto nel XVI, certi prelati che affermano – come in questi
giorni – che un personaggio come Lutero, a buon diritto, farebbe parte della
“Tradizione” cristiana, sarebbero senz’altro stati privati di ogni dignità
ecclesiastica e rinchiusi, a vita, in qualche umida cella di Castel Sant’Angelo affinché non potessero più contaminare il popolo di Dio … .
Purtroppo quelli erano altri tempi. La fede oggi non è più guardata come virtù
teologica e teologale necessaria per salvarsi quale presupposto delle altre (la
carità e la speranza), ma è intesa solo in senso sentimentalistico-soggettivo.
Paolo
IV e gli eretici del suo tempo
di
Roberto de Mattei
Il
Conclave che si aprì il 30 novembre 1549, dopo la morte di Paolo III, fu
certamente uno dei più drammatici della storia della Chiesa. Il cardinale
inglese Reginald Pole (1500-1558), era indicato da tutti come il grande
favorito. Erano pronti per lui gli abiti pontificali ed egli aveva già mostrato
a qualcuno il discorso di ringraziamento.
Il
5 dicembre, a Pole mancava un solo voto per ottenere la tiara pontificia,
quando il cardinale Gian Pietro Carafa si levò in piedi e, di fronte
all’assemblea attonita, lo accusò pubblicamente di eresia, rimproverandogli,
tra l’altro, di aver sostenuto la doppia giustificazione cripto-luterana
respinta dal Concilio di Trento nel 1547. Carafa era conosciuto per la sua
integrità dottrinale e per la sua vita di pietà. I suffragi per Pole crollarono
e, dopo lunghe controversie, il 7 febbraio 1550 fu eletto il cardinale Giovanni
del Monte, che prese il nome di Giulio III (1487-1555).
L’accusa
di eresia che per la prima volta era stata lanciata in conclave contro un
cardinale rifletteva le divisioni dei cattolici di fronte al protestantesimo
(cfr. Paolo Simoncelli, Il caso Reginald Pole. Eresia e santità nelle polemiche
religiose del cinquecento, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma 1977). Tra
gli anni Trenta e Cinquanta del Cinquecento le tendenze eretiche si erano
diffuse nel mondo ecclesiastico romano ed era nato il partito degli
“spirituali”, rappresentato da personaggi ambigui, come i cardinali Reginald
Pole, Gasparo Contarini (1483-1542) e Giovanni Morone (1509-1580).
Sebastiano del Piombo, Ritratto del card. Reginald Pole, 1540 circa, Hermitage, San Pietroburgo. La madre di questo cardinale morì martire sotto Enrico VIII ed è venerata come beata, Margaret Pole |
Essi
coltivavano un cristianesimo irenista e si proponevano di conciliare il
luteranesimo con la struttura istituzionale della Chiesa romana. Pole aveva
creato un circolo eterodosso a Viterbo; Morone, quando era stato vescovo di
Modena, tra il 1543 e il 1546, aveva scelto dei predicatori che successivamente
erano stati tutti processati per eresia. Gli atti dei processi inquisitoriali
del card. Morone (1557-1559), di Pietro Carnesecchi (1557-1567) e di Vittore
Soranzo (1550-1558), tutti appartenenti alla cerchia degli “spirituali”,
pubblicati dall’Istituto Storico Italiano per l’età moderna e contemporanea e
dall’Archivio Segreto Vaticano, tra il 1981 e il 2004, hanno dimostrato quanto
fitta fosse questa rete di complicità, vigorosamente combattuta da due uomini,
entrambi destinati a divenire Papi, Gian Pietro Carafa, futuro Paolo IV, e
Michele Ghislieri, futuro Pio V. Entrambi erano convinti che gli spirituali
fossero in realtà cripto-luterani.
Tiziano, Ritratto del card. Pietro Bembo, 1540 |
Andrea Pozzo (attrib.), Il Card. Morone e S. Ignazio di Loyola, XVI sec., Pontificio Collegio Germanico e Ungarico, Roma |
Girolamo Mazzola, Ritratto di frate domenicano (identificato in Michele Ghislieri, futuro S. Pio V) in veste di S. Tommaso , XVI sec. |
Nel
marzo 1559, pochi mesi prima di morire, Paolo IV pubblicò la bolla Cum ex
apostolato officio in cui affrontò il problema della possibile eresia di un
Papa (cfr. Bullarium diplomatum et privilegiorum sanctorum romanorum
pontificum, S. e H. Dalmezzo, Augustae Taurinorum, 1860, VI, pp. 551-556). In
essa, leggiamo: «che lo stesso Romano Pontefice, il quale agisce in terra quale
Vicario di Dio e di Nostro Signore Gesù Cristo ed ha avuto piena potestà su
tutti i popoli ed i regni, e tutti giudica senza che da nessuno possa essere
giudicato, qualora sia riconosciuto deviato dalla fede possa essere redarguito»
e «se mai dovesse accadere in qualche tempo che (…) prima della sua promozione
a cardinale od alla sua elevazione a Romano Pontefice, avesse deviato dalla
fede cattolica o fosse caduto in qualche eresia (o fosse incorso in uno scisma
o abbia questo suscitato), sia nulla, non valida e senza alcun valore, la sua
promozione od elevazione, anche se avvenuta con la concordanza e l’unanime
consenso di tutti i cardinali».
Onofrio Panvinio, Papa Paolo IV, 1568 |
Il
6 gennaio 1560 il nuovo pontefice impose l’annullamento del processo contro
Morone, reinsediandolo nella sua carica e si scontrò duramente con il cardinale
Ghislieri, che considerava un fanatico dell’Inquisizione. L’Inquisitor maior et
perpetuus fu privato dei poteri eccezionali conferitigli da Paolo IV e venne
trasferito alla diocesi secondaria di Mondovì. Ma alla morte di Pio IV, Michele
Ghislieri, il 7 gennaio 1566, venne inaspettatamente eletto con il nome di Pio
V. Il suo pontificato si situò in piena continuità con quello di Paolo IV,
riprendendone l’attività inquisitoriale.
Il
cardinale Morone, che per incarico di Paolo III aveva aperto, come legato
pontificio, il Concilio di Trento e su mandato di Pio IV ne aveva diretto le
ultime sessioni, ottenne la sospensione della sua condanna.
La
storia della Chiesa, anche nei momenti di più aspro scontro interno è più
complessa di quanto molti possono credere. Il Concilio di Trento, che è un
monumento della fede cattolica, fu inaugurato e poi chiuso da un personaggio
gravemente sospetto di eresia luterana. Quando morì, nel 1580, Giovanni Morone
fu sepolto in Santa Maria della Minerva (la sua tomba è oggi irreperibile), la
stessa basilica in cui san Pio V volle elevare un mausoleo al suo accusatore,
di cui avviò il processo di canonizzazione: il campione dell’ortodossia Gian
Pietro Carafa, papa Paolo IV.
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