Il culto di questa martire siciliana,
venerata ugualmente in Oriente, e nominata nei dittici del Canone romano della
Messa, è molto antico nella Città eterna. Il papa Simmaco (498-514) le edificò
una basilica sulla via Aureliana (L. Duchesne, Le Liber Pontificalis, Coll. Bibliothèque des Ecoles Françaises d’Athènes
et de Rome, tomo 1, Paris 1886, p. 262) e san Gregorio Magno, nel 593, le dedicò nella
Suburra un’antica basilica, che era stata restaurata una prima volta da Flavio
Ricimero (o Recimero) ai tempi dei Goti ariani, verso il 470 d.C., e nota oggi,
per questo motivo, come Sant’Agata dei Goti (Mariano
Armellini, Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX,
Tipografia Vaticana, Roma 18912, pp. 201-202; Ch. Huelsen, Le Chiese di Roma nel medio evo, Firenze
1927, pp.
166-167). Su questa chiesa, v. lo studio storico di Ralph W. Mathisen, Ricimer’s Church
in Rome: How an Arian Barbarian Prospered in Nicene World, in Andrew Cain – Noel Emmanuel Lenski
(a cura di), The Power of Religion in Late Antiquity, Farnham-Burlington 2009, pp. 307-326, e di
Isaac Sastre De Diego, La
iglesia de Santa Agata dei Goti. Reflexiones
acerca de un caso único de edificio arriano en Roma, in Sacralidad y Arqueología, Antig. Crist. (Murcia), XXI, 2004,
pp. 77-100. Sulla figura di Ricimero, cfr. Annunziata Maria Papini, Ricimero: l’agonia
dell’Impero Romano d’Occidente, Milano 1959).
Noi abbiamo ancora, nei Dialoghi
di san Gregorio, il ricordo di questa dedicazione (San Gregorio Magno, Dialogorum Libri IV De Vita et Miraculis Patrum
Italicorum, lib. III, cap. XXX, in PL 77, col. 287A-290B, partic.
col. 287B-288B): Arianorum ecclesia, in
regione Urbis hujus quæ Subura dicitur, cum clausa usque ante biennium
remansisset, placuit ut in fide catholica, introductis illic beati Sebastiani
et sanctæ Agathæ Martyrum Reliquiis, dedicari debuisset; quod factum est.
Ed anche nella sua
epistola all’accolito Leone (Id., Epistola XIX, Ad Leonem Acolythum, Ecclesiam sanctae Agathae in
Subura commendat, ivi, col. 688B-689A).
Anteriormente a questa
dedicazione, la basilica si elevava verosimilmente sotto il titolo del
Salvatore e degli Apostoli, che si vedevano, in effetti, rappresentati in un
mosaico all’interno della curva absidale.
L’iscrizione di Ricimero
era così concepita:
FLA • RICIMER • VI • MAG
• VTRIVSQ • MILITIAE
EXCONS • ORD • PRO • VOTO
• SVO • ADORNAVIT
Da allora il nome di Agata appartenne
alla tradizione liturgica di Roma, in cui si ritrova la sua festa tanto nei
lezionari quanto nei sacramentari. Ella è pure celebrata dai Bizantini (cfr. Pierre Jounel, Le
Culte des Saints dans les Basiliques du Latran et du Vatican au douzième siècle,
École Française de Rome, Palais Farnèse, 1977, pp. 223-224).
L’introduzione delle
reliquie della martire siciliana Agata nell’antico santuario ariano dei Goti
fece talora considerare questa basilica come consacrata ad una martire
orientale: in effetti, ai tempi delle grandi traslazioni dei corpi dei santi
dai cimiteri suburbani, si trasportarono pure in questa chiesa le reliquie dei
martiri conosciuti sotto il nome di Martiri
greci, dal cimitero di Callisto, le cui reliquie sono ancora conservate
sotto l’altare principale di questa diaconia e furono rinvenute nel novembre
1933.
La festa di questi
ultimi santi si celebra in diversi giorni del mese di ottobre e di novembre. Ad
essi, anche se non sono più compresi nel calendario romano, papa Damaso pare
compose delle epigrafi, che i pellegrini copiarono sulle loro tombe ed i cui
originali sono perduti (Le epigrafi sono riprodotte anche in Mariano Armellini, Le catacombe
romane, Roma 1880, pp. 358-359).
Di altre chiese,
dedicate a sant’Agata, una decina circa, si elevarono sul Celio (Armellini, Le chiese cit., p. 504; Huelsen, op. cit., p. 165), a
Trastevere (Armellini, op. ult.
cit., p. 669; Huelsen, op.
cit., p. 165), a Borgo e sul Monte Mario: tutte vantano una grande
antichità, essendo state, per la maggior parte, erette dai papi dell’Alto Medioevo.
Tra tutte, la più celebre era quella che si eleva a Trastevere di fronte alla
basilica di San Crisogono, e che fu eretta dal papa Gregorio II nella sua
propria casa paterna (Armellini, op.
ult. cit., p. 688; Huelsen, op.
cit., p. 168), dopo la morte di sua madre, che si chiamava Onesta (Così
ricorda Armellini, op. ult. cit.,
p. 688).
Oggi, nell’Epistola (1 Cor. 1, 26-31), san Paolo mette in evidenza il
profondo mistero della grazia che eleva gli strumenti più deboli e meno adatti
al compimento dei prodigi più meravigliosi. Che può esserci, in effetti, di più
debole di una giovane donna? E tuttavia, sotto l’azione dello Spirito Santo,
sant’Agata affrontò intrepida la crudeltà e l’oscena cattiveria dei
persecutori, e, cinta della doppia corona della verginità e del martirio, s’involò
verso lo Sposo celeste, per diventare la protettrice della sua città natale, e
anche di tutta la Chiesa. Si sa difatti che non solo sant’Agata è invocata a
Catania contro le eruzioni dell’Etna, ma anche l’antichità cristiana ha
attribuito un’efficacia speciale alla sua intercessione contro i terremoti. Per
questo, in Italia, nelle città e nelle campagne, si vedono da tutte le parti,
ancora oggi, di numerose cappelle dedicate alla martire di Catania.
Nella lettura evangelica (Mt 19, 3-12), che sembra male accordarsi
oggi con la mentalità cristiana (Gesù parlava a degli ebrei grossolani), si
trova l’elogio della verginità. Questa non è tuttavia una legge universale, ma
una vocazione speciale alla quale Dio chiama solamente alcune anime scelte.
Come ci sono degli eunuchi “che così sono nati dal ventre
della madre; ci sono eunuchi resi tali per mano umana”, così ci sono delle anime generose che, mediante la spada spirituale
della mortificazione, si impongono volontariamente la castità perfetta, per
essere consacrati a Dio sia nel loro corpo sia nel loro cuore.
L’elenco dei Vangeli di Würzburg
assegna oggi come lettura la parabola delle dieci Vergini, come nel giorno di
sant’Agnese.
Alessandro Turchi, S. Pietro guarisce S. Agata in carcere, 1640-45, Walters Art Museum, Mount Vernon-Belvedere, Baltimora |
Giovanni Lanfranco, S. Pietro risana S. Agata, 1613-14, Galleria Nazionale, Parma |
Simon Vouet, S. Agata è visitata da S. Pietro in carcere, 1624 circa |
Carletto Veronese, S. Agata, 1590-93, Museo del Prado, Madrid |
Andrea Vaccaro, S. Agata, 1635 circa, Museo del Prado, Madrid |
Andrea Vaccaro, S. Agata in prigione, XVII sec., Museo del Prado, Madrid |
Francisco Rizi, S. Agata, 1680-85, Museo del Prado, Madrid |
Massimo Stanzione, S. Agata confortata dall’angelo in carcere, XVII sec., Museo di Capodimonte, Napoli |
Francisco de Zurbarán, S. Agata, 1630-33, Musée Fabre, Montpellier |
S. Agata, facciata, Duomo, Catania |
S. Agata, Cripta di S. Cecilia, Basilica di S. Cecilia in Trastevere, Roma |
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