La sua festa fu
istituita nel 1882, insieme alle feste di san Cirillo di Gerusalemme (il 18
marzo) e di san Giustino martire (il 14 aprile), da Leone XIII, che scelse questo
giorno perché il 28 gennaio, in cui il suo nome è menzionato nel Martirologio,
era già occupato da un altro ufficio (Leone
XIII, Breve Officia sanctorum ad universalem Ecclesiam extensa,
28 luglio 1882, in ASS, XV [1882], Appendix IV, pp. 264 ss.). Il nome
del Doctor Incarnationis, Cirillo, evoca subito il ricordo delle
prime e celebrate sessioni del Concilio di Efeso in cui, grazie a lui, furono
celebrate le supreme grandezze di Maria. Nestorio avendo messo in dubbio l’unità
della persona in Gesù Cristo, ne risultava che il titolo di Madre di Dio non
conveniva alla Beata Vergine, titolo sotto il quale i fedeli erano prima
abituati ad invocarla.
A seguito delle negazioni dell’audace vescovo di
Bisanzio, l’Oriente tutto intero non tardò a sollevarsi, in modo che, per
autorità di Celestino I, un concilio si riunì ad Efeso, e Cirillo – erede
spirituale ad Alessandria degli antichi faraoni – ne fu l’anima. L’esame della
tradizione cattolica sull’unità di persona nella dualità di natura nel Cristo
fu fatto con cura e si prolungò sino ad un’ora avanzata della notte; quando i
Padri, avendo anatemizzato Nestorio, decretarono che la santa Vergine fosse
chiamata a buon diritto «Theotokos», «Deipara», Madre di Dio, perché in
Gesù Cristo la natura umana è stata unita ipostaticamente al Verbo di Dio, il
popolo di Efeso, traboccante di gioia, accompagnò i Padri alle loro dimore, con
delle fiaccole ed incensieri brucianti aromi preziosi. Era l'11 ottobre 431.
Concilio di Efeso, Basilica di Notre-Dame de Fourvières, Lione |
Questa manifestazione di gioia del popolo efesino è ricordata dallo stesso
san Cirillo in una sua lettera agli Alessandrini: «... Ut
autem auditum est illum blasphemiarum auctorem sua dignitate privatum esse,
omnes una voce sanctam synodum laudare, Deumque
glorificare cœperunt, quoniam fidei hostis concidisset. Nos quoque, ubi primum
ex ecclesia egressi fuimus, cum facibus et tædis usque ad diversorium
deduxerunt: erat enim vespera: multaque passim lætitia, multa etiam luminaria
accensa, ita ut nonnullæ quoque mulieres, thuribula gestantea, antecederent
nos. Atque ita Salvator his qui gloriam illius infamare studebant, omnia se
posse ostendit.
...» (San Cirillo d’Alessandria, Epistola XXIV (o XXII), Ad Clerum Populumque Alexandrinus, De Nestorii
depositione,
in PG 77, col. 137B-138B).
Quest’episodio è stato
rievocato anche da papa Pio XI: «Atque tanta in Deiparam Virginem Ephesina plebs ferebatur pietate, tanto
æstuabat amore ut, cum latum a conciliaribus Patribus iudicium intellexisset,
effusa animorum lætitia eosdem conclamaret, atque ardentibus instructa facibus
confertoque agmine, domum usque comitaretur. Ac pro certo ipsamet magna Dei
Parens, mirando eiusmodi spectaculo suaviter de cælo arridens, suos Ephesi
filios eunctosque catholici orbis christifideles, Nestorianæ hæreseos insidiis
perturbatus, materno animo præsentissimoque auxilio suo prosecuta est» (Pio XI, Lett. enc. Lux veritatis, 25 dicembre 1931, in
AAS XXIII [1931], pp. 403-517, partic. pp. 512-513). Alcuni autori, però, diffidano
della spontaneità di questa manifestazione di affetto, in quanto, a loro detta,
«manifestazioni del genere andavano organizzate, e a farlo ci pensavano i
membri del clero locale» (così Ewa
Wipszycka, Kościół w świecie
późnego Antyku, Warszawa 1994, trad. it. di Vera Verdiani (a cura di), Storia della Chiesa nella
tarda antichità, Milano
2000, p. 201). Tuttavia si ignora che, pur volendosi ammettere un’organizzazione,
questa manifestazione mostrò al mondo l’amore e la devozione verso la Vergine
Madre, da sempre nutriti dal popolo cristiano, vista la notevole partecipazione
che ebbe.
Il dogma fu ratificato dal Cielo, analogamente a quanto avvenne a Lourdes (dove fu confermato il dogma dell'Immacolato Concepimento di Maria proclamato dal beato papa Pio IX), in terra di Puglia, in Capitanata, nei pressi di Foggia, nel borgo denominato Incoronata, dove la Vergine si presentò, l'ultimo sabato di aprile dell'anno 1001, dicendo di lei "Io sono la Madre di Dio" (v. qui).
Il dogma fu ratificato dal Cielo, analogamente a quanto avvenne a Lourdes (dove fu confermato il dogma dell'Immacolato Concepimento di Maria proclamato dal beato papa Pio IX), in terra di Puglia, in Capitanata, nei pressi di Foggia, nel borgo denominato Incoronata, dove la Vergine si presentò, l'ultimo sabato di aprile dell'anno 1001, dicendo di lei "Io sono la Madre di Dio" (v. qui).
A Roma, il monumento più
insigne che ricorda il trionfo mariano del concilio di Efeso è la basilica di
Santa Maria Maggiore, in cui Sisto III, successore di Celestino I, fece
rappresentare in mosaico i fatti più importanti della vita di Gesù Cristo e
della santa Vergine.
I Bizantini festeggiano
san Cirillo il 18 gennaio ed il 9 giugno. Nei loro Menelogi si loda il santo
perché fu degno di tenere il posto del sovrano pontefice Celestino alla
presidenza del Concilio di Efeso. Già questo Concilio ecumenico aveva chiamato
Cirillo Ὁ τῆς ὀρθῆς καί ἀμωμήτου πίστεως συνήγορος.
La messa di san Cirillo
è quella del Comune dei dottori, salvo le collette proprie, in cui si mettono
in rilievo i suoi meriti speciali per il trionfo di Maria ad Efeso sull’eresia
nestoriana. Il redattore di queste preghiere sembra tuttavia aver avuto una
concezione troppo unilaterale dell’opera teologica di Cirillo. L’eresia nestoriana,
infatti, era soprattutto cristologica, e l’errore mariano non ne era che una
conseguenza. San Cirillo difese coraggiosamente l’onore della Madre di Dio,
tenendo intrepido il posto del Papa e con i suoi famosi anatemi divenne per gli
Orientali il rappresentate più autorevole dell’ortodossia contro i Nestoriani.
Così grande fu l’autorità di cui godé oltremodo Cirillo, che, ancora oggi,
persino i Copti Monofisiti, pervertendo il senso delle sue formule sull’unità
della persona in Gesù Cristo, si appellano pur’essi precisamente al nostro
Dottore per fondare i loro errori.
I Greci hanno il costume
di attribuire a san Cirillo, oltre il titolo onorifico di Πάπα ᾿Αλεξανδρείας, Papa di Alessandria, pure l’ornamento di
una tiara (ad una sola corona, però); essi dicono che san Celestino gli avrebbe
conferito quest’insegna quando lo delegò per presiedere, al suo posto, il
concilio di Efeso.
I meriti di san Cirillo
valsero ai suoi successori sul seggio patriarcale di Egitto il titolo di cui si
fregiano ancora oggi: τῆς
Οἰκουμένης κριτής, orbis
terrarum iudex.
L’Oriente, paese di
Gesù, degli Apostoli, dei grandi Dottori, dei Concili, come un tralcio tagliato
dal suo ceppo, è, dopo molti secoli, divenuto sterile e languisce a causa del
funesto scisma che lo separa dal centro dell’unità cattolica. Non è di poco
conto, perciò, che tutti i fedeli entrino nei medesimi sentimenti che
ispirarono a Leone XIII di istituire la festa del più celebre dottore
orientale, affrettando, mediante la preghiera e l’azione di ritorno di queste
nobilissime chiese all’unità cattolica, sotto il magistero supremo di Pietro,
sempre fedele alla sua divina missione di confermare i suoi fratelli.
Icona moderna dei Santi Patriarchi d'Alessandria: Atanasio il Grande e Cirillo, celebrati insieme il 18 gennaio (Άγιοι Αθανάσιος ο Μέγας και Κύριλλος Πατριάρχες Αλεξανδρείας) |
Icona dei Santi Patriarchi Alessandrini Atanasio il Grande e Cirillo |
Incisione di S. Cirillo da un dipinto del Domenichino, XVIII sec. |
Frantisek Ingac Platzer, S. Cirillo, 1760 circa, Chiesa di S. Nicola, Mala Strana, Praga |
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