Interessante contributo
odierno di don Nicola Bux
Se a dominare è un
pensiero non cattolico
di Nicola Bux
Con grande dolore e
profonda preoccupazione, si deve constatare che il pensiero non cattolico
avanza nella Chiesa. È molto grave l'affermazione del moderatore del Sinodo
diocesano di Bolzano, secondo il quale, il lavoro svolto, «rispecchia la
situazione generale della Chiesa, che sta vivendo un cambiamento radicale». Si
può ancora affermare che i cattolici formino un cuor solo e un'anima sola? O,
per dirla con sant'Ignazio d'Antiochia, che manifestino un tale accordo della
voce e del cuore, sì da raggiungere la sinfonia? Purtroppo siamo divisi tra
noi, proprio sulla verità, e attratti da false dottrine. In nome del
pluralismo? Civiltà Cattolica riporta un intervento dell'allora Padre
Bergoglio: «il pluralismo non sembra così inoffensivo e neutrale come alcuni lo
considerano a prima vista. Se infatti giungesse a non preoccuparsi dell’unità
della fede, questo comporterebbe la rinuncia alla verità, l’accontentarsi di
prospettive parziali e unilaterali».
Succede, invece, che
molti cattolici, preferiscano andare d'accordo con i non cattolici, i non
credenti e
gli avversari della Chiesa, più che con i fratelli di fede. I loro modi di
pensare e di agire, sono penetrati in casa cattolica, al punto che sembra rivolto
a noi, quel che Giovanni Paolo II, nel 1980, ricordava ai protestanti tedeschi:
«ci riferiamo tutti a Gesù Cristo, ma il dissenso verte su “ciò che è di
Cristo”, su “ciò che è suo”: la sua Chiesa e la sua missione, il suo messaggio,
i suoi sacramenti e i ministeri posti al servizio della parola e del
sacramento». Il dissenso è, soprattutto, sui contenuti e fondamenti stessi
della fede, e di conseguenza sulla morale. Se un parroco, in un ritiro del
clero, afferma che bisogna smetterla con la verità oggettiva, perché è venuto
il tempo di chinarsi sulle soggettività, e il vescovo, presente, tace: un
problema c'è; se una ragazza, lusingata dalle avances di un uomo coniugato, si
sente, in confessione, rimproverare dal sacerdote, perché, a suo dire, avrebbe
dovuto cogliere l'occasione, in quanto non è peccato, allora qualcosa è
successo. Si segue ancora la verità cattolica, reperibile senza difficoltà nel
Catechismo, oppure le falsità che vanno di moda?
Confusione e divisione,
sono ormai diffuse e attraversano tutto il popolo di Dio, dal collegio cardinalizio
all'episcopato, dai teologi al clero e al laicato. Ha ancora senso cercare
l'unione con gli ortodossi e altri cristiani, mentre tra noi cattolici siamo
sempre più divisi? Se nei seminari, si esortano i giovani, ricorrendo anche a
intimidazioni, ad avere una “nuova visione di Chiesa”, in discontinuità col
passato? Una molto simile – c'è da pensarlo – a quella descritta in una canzone
di Jovanotti: «una grande Chiesa che passa da Che Guevara e arriva fino a Madre
Teresa passando da Malcom X attraverso Gandhi e San Patrignano arriva da un
prete in periferia che va avanti nonostante il Vaticano».
Nel Conclave del 2005,
il cardinal Giacomo Biffi avvertiva: «Vorrei dire al futuro Papa che faccia attenzione a tutti i
problemi. Ma prima e più ancora si renda conto dello stato di confusione, di
disorientamento, di smarrimento che affligge in questi anni il popolo di Dio, e
soprattutto affligge i piccoli». La questione viene da lontano: se n'era
accorta nel 1966, a meno di un anno dalla chiusura del Vaticano II, la
Congregazione per la dottrina della fede, che inviava una lettera ai presidenti
delle Conferenze episcopali, in cui si riferivano le notizie giunte dalle
nunziature, sui crescenti abusi nell'interpretazione della dottrina del
Concilio, e su opinioni azzardate che sorgevano qui e là, turbando i fedeli,
perché oltrepassavano le semplici opinioni e ipotesi, per giungere ad intaccare
i fondamenti del dogma e della fede. Seguiva, in dieci punti, l'elenco di tali
idee ed errori. Va ripassato, perché sono tutti constatabili ancora oggi,
anzi aumentati. «É in crisi l'idea di Chiesa»: avvertì, nel 1985, Joseph
Ratzinger a Vittorio Messori, in Rapporto
sulla fede. Urgeva riproporre, o meglio, ridefinire cos'è la fede
cattolica: nacque il Catechismo della Chiesa Cattolica.
Il contraccolpo
dell'indefinitezza attuale della fede cattolica, lo ha subito la liturgia,
della quale si continua
a ripetere: lex credendi-lex
orandi – ma, di “legge” o norme che la regolino, guai a parlarne,
non solo, ma il modo di pregare in essa, contraddice sempre di più il credo. Il
culto dell'emozione, non rende, il popolo cristiano, consapevole di dover
annunciare la Parola divina, più tagliente di una spada a doppio taglio, di cui
il mondo ha bisogno per essere salvato. Così, non siamo più sicuri che Dio sia
soddisfatto del culto che gli viene tributato. I preti rimproverano i fedeli
perché vengono in chiesa – ancora – a ricevere i sacramenti, ma poi spariscono:
non pensano che proprio i sacramenti sono le reti dell'evangelizzazione,
efficaci per la conversione, se solo li si celebrasse senza prendere a modello
la Tv.
Basta recitare il
Simbolo di fede, il Credo, per rigettare le opinioni erronee? Scrive
sant'Ireneo: «tutti professano le stesse verità, ma non vi credono allo stesso
modo». Ai nostri giorni, i contorni della verità cattolica sono liquidi, come
si suol dire, perché si crede che essa nasca dal dialogo, e sia meno importante
della libertà. Dunque, chi si dedica alla sua “definizione”, deve sapere che ne
sarà segnata la sua esistenza, come è accaduto a Paolo VI. Sarà attaccato, da
chi cercherà di far passare l'idea che la dottrina non muta se cambia la
disciplina. Sarà denunciato per presunta intolleranza e insubordinazione. Sarà
accusato, come Atanasio, per la sua intransigenza, la scarsa o nulla
misericordia. Si leveranno voci per condannarlo, deporlo ed esiliarlo, beninteso,
in nome del pluralismo e della tolleranza. Una esperienza che sconcerterà molti
fedeli e farà esultare molti altri: «l'universo gemette», annota san Girolamo,
«nello sbalordimento d'essere diventato ariano». Che farà constatare, con san
Basilio: «Solo un peccato è ora gravemente punito: l'attenta osservanza delle
tradizioni dei nostri padri. Per tale ragione, i buoni sono allontanati dai
loro paesi e portati nel deserto». Ma quegli resisterà, difendendo
l'ortodossia, come ha scritto Bulgakov, e smascherando l'eresia. Atanasio continuò
a dirigere la sua Chiesa dal deserto, con l'aiuto di sant'Antonio, e trovò il
tempo di scrivere quei trattati, che contribuirono alla condanna
dell'arianesimo da parte del concilio di Costantinopoli del 381 e gli
meritarono il titolo di dottore.
Oggi, tra i cattolici, i
punti di dissenso – leggi eresie - sono tanti, a cominciare dall'escatologia,
parola
mai così usata negli ultimi decenni e ridotta alla ricerca spasmodica della
felicità terrena dell'individuo: basta sentirsi bene nella condizione in cui ci
si trova. Si è abbandonata l'idea che c'è un cammino verso la santità. La
felicità eterna, se esiste, ha poca importanza: la felicità è in questa vita e
si identifica col vivere bene e la vita buona. É questa la speranza cristiana
per cui val la pena nascere e vivere? É vero che Gesù ha promesso a chi lo
segue il centuplo quaggiù e l'eternità, ma non secondo la versione di Benigni.
Se a chi sta in regola, san Paolo arriva a dire: «d'ora innanzi, chi ha moglie,
viva come se non l'avesse» (1 Cor 7,29), si comprende perché dica, a chi vive
nell'irregolarità: «Non illudetevi: né immorali, né idolàtri, né adùlteri, né
effeminati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriaconi, né maldicenti, né
rapaci erediteranno il regno di Dio. E tali eravate alcuni di voi; ma siete
stati lavati, siete stati santificati, siete stati giustificati nel nome del
Signore Gesù Cristo e nello Spirito del nostro Dio!» (1 Cor 6,9-11). È parola
rivelata che resta per sempre.
«Dio, che non desideri
la morte dei peccatori, ma vuoi che si pentano», prega la liturgia quaresimale, tornando annualmente a
ricordare la via stretta della salvezza - le ceneri ne sono segno eloquente –,
ad abbandonare la condizione di peccato in cui ci fossimo induriti. «Lasciatevi
riconciliare con Dio», ovvero, «convertitevi e credete al Vangelo», deve
diventare l'ammonizione di chi si definisce un “prete sociale'” o “di strada” o
“antimafia”. La Chiesa evangelizza per far star bene la gente in questo mondo,
nel senso di farla vivere nella verità e guidarla alla salvezza eterna.
Conversione e riconciliazione sono necessarie, affinché il Signore dimentichi i
peccati di quanti si convertono (Sap 11,25).
Dinanzi al pensiero non
cattolico penetrato nella Chiesa, causa prima del relativismo che induce
i giovani
occidentali a passare da internet al terrorismo: una versione eroico-religiosa
del culto dell'emozione; dinanzi all'avanzata di musulmani che uccidono,
convinti di rendere gloria ad Allah, i sacerdoti, piangendo, facciano propria
la supplica posta in capite quadragesimae: «Perdona Signore, al tuo popolo e non
esporre la tua eredità al vituperio e alla derisione delle genti». Perché si
dovrebbe dire fra i popoli: «Dov'è il loro Dio?» (Gioele 2,17). Di certo, il
pensiero non cattolico non prevarrà nella Chiesa. E non verrà meno la virtù
della fortezza, perché i cristiani non temono il martirio.
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