Il problema è che, oggi, nella Chiesa, manca un inquisitore tipo fra Michele Ghislieri, divenuto papa e santo (S. Pio V), che non aveva timore di arrestare persino alti prelati, sospettati, non dico di eresia, ma di prossimità al luteranesimo (ne abbiamo detto in questo contributo del prof. de Mattei).
Oggi, la Chiesa non ha più gli anticorpi per poter reagire alle uscite di un "card." Marx, che è mosso unicamente da ragioni eterodosse, dietro cui si nascondono verosimili ragioni economico-finanziare correlate alla sua chiesa nazionale, che rischia di perdere "fedeli", prossimi a passare - a causa di questi temi - alla religione dell'eresiarca tedesco del '500 asseritamente più "misericordiosa", e, dunque, che rischia di perdere le correlative entrate finanziarie (delle inquietanti dichiarazioni del suddetto "prelato" ne parla pure Rorate caeli, che fa intravedere in quelle parole la minaccia di uno scisma della chiesa germanica. V. anche Chiesa e postconcilio e l'attento contributo di Cristina Siccardi). Un "cardinale", però, che non si cura di procurare la salvezza delle anime, ma che anzi vorrebbe spalancare le porte dell'inferno a migliaia di fedeli, non si può sentire!!!! Del resto, allo scorso sinodo non è parlato, di continuo, di "felicità" in questa vita (dimenticandosi qualsiasi prospettiva ultramondana)?
Del resto questo "cardinale" - le virgolette sono d'obbligo - non aveva detto qualche tempo fa che i cattolici dovrebbero ispirarsi all'eresiarca cinquecentesco (v. anche qui)? Non vorrebbe festeggiare i 500 anni della disobbedienza a Roma dell'eresiarca e della causa di dannazione di migliaia di anime, visto che anche lui - ci attestano i mistici - non si è salvato (tanto da esserne consapevole: ne abbiamo parlato qui)? La cosa drammatica è che l'evento vorrebbero festeggiarlo pure prelati asseritamente vicini alla Tradizione, a riprova che non bastano i pizzi ed i merletti a fare di un soggetto un amante della Tradizione e, dunque, un vero cattolico.
Tutto ciò spiega le trame di palazzo ordite in Vaticano affinché la Verità cattolica, difesa da un manipolo di pochi prelati, fosse definitivamente soffocata (v. anche qui e qui).
Marx lancia la sfida: "Non
siamo una filiale di Roma e non sarà un Sinodo a dirci cosa fare qui"
di Matteo Matzuzzi
Il cardinale Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco e Frisinga e presidente della conferenza episcopale tedesca |
L'ispiratore del "card." Marx. Immagine tratta da Rorate caeli |
Che i vescovi tedeschi fossero i più battaglieri sulle materie oggetto della
riflessione sinodale lo si sapeva già. Lo scorso agosto, dopotutto,
annunciarono che sarebbero calati su Roma con un documento recante in calce
tutte le firme dei presuli favorevoli alle tesi proposte dal cardinale Walter
Kasper. Oggi, poco soddisfatti dei risultati del primo appuntamento, il Sinodo
straordinario dello scorso ottobre, si preparano alla sfida finale. Il
presidente della loro conferenza episcopale, il cardinale Reinhard Marx,
arcivescovo di Monaco e Frisinga, chiarisce in conferenza stampa che "noi
non siamo una filiale di Roma".
Il porporato ha osservato che se nell'insegnamento si rimane in
comunione con la Chiesa, nelle questioni meramente pastorali "il Sinodo
non può prescrivere nel dettaglio ciò che dobbiamo fare in Germania". Come scrive il Tagespost,
la conferenza episcopale di Germania corre e non pare avere intenzione di
attendere quel che accadrà il prossimo autunno e le successive decisioni
papali: "Non possiamo aspettare fino a quando un Sinodo ci dirà come
dobbiamo comportarci qui sul matrimonio e la pastorale familiare". Marx ha
anche annunciato che nelle prossime settimane sarà pubblicato un documento in
vista dell'appuntamento di ottobre, verso il quale la Germania “ha una certa
aspettativa”. Necessario, a giudizio del presidente della conferenza episcopale
tedesca, trovare “nuovi approcci” in grado di “aiutare a garantire che le porte
sono aperte”.
In una lunga intervista apparsa lo scorso gennaio sulla
prestigiosa rivista America,
edita dalla Comapgnia di Gesù, Marx chiariva che c’è tanto lavoro da fare in
campo teologico. Dobbiamo trovare il modo perché le persone ricevano
l’eucaristia. Non si tratta di trovare modi per tenerle fuori! Dobbiamo trovare
modi per accoglierle. Dobbiamo usare la nostra immaginazione e chiederci se possiamo
fare qualcosa. L’attenzione deve focalizzarsi su come accogliere le persone”.
Fonte: Il Foglio, 26.2.2015
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