Morto il
23 ottobre 1456, fu inquisitore sotto diversi papi, combattendo le eresie ed i
turchi. Canonizzato nel 1690 da papa Alessandro VIII, la sua festa fu iscritta
nel calendario dal Leone XIII sotto il rito semidoppio nel 1890. Di III classe
dal 1960. Il 1° aprile 1984, Giovanni Paolo II l’ha nominato patrono dei
cappellani militari del mondo intero.
Durante
questo periodo quaresimale, i nostri avi, sino al XVII sec., erano molto sobri
nella celebrazione di feste di santi e ciò per non distogliere dal più grande
raccoglimento e, sotto la direzione illuminata della liturgia, dagli esercizi
di penitenza e di purificazione che devono prepararci a celebrare la solennità
pasquale. L’affievolirsi della fede in questi ultimi secoli ha consigliato alla
Chiesa di addolcire molto l’antica disciplina quaresimale, per adattarla alla
debolezza degli spiriti moderni; ne è risultato che questo santo periodo, non
differenziandosi più dal resto dell’anno, vede la stessa sua liturgia meno
compresa e passata in secondo piano.
Quasi
tutti i giorni che, nel calendario romano di san Pio V, erano ancora liberi
dall’ufficio di santi, furono dunque posteriormente occupati da nuovi uffici,
belli senza dubbio, ed importanti dal punto di vista storico e teologico, ma
che hanno tuttavia l’inconveniente di aver rotto, ovvero di aver quasi
distrutto questo ciclo meraviglioso così antico e profondamente teologico, che
è la liturgia di Quaresima.
Noi siamo
ben lontani dall’età d’oro in cui la preparazione alla Pasqua esigeva la
chiusura dei teatri e dei tribunali; all’epoca, tutto il mondo romano, a
cominciare dai Basileus di Bisanzio, si cingevano di cilicio e si coprivano di
cenere ed il digiuno rigoroso sino al tramonto del sole era così universale che
sembrava essere divenuto piuttosto che un atto particolare di devozione una
delle forme essenziali del culto del mondo romano e cristiano.
Oggi, per
i tiepidi fedeli del nostro secolo, la santa Quarantena non comporta più, per
così dire, alcun cambiamento nella vita ordinaria dell’anno; anche la sacra
liturgia che, in pratica, è sempre stata, in tutti i tempi, un riflesso esatto
dello spirito cristiano dell’epoca, si limita pur essa, durante la maggior
parte della Quaresima, ad aggiungere all’ufficio divino in onore del santo del
giorno una commemorazione speciale della feria corrente.
Tuttavia,
san Pio X, fedele al suo programma di restaurare tutto in Cristo, dopo aver
ridonato la nativa freschezza alle melodie gregoriane, ha voluto ridonare
all’antico salterio lo spazio nella preghiera ecclesiastica. Per meglio
attendere a questo scopo, ha allegato al calendario solo qualche festa, donando
uno spazio maggiore alla presenza dell’ufficio dominicale e feriale, in modo
che il primitivo ufficio De
tempore cominciasse a
rappresenta, secondo la luce delle sue linee classiche, come un antico
capolavoro liberato dalle aggiunte posteriori che lo deformavano.
La
liturgia oggi celebra san Giovanni da Capistrano. Dovunque andasse questo
santo, era ricevuto in processione solenne per il popolo ed il clero. Le più
grandi chiese non potevano contenere le folle di uditori. Fu per questo che era
obbligato a predicare all’aria aperta, su strade. A Meissen predicò da un
tetto. Dovunque, folle immense si affrettavano ai suoi sermoni. Egli aveva
talvolta, attorno a sé, venti o trentamila uomini. Ad Erfurt, egli ebbe, una
volta, 60.000 uditori. Un giorno, a Vienna, centomila persone attendevano
l’inizio del suo sermone. Il popolo l’ascoltava piangendo e gemendo, sebbene
non comprendesse il suo linguaggio. Predicava in latino; uno dei suoi compagni
dava poi la traduzione in tedesco. Sebbene il sermone fosse durato due o tre
ore, il popolo restava ancora altrettanto tempo, all’aperto o nelle vie,
malgrado la neve ed il freddo, finché l’interprete avesse finito la traduzione.
La V
lezione del Mattutino odierno così lo ricorda: «Designato inquisitore in Italia
contro Giudei e Saraceni da Nicolò V, ne convertì moltissimi alla fede ... si
deve principalmente ai suoi consigli e al suo coraggio se si riportò la
vittoria di Belgrado».
La messa
di san Giovanni da Capistrano (+ 1456), francescano, insigne predicatore della
crociata contro i Turchi, fu istituita nel 1890 da Leone XIII. Il suo redattore
si è lasciato profondamente impressionare dalla splendida vittoria di Belgrado,
riportata soprattutto grazie alle preghiere e dalle esortazioni del Santo.
Questa messa è un po’ più ricca e variegata rispetto alla precedente in onore
di san Giovanni Damasceno. Essa si ispira in gran parte alla devozione
professata dal grande francescano verso il santo Nome di Gesù.
La
preghiera di colletta ha delle reminiscenze storiche. Le antiche crociate
contro gli infedeli dovevano essere considerate dal punto di vista
soprannaturale come le consideravano i nostri padri. Esse rappresentavano lo
sforzo supremo della cristianità affinché la forza brutale dei musulmani non
annientasse la civiltà del Vangelo. L’anima di questa potente resistenza, lunga
e finalmente vittoriosa a Lepanto ed a Vienna, fu il pontificato romano, che,
durante più di cinque secoli, non si risparmiò in sacrifici e spese,
raccogliendo in un unico fascio, sotto lo stendardo della Croce, le forze
cattoliche di ogni nazione e le dirigevano contro la Mezzaluna, risparmiando
all’Europa un gran numero di guerre intestine ed assicurandole inoltre il
trionfo sull’Asia occidentale e sull’Islam.
Prodigio
della destra dell’Altissimo! Per compiere le sue grandi meraviglie, Egli
impiega di preferenza degli strumenti umilissimi, affinché il suo successo non
possa essere attribuito alla creatura, ma al solo Creatore. Così, nel XV sec.,
in pieno umanesimo, quando le stesse potenze cristiane, in luogo di ascoltare
la voce del Pastore supremo e di marciare insieme contro la Mezzaluna, che
minacciava la libertà del mondo civilizzato, rivaleggiavano tra loro con una
politica menzognera, Dio suscitò un umile discepolo di san Francesco, di
insignificante apparenza, povero e senza mezzi, che infiammò con la sua parola
mezza Europa e la condusse in trionfo sotto le mura di Belgrado. Digitus Dei est hic.
Roma
cristiana può considerare come un santuario di san Giovanni da Capistrano il
vecchio monastero di Santa Maria sul Campidoglio (Santa Maria in Capitolio),
oggi santa Maria in Aracoeli, che, passato dai monaci benedettini ai Minori
durante il basso Medioevo, fu santificato dalla residenza del Santo.
Sebald Popp, Predica all’aperto di S. Giovanni da Capestrano (20 agosto 1452), Historisches Museum, Bamberg |
Bartolomeo Vivarini, S. Giovanni da Capistrano, 1480 circa, Muséè du Louvre, Parigi |
Autore lombardo anonimo, S. Giovanni da Capestrano e l'Immacolata, XVII sec., Museo diocesano, Milano |
Pieter van Lint, Miracolo di S. Giovanni da Capestrano, XVII sec., Koninklijk Museum voor Schone Kunsten Antwerpen, Anversa |
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