Oggi la Chiesa celebra la memoria
dei Santi Fotina e compagni martiri. Santa Fotina, il cui nome può rendersi in
latino come Lucia, in greco Αγία Φωτεινή η Μεγαλομάρτυς η Σαμαρείτιδα, ed in
lingua russa con Svetlana, altri non sarebbe che, appunto, la donna samaritana,
alla quale Gesù rivolse il celebre discorso tramandatoci dal cap. IV del
Vangelo di Giovanni. La vicenda umana di Santa Fotina ci offre utili spunti
circa la valutazione che ha Gesù circa il divorzio e le unioni civili. La
samaritana, infatti, come Gesù stesso affermava, era stata sposata cinque volte
(«… hai avuto cinque mariti …») e di cui verosimilmente era stata "liberata" perché ripudiata o perché si era allontanata dal coniuge (Gesù, emblematicamente, non dice che era stata vedova, il che fa
presumere che Fotina fosse una – diremmo oggi – “divorziata risposata”). Ed il
suo compagno – col quale conviveva – Gesù conferma che non era il marito («Hai
detto bene “non ho marito”; infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai
ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero»). Da qui è possibile
trarre un velato quanto delicato biasimo del Signore per le convivenze (altro che "ricchezze" che
esprimerebbero come afferma, invece, il Sinodo!!!!), visto che lo stesso ha
portato soavemente la donna ad ammettere e riconoscere il suo peccato e che la
sua vita – sino ad allora – era completamente assorbita dalla sessualità. La donna, ricevuta l’acqua viva, cioè la Verità, offertale da Gesù, lascia
la sua anfora, ormai inutile, vale a dire la Legge di Mosé e corre ad annunciare.
Portato l’annuncio al popolo della sua città (Sichem, l’odierna Nablus)
ed alla sua famiglia, lasciata la sua condotta peccaminosa, riesce - secondo la tradizione cristiana - a convertire
le sue sorelle (Anatolia, Fozia, Fotide, Parasceve e Ciriaca) ed i figli
(Vittore, che sarà rinominato, Fotino, e Giuseppe).
Dopo la resurrezione del Signore, tutti furono battezzati ed annunciarono il Vangelo in
diversi luoghi, tra cui Smirne, in Asia Minore, Cartagine nel Nord Africa ed
infine in Roma. Qui, durante la persecuzione neroniana, furono catturati e
sottoposti a diverse torture, rimanendo sempre fermi nella fede. La loro
fermezza riuscì a convertire il Capitano dei militari Sebastiano, sua figlia, Antusa, ed il loro mago, Teoklitos. Tutti furono martirizzati presumibilmente
nel 66 d.C.
Il racconto del loro martirio si trova nel Neon Eklogion di san Nicodemo della Santa Montagna.
Il Martirologio Romano, nella revisione del 1585, attestava che la
reliquia della sua testa si trovava a Roma, nella Basilica di San Paolo fuori le
Mura. Nel nuovo martirologio romano la santa ed i suoi compagni non sono più
menzionati, ma noi non possiamo dimenticare la sua figura, che è ricordata
dalla liturgia tradizionale oggi e nel venerdì della III settimana di
Quaresima.
Nella memoria di Santa Fotina, propongo la traduzione – in lingua
italiana – del testo dell’omelia (inglese) del card. Burke svolta a Ramsgate, tradotta da
Chiesa e postconcilio. Del viaggio pastorale in Inghilterra del card. Burke,
avevamo proposto alcune fotografie qualche giorno fa.
Duccio da Buoninsegna, La samaritana al pozzo, 1310-11 |
Josef von Hempel, Cristo e la samaritana, 1823 |
Carl Heinrich Bloch, Cristo e la donna al pozzo, XIX sec., Frederiksborg Palace, Copenhagen |
Pozzo di Giacobbe, Chiesa ortodossa di Santa Fotina, Nablus (Sichem) |
Chiesa ortodossa di Santa Fotina, Nablus. La chiesa conserva il pozzo di Giacobbe |
Chiesa ortodossa di Santa Fotina, Nablus |
Chiesa di Santa Fotina, Nablus |
Antichi mosaici prospicienti l'ingresso della chiesa |
Ingresso della chiesa |
Interno della chiesa |
Icona di Cristo e della samaritana al pozzo venerata nella chiesa |
Veduta dell'intera iconostasi |
Iconostasi con le due scalinate di ingresso alla cripta dov'è il pozzo |
Particolare dell'Iconostasi della chiesa |
Volta dipinta della cupola della chiesa |
Reliquia - secondo la tradizione - dell'anfora di Santa Fotina. In effetti è un'anfora del I sec. d.C. |
Pozzo di Giacobbe da cui i pellegrini possono ancora oggi attingere l'acqua. Il pozzo si trova nella cripta della chiesa ortodossa |
A destra dell'altare si conservano il corpo del primo parroco ortodosso (archimandrita) della chiesa, morto a Sichem, nel 1979, per mano degli israeliani: Filomenos |
Foto del primo parroco - ortodosso - della chiesa di Santa Fotina, morto per mano israeliana, mentre attinge l'acqua dal pozzo di Giacobbe |
Nablus, l'antica Sichem (cliccare sull'immagine) |
Omelia del Cardinal
Burke a Ramsgate
Dall’originale
inglese [qui]. Omelia del cardinale Raymond Leo Burke a Ramsgate il 9
marzo scorso, in occasione del Pontificale al trono - Feria II post
Dom. Tertiam in Quadragesima, che è anche una stupenda catechesi con
riferimenti inequivocabili all’ora presente.
Testo integrale dell’Omelia del
Cardinal Burke a Ramsgate, in occasione della celebrazione della messa
pontificale
Messa votiva a Sant’Agostino,
Vescovo, Apostolo dell’Inghilterra
Santuario di Sant’Agostino
Chiesa cattolica di Ramsgate e
Minster
Ramsgate, Inghilterra - 9
marzo 2015
1 Tes 2, 2-9
Lc 10, 1-9
OMELIA
È una grande grazia poter offrire
il Santo Sacrificio della Messa nel Santuario di Sant’Agostino, Apostolo dell’Inghilterra,
così vicino al luogo in cui egli arrivò, nel 597, insieme a una quarantina di
monaci, per svolgere una missione affidatagli dal Romano Pontefice, Papa Gregorio
Magno: la seconda evangelizzazione delle Isole Britanniche. Qui ci è data la
diretta testimonianza dell’infaticabile attività di Cristo glorioso nella Sua
Chiesa. Sant’Agostino e i suoi compagni, in modo analogo ai 72 discepoli del
Vangelo, sono stati inviati dal Vicario di Cristo in terra per portare il
Cristo, che è vivo nella Chiesa, in una terra lontana. Venerando la tomba di
Sant’Agostino riceviamo la grazia dello zelo missionario, che si esprime
pienamente e in modo perfetto nell’offerta della Santa Messa.
Le fonti storiche riportano che
Papa San Gregorio Magno desiderava ardentemente portare la verità e l’amore di
Cristo alla nazione inglese. Aveva visto molti giovani inglesi mandati a Roma
come schiavi, e il suo cuore era pieno di compassione per loro e per i loro
compatrioti. Sentiva nel suo cuore l’intenzione del Signore che esortò i
settantadue discepoli ad andare in missione con queste parole:
La messe è molta, ma gli operai
sono pochi; pregate dunque il padrone della messe perché mandi operai per la
sua messe. (1)
Possiamo immaginare che le sue
istruzioni a Sant’Agostino e agli altri monaci siano state sostanzialmente le
stesse che il Signore dette ai discepoli:
Quando entrerete in una città e
vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà messo dinanzi, curate i malati
che vi si trovano, e dite loro: “Si è avvicinato a voi il regno di Dio”. (3)
Grazie a Dio, Sant’Agostino e i
suoi compagni hanno compiuto la loro missione con obbedienza assoluta. L’integrità
con cui essi hanno realizzato la loro opera sacerdotale è ben descritta dalle
parole di San Paolo nell’Epistola odierna:
E il nostro appello non è stato
mosso da volontà di inganno, né da torbidi motivi, né abbiamo usato frode
alcuna; ma come Dio ci ha trovati degni di affidarci il Vangelo così lo
predichiamo, non cercando di piacere agli uomini, ma a Dio, che prova i nostri
cuori. (4)
Non hanno mai messo in
discussione il fatto che la loro opera fosse quella del Cristo e non la
propria. La misura del loro ministero era infatti solamente Cristo, la Sua
verità e il Suo amore. Così, la loro predicazione del Vangelo e il loro
amministrare i sacramenti ha portato frutto incessantemente, durante i secoli,
nelle Isole Britanniche e ben al di là di esse.
Prosper Guéranger, nel suo
commento alla festa di Sant’Agostino, riflette sui frutti durevoli della loro
opera missionaria con queste parole:
E così, la nuova razza che abitò
allora l’isola ricevette la fede come l’avevano ricevuta i Britanni
precedentemente: dalle mani di un Papa; i monaci furono i loro maestri nella
scienza della salvezza. La parola di Agostino e dei suoi compagni rese frutto
in questo suolo privilegiato. Ovviamente, ci volle tempo prima che egli potesse
istruire l’intera isola, ma né Roma né i Benedettini abbandonarono l’opera
iniziata. I membri superstiti dell’antica cristianità britannica si unirono ai
nuovi convertiti e l’Inghilterra meritò il suo appellativo plurisecolare di “Isola
dei Santi”. (5)
Si pensi, per esempio, a illustri
figure come quelle di Beda il Venerabile e di San Tommaso Becket.
Contemplando i santi che sono
stati il frutto del ministero apostolico di Sant’Agostino e dei suoi compagni,
ricordiamo anche quanti hanno sofferto fino a spargere il loro sangue per
essere fedeli alla fede apostolica loro tramandata in linea ininterrotta a
partire dagli apostoli e, in particolare, a partire da Papa San Gregorio Magno,
eroico Successore di San Pietro, e da Sant’Agostino di Canterbury, illustre
successore degli apostoli. In modo eminente, ricordiamo le figure di San
Tommaso Moro e San Giovanni Fisher, che hanno aderito tenacemente alla
tradizione della fede ricevuta dal Vicario di Cristo sulla terra in un’epoca in
cui tanti tradivano e abbandonavano la fede apostolica. Nel suo processo del 1
luglio 1535, San Tommaso Moro rimase fermamente fedele alla viva Tradizione
della Chiesa, che gli proibiva, in coscienza, di riconoscere Re Enrico VIII
come Capo Supremo della Chiesa. Quando il Cancelliere lo riprese citandogli l’accettazione
del titolo da parte di tanti vescovi e nobili della nazione, Tommaso Moro
replicò: “Milord, per ogni vescovo che condivide la vostra opinione, io ho
cento santi che stanno dalla mia parte; e a cambio del vostro parlamento – Dio
solo sa di che sorta – io ho tutti i Concili Generali di mille anni di
storia...”. (6) I martiri inglesi hanno preferito dare le loro vite in martirio
piuttosto che rinunciare al loro tesoro più grande e duraturo, la vita del
Cristo vivo per noi nella Sua santa Chiesa. Molti altri – siano essi santi
canonizzati o eroi sconosciuti della fede – hanno professato con abnegazione e
costanza la fede cattolica che è stata portata nelle Isole Britanniche da Sant’Agostino
e dai suoi compagni.
Siamo sicuramente coscienti delle
grandi sfide inerenti al vivere la fede apostolica ai nostri giorni.
Certamente, Satana – che è “un assassino sin dal principio” e “il padre di ogni
menzogna” (7) – non può sopportare che la verità e l’amore di Cristo
risplendano nella Sua santa Chiesa. Non riposa mai dalla sua opera d’odio e d’inganno.
Cerca sempre di corrompere la verità, la bellezza e la bontà che Cristo non
cessa di infondere nelle nostre anime cristiane dal Suo glorioso Cuore
trafitto. Le insinuanti confusioni e i gravi errori sulle verità più fondamentali,
sulle realtà più belle e sul bene durevole della vita umana e del suo nucleo,
la famiglia umana, così come ci viene dato da Dio, sono i tragici segni della
presenza di Satana tra di noi. Quando osserviamo fino a che punto sia riuscito
a corrompere una cultura un tempo cristiana e a spargere i semi della
confusione e dell’errore persino all’interno della stessa Chiesa, possiamo
facilmente spaventarci e scoraggiarci.
Ma, come Sant’Agostino e i suoi
compagni sapevano ed hanno predicato, c’è un’altra presenza che sconfigge
sempre Satana. È la presenza di Nostro Signore Gesù Cristo nella Sua santa
Chiesa e – nel modo più pieno e perfetto – nel Santissimo Sacramento: la Sua
Presenza Reale. Se aderiamo strettamente a Cristo, alla Sua verità e al Suo amore,
anche di fronte alla persecuzione, la vittoria sul peccato, la vittoria della
vita eterna sarà certamente nostra. Proprio Nostro Signore, quando ha collocato
la Sua Chiesa sulle solide fondamenta dell’Ufficio Petrino, ci ha promesso che
le forze del male non prevarranno contro di essa. (8) L’ultimo capitolo della
storia della Chiesa è già scritto. È la storia della vittoria di Cristo, quando
tornerà nella gloria per portare a termine la Sua opera di salvezza, per
inaugurare “cieli nuovi e una terra nuova”. (9) Sta a noi scrivere i capitoli
intermedi, insieme a Cristo e ai Suoi fedeli e generosi discepoli. Narreranno
certamente la storia delle sofferenze per la verità e l’amore di Cristo, ma
narreranno anche sempre la storia della grazia divina che opera in ogni anima
cristiana, colmandola di gioia e pace anche di fronte a grandi sofferenze e
alla stessa morte. Non ci lasciamo prendere dalla paura o dallo scoraggiamento,
bensì rallegriamoci, insieme a San Paolo, di completare nella nostra epoca le
sofferenze di Cristo per la gloria di Dio e per la salvezza del mondo. (10)
Venendo in pellegrinaggio a
questo tempio, non posso mancare di far notare l’esempio dell’architetto
cattolico Augustus Welby Northmore Pugin, che ha progettato questa bella chiesa
in cui è anche sepolto. Augustus Pugin venne attratto alla verità della fede
cattolica dalle sue riflessioni sulla bellezza delle grandiose architetture
delle chiese medievali, e cercò a sua volta di esprimere e ispirare, tramite la
sua architettura, la nobiltà e la bellezza della cultura cristiana in un’epoca
in cui i fondamenti cristiani della società erano già seriamente minacciati dal
secolarismo radicale del pensiero del cosiddetto Illuminismo. Celebrando la
Santa Messa in questa chiesa, che a giusto titolo può essere definita sua,
rendiamo grazie a Dio per lui e per il grande tesoro della bellezza della fede
che ci ha dato.
Cristo fa ora presente
sacramentalmente il Suo Sacrificio sul Calvario. Cristo ci offre ora il grande
frutto del Suo Sacrificio, che ha offerto in primo luogo agli apostoli nell’ultima
cena e che Sant’Agostino ha introdotto in Inghilterra nel 597: il Corpo, il
Sangue, l’Anima e la Divinità di Cristo, unico Salvatore del mondo. Mentre
Cristo glorioso discende sull’altare di questo grande santuario, innalziamo i
nostri cuori al Suo glorioso Cuore trafitto. Mentre Egli offre la Sua vita per
noi nel Sacrificio Eucaristico, offriamo le nostre vite insieme a Lui come un’oblazione
d’amore a Dio Padre per la salvezza di tutti i nostri fratelli e sorelle. Con
la Vergine Maria, Maria dell’Annunciazione venerata come Nostra Signora di
Walsingham su quest’amata isola, formiamo un solo cuore con il Cuore
Eucaristico di Gesù. Nel Cuore di Gesù i nostri cuori troveranno il coraggio e
al forza di rimanere fedeli alla fede apostolica, per la gloria di Dio e per la
salvezza dell’Inghilterra e di tutto il mondo.
Nostra Signora di Walsingham,
prega per noi.
San Giuseppe, Sposo di Maria e Padre
Putativo di Gesù, prega per noi.
San Gregorio Magno, prega per
noi.
Sant’Agostino, Apostolo dell’Inghilterra,
prega per noi.
Raymond
Leo Cardinal BURKE
______________________________
NOTE
NOTE
1. Lc 10, 2.
2. Cfr.
Prosper Guéranger, L’année liturgique, Le temps pascal, Tome III,
19ème éd. (Tours, Maison Alfred Mame et Fils, 1925), p. 571. [Qui sotto citato
come Guéranger]. Traduzione inglese: Prosper Guéranger, The
Liturgical Year, Paschal Time, Book II, tr. Laurence Shepherd (Fitzwilliam,
NH, Loreto Publications, 2000), p. 606. [Qui sotto citato come
GuérangerEng].
3. Lc 10,
8-9.
4. 1 Tes 2,
3-4.
5. “Ainsi la
nouvelle race qui peuplait cette île recevait à son tour la foi par les mains d’un
pape : des moines étaient ses initiateurs à la doctrine du salut. La parole d’Augustin
et de ses compagnons germa sur ce sol privilégié. Il lui fallut, sans doute, du
temps pour étendre à l’île tout entière ; mais ni Rome, ni l’ordre monastique n’abandonnèrent
l’œuvre commencée ; les débris de l’ancien christianisme breton finirent par s’unir
aux nouvelles recrues, et l’Angleterre mérita d’être appelée longtemps l’île
des saints.” Guéranger, p. 570. Traduzione inglese: GuérangerEng, p. 605.
6. A cura
di Gerard B. Wegemer e Stephen W. Smith, A Thomas More Source Book,
Washington, D.C., The Catholic University of America Press, 2004, p. 354.
7. Gv 8,
44.
8. Cfr.
Mt 16, 18.
9. Ap 21,
1. Cfr. 2 Pt 3, 13.
10. Cfr. Col 1, 24-26.
[Traduzione a cura di Chiesa e
post-concilio]
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