Urna del corpo di S. Giovanni di Dio, Basilica di S. Giovanni di Dio, Granada |
Fu
Clemente XI che introdusse nel Messale, sotto il rito semidoppio, la festa di
questo insigne patrono degli ospedali cattolici (+ 1550) e di tutti quelli che,
nei dolori della malattia e dell’agonia, compiono quaggiù le ultime fasi della
loro purificazione prima di comparire dinanzi al tribunale divino. Più tardi,
Innocenzo XIII accordò alla festa di san Giovanni di Dio il rito doppio e Leone
XIII, con il breve Dives in misericordia del 22
giugno 1886, prescrisse
d’inserire il suo nome nelle litanie degli agonizzanti con quello di san
Camillo de Lellis.
La messa è
quella del Comune dei Confessori non Pontefici, salvo la prima colletta ed il
Vangelo che sono propri. La preghiera-colletta fa allusione non soltanto alla
fondazione dell’Ordine degli Ospitalieri, ma anche al miracolo di san Giovanni
di Dio, quando, l’ospedale di Granada, essendo in preda alle fiamme, girò per
quasi mezz’ora, intrepido, in questa fornace, trasportando in luogo sicuro i
malati e gettando i letti dalle finestre per sottrarli alle fiamme.
Il culto
particolare di questo santo è assicurato nella Roma cristiana dai religiosi del
suo Ordine, che servono l’antica chiesa di San Giovanni de Insula, nell’isola Tiberina, nota come San Giovanni Calibita (Mariano Armellini, Le chiese di Roma dal secolo IV al
XIX, Tipografia Vaticana, Roma 18912, pp. 618-619; Ch. Huelsen, Le Chiese di Roma nel medio evo,
Firenze 1927, pp. 275-276). È inoltre nelle tradizioni della corte papale che
la farmacia dei Palazzi apostolici sia amministrata da un religioso dell’Ordine
di San Giovanni di Dio, che svolge anche le funzioni di infermiere del Romano
Pontefice.
La
pericope evangelica prescelta per la festa (Mt 22, 34-36) si adatta molto bene
al nostro Santo, poiché in lui l’amore del prossimo, e più ancora l’amore di
Dio, si elevarono ad altezze così vertiginose, che raggiunsero la sublime
follia della Croce, tanto che lo spinsero a farsi passare per matto, a subire
maltrattamenti ed a lasciarsi chiudere in un manicomio. Fu il futuro santo
maestro Giovanni d’Avila che penetrò il mistero e chiamò il Santo da questo
singolare genere di vita ad una regola più discreta, quale Dio esigeva da lui,
perché arrivasse a costituire una nuova e stabile congregazione religiosa.
Sul nostro letto di morte, nelle litanie degli agonizzanti, il sacerdote e chi vi assiste invocano per noi l’intercessione di san Giovanni di Dio. Molto probabilmente, noi non saremo più in grado, in quel momento, di farlo e forse anche di comprenderlo. È, dunque, opportuno implorarlo sin da ora, raccomandando al Santo il momento supremo da cui dipende la sorte della nostra eternità.
Sul nostro letto di morte, nelle litanie degli agonizzanti, il sacerdote e chi vi assiste invocano per noi l’intercessione di san Giovanni di Dio. Molto probabilmente, noi non saremo più in grado, in quel momento, di farlo e forse anche di comprenderlo. È, dunque, opportuno implorarlo sin da ora, raccomandando al Santo il momento supremo da cui dipende la sorte della nostra eternità.
Manuel Gómez-Moreno González, San Juan de Dios salvando del incendio a los enfermos del Hospital Real de Granada, 1880, museo de bellas artes, Granada |
Juan Zapaca Inga (attrib.), S. Giovanni di Dio medita la Passione, 1685 circa, Museo de Arte de Lima (MALI), Lima |
Pedro Nolasco e Lara Peruvian, S. Giovanni di Dio, XVIII sec., Brooklyn Museum, Brooklyn |
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