domenica 8 marzo 2015

“Effúsa quoque extra nosocomíum caritáte indigéntibus muliéribus víduis, et præcípue virgínibus periclitántibus clam aliménta subministrábat, curámque indeféssam adhibébat, ut carnis concupiscéntiam a próximis hujúsmodi vítio inquinátis extermináret” (Lect. V – II Noct.) - SANCTI JOANNIS DE DEO, CONFESSORIS ET ORDINIS FRATRUM HOSPITALITATIS INFIRMORUM INSTITUTORIS


Urna del corpo di S. Giovanni di Dio, Basilica di S. Giovanni di Dio, Granada

Fu Clemente XI che introdusse nel Messale, sotto il rito semidoppio, la festa di questo insigne patrono degli ospedali cattolici (+ 1550) e di tutti quelli che, nei dolori della malattia e dell’agonia, compiono quaggiù le ultime fasi della loro purificazione prima di comparire dinanzi al tribunale divino. Più tardi, Innocenzo XIII accordò alla festa di san Giovanni di Dio il rito doppio e Leone XIII, con il breve Dives in misericordia del 22 giugno 1886, prescrisse d’inserire il suo nome nelle litanie degli agonizzanti con quello di san Camillo de Lellis.
La messa è quella del Comune dei Confessori non Pontefici, salvo la prima colletta ed il Vangelo che sono propri. La preghiera-colletta fa allusione non soltanto alla fondazione dell’Ordine degli Ospitalieri, ma anche al miracolo di san Giovanni di Dio, quando, l’ospedale di Granada, essendo in preda alle fiamme, girò per quasi mezz’ora, intrepido, in questa fornace, trasportando in luogo sicuro i malati e gettando i letti dalle finestre per sottrarli alle fiamme.
Il culto particolare di questo santo è assicurato nella Roma cristiana dai religiosi del suo Ordine, che servono l’antica chiesa di San Giovanni de Insula, nell’isola Tiberina, nota come San Giovanni Calibita (Mariano Armellini, Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX, Tipografia Vaticana, Roma 18912, pp. 618-619; Ch. Huelsen, Le Chiese di Roma nel medio evo, Firenze 1927, pp. 275-276). È inoltre nelle tradizioni della corte papale che la farmacia dei Palazzi apostolici sia amministrata da un religioso dell’Ordine di San Giovanni di Dio, che svolge anche le funzioni di infermiere del Romano Pontefice.
La pericope evangelica prescelta per la festa (Mt 22, 34-36) si adatta molto bene al nostro Santo, poiché in lui l’amore del prossimo, e più ancora l’amore di Dio, si elevarono ad altezze così vertiginose, che raggiunsero la sublime follia della Croce, tanto che lo spinsero a farsi passare per matto, a subire maltrattamenti ed a lasciarsi chiudere in un manicomio. Fu il futuro santo maestro Giovanni d’Avila che penetrò il mistero e chiamò il Santo da questo singolare genere di vita ad una regola più discreta, quale Dio esigeva da lui, perché arrivasse a costituire una nuova e stabile congregazione religiosa.
Sul nostro letto di morte, nelle litanie degli agonizzanti, il sacerdote e chi vi assiste invocano per noi l’intercessione di san Giovanni di Dio. Molto probabilmente, noi non saremo più in grado, in quel momento, di farlo e forse anche di comprenderlo. È, dunque, opportuno implorarlo sin da ora, raccomandando al Santo il momento supremo da cui dipende la sorte della nostra eternità.

Manuel Gómez-Moreno González, San Juan de Dios salvando del incendio a los enfermos del Hospital Real de Granada, 1880, museo de bellas artes, Granada

Alonso Cano, S. Giovanni di Dio, 1653-57, Archivo-Museo San Juan de Dios. Granada

Juan Zapaca Inga (attrib.), S. Giovanni di Dio medita la Passione, 1685 circa, Museo de Arte de Lima (MALI), Lima

Pedro Nolasco e Lara Peruvian, S. Giovanni di Dio, XVIII sec., Brooklyn Museum, Brooklyn

Nessun commento:

Posta un commento