Ieri davamo conto di una relazione di S. Em.za il card.
Raymond Leo Burke in Inghilterra e dicevamo che egli era tra i pochi prelati
coraggiosi che si oppone alle ideologie mondane. Ecco un altro prelato
coraggioso: S. Ecc.za Mons. Salvatore J. Cordileone, arcivescovo di San
Francisco, che – non a caso era stato ordinato da S. Em.za card. Burke – ha
deciso semplicemente di fare ciò che sarebbe compito di ogni vescovo autenticamente
cattolico compiere: ovverosia opporsi alle ideologie mondane e pretendere - giustamente - che le scuole,
che si fregiano dell’aggettivo di “cattolico”, si adeguino all’insegnamento
della morale cattolica (ne avevamo parlato qui; ne parlava pure Chiesa e post concilio). Ciò, ovviamente, ha scatenato negli USA la più ferma
opposizione delle lobbies omosessuali e catto-progressiste (v. anche l’articolo
di Matzuzzi su Il Foglio).
Quanto stride l'atteggiamento di questo vescovo veramente cattolico rispetto al suo "collega" di Baltimora, come segnalato dal consueto Rorate caeli, che, al contrario, al ceduto all'ideologia imperante, dimenticandosi della Verità!
«Io voglio aiutare i ragazzi a diventare santi». Intervista
al vescovo di San Francisco, “colpevole” di essere cattolico
Attaccato perché ha chiesto di insegnare la morale
cattolica nelle scuole cattoliche, Salvatore Joseph Cordileone ci spiega perché
è stato criticato dai media e lgbt Usa
«C’è una grande confusione e una rinuncia a usare la
ragione e a conoscere i fatti. Dicono che sono irremovibile, ma io
non posso venire meno al mio compito di vescovo e pastore che deve difendere i
più deboli dalla menzogna. Ho sempre ascoltato tutti. Ho spiegato di
essere disposto ad aggiungere al regolamento altri punti della dottrina e ho
sottolineato la differenza fra pubblico e privato, fra peccato e peccatore». Il
“regolamento” di cui parla l’arcivescovo di San Francisco Salvatore Joseph Cordileone con tempi.it
è quel documento che lo ha fatto finire in queste settimane sui maggiori
giornali statunitensi. Persino il New York Times ne
ha parlato e non certo per mettere in buona luce l’alto prelato che porta
nel suo cognome chiare origini italiane. Nominato il 27 luglio del 2012 da papa
Benedetto XVI a capo di una delle diocesi più liberal d’America,
Cordileone non ha mai nascosto le sue idee e non è la prima volta che si trova
a difendere pubblicamente la morale cristiana.
Questa, volta, però, il caso è del tutto particolare, anche perché ad
attaccarlo non ci sono solo i media progressisti o gli attivisti delle
associazioni gay, ma gli stessi cattolici.
LE PROTESTE: «SI
DIMETTA». Tutto è
cominciato il 3 febbraio scorso, quando Cordileone ha dovuto mettere mano
al rinnovo dei contratti degli insegnanti delle scuole superiori
cattoliche della diocesi. «Il contratto – spiega – deve essere revisionato ogni
quattro anni e io ho deciso di inserire diversi punti dottrinali su cui oggi si
fa molta confusione, chiedendo che i docenti non li contraddicessero in aula e
nella loro vita pubblica». Niente di strano. «Ho semplicemente ribadito che
occorre seguire il magistero cattolico». L’arcivescovo ha, infatti, ricordato
quale sia la posizione della Chiesa e del catechismo in merito alla morale
sessuale, la contraccezione, l’uso delle cellule staminali. È scoppiato un
putiferio. Un gruppo di docenti, genitori e alunni ha accusato Cordileone
di tradire il Vangelo e di alimentare la discriminazione e la paura. Il
Mercoledì delle ceneri è stata organizzata una fiaccolata di protesta davanti
alla cattedrale di St. Mary in cui è stata data voce a uno studente
omosessuale che ha detto: «Siamo qui a pregare che il cuore del vescovo si
converta». Il giorno prima, un gruppo di legislatori democratici gli ha inviato
una lettera chiedendogli di dimettersi. Diverse associazioni Lgbt lo hanno
attaccato e nella campagna mediatica si è persino fatto avanti Sam Singer,
uno dei più maggiori strateghi della comunicazione
statunitense: «Stiamo tutti pregando perché papa Francesco rimuova l’arcivescovo
di San Francisco».
«PROPONGO LA
SANTITA’». «Dicono che
fomento l’odio – spiega Cordileone a tempi.it -, ma non capiscono che la
condanna dell’errore non coincide con quella della persona. Anzi, come ho
ribadito, si condanna il peccato per amore della nostra fragile umanità». Un’umanità sempre
più soggetta «alle continue sollecitazioni della mentalità che spinge verso
condotte contrarie alla dignità dell’essere umano: mi sono mosso solo per amore
verso i nostri ragazzi perché possano vivere da santi».
C’è un antefatto poco
conosciuto, ma che spiega quali siano le intenzioni pastorali dell’arcivescovo
nei confronti degli studenti e dei docenti delle scuole cattoliche. All’inizio
dell’anno accademico, Cordileone parlando ai professori spiegò che i giovani
che ogni giorno si incontrano in aula non sono una generazione perduta, come
spesso si è portati a credere, ma che anche loro possono raggiungere grandi
mete, se solo qualcuno è disposto a indicare loro una via. «Dobbiamo aiutare i
ragazzi a diventare santi. Siamo qui per questo. E come si comincia? Bisogna
partire dalle virtù eroiche dei servi di Dio che sono l’umiltà e la castità,
non come rinunce ma come frutto dello sguardo sul nostro prossimo,
creatura di Dio e, dunque, non manipolabile ma degno di rispetto». Dopo quel
discorso, ricorda l’arcivescovo, molti professori «chiesero di parlarmi.
Incontrai tanta gente di buona volontà che voleva capire come presentare a
tutti queste virtù con decisione e carità». Oggi, però, dove sono? «Non mi
stupisco che abbiano paura a mostrarsi pubblicamente. In queste quattro
settimane sono stato attaccato da tutti i maggiori media, si è creato un clima
da caccia alle streghe che penso abbia intimidito la maggioranza».
IL SOSTEGNO. Lui, da par suo, non indietreggia di un
millimetro. «Quei politici che mi hanno accusato di voler controllare
la condotta privata degli insegnanti, mentono. A loro ho risposto così: “Assumeresti
come leader della tua causa qualcuno che parli e agisca pubblicamente contro il
partito democratico? Assumeresti un repubblicano che insegni e agisca
pubblicamente contro il tuo proposito? Se la risposta alla prima domanda è ‘sì’
e alla seconda è ‘no’, siamo d’accordo”. Io rispetto il tuo diritto ad assumere
chi vuoi per portare avanti la tua missione. Semplicemente chiedo lo stesso
rispetto».
Oggi l’arcivescovo
ammette di sentirsi «spesso solo», anche se sente il sostegno di tanti che gli
scrivono. «Ricevo lettere di fedeli da tutti gli Stati Uniti, incontro molti
parrocchiani che pregano per me e anche altri preti e vescovi. A non farmi
indietreggiare sono la loro vicinanza e le loro preghiere».
Fonte: Tempi,6.3.2015
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