Mancano ancora sei mesi circa al Sinodo ordinario sul
tema della famiglia e le lotte per la difesa della Verità si stanno acuendo.
È notizia di questi giorni che la Casa editrice Cantagalli
ha querelato il prof. A. Melloni per il libro dei cinque cardinali, Permanere nella Verità. Secondo il docente ed esponente di spicco della c.d. Scuola bolognese,
la casa editrice senese, pubblicando quel libro, avrebbe ordito con i prelati,
un “complotto” contro il Vescovo di Roma, frustrando le sue istanze “aperturiste”.
Giustamente, la casa editrice suddetta ha visto in quest’accusa – peraltro rimasta
indimostrata ed ingiusta – un vulnus alla credibilità ed all’immagine di
serietà, che, in questi anni, la stessa si era costruita (per la vicenda, si
rinvia Marco Tosatti, Scintille legali al Sinodo sulla famiglia, in Blog San Pietro e dintorni,
26.3.2015).
In questo clima che comincia a riscaldarsi, è
intervenuto di recente il card. Müller, il quale, dopo peraltro le uscite
estemporanee del card. Marx di cui abbiamo già parlato in precedenza in questo
blog, ha riprovato l’idea – peraltro contenuta nell’enciclica Evangelium
gaudium (§ 32) – secondo cui è assolutamente anticattolico attribuire alle
conferenze episcopali sia pur limitate competenze dottrinali, perché la Chiesa
non è un parlamento (v. qui), giacché ciò – come correttamente osservato – rischierebbe di
far venir meno l’unità della dottrina cattolica, trasformando la Chiesa
cattolica nelle scismatiche chiese d’Oriente nelle quali ogni chiesa autocefala
ha una sorta di “catechismo” per conto proprio, dove la c.d. sinfonia tra
le chiese è più ipotetica che reale (basti vedere cosa pensa ogni chiesa
orientale sulle questioni ecclesiologiche, che rivestono anche carattere
dottrinale non irrilevante), dove si assiste ad una moltiplicazione micotica di
“vescovi” ed “obbedienze” (a titolo d’esempio si ricorda che i vescovi che
possono vantare il titolo di “arcivescovo d’Atene” o “vescovo d’Atene” sono
circa una ventina tra legittimi ed illegittimi), tanto da pensare ad un sinodo
panortodosso per cercare di appianare le divergenze dottrinali e pastorali.
Sull’intervento del card. Müller, v. l’articolo di Matzuzzi su Il Foglio del 25.3.2015, di Chiesa e postconcilio e di Rorate caeli.
Sull’intervento del card. Müller, v. l’articolo di Matzuzzi su Il Foglio del 25.3.2015, di Chiesa e postconcilio e di Rorate caeli.
Come se non bastasse, il Catholic Herald
pubblica una petizione di quasi cinquecento preti dell’Inghilterra e del
Galles, rivolta ai partecipanti al Sinodo per la famiglia dell’ottobre prossimo
che chiede che la dottrina e la pratica pastorale «restino fermamente e
inseparabilmente in armonia» (v. Marco
Tosatti, Sinodo: 500 preti dall’UK per la tradizione. Cfr. anche
il post di Rorate caeli).
In questo contesto s’inseriscono alcuni docenti (v. qui) ed – immancabilmente – lo stesso
Kasper, il quale, conscio di giocare una delle sue ultime partite, invita a
pregare … perché ci sia quello che egli definisce “uno sviluppo della
tradizione”, che, ad orecchie di cattolici, sappiamo bene cosa intenda … (v. Sinodo2015. Osservatorio, del 24.3.2015). A questa fa da contrappunto la
pubblicazione dell’intervista dell’ottimo card. Burke, che abbiamo ricordato
nei giorni scorsi (v. qui), nonché – dello stesso prelato – i suoi
interventi (v. qui).
Oggi è la memoria tradizionale di san Giovanni
Damasceno, che, monaco
gerosolimitano della laura di Mar Sabbas, fu fedele assertore – al suo
tempo - della Verità cattolica, e per questo ebbe molto a soffrire delle calunnie degli
eretici ai tempi di Costantino V Copronimo, figlio di Leone III l’Isaurico.
Questo sovrano cambiò per derisione il nome arabo di Giovanni, Mansur, in quello di Mánzêros, che significa «bastardo». Il
conciliabolo iconosclasta, riunito a Costantinopoli nel 754, riversò il suo
furore contro il Santo maledicendolo con una quadruplice maledizione ed
anatemizzandolo, così come il patriarca Germano di Costantinopoli ed un certo
Giorgio di Cipro: la Trinità stermini questa triade si disse!
Per la sua difesa della Verità, il secondo Concilio di
Nicea, nel 787, ne tessé, invece, i più grandi elogi e l’esaltò come il più
valoroso campione dell’ortodossia contro gli errori degli Iconoclasti, tanto
che lo si chiamava comunemente Chrysorrhoas,
e già nell’813 Teofane attestava che Giovanni portava questo titolo onorifico
per la sua grazia spirituale, risplendente come l’oro, che sboccia nella sua
dottrina e nella sua vita.
Francesco Bartolozzi, S. Giovanni Damasceno, 1762, The British Museum, Londra |
Icona dei SS. Giovanni Climaco, Giovanni Damasceno ed Arsenio il Grande |
Icona moderna di S. Giovanni di Damasco |
SS. Giovanni Damasceno e Kuzma (Cosma), Menologio di Basilio, XI sec., Biblioteca Apostolica Vaticana, Città del Vaticano |
Anche oggi chiunque difenda la Verità è
calunniato, vedendo in lui un nemico “complottista”.
In onore di questo Santo rilancio l’articolo
che segue.
La battaglia pre-sinodale è in corso
di Damiano Angeli
Mentre si avvicina il prossimo Sinodo dei vescovi sulla famiglia, una aspra
battaglia è in corso. Lo ha dichiarato il cardinale Walter Kasper che per primo
ha dato fuoco alle polveri con la sua relazione del 20 febbraio 2014,
introduttoria al Sinodo straordinario dei Vescovi.
«Tutti dovremmo pregare – ha detto durante la
presentazione in Gran Bretagna del suo ultimo libro – perché c’è una battaglia in corso». Se dietro il
cardinale Kasper, che sembra fare un passo indietro, c’è, secondo alcuni, lo
stesso Papa Francesco, dietro il cardinale Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco
e Frisinga, c’è il cardinale Karl Lehmann, ex-presidente della Conferenza
Episcopale tedesca, di cui continua però a muovere le fila.
Durante la conferenza stampa che ha concluso i lavori della conferenza dei
vescovi tedeschi, il card. Marx, che ne è l’attuale presidente, ha affermato: «Non siamo una filiale di Roma. Ogni Conferenza episcopale è
competente, nel proprio ambito culturale, per quanto riguarda la pastorale e ha
come compito il dovere di annunciare il Vangelo».
Le diocesi tedesche inoltre, mentre si avvicina la scadenza del 15 aprile
entro la quale restituire i questionari diffusi in vista del prossimo Sinodo di
ottobre sulla Famiglia ribadiscono nelle loro risposte, che le posizioni della
Chiesa su matrimonio cristiano e famiglia sarebbero «troppo
idealizzate», e non terrebbero conto della sostanziale discrepanza
tra dottrina e prassi tra i fedeli nella società contemporanea:
Se i vescovi tedeschi si schierano, anche i vescovi africani e quelli
polacchi scendono in campo. Il cardinale Robert Sarah, arcivescovo della Guinea
e prefetto per la Congregazione per il Culto divino, nel suo recente libro Dieu ou Rien (Librairie Arthème Fayard, Parigi
2015), afferma: «Ho molto rispetto per il cardinale Reinhard
Marx. Ma la sua affermazione mi sembra l’espressione di una pura ideologia che
si vuole imporre a marce forzate a tutta la chiesa. Secondo la mia esperienza,
in particolare come segretario della Congregazione per l’evangelizzazione dei
popoli, la questione dei “credenti divorziati o divorziati e risposati
civilmente” non è una sfida urgente per le chiese d’Africa e d’Asia. Al
contrario, si tratta dell’ossessione di certe chiese occidentali che vogliono
imporre soluzioni cosiddette “teologicamente responsabili e pastoralmente
appropriate”, che contraddicono radicalmente l’insegnamento di Gesù e del
magistero della chiesa. (…) L’idea che consisterebbe nel piazzare il magistero
in un bello scrigno separandolo dalla pratica pastorale, la quale potrebbe
evolvere a seconda delle circostanze, delle mode e delle passioni, è una forma
di eresia, una pericolosa patologia schizofrenica. Affermo dunque solennemente
che la chiesa d’Africa si opporrà fermamente a ogni ribellione contro l’insegnamento
di Gesù e del magistero».
Anche i Vescovi della Conferenza Episcopale polacca nella riunione plenaria
annuale hanno respinto formalmente la “proposta-Kasper” di dare la comunione ai
cattolici sposati sacramentalmente, perché, hanno affermato: «L’insegnamento e la tradizione della Chiesa dimostra che le
persone che vivono in unione non-sacramentale si privano della possibilità di
ricevere la Santa Comunione.
A chi vive in tali unioni deve essere garantita la cura pastorale perché
possano essere in grado di mantenere la fede e rimanere nella comunità della
Chiesa. La cura pastorale per le persone che vivono unioni non-sacramentali
dovrebbe tener conto anche dei bambini, che hanno il diritto di partecipare pienamente
alla vita e alla missione della Chiesa. (…)». Nel corso del Sinodo sulla
famiglia dell’ottobre 2014, la resistenza più forte ai tentativi di snaturare
la pastorale della Chiesa sul tema dei divorziati risposati e dell’omosessualità,
è venuta proprio dai vescovi della Polonia e dell’Africa. La battaglia
continua…
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