Pubblicato per la prima volta in
Italia per i tipi di Fede&Cultura un nuovo romanzo del sacerdote
cattolico, ex anglicano, Robert H. Benson, che getta nuova luce sulla figura
dell’ultima regina cattolica d’Inghilterra, Maria I Tudor, figlia legittima di
Enrico VIII e Caterina d’Aragona, sorellastra della spuria regina Elisabetta,
che le succederà sul trono.
Anthonis Mor, La regina Maria I Tudor, 1554 |
Di questa regina, la leggenda nera – nata ed alimentata dall’ostilità
anglicana – l’ha dipinta come una “sanguinaria”. Infatti, è nota come Maria la
Cattolica o Maria la Sanguinaria (Bloody Mary). L’appellativo deriva dal fatto
che ella fece ciò che ogni sovrano autenticamente cattolico deve fare e cioè
proteggere i propri sudditi dal veleno dell’eresia, anche a costo di usare il
braccio secolare.
Infatti, sotto di lei l’arcivescovo eretico, che aveva
aderito allo scisma anglicano, Thomas Cranmer, autore del Book of Common
Prayer, e che aveva privato della vera Messa la popolazione inglese, trovò
la sua giusta punizione.
Ambito di Anthonis Mor, La regina Maria I Tudor, XVI sec. |
Ma il merito maggiore della
sovrana fu quello di aver riportato nelle terre inglesi, sia pur per breve
tempo, dopo la temperie del padre Enrico VIII, proprio la vera Messa. Dopo di
lei, l’empia Elisabetta, che per regnare aveva fatto un patto col diavolo come
aveva già avuto modo di ricordare in precedenza su questo blog, spazzò via del
tutto la Santa Messa. Da allora per secoli, le terre inglesi non ebbero più una
pubblica Messa cattolica: questa fu celebrata solo in clandestinità ed a costo
della vita!
* * * * * * *
La strenua difesa della Santa
Messa
di Piero Vassallo
“Il giudizio del mondo è un
giudizio privo di misericordia. Perché allora il mondo non dovrebbe essere
giudicato nello stesso modo nel quale esso giudica?” (Paolo Pasqualucci)
La regina Maria I Tudor
(1516-1558) restituì, per la durata del suo breve regno (1553-1558) l’Inghilterra
a Cristo. Amata dal suo popolo fu odiata dalle canaglie, gaudenti una ricchezza
turpe, ottenuta grazie al furto dei beni ecclesiastici commesso da Enrico VIII,
il re posseduto dal delirio teologico discendente da una implacabile infezione
libertina.
La intrepida regina restaurò la
Santa Messa e ripristinò l’ordine turbato e devastato dall’odio viscerale
nutrito da Enrico VIII contro i cattolici, ai suoi occhi colpevoli di fedeltà a
Clemente
VII (1478-1534), il papa che aveva negato la consacrazione dell’amorazzo
adulterino del re con la cortigiana Anna Bolena, rapporto da cui era nata la
futura regina Elisabetta.
L’orgoglio smisurato e il rovente
fanatismo del re scismatico, autore dell’empio Act of Supremacy, che dichiarava
il re capo supremo della chiesa d’Inghilterra, avevano diviso la nazione e
incrementato quella devastante miseria, che è narrata negli scritti di San
Tommaso Moro (1478-1535) il sapiente refrattario all’ideologia divorzista, che
fu fatto decapitare dal folle re.
Il divieto del padre Enrico VIII
aveva impedito a Maria, cattolica irriducibile, di apprendere la scienza
politica. La madre, la devota e irriducibile Caterina d’Aragona, le insegnò a
giudicare la salvezza delle anime superiore ad ogni altro bene. La dottrina
cattolica le fu insegnata dalla Beata Margaret Pole, che sarà martirizzata
dagli eretici nel 1541.
Hilaire Belloc ha dimostrato che
Maria Tudor “possedeva una solida virtù e una chiara impostazione morale,
mentre Elisabetta possedeva una certa tenacia senza scopo e combinata con il
suo capriccio”.
Maria, salita al trono dopo la
morte di Enrico VIII e del successore, il suo fratellastro, il cagionevole
Edoardo VI, fu amata dal suo popolo perché riabilitò la Messa cattolica, fece
rimpatriare il cardinale Reginald Pole (1500-1558) e i sacerdoti fedeli al papa
e restituì ai conventi la proprietà delle terre destinate all’uso dei contadini
poveri.
Fu odiata dall’oligarchia
scismatica, da lei privata del bottino, detestata dal clero eretico e corrotto
e finalmente calunniata da una storiografia asservita ai perpetui e oscuri
poteri della menzogna e del disordine.
Sposa del grande Filippo II di
Spagna, Maria Tudor desiderò ardentemente un figlio cui affidare il compito di
proseguire la missione finalizzata alla restaurazione cattolica.
Delusa la sua attesa, morì
rassegnata al volere di Dio e lasciò l’eredità del regno alla sorellastra, la
miscredente e ipocrita Elisabetta, che, fingendo, professava la fede
cattolica.
In quanto figlia illegittima di
Enrico VIII e di Anna Bolena, Elisabetta non aveva diritto alla successione,
vero è che il papa non riconobbe il suo regno. E con piena ragione poiché il
primo atto del regno elisabettiano fu la profanazione della Messa cattolica.
Elisabetta, preso atto dell’ostilità del papato (sarà scomunicata da San Pio V
nel 1570) gettò la pia maschera: sostenne apertamente la fazione anglicana,
promosse la persecuzione dei cattolici e avviò una politica intesa a rovesciare
l’alleanza con la Spagna. La fortuna della regina impropriamente detta vergine,
si deve in larga misura al grave errore di Filippo II, che ostacolò l’ascesa al
trono d’Inghilterra di Maria Stuarda, perché la regina di Scozia era favorevole
a un accordo con il regno di Francia piuttosto che con la monarchia ispanica. In
tal modo iniziò quella trionfale marcia dell’impero britannico, che fu
macchiata dalla ferocia e dall’untuosa empietà, prima di scivolare nell’impero
delle banche d’America e di raggiungere il suo squillante/imbalsamante epilogo
nei torridi fumetti della birichina principessa Diana e nelle alte ombre della
pedofilia intorno alla regia corte.
Autore anonimo, Ritratto postumo di Maria I, XVI sec. |
Geniale e instancabile scrittore, Benson fu uno dei protagonisti della insorgenza spirituale e culturale, che, all’inizio del ventesimo secolo, destò la speranza di una rinascita cattolica in Inghilterra.
Protagonisti del romanzo sono
personaggi storici e personaggi inventati da una fantasia che mai sconfina nell’inverosimile.
Il profilo della regina è
disegnato con un’arte che mai si discosta dalla verità storica: Benson, pur non
nascondendo le debolezze di Maria Tudor riconobbe e apprezzò la sincerità della
fede da lei professata e le attribuì il merito di aver sconfitto i promotori
dello scisma “che avevano strappato il Corpo di Cristo dalle loro chiese”.
Il celebre romanziere rammentò
inoltre che la regina cattolica difese e protesse i poveri “i teneri agnelli
che avevano pianto così pietosamente da villaggi e strade, vagando senza un
pastore, soffrendo la fame per mancanza di cibo salutare”.
D’altra parte Benson affermò e dimostrò la doppiezza e l’arroganza Elisabetta: nel romanzo il minaccioso discorso, con cui la futura regina vergine tenta di indurre al tradimento uno studioso fedele a Maria, è un capolavoro di letteratura al servizio della verità storica.
Il romanzo di Benson, libro che non può mancare in una biblioteca seria, si raccomanda quale efficace antidoto all’anglofilia squillante nei pensieri della più retriva e sciocca borghesia italiana. E come lettura disintossicante, necessaria agli irriducibili, che intendono interrompere e spezzare il vizioso circolo ecumenico avviato dagli ammiratori degli avvoltoi in volo modernizzante sopra l’infelice Concilio Vaticano II.
D’altra parte Benson affermò e dimostrò la doppiezza e l’arroganza Elisabetta: nel romanzo il minaccioso discorso, con cui la futura regina vergine tenta di indurre al tradimento uno studioso fedele a Maria, è un capolavoro di letteratura al servizio della verità storica.
Il romanzo di Benson, libro che non può mancare in una biblioteca seria, si raccomanda quale efficace antidoto all’anglofilia squillante nei pensieri della più retriva e sciocca borghesia italiana. E come lettura disintossicante, necessaria agli irriducibili, che intendono interrompere e spezzare il vizioso circolo ecumenico avviato dagli ammiratori degli avvoltoi in volo modernizzante sopra l’infelice Concilio Vaticano II.
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