San Giuseppe: “mezzo
uomo” o “uomo giusto”?
di Vito Abbruzzi
Ancora
oggi è curioso notare come una delle figure più venerate, ma anche più bistrattate
del Martirologio sia proprio quella
di San Giuseppe: venerato in quanto “Patrono della Chiesa universale” (come lo
proclamò il Beato Pio IX l’otto dicembre del 1879); bistrattato in quanto del Divin
Redentore “padre putativo”, cioè “considerato come tale per tradizione o convenzione”
(Devoto-Oli), senza esserlo realmente.
E ciò, chiaramente, ha fatto in modo che il santo falegname di Nazareth fosse
riempito di scherni, sin dagli inizi
della diffusione del Cristianesimo, ritenendolo – a torto – un mezzo uomo. Pensiamo, ad esempio, alla cattiva
pubblicità che di lui fanno i Vangeli
Apocrifi, descrivendolo come un “vecchio” reticente a sposare la
“fanciulla” Maria, per timore di “diventare oggetto di scherno per i figli di
Israele”.
Così il Protovangelo di Giacomo (scritto verso il 150 d.C.), al capitolo IX; ma anche il Vangelo dello Pseudo-Matteo (databile al V-VI sec. d.C.), ci dice la stessa cosa, rincarando, però, la dose. Al capitolo VIII di questo vangelo apocrifo leggiamo che Maria, per fare in “modo di compiacere Dio, promettendo […] di rimanere vergine”, venne “affidata in custodia” a Giuseppe, il quale, poco prima, “per non esser costretto, per caso, a prendere la fanciulla, […] se ne stava, umile, per ultimo […], spaventato che il sommo pontefice [Abiathar] lo chiamasse con tanta veemenza”, visto che sino a quel momento “egli era stato [da costui] trascurato perché ritenuto vecchio”.
Certo
che la personalità di San Giuseppe, unitamente a quella della Vergine Maria,
viene fortemente mortificata! Non così, vivaddio, i Vangeli Canonici, che ne riscattano appieno l’immagine. Giuseppe, della
casata di David (cf. Lc 1,27), era tutt’altro che un uomo meschino, che – come
vorrebbe l’autore del Protovangelo di
Giacomo – “pieno di timore, prese Maria in sua custodia”.
L’evangelista San Matteo, sicuramente conscio del detto “Una parola è poca e due sono troppe”, fuga ogni dubbio quando afferma che Giuseppe, in quanto sposo di Maria, “era uomo giusto” (Mt 1,19). Purtroppo la lingua italiana non rende appieno il significato di questa espressione: l’aggettivo “giusto” fa immediatamente pensare a un uomo probo, pio.
Così il Protovangelo di Giacomo (scritto verso il 150 d.C.), al capitolo IX; ma anche il Vangelo dello Pseudo-Matteo (databile al V-VI sec. d.C.), ci dice la stessa cosa, rincarando, però, la dose. Al capitolo VIII di questo vangelo apocrifo leggiamo che Maria, per fare in “modo di compiacere Dio, promettendo […] di rimanere vergine”, venne “affidata in custodia” a Giuseppe, il quale, poco prima, “per non esser costretto, per caso, a prendere la fanciulla, […] se ne stava, umile, per ultimo […], spaventato che il sommo pontefice [Abiathar] lo chiamasse con tanta veemenza”, visto che sino a quel momento “egli era stato [da costui] trascurato perché ritenuto vecchio”.
Statua di S. Giuseppe, Chiesa di S. Giuseppe in Piazza Chiurlia, Bari Vecchia |
L’evangelista San Matteo, sicuramente conscio del detto “Una parola è poca e due sono troppe”, fuga ogni dubbio quando afferma che Giuseppe, in quanto sposo di Maria, “era uomo giusto” (Mt 1,19). Purtroppo la lingua italiana non rende appieno il significato di questa espressione: l’aggettivo “giusto” fa immediatamente pensare a un uomo probo, pio.
Particolare della statua di S. Giuseppe |
Come
fa notare Joseph Ratzinger-Benedetto XVI nel suo ultimo libro su L’infanzia
di Gesù, è proprio questo fatto a qualificare Giuseppe come “uomo giusto (zaddik)”,
offrendo un quadro completo di lui e al contempo inserendolo tra le grandi
figure dell’Antica Alleanza, a cominciare da Abramo, il giusto. Scrive, infatti,
il papa teologo: «Dopo la scoperta che Giuseppe ha fatto, si tratta di
interpretare e applicare la legge in modo giusto. Egli lo fa con amore: non
vuole esporre Maria pubblicamente all’ignominia. Le vuole bene, anche nel
momento della grande delusione. Non incarna quella forma di legalità esteriorizzata
che Gesù denuncia in Matteo 23 e contro la quale lotta san Paolo. Egli
vive la legge come vangelo, cerca la via dell’unità tra diritto e amore. E così
è interiormente preparato al messaggio nuovo, inatteso e umanamente
incredibile, che gli verrà da Dio» (pp. 49-51).
San
Giuseppe, dunque, è l’uomo giusto,
sotto tutti i punti di vista. Come Maria, non subisce il progetto salvifico di Dio, ma lo accetta in piena libertà, proferendo, in silenzio, il proprio
“fiat”: il sì di un Uomo che, nella celeberrima
orazione a lui rivolta (indulgenziata da Leone XIII), a pieno titolo è invocato
quale “Provvido Custode della Divina
Famiglia”, “Padre amantissimo”, “Nostro fortissimo Protettore”.
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