Avevamo
già parlato dei martiri copti, uccisi dall’Isis. Oggi apprendiamo di questi
altri neo-martiri etiopi, uccisi per la loro fede cristiana, perché non hanno
voluto convertirsi alla religione maomettana. Qui le orribili immagini.
Eppure
non solo nei paesi del Vicino Oriente e nel Nord-Africa i cristiani sono
perseguitati. è notizia di pochi giorni fa del caso di Nauman Masih, giovane
cristiano di 14 anni, bruciato vivo da alcuni ragazzi musulmani del Lahore, e
che è morto pochi giorni fa per le conseguenze delle bruciature ricevute.
O
ancora si possono ricordare i 12 profughi cristiani gettati in mare dai loro
compagni di sventura musulmani, perché, appunto, di fede cristiana (v. qui e qui). E la cosa drammatica è che alcuni alti prelati si ostinino a negare tale evidenza perché, secondo i loro teoremi, l'islam non sarebbe contrario alla fede cristiana .... (v. qui). Tale situazione la lamenta anche Chiesa e postconcilio.
Lasciamo ad ogni lettore di buon senso il giudizio su queste supposte ipotesi, che sono riprovate da coloro che vivono da vicino quell'esperienza (v. qui). Chi parla, invece, lo fa, avulso dalla realtà, al sicuro nel suo aureo palazzo ... .
Lasciamo ad ogni lettore di buon senso il giudizio su queste supposte ipotesi, che sono riprovate da coloro che vivono da vicino quell'esperienza (v. qui). Chi parla, invece, lo fa, avulso dalla realtà, al sicuro nel suo aureo palazzo ... .
Libia,
l’Isis fa strage di cristiani: assassinati 29 etiopi copti
Un
video diffuso sul web mostra l’uccisione a Barqa, nell’est del paese, di 29
etiopi di fede cristiana
di
Guido Olimpio
Un Tweet di Site che mostra alcune immagini della strage |
WASHINGTON - L’Isis in Libia non ha la forza dei combattenti in
Siria o Iraq, ma sa come prendersi i titoli. Con le stragi di ostaggi. Un video
diffuso sul web mostra l’uccisione a Barqa, nell’est del paese, di 29 etiopi di
fede cristiana. Un’esecuzione secondo il consueto modus operandi: gli uomini
mascherati, la fila dei prigionieri, l’uccisione. Il portavoce, che impugna una
pistola e ricorda il famigerato Jihadi Joe, ribadisce che i cristiani devono
convertirsi o pagare la tassa prevista dalla legge islamica, monito
accompagnato dalle solite minacce contro «le nazioni crociate». Segue la
decapitazione di alcune delle vittime. Una scena truculenta che è la parte
finale di un lungo filmato propaganda preparato dal «canale» al Furqan, l’ala
mediatica del movimento. Nel documento compaiono immagini di chiese e simboli
cristiani demoliti, così come c’è una foto di Papa Ratzinger. Simboli nemici da
abbattere: «Diciamo ai cristiani che vi troveremo ovunque, anche se sarete
protetti in roccaforti fortificate», afferma un militante Isis.
Ripetizione
Non avendo a disposizione degli occidentali, l’Isis ha
probabilmente cercato altre «prede» ed ha sequestrato - non è chiaro dove e
quando - un gruppo di etiopi cristiani. Una ripetizione di quanto avvenne a
Sirte in febbraio fa con la barbara uccisione degli egiziani copti e di un
povero ghanese. Una sortita seguita da alcune operazioni militari minori e
attentati contro un paio di ambasciate a Tripoli. Azioni contrastate dalla
risposta delle altre milizie che agiscono in Libia, a partire da quelle di Misurata.
Secondo gli osservatori l’Isis locale è coordinato da alcuni «ufficiali»
mandati dal Califfo nella speranza di aprire un nuovo fronte. Quanto ai numeri
c’è grande incertezza. Il Dipartimento di Stato, citando fonti aperte, parla
tra i mille e i 3 mila combattenti, ma è un dato tutto da verificare.
Strategia
La strategia dei jihadisti radicali è abbastanza evidente. Cerca
di ampliare la sua presenza nell’Est della Libia, punta ad attirare nei suoi
ranghi gli elementi di altre formazioni, tenta di rafforzare il proprio
apparato militare (più debole rispetto a quello dei rivali) e usa la doppia
carta attentati-esecuzioni per mantenere la pressione. Non molto diverso dalla
tattica usata in Iraq. Le uccisioni di decine di civili e l’impiego di attentatori
suicidi sono fondamentali poi sotto l’aspetto della propaganda. In questo modo
l’Isis si inserisce in modo sanguinoso nel caos libico presentandosi come il
nemico dei paesi occidentali, dalla Francia all’Italia.
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