Ricevuto quest'articolo, volentieri lo pubblichiamo.
IL BATTERIO XYLELLA: PUNIZIONE DI DIO PER I PECCATI DELL’UOMO?
di Fabio Iannone
Da
un paio di anni nella zona del Salento pugliese è apparso uno strano batterio,
la xylella fastidiosa, il quale sta attaccando in particolar modo gli ulivi.
L’origine
del batterio è centroamericana: probabilmente giunto in Italia attraverso i
numerosi spostamenti di uomini e merci nel mondo globalizzato, la xylella
è diventato ormai un problema di rilevanza nazionale e non solo.
È
notizia infatti di pochi giorni fa che la Francia ha posto un embargo su
diverse specie vegetali coltivate in Puglia.
La
xylella sta ora provocando l’abbattimento di diversi alberi di ulivo, il
cui olio, una delle risorse più preziose della Puglia e dell’export italiano, è
conosciuto in tutto il mondo.
Questa
piaga non è certo la prima del genere: morbo della “mucca pazza”, influenza
aviaria, influenza suina, etc.
Non
vogliamo in questa sede analizzare scientificamente cause e conseguenze del
batterio, ma solo “spiritualmente” e ci poniamo le seguenti domande: 1) perché
Dio permette tutto questo? Anche piante ed animali sono sue creature seppur al
servizio dell’uomo.
2)
Perché l’uomo, nonostante i suoi avanzamenti scientifici non riesce a
contrastare queste epidemie? E soprattutto: 3) cosa possiamo fare per
ripristinare lo status quo ante?
Per
rispondere a queste domande basta chiedere ai nostri nonni su casi simili del
passato: siccità e diverse altre gravi calamità, che hanno sempre colpito
ciclicamente gli esseri umani. In molti, ancora oggi, risponderebbero che tutto
ciò accade “per i molti peccati dell’uomo”.
A
tal proposito sembra profetico il Salmo 39: “castigando la sua iniquità tu
correggi l’uomo, distruggi come tarlo ciò che ha di più caro”. Dio è nostro
padre e come padre punisce i suoi figli per ricondurli a sé (“Beato l’uomo che
tu castighi, Signore, e a cui insegni la tua legge” – Salmo 93).
Ma,
soprattutto, domandiamoci: se è così, se cioè Dio ci sta punendo per i nostri
peccati, quali sono questi peccati? Ci aiuta nella comprensione il succitato Salmo
39 (“ciò che ha di più caro”). Gli ulivi in Puglia significano economia florida,
che non conosce crisi, perché basata su un bene di prima necessità.
Dio
sta forse colpendo la nostra cupidigia?
Cerchiamo
di rispondere ora alla seconda domanda che ci siamo posti: perché l’uomo non
riesce a trovare soluzione a questa e ad altre piaghe? Qui il ragionamento è
più complesso: non sarebbe una novità se le inchieste giudiziarie appena aperte
dai tribunali locali portassero a scoprire che è l’uomo stesso ad agevolare la
proliferazione del batterio. Ci chiediamo: perché alcuni paesi europei, come la
Francia, quest’ultima, guarda caso, produttrice di olio, hanno affrettato così
tanto i tempi per l’embargo di 102 specie vegetali pugliesi? Suscita sempre stupore che molti settori importanti
dell’economia italiana (Alitalia, Ilva, Fiat, ecc…) siano sistematicamente
attaccati e poi fagocitati da potenze economiche straniere!
Ed
infine ci domandiamo: è davvero utile (v. anche qui) l'estirpazione degli ulivi - alcuni dei quali centenari - per fermare il batterio? davvero la pianta non è in grado di autorigenerasi una volta colpita dalla malattia? e poi che fine faranno i campi ormai privi degli ulivi che si
vogliono estirpare? Verranno impiantati nuovi ulivi? E da dove essi
proverranno? Verranno impiantate nuove colture meno concorrenziali? I campi
rimarranno a destinazione agricola o
verranno convertiti in edificabili?
Un
politico italiano avrebbe detto che a pensar male si fa peccato ma spesso ci si
azzecca!
L'olivo non muore, scriveva Plinio. Ma a causa dell'uomo forse sì.
Ancora
una volta è la cupidigia degli uomini che spinge a non intervenire con la
dovuta prudenza e giusta energia in questa vicenda.
La
risposta alla terza domanda può darsi anch’essa riferendosi alla memoria dei
nostri anziani: di fronte alle gravi calamità, la supplica fiduciosa a Dio da
parte della chiesa orante immediatamente ristabiliva la pace naturale delle
cose (Distogli il tuo sguardo, perché io respiri, prima di andarmene e scomparire – Salmo 39, 13).
Anticamente
per tre giorni prima della solennità dell’Ascensione, il lunedì, martedì e
mercoledì antecedenti, o in altri giorni adatti, si svolgevano tre giorni di
penitenza con digiuno e canto delle Rogazioni (o Litanie minori) e venivano
benedetti i campi, come a voler propiziare con l’aiuto di Dio il raccolto e a
preparare di già un ringraziamento per il medesimo aiuto (“se il Signore non
costruisce la casa, invano vi faticano i costruttori” – Salmo 126,1; e ancora:
“ecco dono del Signore sono i figli” – Salmo 126,3).
Certamente
le processioni sono, e da cattolici dobbiamo crederlo sul serio, più efficaci
di “fiaccolate” e “marce”, le quali ultime altro non fanno che rendere visibile
la nostra impotenza.
Riprendiamo,
dunque, a pregare Dio per il perdono della nostra cupidigia ed idolatria del
denaro e facciamo benedire i campi.
E,
soprattutto, cerchiamo di capire che l’economia serve per costruire il futuro
dei nostri figli (Salmo 126,3) e non per guadagni sfrenati e ad ogni costo o
lotte di potere fra i popoli!
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