domenica 19 aprile 2015

Il batterio Xylella: una punizione di Dio per i peccati dell'uomo?

Ricevuto quest'articolo, volentieri lo pubblichiamo.

IL BATTERIO XYLELLA: PUNIZIONE DI DIO PER I PECCATI DELL’UOMO?

di Fabio Iannone

Da un paio di anni nella zona del Salento pugliese è apparso uno strano batterio, la xylella fastidiosa, il quale sta attaccando in particolar modo gli ulivi.
L’origine del batterio è centroamericana: probabilmente giunto in Italia attraverso i numerosi spostamenti di uomini e merci nel mondo globalizzato, la xylella è diventato ormai un problema di rilevanza nazionale e non solo.
È notizia infatti di pochi giorni fa che la Francia ha posto un embargo su diverse specie vegetali coltivate in Puglia.
La xylella sta ora provocando l’abbattimento di diversi alberi di ulivo, il cui olio, una delle risorse più preziose della Puglia e dell’export italiano, è conosciuto in tutto il mondo.
Questa piaga non è certo la prima del genere: morbo della “mucca pazza”, influenza aviaria, influenza suina, etc.
Non vogliamo in questa sede analizzare scientificamente cause e conseguenze del batterio, ma solo “spiritualmente” e ci poniamo le seguenti domande: 1) perché Dio permette tutto questo? Anche piante ed animali sono sue creature seppur al servizio dell’uomo.
2) Perché l’uomo, nonostante i suoi avanzamenti scientifici non riesce a contrastare queste epidemie? E soprattutto: 3) cosa possiamo fare per ripristinare lo status quo ante?
Per rispondere a queste domande basta chiedere ai nostri nonni su casi simili del passato: siccità e diverse altre gravi calamità, che hanno sempre colpito ciclicamente gli esseri umani. In molti, ancora oggi, risponderebbero che tutto ciò accade “per i molti peccati dell’uomo”.
A tal proposito sembra profetico il Salmo 39: “castigando la sua iniquità tu correggi l’uomo, distruggi come tarlo ciò che ha di più caro”. Dio è nostro padre e come padre punisce i suoi figli per ricondurli a sé (“Beato l’uomo che tu castighi, Signore, e a cui insegni la tua legge” – Salmo 93).
Ma, soprattutto, domandiamoci: se è così, se cioè Dio ci sta punendo per i nostri peccati, quali sono questi peccati? Ci aiuta nella comprensione il succitato Salmo 39 (“ciò che ha di più caro”). Gli ulivi in Puglia significano economia florida, che non conosce crisi, perché basata su un bene di prima necessità.
Dio sta forse colpendo la nostra cupidigia?
Cerchiamo di rispondere ora alla seconda domanda che ci siamo posti: perché l’uomo non riesce a trovare soluzione a questa e ad altre piaghe? Qui il ragionamento è più complesso: non sarebbe una novità se le inchieste giudiziarie appena aperte dai tribunali locali portassero a scoprire che è l’uomo stesso ad agevolare la proliferazione del batterio. Ci chiediamo: perché alcuni paesi europei, come la Francia, quest’ultima, guarda caso, produttrice di olio, hanno affrettato così tanto i tempi per l’embargo di 102 specie vegetali pugliesi? Suscita  sempre stupore che molti settori importanti dell’economia italiana (Alitalia, Ilva, Fiat, ecc…) siano sistematicamente attaccati e poi fagocitati da potenze economiche straniere!
Ed infine ci domandiamo: è davvero utile (v. anche qui) l'estirpazione degli ulivi - alcuni dei quali centenari - per fermare il batterio? davvero la pianta non è in grado di autorigenerasi una volta colpita dalla malattia? e poi che fine faranno i campi ormai privi degli ulivi che si vogliono estirpare? Verranno impiantati nuovi ulivi? E da dove essi proverranno? Verranno impiantate nuove colture meno concorrenziali? I campi rimarranno a destinazione agricola  o verranno convertiti in edificabili?
Un politico italiano avrebbe detto che a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca!
L'olivo non muore, scriveva Plinio. Ma a causa dell'uomo forse sì.
Ancora una volta è la cupidigia degli uomini che spinge a non intervenire con la dovuta prudenza e giusta energia in questa vicenda.
La risposta alla terza domanda può darsi anch’essa riferendosi alla memoria dei nostri anziani: di fronte alle gravi calamità, la supplica fiduciosa a Dio da parte della chiesa orante immediatamente ristabiliva la pace naturale delle cose (Distogli il tuo sguardo, perché io respiri, prima di andarmene e  scomparire – Salmo 39, 13).
Anticamente per tre giorni prima della solennità dell’Ascensione, il lunedì, martedì e mercoledì antecedenti, o in altri giorni adatti, si svolgevano tre giorni di penitenza con digiuno e canto delle Rogazioni (o Litanie minori) e venivano benedetti i campi, come a voler propiziare con l’aiuto di Dio il raccolto e a preparare di già un ringraziamento per il medesimo aiuto (“se il Signore non costruisce la casa, invano vi faticano i costruttori” – Salmo 126,1; e ancora: “ecco dono del Signore sono i figli” – Salmo 126,3).
Certamente le processioni sono, e da cattolici dobbiamo crederlo sul serio, più efficaci di “fiaccolate” e “marce”, le quali ultime altro non fanno che rendere visibile la nostra impotenza.
Riprendiamo, dunque, a pregare Dio per il perdono della nostra cupidigia ed idolatria del denaro e facciamo benedire i campi.
E, soprattutto, cerchiamo di capire che l’economia serve per costruire il futuro dei nostri figli (Salmo 126,3) e non per guadagni sfrenati e ad ogni costo o lotte di potere fra i popoli!

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