Pio XII benedice gli Agnus Dei |
Giovanni XXIII benedice gli Agnus Dei |
Sul video relativo alla benedizione del 1959 di Giovanni XXIII, v. anche New Liturgical Movement.
Purtroppo, oggi, dal mercoledì di Pasqua è scomparsa qualsiasi parvenza di sacralità, anche legata alla Pasqua, essendo ridotto – come è capitato durante l’udienza generale di ieri 8 aprile – ad un mero … carnevale …. .
Purtroppo, oggi, dal mercoledì di Pasqua è scomparsa qualsiasi parvenza di sacralità, anche legata alla Pasqua, essendo ridotto – come è capitato durante l’udienza generale di ieri 8 aprile – ad un mero … carnevale …. .
Riproduciamo,
dal testo di dom Gueranger, quella che era la benedizione che il Romano
Pontefice effettuava in questo giorno.
La
benedizione degli Agnus Dei
A Roma il
mercoledì di Pasqua è celebre per la benedizione degli Agnus Dei. Questa
cerimonia viene compiuta dal Papa nel primo anno del suo pontificato e, dopo,
ogni sette.
Gli Agnus
Dei sono dischi di cera sulla quale è impressa da una parte l’immagine dell’Agnello
di Dio e dall’altra quella di qualche santo. L’uso di benedirli durante le
feste di Pasqua è antichissimo; si crede averne trovate le tracce nei monumenti
liturgici, fin dal V secolo; ma i primi documenti autentici rimontano solamente
al IX secolo. Il cerimoniale che si usa adesso è del XVI secolo.
Si ha avuto
dunque torto di dire che tale istituzione avvenne in memoria del battesimo dei
neofiti, all’epoca in cui si cessò di amministrare questo Sacramento in
occasione della Pasqua. Sembra anche dimostrato che i nuovi battezzati
ricevevano ciascuno un Agnus Dei dalle mani del Papa, nel Sabato di
Pasqua; d’onde si deve concludere che l’amministrazione solenne del Battesimo e
la benedizione degli Agnus Dei sono due riti che sono coesistiti durante
un certo tempo.
La cera che
si adopera nella confezione degli Agnus Dei è quella del cero pasquale
dell’anno precedente, alla quale se ne aggiunge molta altra; anticamente vi si
mischiava anche il Sacro Crisma. Nel Medio Evo l’incombenza di impastare la
cera e di stamparvi le sacre impronte era affidata ai suddiaconi ed agli
accoliti di palazzo; oggi appartiene ai religiosi dell’ ordine dei Cistercensi,
che abitano a Roma nel monastero di San Bernardo.
La cerimonia
ha luogo nel palazzo pontificio, in una sala, dove si è preparato un grande
bacile riempito di acqua benedetta. Il Papa si appressa e, per prima cosa,
recita questa preghiera:
“Signore
Iddio, Padre Onnipotente, Creatore degli elementi, conservatore del genere
umano, autore della grazia e della salute eterna, voi che avete ordinato alle
acque che uscirono dal Paradiso di bagnare tutta la terra; voi il cui unico
Figlio ha camminato a pie’ fermo sulle acque e ricevuto il battesimo nel loro
seno; ha poi sparso acqua mista a sangue dal suo sacratissimo costato, ed ha
comandato ai suoi discepoli di battezzare tutte le nazioni: Voi siateci
propizio e spargete la vostra benedizione su noi che celebriamo tutte queste
meraviglie, affinché siano benedetti c santificati, per mezzo vostro, questi
oggetti che noi immergeremo in queste acque, e che l’onore e la venerazione che
porteremo loro meritino a noi, vostri servi tori, la remissione dei peccati, il
perdono e la grazia, finalmente la vita eterna con i vostri santi e i vostri
eletti”.
Il
Pontefice, dopo queste parole, versa il balsamo e il Sacro Crisma sull’acqua
del bacino, domandando a Dio di consacrarla per l’uso al quale essa deve
servire. Poi, girandosi verso i cesti nei quali sono accumulate le impronte di
cera, pronuncia questa preghiera:
“O Dio,
autore di ogni santificazione, la cui bontà ci accompagna sempre; Voi che
quando Abramo, il padre della nostra fede, si disponeva ad immolare il suo
figliuolo Isacco per ubbidire al vostro ordine, avete voluto che consumasse il
sacrificio per mezzo dell’offerta di un montone che un cespuglio aveva
trattenuto; Voi che avete comandato, per mezzo di Mosè vostro servitore, il
sacrificio annuale degli agnelli senza macchia, degnatevi, per la nostra
preghiera, benedire queste forme di cera che portano l’impronta dell’innocentissimo
Agnello, e santificarle mediante invocazione del vostro santo nome; affinché,
per mezzo del loro contatto e della loro vista, i fedeli siano invitati alla
preghiera, i temporali e le tempeste allontanate, e gli spiriti maligni messi
in fuga in virtù della Santa Croce che vi è impressa, davanti alla quale si
piega ogni ginocchio, ed ogni lingua confessa che Gesù Cristo, avendo vinto la
morte per mezzo del patibolo della croce, regna nella gloria di Dio Padre. È
lui che essendo stato condotto alla morte come la pecora al macello, vi ha
offerto, a Voi suo Padre, il sacrificio del suo corpo, affinché egli potesse
ricondurre la pecora smarrita che era stata sedotta dalla frode del demonio, e
riportarla sulle sue spalle per riunirla al gregge della patria celeste. Dio
onnipotente ed eterno, istitutore delle cerimonie e dei sacrifici della Legge,
che acconsentiste a placare la vostra collera, nella quale era incorso l’uomo
prevaricatore quando vi offriva le ostie d’espiazione; Voi che avete gradito i
sacrifici di Abele, di Melchisedech, di Abramo, di Mosè e di Aronne; sacrifici
che non erano che delle figure, ma che, per vostra benedizione, erano resi
santi e salutari per quelli che ve li offrivano umilmente; degnatevi di fare
che, nella medesima guisa che l’innocente Agnello, Gesù Cristo vostro
Figliuolo, immolato per volontà vostra sull’altare della Croce, ha liberato il
nostro primo padre dal potere del demonio, così questi agnelli senza macchia
che noi presentiamo alla benedizione della vostra maestà divina ricevano una
virtù benefica. Degnatevi di benedirli, di santificarli, di consecrarli, di dar
loro la virtù di proteggere quelli che li porteranno devotamente su di loro
contro la malizia del demonio, contro le tempeste, la corruzione dell’aria, le
malattie, i pericoli del fuoco, e le insidie dei nemici e fare che essi siano
efficaci per proteggere la madre ed il suo frutto nei pericoli del parto. Per
Gesù Cristo vostro Figliuolo, Signor nostro”.
Dopo queste
preghiere, il Papa, cingendosi di un telo, si siede presso il bacino. I suoi
assistenti gli portano gli Agnus Dei; egli li immerge nell’acqua, raffigurando
così il battesimo dei nostri neofiti. Alcuni prelati ve li ritirano poi e li
depongono su tavoli coperti di teli bianchi. Allora il Pontefice si alza e
pronuncia quest’altra preghiera:
“Spirito
Divino, che fecondate le acque e le fate servire ai vostri più grandi misteri,
voi che loro togliete l’amarezza e le rendete dolci e che, santificandole, col
vostro soffio, vi servite di esse per cancellare tutti i peccati per mezzo dell’invocazione
della Santa Trinità; degnatevi benedire, santificare e consacrare questi
Agnelli che sono stati gettati nell’acqua santa, e imbevuti del balsamo e del
Sacro Crisma; che essi ricevano da voi la virtù contro gli sforzi della malizia
del diavolo; che tutti quelli che li porteranno su di loro restino al sicuro;
che non abbiano a temere alcun pericolo; che la cattiveria degli uomini non sia
a loro nociva; e degnate essere la loro forza e la loro consolazione.
Signore Gesù
Cristo, Figlio di Dio Vivente, che siete l’Agnello innocente, sacerdote e
vittima; Voi che i Profeti hanno chiamato la Vigna e la Pietra angolare, voi
che ci avete riscattati nel vostro Sangue e che di questo sangue avete marcato
i nostri cuori e le nostre fronti, affinché il nemico, passando vicino alle
nostre case, non ci colga col suo furore; Voi che siete l’Agnello senza
macchia, la cui immolazione è continua; l’Agnello Pasquale divenuto, sotto le
specie del Sacramento, il rimedio e la salvezza delle nostre anime; che ci
conducete attraverso il male del secolo presente alla risurrezione e alla
gloria dell’eternità; degnatevi benedire, santificare e consacrare questi
agnelli senza macchia, che in vostro onore noi abbiamo formato di cera vergine
e imbevuti dell’acqua santa, del balsamo e del sacro Crisma, onorando in essi
la vostra divina concezione che fu l’effetto della Virtù divina. Difendete
quelli che li porteranno su di loro dalle fiamme, dalla folgore, dalla
tempesta, da ogni avversità; liberate, per mezzo loro le madri che sono nei
dolori del parto, come voi avete assistito la vostra, quando vi dette alla
luce; e nella stessa guisa che avete salvato Susanna dalla falsa accusa, la
beata Vergine e Martire Tecla dal rogo e Pietro dai ceppi della prigionia,
degnatevi di liberarci dai pericoli di questo mondo e fate che noi meritiamo di
vivere con voi eternamente”.
Gli Agnus
Dei sono poi raccolti con rispetto per la distribuzione solenne che dovrà
farsene il sabato seguente. È facile scorgere il legame che c’è tra questa
cerimonia e la Pasqua: l’Agnello Pasquale vi è continuamente ricordato; allo
stesso tempo l’immersione degli agnelli di cera offre una allusione evidente
con l’amministrazione del Battesimo, che formò, durante tanti secoli, l’interesse
della Chiesa e dei fedeli in questa ottava solenne. Le preghiere che abbiamo
dato più sopra, abbreviandole un poco, non sono molto antiche; ma i riti che le
accompagnano mostrano sufficientemente l’allusione al Battesimo, anche se non
vi si trova espressa direttamente.
Gli Agnus
Dei, per il loro significato, per la benedizione del Sommo Pontefice e la
natura dei riti impiegati nella loro consacrazione, sono uno degli oggetti più
venerati dalla pietà cattolica. Da Roma vengono distribuiti in tutto il mondo;
e, molto spesso, la fede di coloro che li conservano con rispetto, è stata
ricompensata con dei prodigi.
Sotto il
Pontificato di san Pio V, il Tevere straripò in una maniera spaventosa,
minacciando di inondare parecchi quartieri della città un Agnus Dei fu gettato
nelle acque che si ritirarono subito.
Tutta la
città fu testimone di questo miracolo; esso, più tardi, venne discusso durante
il processo di beatificazione di questo grande Papa.
da: P.
GUÉRANGER, L’anno
liturgico. - II. Tempo
Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. ROBERTI, P. GRAZIANI e P.
SUFFIA, Alba, Edizioni Paoline, 1959, pp. 65-74.
Fonte: Unavoce-ve.it
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