giovedì 23 aprile 2015

“Protexísti me, Deus, a convéntu malignántium, allelúja: a multitúdine operántium iniquitátem” (Ps. 63, 3 – Intr.) - SANCTI GEORGII, MEGALOMARTYRIS, DRACONEM NECANTIS

Oggi non è un santo romano, ma un martire orientale, che, con la sua palma e la sua corona, viene a rendere più splendido il trionfo del Redentore resuscitato dai morti.
Il culto di san Giorgio ha l’Oriente per patria, ma fu importato a Roma durante il primo periodo bizantino.
La leggenda ha cinto dei suoi veli la storia del Megalomartire, che sarebbe appartenuto, si crede, alla città di Lydda (l’odierna Lod) o Diospolis di Palestina, nei pressi dell’attuale Aeroporto Internazionale di Tel Aviv Ben Gurion (già noto come Aeroporto di Lod), in cui, nel 303, egli avrebbe trovato la morte per aver lacerato gli editti di persecuzione contro i cristiani. Da quando Costantino vinse il pagano Licinio, san Giorgio fu soprattutto celebrato in Oriente come difensore armato della Chiesa, come il suo τροπαιοφόρος, tropaiophóros, vale a dire colui che porta il trofeo della vittoria riportata contro il nemico, come san Lorenzo e san Sebastiano a Roma. Non soltanto il culto di san Giorgio riempì quest’immensa regione che oggi ancora prende dal lui il suo nome, la Georgia, ma penetrò nelle liturgie etiopiche, copte, siriache e latine. In Europa, san Giorgio divenne uno dei santi più popolari nel Medioevo, e l’Inghilterra lo venera ancora come suo celeste patrono.
Il Geronimiano annuncia la passione di san Giorgio il 25 aprile ed i Copti celebrano la sua festa il 18. Ma il sinassario ed il typicon bizantini lo commemorano il 23. Questo è il giorno che san Giorgio è festeggiato a Roma da quando il papa Leone II (682-683) gli dedicò una basilica al Velabro su cui diremo (L. Duchesne, Le Liber Pontificalis, tomo I, Paris 1886, p. 360).
A Roma, sin dall’alto Medioevo, si elevarono delle chiese e degli altari in onore di san Giorgio, in Vaticano, presso il mausoleo di Augusto (cfr. Mariano Armellini, Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX, Tipografia Vaticana, Roma 18912, p. 325; Ch. Huelsen, Le Chiese di Roma nel medio evo, Firenze 1927, p. 254); appunto al Velabro (Mariano Armellini, op. cit., pp. 630-632; Ch. Huelsen, op. cit., pp. 255-256), ed altrove.
Quando, nel VI sec., Belisario restaurò le mura di Roma, piazzò sulla porta di San Sebastiano un’iscrizione con la quale la protezione di questo luogo era affidata ai martiri orientali Conone e Giorgio (Per grazia di Dio ai santi Conone e Giorgio):


Calco della pietra di volta della Porta di San Sebastiano, Roma

Tuttavia il santuario più famoso, in cui il popolo veniva più volentieri per implorare il patronato del Megalomartire e che poteva vantare un’importante reliquia del santo (il cranio), fu sempre, durante tutto il Medioevo, la basilica Sancti Georgii in Velabro; fu per questo che Gregorio II vi istituì la messa stazionale il giovedì di Quinquagesima. Le origini di questa basilica sembrano anteriori al V sec., poiché, in un’iscrizione del 482, si fa già menzione di un lector de Belabru. La sua dedicazione definitiva ai martiri soldati, Giorgio e Sebastiano, però, data soltanto ai tempi di Leone II (682-683) (Cfr. Mariano Armellini, op. cit., pp. 630-632; Ch. Huelsen, op. cit., pp. 255-256).
In questa chiesa si conserva la reliquia della testa di san Giorgio.
Proprio questa veneranda chiesa fu funestata da uno degli attentati mafiosi nel luglio 1993, che provocarono il crollo del porticato antistante l’edificio sacro. Esso però è stato ricostruito.
Una chiesa dedicata al nostro martire è stata edificata negli anni ‘60 del XX sec. nella zona Acilia sud.
La messa di oggi è quella dei Martiri nel tempo pasquale.
Il Sacramentario Leoniano contiene anch’esso la messa di san Giorgio con le collette ed il prefazio propri.
Durante il periodo bizantino, in cui, a Roma, le letture si succedevano in greco ed in latino, il passo del Vangelo, letto in questo giorno – simile a quello del 14 aprile – in cui Gesù si paragona ad una vigna e suo Padre è paragonato ad un agricoltore (in greco γεωργός, geôrgós), ricorda molto graziosamente il nome del martire eponimo della festa.
Fuori del tempo pasquale, la messa è dal Comune: In virtute, ma le collette sono proprie.
Nessuno stato, nessuna condizione è lontana da Dio e dal paradiso. Alla scuola della perfezione cristiana, si può passare dalla caserma al martirio, dal servizio delle armi agli onori degli altari, perché la virtù è indipendente dalle circostanze esterne della vita sociale. È santo, infatti, colui che serve Dio con perfezione nello stato dove la Provvidenza divina l’ha posto.

Pavel Ryzhenko, Egli ha scelto la Fede! ovvero Martirio di S. Giorgio, 2002

Paolo Veronese, Martirio di S. Giorgio, 1564 circa, Chiesa di San Giorgio in Braida, Verona


Pieter Pauwel Rubens, S. Giorgio ed il dragone, 1606-08, Museo del Prado, Madrid


Pieter Pauwel Rubens, Martirio di S. Giorgio, Musée des Beaux-Arts, Bordeaux


Marteen de Vos, Cristo trionfante sulla morte e sul peccato con i SS. Giorgio, Pietro, Paolo e Caterina d'Alessandria, 1590 circa


Mattia Preti, S. Giorgio a cavallo, 1658 circa, Chiesa conventuale di S. Giovanni, La Valletta, Malta

Mattia Preti, Martirio di S. Giorgio, Chiesa di S. Giorgio, Qormi, Malta

G. Pagliarini, Martirio di S. Giorgio, 1844, Duomo, Pirano

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