È il 10
novembre 461 allorché morì questo celebre Pontefice di cui il ricordo evoca le
grandi vittorie dell’ortodossia nei concili di Costantinopoli e di Calcedonia. È in questa data novembrina che il
Geronimiano annuncia: Romae depositio
sancti Leonis episcopi. Non diversamente dispone il calendario di san
Willibrordo (H.A. Wilson,
The Calendar of St Willibrord, Henry
Bradshaw Society (H.B.S.), London 1918, p. 13).
Tuttavia, poiché
questa data era consacrata, a Roma, ad un gruppo insigne di martiri sepolti
nella basilica di San Trifone, la festa del grande Pontefice passò in secondo
piano e fu trasferita all’11 aprile, giorno in cui per la prima volta fu deposto
nella tomba, sotto il portico esterno di San Pietro. In effetti, il Liber Pontificalis
data la deposizione del nostro Santo all’11 aprile (L. Duchesne, Le Liber Pontificalis, Coll. Bibliothèque des Ecoles Françaises d’Athènes et
de Rome, tomo 1, Paris 1886, p. 239). Il calendario di Mantova ed il martirologio di Vienne ritengono, a
loro volta, il 10 novembre e l’11 aprile.
Beda inserì la memoria di san Leone all’11
aprile nel suo martirologio.
Questa
data dové passare nei sacramentari franchi della fine dell’VIII sec. e, poi, a
partire dal IX sec., si diffuse attraverso la Francia, l’Inghilterra, i Paesi
germanici e l’Italia. Da quest’epoca la sua trova a Monte Cassino (E. A. Loew, Die ältesten Kaiendarien aus Monte Cassino,
Coll. Quellen und Untersuchungen zur lateinischen
Philologie des Mittelalters, München 1908., p. 19). Essa dové essere ricevuta in alcune chiese di Roma nell’XI sec., come
ne testimonia il calendario dell’Aventino ed il collettario di Sant’Anastasio.
Nel XII sec., la si trova nel sacramentario di San Trifone ed in quello che è
conservato all’Archivio di Santa Maria Maggiore. La Chiesa bizantina unisce la
memoria di Leone Magno a quella di Flaviano di Costantinopoli il 17 febbraio.
Il corpo di san Leone fu deposto nell’atrium di San Pietro: questo costituì un’innovazione, poiché nessuno dei
suoi predecessori riposava in Vaticano. Dal momento che era prevalso l’uso in
seguito di inumare i papi non soltanto nell’atrium, ma anche all’interno
della basilica vaticana, Sergio I decise di trasferire il corpo di san Leone in arce sancti Petri, non lontano dalla Confessione dell’Apostolo.
Questa traslazione ebbe luogo il 28 giugno 688, nella vigilia di san Pietro, e
Roma celebrò ormai in questo giorno la festa del grande Pontefice. La memoria del santo
Pontefice si presentava, dunque, una seconda volta - S. Leonis secundo – il 28 giugno,
anniversario, appunto, della traslazione del suo corpo all’interno della
basilica vaticana, assumendo il carattere di festa principale del nostro Santo.
Nel Vaticano, infatti, il martirologio
dell’XI sec. sostituisce la notizia dell’11 aprile a quella del 28 giugno, ma
non è seguito dal calendario dell’antifonario della fine del XII sec. A quest’epoca,
il calendario e l’Ordo del Laterano
accolgono la festa dell’11 aprile, mentre il messale resta fedele all’unica
memoria del 28 giugno (cfr. Pierre
Jounel, Le Culte des Saints dans les Basiliques
du Latran et du Vatican au douzième siècle, École Française de Rome, Palais
Farnèse, 1977, pp. 230-231).
In seguito, nei calendari moderni, la festa dell’11 aprile divenne
universale, ragion per cui il titolare della commemorazione del 28 giugno fu
poco a poco identificato con un altro Leone, il secondo con questo nome,
personaggio che aveva lasciato delle grandi tracce nella storia e di cui il pontificato
non durò che un anno appena.
Ecco la bella epigrafe che nel 688 Sergio I piazzò sulla tomba
del santo Pontefice:
HVIVS • APOSTOLICI • PRIMVM • EST • HIC
• CORPVS • HVMATVM
QVOD • EO • DECET • TVMVLO • DIGNVS •
IN • ARCE • PETRI
HINC • VATVM • PROCERVMQVE • COHORS •
QVOS • CERNIS • ADESSE
MEMBRA • SVB • EGREGIA • SVNT •
ADOPERTA • DOMO
SED • DVDVM • VT • PASTOR • MAGNVS •
LEO • SEPTA • GREGEMQVE
CHRISTICOLAM • SERVANS • LANITOR •
ARCIS • ERAT
COMMONET • E • TVMVLO • QVOD • GESSERAT
• IPSE • SVPERSTES
INSIDIANS • NE • LVPVS • VASTET • OVILE
• DEI
TESTANTVR • MISSI • PRO • RECTO •
DOGMATE • LIBRI
QVOS • PIA • CORDA • COLVNT • QVOS •
PRAVA • TVRBA • TIMET
RVGIIT • ET • PAVIDA • STVPVERVNT •
CORDA • FERARVM
PASTORISQVE • SVI • IVSSA • SEQVVNTVR •
OVES
HIC • TAMEN • EXTREMO • IACVIT • SVB •
MARMORE • TEMPLI
QVEM • IAM • PONTIFICVM • PLVRA •
SEPVLCHRA • CELANT
SERGIVS • ANTISTES • DIVINO • IMPVLSVS
• AMORE
NVNC • IN • FRONTE • SACRAE •
TRANSTVLIT • INDE • DOMVS
EXORNANS • RVTILVM • PRAETIOSO •
MARMORE • TYMBVM
IN • QVO • POSCENTES • MIRA • SVPERNA •
VIDENT
ET • QVIA • PRAEMICVIT • MIRIS •
VIRTVTIBVS • OLIM
VLTIMA • PONTIFIClS • GLORIA • MAIOR •
ERIT
SEDIT • IN • EPISCOPATV • ANNOS • XXI •
MENSEM • I
DIES • XIII • DEPOSITVS • EST • III •
ID... • (APRILES)
ITERVM • TRANSLATVS • HVC • A • BEATO •
PAPA
SERGIO • IIII • KAL • IVL • INDICTIONE
• I
Sino al presente, il
corpo di questo Papa non era sepolto
Nella basilica di
Pietro, in una tomba degna di lui.
Qui, dei Padri e dei
Pontefici erano già state raccolte
Le ossa perché
riposassero sotto il tetto di questa splendida dimora.
Leone, al contrario,
quale Pastore attento a custodire la casa ed il gregge
Cristiano, continuava a
servire come portiere alla basilica,
E, come durante la sua
vita, ha gridato dal sepolcro
Perché il lupo non
devastasse la casa di Dio.
Ne abbiamo per garanti i
libri pubblicati per la difesa del dogma ortodosso,
Che le anime religiose
venerano, mentre la truppa degli avversari li temono.
Sorge il leone e l’audacia
delle bestie feroci ne resta terrorizzata,
Mentre le pecore ubbidiscono,
docili, alla voce del loro Pastore.
Le sue ossa riposavano
un tempo vicino alla soglia del tempio.
Oggi, già quasi tutto
ricoperto dalle tombe dei Pontefici.
Il vescovo Sergio, mosso
dall’amor divino, ne trasla adesso le ossa nella navata maggiore della basilica
vaticana,
Ornando la tomba di un
marmo brillante.
Presso questo sepolcro,
coloro che pregano ottengono grazie numerose;
E poiché, durante la sua
vita, Leone fu illustre con le sue numerose virtù,
Così la gloria di questo
Pontefice crescerà senza sosta.
Egli sedé nell’episcopato
XXI anni, un mese e tredici giorni e fu deposto nella tomba l’11 aprile.
Di nuovo fu deposto qui
dal papa Sergio, il 28 giugno, nella Prima Indizione.
La
messa, quella anteriore al 1942, non offre nulla di speciale, ma trae le sue
diverse parti, qua e là, dal Comune dei Pontefici. Tuttavia la lettura
evangelica è quella della festa di san Pietro, cioè quella che era in uso a
Roma per l’anniversario dell’Ordinazione del Papa e che san Leone, in pari
circostanza, aveva commentato tante volte al popolo in natale ordinationis suae.
Non
bisogna dimenticare, a gloria di san Leone, che egli ebbe a svolgere la sua
attività pure nel campo liturgico. Il sacramentario chiamato Leoniano deve contenere diverse
composizioni del santo Dottore, a cui, inoltre, con buone ragioni, alcuni
liturgisti attribuiscono la redazione dei magnifici uffici dell’Avvento.
In
onore di questo grande Papa, che, sotto Attila e Genserico, aveva salvato Roma
dalla rovina, si elevarono nel Medioevo molte chiese ed oratori sul Celio (Mariano Armellini,
Le chiese di Roma dal
secolo IV al XIX, Tipografia Vaticana, Roma 18912, p. 515;
Ch. Huelsen, Le Chiese di Roma nel medio
evo, Firenze 1927,
pp. 297-298), sull’Esquilino (Mariano
Armellini, op. cit., p. 807) e presso il
Tevere, non lontano dalla Mole di Adriano. In Vaticano, in cui san Leone aveva
eretto un monastero in onore dei martiri Giovanni e Paolo (ibidem, p.
743) e, pare un altro dedicato a san Martino (ibidem, pp. 739-742), gli
fu dedicata una speciale cappella, menzionata nella vita di Leone III (ibidem,
p. 742). Ma il suo ricordo restò vivo anche nelle altre basiliche di Roma, dove
i grandi restauri, i mosaici, le absidi e le fontane ricordano continuamente il
suo nome.
Nella
basilica di San Paolo, soprattutto, il mosaico del grandioso arco trionfale
conserva ancora il nome di Leone Magno ed il museo epigrafico di questa abbazia
custodisce anche l’iscrizione dedicatoria dei grandi lavori intrapresi dal
Pontefice per il restauro di questo venerabile santuario (ibidem, pp.
930 ss.).
Nel
Quartiere Prenestino-Labicano nell’ottobre 1952 fu eretta la parrocchia di San
Leone I, che è anche titolo cardinalizio e che fu visitata da Giovanni Paolo II
nel 1989.
Un’altra
chiesetta dedicata al Santo odierna, costruita nel 1930, annessa oggi alla
parrocchia di Santa Maria Immacolata di Lourdes, sorge nel quartiere Aurelio,
in via Boccea.
Raffaello Sanzio, Incontro tra S. Leone Magno ed Attila, 1514, Stanza di Eliodoro, Palazzo Apostolico, Vaticano |
Alessandro Algardi, Incontro tra S. Leone Magno ed Attila, 1646-53, Basilica di S. Pietro, Vaticano |
Scuola di Lionello Spada, San Leone Magno Magno che benedice l'acqua, XVII sec., museo diocesano, Bologna |
Tomba di S. Leone Magno, Basilica di S. Pietro, Città del Vaticano, Roma |
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