Quest’apostolo dei tempi
moderni, al secolo Paolo Francesco Danei, potente in opere ed in parole, e che rinnovò nelle sue predicazioni i
prodigi dei primi anni della Chiesa, passò al Signore il 18 ottobre 1775 e fu
sepolto nel Titolo di Pammachio, in cui oggi si celebra la sua festa solenne.
Tuttavia, siccome il 18 ottobre è consacrato a san Luca, Pio IX decretò che la
memoria di san Paolo della Croce fosse celebrata in tutta la Chiesa alla data
del 28 aprile. Questo avvenne nel 1869, epoca in cui la tradizione liturgica
era poco studiata e, nella pratica, era negletta. Ed è così che la messa di san
Vitale, che è riportata da tutti gli antichi documenti e che appartiene davvero
al fondo liturgico tradizionale della Città eterna, scomparve e non si conservò
che la sua commemorazione.
Roma cristiana ha
dedicato al nostro Santo una chiesa nel 1983 nel suburbio Gianicolense. La
chiesa, dal 1985, è titolo cardinalizio (San Paolo della Croce a Corviale).
La messa di san Paolo,
considerata sotto l’aspetto della sua composizione, ha tutti i meriti e tutti i
difetti delle messe moderne. Il suo redattore non ha tenuto alcun conto del
carattere musicale e salmodico delle antifone e dei responsori dell’Introito,
dell’offertorio, ecc., tutte scelte che ignorava probabilmente.
Ha spigolato dunque
semplicemente nelle epistole di san Paolo e di san Pietro dei testi relativi a
Gesù Crocifisso e li ha disposti abilmente, come un mosaico, nella sua
composizione. È così che nel Graduale si va dalla Lettera ai fedeli di Galazia
a quella ai Corinzi e da questa alla secunda
Petri; nel Tratto, si va da Pietro ai Corinzi e poi agli Ebrei,
dimenticando totalmente che si tratta di parti liturgiche ritmiche e musicali
per loro natura. In compenso, la composizione respira l’amore ed eccita alla
devozione verso la Passione del Salvatore.
Il testo della prima
lettura è quasi identico a quello della messa di san Giustino e forse è più
adatto rispetto a quella. La congregazione religiosa fondata da san Paolo della
Croce non si dedica alle opere parrocchiali, alle scuole né agli istituti di
educazione, ma i suoi membri vanno di preferenza a predicare delle missioni
nelle campagne e nelle povere borgate, annunciando Gesù Crocifisso ai
peccatori. Bisogna notare che i Passionisti, oltre ai voti religiosi abituali,
emettono nella loro professione quello di propagare tra i fedeli la devozione
alla Passione del Salvatore.
La lettura del Vangelo è
presa dalla festa da san Marco. Come non commuoversi al ricordo di questo nuovo
apostolo del Crocifisso nel XVIII sec. che lo predicava tra le più dure
penitenze e viaggiava sempre a piedi nudi! Capitò talvolta che in piena foresta
i briganti loro stessi, inteneriti, stendessero i loro mantelli al passaggio di
san Paolo della Croce, affinché i suoi piedi non fossero feriti dalle spine.
Si racconta, infatti, che un giorno col fratello
andava in missione verso una località chiamata Montiano, quand’ecco, ad un
tratto alcuni briganti a cavallo passarono accanto a loro. Il padre Paolo li
salutò e parlò loro soavemente di Dio. Commossi i briganti invitarono i
missionari a salire sui loro cavalli, tanto più che i piedi di quei padri erano
insanguinati dagli sterpi che ostacolavano la via. Padre Paolo sorrise, ma non
accettò. Fu un lampo: scesi da cavallo, i due banditi stesero a terra i loro
mantelli, affinché i servi di Dio vi potessero passare sopra. Durante l’intera
missione, in fondo alla Chiesa, padre Paolo, mentre predicava, scorse i due
briganti e, terminata la missione, vennero a confessarsi, uno dopo l’altro, dal
Santo, rinunciando al loro mestiere criminoso, conducendo da allora
un’esemplare vita cristiana (Luigi-Teresa
di Gesù Agonizzante, S. Paolo della Croce, Roma 1952, cap. XXIX).
La vita attiva della Chiesa
proviene dalla sua vita di preghiera e di contemplazione; è un’illusione
perniciosa dunque credere che si possa illuminare gli altri se prima non bruci
in sé stessi la fiamma del santo amore. San Paolo della Croce e san Leonardo da
Porto-Maurizio furono in Italia i due più grandi restauratori della vita
apostolica nel XVIII sec.; l’uno e l’altro compresero che, per produrre degli
apostoli e dei missionari, il ritiro dalla vita, la solitudine, il
raccoglimento dello spirito, la rigida povertà, l’austera penitenza sono
necessari; così san Paolo istituì la Congregazione dei Passionisti lontano dai
rumori delle città e tra le rocce solitarie del Monte Argentario. Quanto a san
Leonardo, egli si fece il promotore, in seno alla famiglia serafica, di una riforma
particolare, adottata dai Conventi detti di ritiro, e che contribuì
grandemente a mantenere vivo nei Minori l’ideale francescano primitivo.
Autore anonimo, S. Paolo della Croce, XIX sec., Museo diocesano, Viterbo |
Ignazio Tosi, S. Paolo della Croce verga le regole dei Passionisti, XIX sec., Accademia Urbense, Ovada |
Pietro Maggi, S. Paolo della Croce in gloria, 1853, museo diocesano, Alessandria |
Autore anonimo, Predica di S. Paolo della Croce mentre un angelo gli suggerisce le parole, XIX sec., museo diocesano, Civitavecchia-Tarquinia |
Nessun commento:
Posta un commento