Negli ultimi giorni di
maggio ricorrono due feste vicine di santi legati alla cattolicità anglosassone.
Ieri abbiamo celebrato, in effetti, la memoria di san Beda il Venerabile. Oggi
quella del fondatore della Chiesa primaziale di Canterbury, divenuta – ahinoi –
dal XVI sec. occupata dagli scismatici anglicani, cioè laici vestiti da vescovi,
che non possono vantare – come appurò e dichiarò infallibilmente e
dogmaticamente papa Leone XIII con la Lettera Apostolica Apostolicae curae
del 13 settembre 1896 – alcuna valida successione e legittimità apostolica,
essendosi quella fonte – un tempo così ricca di santità (sulla cattedra di Canterbury, tanto per citare due nomi, sedettero sant'Anselmo e san Tommaso martire) – completamente prosciugata
e seccata. E la miglior riprova di tale prosciugamento è l’«ordinazione» (in
realtà invalida e vera e propria carnevalata), conferita nell’ambito di quella congregazione, alle donne.
La festa odierna fu
introdotta nel calendario da Leone XIII e, nell’intenzione di questo grande
Pontefice, era come un grido di immenso amore ed un tenero appello dalla Chiesa
Madre a questa gloriosa isola Britannica così feconda un tempo in santi. Sant’Agostino
era un monaco romano, e fu mandato in Inghilterra da san Gregorio Magno, con
quaranta dei suoi compagni, per convertire questo regno alla fede. Il successo
superò di molto le attese del Papa, perché Dio autenticò la predicazione di
Agostino con un così grande numero di miracoli che pareva si fosse tornati al
tempo degli Apostoli. Il re della Kent, Etelberto, accompagnato dai grandi
della sua corte, ricevé il battesimo dalle mani del Santo che, un giorno di
Natale, battezzò in un fiume migliaia di persone. A coloro che erano malati, le
onde battesimali donarono la salute dei corpi ed allo stesso tempo quella delle
anime. Su ordine di san Gregorio, Agostino fu consacrato primo vescovo degli
inglesi da Virgilio di Arles. Ritornato poi nel Gran Bretagna, consacrò altri
vescovi per altre sedi e stabilì la sua sede primaziale a Canterbury, dove
eresse anche un celebre monastero. Morì il 26 maggio 604 o 605 e ricevette
immediatamente il culto dei santi.
Come durante la sua vita
san Gregorio aveva condiviso la consolazione del suo discepolo Agostino all’epoca
della rigenerazione cristiana di tutto questo fiorente regno, dopo la sua morte
fu associato anche ai suoi meriti, ed è soprattutto dagli Inglesi che fu
proclamato l’Apostolo dell’Inghilterra; questo titolo onorifico si trova anche
nell’epigrafe tombale di san Gregorio:
AD • CHRISTVM • ANGLOS • CONVERTIT • PIETATE • MAGISTRA
ADQVIRENS • FIDEI • AGMINA • GENTE • NOVA
Gli Inglesi
attribuiscono anche la gloria della loro conversione al patriarca san Benedetto
la cui Regola fu introdotta presso loro da Agostino e dai suoi compagni. Ecco
come si esprime questo proposito sant’Adelmo: Hujus
(Benedicti) alumnorum numéro glomeramus ovantes … A quo iam nobis baptismi
gratia fluxit Atque Magistrorum (Agostino ed i 40 monaci) veneranda
caterva cucurrit.
La lettura evangelica,
nella festa di questo grande apostolo dell’Inghilterra, non può essere altra
che quella che si presenta al tempo della solennità dei primi compagni degli
apostoli: Marco, Luca, Tito, ecc. La predicazione di Agostino, come quella dei
primi Apostoli a cui Gesù, nel vangelo di questo giorno, ordina di fare dei
miracoli e di guarire i malati, fu autenticata dal Signore con numerosi
prodigi. La fama di questi giunse fino a san Gregorio a Roma e si ama vedere l’umilissimo
Pontefice, scrivendo al suo discepolo, esortarlo a conservare la virtù di
umiltà, malgrado la grandezza dei miracoli che operava (Registr. XI, Ep. 28, in
PL 77, col. 1138).
Significativa, nella
colletta sulle oblazioni di quest’oggi, la chiara allusione alla conversione,
tanto desiderata dalla Chiesa, dell’Inghilterra alla fede dei suoi padri ed all’invalidità
dell’eucaristia e delle ordinazioni presso gli Anglicani.
Non sapremmo separarci oggi
da sant’Agostino senza rievocare la scena suggestiva ed impressionante del suo
primo approdo in Inghilterra. Mentre i Barbari mettevano sottosopra l’Italia,
bruciavano le chiese e massacravano i vescovi, Gregorio Magno decise un colpo
audace. Mandò le sue pacifiche truppe conquistatrici nella lontana Bretagna, là
dove i Cesari stessi non avevano potuto stabilire mai solidamente le aquile
romane. Il gruppo salmodiante dei quaranta monaci missionari pose dunque,
coraggioso, il piede sul suolo inglese, e prendendo possesso nel nome della
Chiesa cattolica, si mise in ordine di processione. Il devoto corteo è
preceduto da una croce d’argento e da un’immagine del Divin Salvatore seguito
da Agostino e dai monaci che cantavano questa bella preghiera romana della
processione dei Robigalia: Deprecamur te, Domine,
in omni misericordia tua, ut auferatur furor tuus et ira tua a civitate ista et
de domo sancta tua, quia peccavimus tibi. Ci fu mai conquista più pacifica di quella?
Cappella dei SS. Gregorio Magno ed Agostino, Cattedrale cattolica di Westminster, Londra |
Non Angli sed Angeli si Christiani. S. Agostino istituisce i pueri cantores, Cappella dei SS. Gregorio Magno ed Agostino, Cattedrale cattolica di Westminster, Londra |
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