giovedì 28 maggio 2015

“Cæléstis doctrínæ prædicatióne plúrimis firmáta miráculis, ac vitæ exémplo sic insulános illos demúlsit, ut eórum plerósque ad christiánam fidem perdúxerit, ac demum regem ipsum, quem, cum innúmero suórum comitátu, sacro fonte lustrávit, summa cum lætítia Berthæ régiæ uxóris, quæ Christiána erat” (Lect. V – II Noct.) - SANCTI AUGUSTINI A DUROVERNUM CANTIACORUM, EPISCOPI ET CONFESSORIS



Negli ultimi giorni di maggio ricorrono due feste vicine di santi legati alla cattolicità anglosassone. Ieri abbiamo celebrato, in effetti, la memoria di san Beda il Venerabile. Oggi quella del fondatore della Chiesa primaziale di Canterbury, divenuta – ahinoi – dal XVI sec. occupata dagli scismatici anglicani, cioè laici vestiti da vescovi, che non possono vantare – come appurò e dichiarò infallibilmente e dogmaticamente papa Leone XIII con la Lettera Apostolica Apostolicae curae del 13 settembre 1896 – alcuna valida successione e legittimità apostolica, essendosi quella fonte – un tempo così ricca di santità (sulla cattedra di Canterbury, tanto per citare due nomi, sedettero sant'Anselmo e san Tommaso martire) – completamente prosciugata e seccata. E la miglior riprova di tale prosciugamento è l’«ordinazione» (in realtà invalida e vera e propria carnevalata), conferita nell’ambito di quella congregazione, alle donne.
La festa odierna fu introdotta nel calendario da Leone XIII e, nell’intenzione di questo grande Pontefice, era come un grido di immenso amore ed un tenero appello dalla Chiesa Madre a questa gloriosa isola Britannica così feconda un tempo in santi. Sant’Agostino era un monaco romano, e fu mandato in Inghilterra da san Gregorio Magno, con quaranta dei suoi compagni, per convertire questo regno alla fede. Il successo superò di molto le attese del Papa, perché Dio autenticò la predicazione di Agostino con un così grande numero di miracoli che pareva si fosse tornati al tempo degli Apostoli. Il re della Kent, Etelberto, accompagnato dai grandi della sua corte, ricevé il battesimo dalle mani del Santo che, un giorno di Natale, battezzò in un fiume migliaia di persone. A coloro che erano malati, le onde battesimali donarono la salute dei corpi ed allo stesso tempo quella delle anime. Su ordine di san Gregorio, Agostino fu consacrato primo vescovo degli inglesi da Virgilio di Arles. Ritornato poi nel Gran Bretagna, consacrò altri vescovi per altre sedi e stabilì la sua sede primaziale a Canterbury, dove eresse anche un celebre monastero. Morì il 26 maggio 604 o 605 e ricevette immediatamente il culto dei santi.
Come durante la sua vita san Gregorio aveva condiviso la consolazione del suo discepolo Agostino all’epoca della rigenerazione cristiana di tutto questo fiorente regno, dopo la sua morte fu associato anche ai suoi meriti, ed è soprattutto dagli Inglesi che fu proclamato l’Apostolo dell’Inghilterra; questo titolo onorifico si trova anche nell’epigrafe tombale di san Gregorio:

AD • CHRISTVM • ANGLOS • CONVERTIT • PIETATE • MAGISTRA
ADQVIRENS • FIDEI • AGMINA • GENTE • NOVA

Gli Inglesi attribuiscono anche la gloria della loro conversione al patriarca san Benedetto la cui Regola fu introdotta presso loro da Agostino e dai suoi compagni. Ecco come si esprime questo proposito sant’Adelmo: Hujus (Benedicti) alumnorum numéro glomeramus ovantes … A quo iam nobis baptismi gratia fluxit Atque Magistrorum (Agostino ed i 40 monaci) veneranda caterva cucurrit.
La lettura evangelica, nella festa di questo grande apostolo dell’Inghilterra, non può essere altra che quella che si presenta al tempo della solennità dei primi compagni degli apostoli: Marco, Luca, Tito, ecc. La predicazione di Agostino, come quella dei primi Apostoli a cui Gesù, nel vangelo di questo giorno, ordina di fare dei miracoli e di guarire i malati, fu autenticata dal Signore con numerosi prodigi. La fama di questi giunse fino a san Gregorio a Roma e si ama vedere l’umilissimo Pontefice, scrivendo al suo discepolo, esortarlo a conservare la virtù di umiltà, malgrado la grandezza dei miracoli che operava (Registr. XI, Ep. 28, in PL 77, col. 1138).
Significativa, nella colletta sulle oblazioni di quest’oggi, la chiara allusione alla conversione, tanto desiderata dalla Chiesa, dell’Inghilterra alla fede dei suoi padri ed all’invalidità dell’eucaristia e delle ordinazioni presso gli Anglicani.
Non sapremmo separarci oggi da sant’Agostino senza rievocare la scena suggestiva ed impressionante del suo primo approdo in Inghilterra. Mentre i Barbari mettevano sottosopra l’Italia, bruciavano le chiese e massacravano i vescovi, Gregorio Magno decise un colpo audace. Mandò le sue pacifiche truppe conquistatrici nella lontana Bretagna, là dove i Cesari stessi non avevano potuto stabilire mai solidamente le aquile romane. Il gruppo salmodiante dei quaranta monaci missionari pose dunque, coraggioso, il piede sul suolo inglese, e prendendo possesso nel nome della Chiesa cattolica, si mise in ordine di processione. Il devoto corteo è preceduto da una croce d’argento e da un’immagine del Divin Salvatore seguito da Agostino e dai monaci che cantavano questa bella preghiera romana della processione dei Robigalia: Deprecamur te, Domine, in omni misericordia tua, ut auferatur furor tuus et ira tua a civitate ista et de domo sancta tua, quia peccavimus tibi. Ci fu mai conquista più pacifica di quella?




Cappella dei SS. Gregorio Magno ed Agostino, Cattedrale cattolica di Westminster, Londra

Non Angli sed Angeli si Christiani. S. Agostino istituisce i pueri cantores, Cappella dei SS. Gregorio Magno ed Agostino, Cattedrale cattolica di Westminster, Londra 

  

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