Il santo Epifanio vescovo di Cipro raccontò che, al tempo del beato Atanasio il Grande, le cornacchie volavano attorno al tempio di Serapide urlando incessantemente: «Cras! Cras!». Presentatisi al beato Atanasio, i pagani gridarono: «Vecchio infame, dicci che cosa urlano le cornacchie!». Egli rispose: «Gridano cras cras, che, nella lingua italica, significa domani». E aggiunse: «Domani vedrete la gloria del Signore». Il giorno seguente fu annunciata la morte dell’imperatore Giuliano (Apophtegma Patrum, 161c-164a).
La festa di questo invincibile campione della consustanzialità del Logos non entrò nei Breviari romani che durante il basso Medioevo, e fu arricchita di lezioni proprie e del rito doppio soltanto ai tempi di san Pio V. Questo si spiega perfettamente. Il Calendario romano primitivo aveva un marcato carattere locale; gli antichi Padri orientali non ebbe mai una grande popolarità in terra latina, così che ancor oggi non si celebra alcun ufficio liturgico per un gran numero di queste antiche fiaccole di sapienza. San Gregorio di Nissa, san Dionigi d’Alessandria, sant’Epifanio, ecc., non hanno nel Breviario romano alcuna commemorazione. Tuttavia, sant’Atanasio ha dei meriti speciali per aver quasi diritto di cittadinanza nell’Urbe eterna, poiché, condannato dagli Ariani, deposto dalla suo sede e fuggitivo nel mondo intero che si era come messo d’accordo per coalizzarsi contro di lui, cercò un asilo sicuro a Roma, dove trovò, nella persona di papa Giulio, un vendicatore autorizzato dalla santità della sua causa. Fu lì, sull’Aventino, nel palazzo della nobile Marcella, di cui era ospite, che il vescovo esiliato descrisse per la prima volta ai Romani la vita meravigliosa di Antonio e di Pacomio in Egitto. Il primo seme di virtù monastiche, gettato da Atanasio sul monte Aventino, fu seguito rapidamente da un’abbondante fioritura di monaci e di monasteri, che, al dire di Girolamo, cambiò la spensierata capitale del mondo romano in una nuova Gerusalemme.
Conviene ricordare che
fu il papa Giulio, avendo cassato l’ingiusta deposizione di Atanasio, a
rendergli il suo trono patriarcale.
Socrate (Socrate Scolastico, Historia Ecclesiastica, lib. II, cap. 15, in
PG 67, col. 211A-212C) e Sozomeno, raccontando il fatto, l’attribuiscono
espressamente al primato del Papa su tutta la Chiesa: Οἶα δὲ τῆς πάντων κηδεμονίας αὐτῷ προσηκούσης διὰ τὴν ἀξίας τοῦ θρόνου, ἑκάστῳ τὴν ἰδίαν Ἐκκλησίαν ἀπέδωκε, cioè Poiché
a lui, a causa della dignità della sede, apparteneva la cura di tutti, restituì
all’uno ed all’altro (Atanasio di
Alessandria e Paolo di Costantinopoli) la loro propria Chiesa (Ermia
Sozomeno, Historia
Ecclesiastica,
lib. III, cap. 8, 2-3, ivi, col. 1051C-1052C).
Sotto Gregorio XIII, si
eresse a Roma, in onore di sant’Atanasio, una chiesa cui è annesso un Collegio
pontificio greco e dove, per questa ragione, gli uffici divini sono celebrati
in rito bizantino (Su questa chiesa, cfr. Mariano
Armellini, Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX,
Tipografia Vaticana, Roma 18912, p. 339).
In epoca più recente, nel
1961, nel quartiere Pietralata, è stata eretta la chiesa di Sant’Atanasio a
Via Tiburtina, divenuta titolo cardinalizio nel 1991.
La
messa è in parte del Comune dei Confessori, in parte quella dei Dottori, e fa
allusione alle persecuzioni ed ai bandi di cui Atanasio fu vittima ed alle
fughe che dové compiere. Proprio
la fuga fu lodata nel 357 d.C. dallo stesso grande fuggitivo del IV sec., cioè
il nostro Santo, grande difensore dell’ortodossia nicena, nell’opera Apologia De fuga sua (in PG 25, col. 643A-680A). In essa, giustificandosi
dinanzi agli ariani che l’accusavano di pavidità, dimostrò come la fuga, in
tempo di persecuzione, era un atto di grande perfezione, non solamente perché
era un precetto del Cristo (cfr. Mt. 10, 23-28), ma anche perché, non ponendo
fine alle sofferenze inerenti all’apostolato con una morte rapida, al contrario,
le prolungava, riservando il fedele a delle prove nuove e più dure.
Quando non può fare di
più, il mondo vorrebbe almeno ridurci al silenzio, affinché non predichiamo ai
popoli questa parola evangelica che è la condanna dei suoi principi. Ma anche
questo non c’è permesso, come dichiararono dinanzi al Sinedrio Pietro e
Giovanni: Non
enim possumus quæ vidimus et audivimus non loqui (At. 4, 20). Ecco
davvero lo strumento della nostra vittoria sul mondo: la fede. Tutta la terra
aveva cospirato contro Atanasio, e tuttavia, durante quasi un mezzo-secolo,
tenne testa ai suoi avversari; patriarca invisibile, perché sembrava ad
Alessandria e ne spariva senza che gli Ariani potessero arrivare ad
impossessarsi di lui, governò la sua Chiesa con tanta autorità che essere in
comunione con lui equivaleva allora ad essere cattolico, vale a dire fedele
alla consustanzialità del Verbo definito a Nicea.
Non sapremmo rinunciare
a riportare oggi, in onore di un così grande dottore, la sua energica proposta
sull’indipendenza della Chiesa nei confronti del potere laico:
Εἰ γὰρ ἐπισκόπων ἐστὶ κρίσις, τί κοινὸν ἔχει πρὸς ταύτην βασιλεύς; ... Πότε γὰρ ἐκ τοῦ αἰῶνος ἠκούσθη τοιαῦτα; πότε κρίσις Ἐκκλησίας παρὰ βασιλέως ἔσχε τὸ κῦρος, ἢ ὅλως ἐγνώσθη τοῦτο τὸ κρῖμα; πολλαὶ σύνοδοι πρὸ τούτου γεγόνασι; πολλὰ κρίματα τῆς Ἐκκλησίας γέγονεν, ἀλλ’ οὔτε οἱ πατέρες ἔπεισάν ποτε περὶ τούτων βασιλέα, οὔτε βασιλεὺς τὰ τῆς Ἐκκλησίας περιειργάσατο.
«Se si tratta di una decisione dei vescovi, in cosa ciò riguarda l’imperatore?
... Quando si è sentito parlare mai di una cosa simile? Quando mai un decreto
ecclesiastico ha ricevuto la sua autorità dall’imperatore od ottenuto da lui il
suo riconoscimento? Numerosi concili sono stati celebrati sino ad oggi; molti
decreti ecclesiastici sono stati emessi; ma mai i Padri hanno sollecitato tali
approvazioni dall’imperatore; mai questi si è immischiato negli affari ecclesiastici»
(Sant’Atanasio di
Alessandria, Historia Arianorum ad Monachos, nn. 52.3-52.4, in PG 25, col. 755B-756C).
Luca Signorelli, Trinità, Madonna col Bambino, con i SS. Michele, Gabriele, Agostino d'Ippona ed Atanasio, 1510, Galleria degli Uffizi, Firenze |
Ambito russo, S. Atanasio, XVII sec., collezione privata |
Bottega ravennate, S. Atanasio, XVII sec., museo diocesano, Ravenna |
Ambito russo, S. Atanasio, XVIII sec., museo diocesano, Como |
Domenichino, S. Atanasio, 1609-12, Cappella dei Santi Fondatori, Abbazia di Santa Maria, Grottaferrata |
Francesco Bartolozzi, S. Atanasio, XIX sec. |
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