Il nome di Fra Michele Ghislieri – Pio V – orna il frontespizio del Messale e del Breviario romani, perché è sotto la sua autorità che si concluse la revisione dei libri liturgici espressamente riservata alla Santa Sede dal Concilio di Trento. Oltre questi meriti nel campo della liturgia, santo Pio V ha la gloria di essere stato il Papa della riforma che, da due secoli, invocavano invano i Pontefici suoi predecessori, i concili, un gran numero di vescovi e di santi di quest’epoca così complessa chiamata comunemente Rinascimento.
San Pio V è il Papa, dunque, della riforma ecclesiastica; non nel senso che fosse il primo a volerla ed ad inaugurarla, poiché, quando salì sul trono di san Pietro, il Concilio di Trento era terminato già da qualche tempo. Ma fu il Papa della riforma in quanto, con la sua autorità e col suo esempio, mise definitivamente la Curia romana e l’episcopato tutto intero sulla via di questo risveglio salutare dello spirito ecclesiastico, molto più che parecchi dei suoi predecessori, i quali, pur desiderandolo con tutto il loro cuore, non avevano saputo sostenerlo, commettendo un errore di coraggio e di costanza.
Durante il suo breve pontificato (1566-1572) ordinò la disciplina ecclesiastica, compilò il Breviaro e il Messale e pubblicò il Catechismo secondo le disposizioni del Concilio Ecumenico di Trento. Rese obbligatoria la Summa Teologica di S. Tommaso nelle Università Cattoliche. A Lepanto ottenne la Vittoria dei Cristiani contro i Turchi (7.10.1571). Ordinò, a tal ricordo, la commemorazione di S. Maria della Vittoria il 7 ottobre, introdusse nelle litanie mariane l’appellativo “Auxilium Christianorum”, e dispose che le campane suonassero all’Ave Maria al mattino, mezzogiorno e sera. Proclamò dottori della Chiesa: S. Tommaso d’Aquino, S. Basilio Magno, S. Giovanni Crisostomo, S. Gregorio Nazianzeno, S. Atanasio.
Ci si stupisce che san Pio V, di famiglia modesta, e povero religioso dominicano, si sia potuto alzare così alto per il bene della Chiesa. Ma era un santo, e gli strumenti del suo potere erano la ricerca della sola gloria di Dio e la preghiera assidua. Grazie a questa soprattutto superò l’insolenza dei Turchi a Lepanto come abbiamo ricordato, e santificò il popolo affidato alle sue cure.
Il santo Pontefice uscì per l’ultima volta dal Vaticano il 21 aprile 1572, otto giorni prima della sua morte, e fu una scena ammirevole.
Sebbene malato, volle in questo giorno visitare per l’ultima volta le sette basiliche principali di Roma, nella speranza, diceva, di rivedere dopo poco i martiri nel cielo. Dalla basilica di San Paolo, percorse a piedi quasi tutta la lunga e cattiva strada che conduceva a San Sebastiano. Arrivato infine, all’estremo di forze, a San Giovanni, i suoi familiari lo supplicarono di salire in lettiga, o di rimandare il resto del pellegrinaggio all’indomani. Rispose in latino: Qui fecit totum, Ipse perficiat opus, e continuò la sua strada.
Giunse soltanto a sera al Vaticano, dove, essendosi riposato un po’, si fece leggere i sette salmi della penitenza ed il racconto della Passione del Signore, non avendo neppure più la forza di togliersi il suo camauro (vale a dire il berretto speciale del Papa, chiamata anche clementina o papalina) quando sentiva pronunciare il santo Nome di Gesù.
Il 28 aprile, provò a celebrare la messa ma non ci riuscì. Munito dei sacramenti, rese la sua santa anima a Dio la sera del 1° maggio, e le sue ultime parole furono un’invocazione liturgica del Breviario:
Quæsumus, Auctor omnium,
In hoc Paschali gaudio,
Ab omni mortis impetu
Tuum defende populum.
Sisto V trasportò il suo corpo in una cappella di Santa Maria Maggiore, dove lo si venera ancora oggi. Il rocchetto di cui è rivestito fu dato a Pio VII da Napoleone I.
Roma cristiana ha dedicato espressamente a questo papa una chiesa, nel quartiere Aurelio, inaugurata nel 1962. La chiesa è titolo cardinalizio dal 1973, San Pio V a Villa Carpegna.
La messa prima del 1942 è quella del Comune dei Confessori Pontefici, Státuit. Soltanto la prima colletta, troppo sensibilmente contrassegnata dalle preoccupazioni storiche, è propria.
Analogamente è per la messa dopo il ‘42, con la differenza che si tratta del Comune dei Sommi Pontefici, Si díligis me.
San Pio V aveva costume di ripetere questa bella orazione giaculatoria, baciando il suo crocifisso, nel mezzo delle sofferenze della malattia, che lo condusse alla tomba: Domine, adauge dolorem, dum adaugeas et patientiam.
Si dice nella relazione fatta dagli uditori della Rota in vista di procedere alla sua canonizzazione, che un testimone oculare e quattro testimoni auricolari riportarono il seguente fatto, oggi trasmessoci dai Bollandisti: un giorno, un ambasciatore del re di Polonia, sul punto di rientrare nel suo paese, incontrò san Pio V sulla piazza di San Pietro e gli chiese delle reliquie che gli aveva promesso. Il Papa scese allora dalla sua lettiga e, avendo raccolto un poco di terra, l’avvolse in un fazzoletto che dette al diplomatico. Questi, credendo ad una presa in giro, non disse niente, ma, tornato a casa, snodò il fazzoletto e lo vide tutto macchiato di sangue. Spaventato da questo prodigio, corse di nuovo dal Pontefice per raccontargli ciò che era capitato. San Pio V rispose: “Sappiamo bene che il suolo Vaticano è tutto inzuppato del sangue dei martiri, ed è per questo che abbiamo bandito da lì i giochi profani” (Cfr. Giovanni Antonio Gabuzio, Vita Beati Pii Quinti Papæ, lib. VI, Singulares Pii V virtutes enumeratæ, § 325, in Bollandisti, Acta Sanctorum, vol. XIV, Maji, t. I, Dies V, Parigi-Roma 1866, p. 699; nell’edizione di Antwerpen 1680, pp. 714-717, partic. p. 715). Nullam esse ibi vel minimam soli partem, quæ sacro martyrum sanguino non esset imbuta et consecrata, soleva dire san Pio V. Non basta risiedere a Roma, bisogna viverci con fede se si vuole apprezzarne tutta la bellezza sacra.
August Kraus, S. Pio V in venerazione del Crocifisso, 1926, collezione privata |
El Greco, S. Pio V, 1600-10, Collezione Moussalli, Roma |
Bartolomeo Passerotti, Ritratto di S. Pio V, collezione privata |
Scipione Pulzone, Ritratto di Pio V, Galleria Colonna, Roma |
Michele Parrasio, Cristo morto adorato da S. Pio V, 1572-75, Museo del Prado, Madrid |
Benedetto Luti, S. Pio V benedice in Piazza S. Pietro una reliquia del suolo di Roma prima di essere mandato al re di Polonia, 1710 circa, Palazzo Barberini, Galleria Nazionale di Arte, Roma |
Ambito piemontese, S. Pio V, 1711, museo diocesano, Mondovì |
M. G. B. Clemente, S. Pio V in preghiera, XVIII sec., museo diocesano, Casale Monferrato |
Ambito romagnolo, Visione di S. Pio V, XIX sec., museo diocesano, Rimini |
Armadio con le reliquie di S. Pio V, Museo della Basilica di S. Maria Maggiore, Roma |
Reliquie di S. Pio V, Armadio con le reliquie di S. Pio V, Museo della Basilica di S. Maria Maggiore, Roma |
Urna col corpo di S. Pio V, Cappella Sistina, Basilica di S. Maria Maggiore, Roma |
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