Questa
festa odierna, ahimè soppressa nel 1960, ricorda la dedicazione di uno dei più celebri
santuari longobardi, quello del santo Arcangelo sul monte Gargano, nei pressi
di Siponto, e le cui origini risalgono alla prima metà del VI sec.
Roma,
che, dai tempi di san Leone Magno, celebrava il natalis della basilica dell’Arcangelo al VI miglio
della via Salaria il 29 o il 30 settembre, s’astenne durante molti secoli dal
celebrare anche quella del santuario di Siponto, perché non la concerneva.
Tuttavia,
verso l’XI sec., la basilica della via Salaria, essendo già caduta in completo
oblio, i due anniversari furono attribuiti al monte Gargano; la festa dell’8
maggio fu dunque considerata come l’anniversario dell’apparizione di san
Michele su questa montagna e quella del 29 settembre fu quella della dedicazione
dell’oratorio primitivo eretto dal vescovo di Siponto nella grotta in cui l’Arcangelo
era apparso.
Nel
XII la festa si propagò qualche poco e penetrò nelle basiliche del Laterano e
del Vaticano. Essa si presenta sotto diversi titoli a seconda dei manoscritti.
Così si rileva come Sancti Michælis
archangeli in molti di
questi; come Apparitio sancti
Michælis in altri; come
Dedicatio sancti Michælis in uno così come in uno come Inventio sancti Michælis ed in un altro Revelatio sancti Michælis. Come precisa il martirologio di San
Pietro, si tratta della festa di san Michele al Monte Gargano nelle Puglie. Si
celebra, in effetti, questo giorno qui l’apparizione di cui san Michele avrebbe
onorato il Gargano alla fine del V sec. e la dedicazione della basilica eretta
in questo luogo.
Nella
Sabina, sul monte Tancia, si trovava un’altra grotta, antico tempio pagano,
che, verso il VII sec., fu dedicato – giusto un 8 maggio – a san Michele dai
Longobardi, ed ottenne anch’essa una grande celebrità (cfr. M. G. Mara, Michele, arcangelo, in (a cura di) Istituto Giovanni XXIII della Pontificia
Università Lateranense, Bibliotheca
Sanctorum, tomo 9, Roma 1968 (ora III rist. 1996), col. 421). La sua storia si
svolse parallelamente a quella del Gargano, salvo che il santuario sabino era
più antico, poiché, come vuole un’antica narrazione di Farfa, lo stesso papa
san Silvestro l’avrebbe consacrato. La sua dedicazione si festeggiava
ugualmente l’8 maggio, e questa ha senza dubbio contribuito a diffondere la
festa di questo giorno nella Sabina, nei paesi del reatino e nel Ducato romano,
vale a dire dovunque l’abbazia di Farfa, alla quale i duchi longobardi di
Spoleto donarono questo santuario, estese la sua influenza. Non pensiamo tuttavia che si sbagli
cercare in questa direzione l’origine della festa celebrata a Roma, poiché
Farfa era un’abbazia imperiale e, tuttavia, la Città dei Papi non doveva
aprirsi volentieri alla sua influenza. La festa non è potuta venire neanche dal
Nord, giacché è ignorata da tutti i calendari di Francia e di Germania. I
martirologi che derivano da Beda non ne fanno menzione, connettono il culto del
Monte Gargano al 29 settembre.
È dunque dall’Italia
meridionale che si diffuse la sua festa dell’8 maggio: «Quando si studiano le tracce, in Occidente, del culto di san
Michele, lo si vede iniziare al Monte Gargano, in un luogo fortemente ellenizzato,
ed è dal sud dell’Italia che risplende verso il Nord e specialmente verso la
Lombardia, per l’influenza di Ravenna», scrive H. Leclercq (in D.A.C.L.,
tomo 11, col. 905, riprendendo il libro di O. Rodjestinsky,
Le culte de saint Michel et le Moyen Age
latin, Paris 1912, traduzione nostra, ndr.). Dal IX sec., l’apparitio S. Michælis è incisa nel calendario di marmo di
Napoli. Essa appartiene anche al calendario di Benevento (Paléographie musicale, tomo XIV, pp. 450-451). Cfr., per riferimenti, Pierre Jounel, Le Culte des Saints dans les Basiliques du
Latran et du Vatican au douzième siècle, École Française de Rome, Palais
Farnèse, 1977, p. 237.
La
messa è la stessa del 29 settembre.
La
presenza dei santi Angeli nel tempio ed all’ora della preghiera deve ispirarci
un profondo rispetto per la maestà di Dio e per la santità degli spiriti beati;
perciò il Salmista diceva: In conspectu angelorum psallam tibi (Sal. 138 (137), 1). Questo rispetto deve
essere unito tuttavia ad un sentimento di grande fiducia, poiché, durante l’orazione,
mentre sulla nostra testa si apre il cielo ed il Paraclito, che dimora in noi,
c’apre le labbra per la preghiera, i santi Angeli si mettono ai nostri lati per
aiutare la nostra insufficienza, per trasportare al cielo i nostri voti e
portarci, in seguito, la grazia da parte di Dio. Ascendit precatio (oratio) – diceva sant’Agostino
– et descendit Dei miseratio (Pseudo Agostino, Sermo 47 de beato Tobiae).
Per questo, la Chiesa, al momento più solenne del divino Sacrificio, invoca l’aiuto
degli angeli, affinché presentino loro stessi, in nostro nome, l’offerta sull’altare
celeste, e ci riportino la pienezza delle benedizioni.
Quis ut Deus? Queste
parole sono un programma di umiltà; questa consiste essenzialmente difatti nel
riconoscere i diritti infiniti di Dio su noi, e l’obbligo in cui siamo, noi,
creature inutili, di dedicargli le nostre persone e ciò che c’appartiene. L’umiltà
è così giustizia e verità.
L’importanza delle funzioni di san Michele verso
la Chiesa è giustificata specialmente dalla sacra Scrittura, dove, nella lotta
contro il demonio, in ogni tempo, nella Sinagoga come nella Chiesa, è
rappresentato sempre come l’invincibile campione di Dio. Secondo ciò che
scriveva san Paolo ai Tessalonicesi (2 Tes. 2, 6-7), il mistero di iniquità che
si manifesterà impudentemente negli ultimi tempi del mondo avendo cominciato
già la sua opera di perversione, trova un ostacolo (katéchon, Κατέχων), che
gli impedisce di spiegare tutto il suo potere malefico anche oggi; e ciò, fino
al giorno della lotta finale permessa da Dio all’anticristo. Come spiegano numerosi
esegeti, questo ostacolo è san Michele. La devozione verso l’arcangelo
vincitore di Satana offre qualche cosa di più della devozione agli altri santi.
Questi possono intercedere per noi vicino a Dio e possono ricoprire il ruolo di
avvocato, mentre san Michele è costituito anche da Dio protettore e difensore
della Chiesa. Ciò si spiega perché appartiene non semplicemente all’agiografia,
ma alla stessa teologia cristologica, e dopo le funzioni del Padre putativo di
Gesù, non esistono sulla terra di più importanti né di più sublimi di quelle
sono affidate a san Michele.
Giuseppe Cesari, S. Michele scaccia gli angeli ribelli, 1592-93, Glasgow Museums, Glasgow |
Domenico Cresti (detto Il Passignano), Apparizione dell’arcangelo
Michele sul Monte Gargano, 1602, Badia, Passignano
|
Sebastián López de Arteaga, Apparizione di S. Michele sul Gargano, 1650, Denver Art Museum, Denver |
Cesare Nebbia, Apparizione di S. Michele arcangelo sul Gargano, XVI sec., Galleria delle Carte Goegrafiche, Vaticano |
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