Delle
due prossime sante arabo-cristiane, originarie che saranno canonizzate domani
nella domenica nell’Ottava dell’Ascensione, abbiamo già avuto modo di parlare
in passate occasioni (v. qui e qui) e la cui santità ha ancora oggi molto da dirci .... soprattutto riguardo alla testimonianza di martirio data da tanti cristiani nelle terre del sedicente califfato (v. da ultimo qui).
Oggi,
memoria di S. Giovanni Nepomuceno, presbitero e martire, rilanciamo questo
contributo tratto da Tempi.
Jan Brokoff, Statua di S. Giovanni Nepomuceno, 1683, Ponte Carlo, Praga |
Luogo del parapetto da cui fu martirizzato S. Giovanni Nepomuceno, Ponte Carlo, Praga |
Lorenzo
Mattielli, Martirio di S. Giovanni Nepomuceno con |
Giuseppe Maria Crespi, Sacramento della confessione ovvero la regina di Boemia si confessa da S. Giovanni Nepomuceno, 1742, Pinacoteca, Torino |
Ignaz Stern, S. Giovanni Nepomuceno, collezione privata |
Pompeo Batoni, S. Giovanni Nepomuceno dinanzi alla Vergine col Bambino, 1743 circa, Pinacoteca vaticana, Città del Vaticano, Roma |
«La santità parla arabo». Domenica saranno canonizzate
Marie e Mariam, «speranza per la Terra Santa»
di Leone Grotti
Mariam venne perseguitata perché cristiana. Quando un
musulmano le ordinò di convertirsi all’islam, rispose: «Musulmana io? Mai! Sono
figlia della Chiesa cattolica». Lui la sgozzò ma lei non morì
Domenica 17 maggio, a
Roma, papa Francesco canonizzerà due sante provenienti dalla Palestina: la
beata madre Marie Alphonsine e la beata Mariam Baouardy. Si tratta delle prime
due persone di questa terra araba martoriata a diventare sante nell’era
moderna. Il patriarca latino di Gerusalemme, Fouad Twal, ha commentato
entusiasta: «Mariam e Marie dimostrano che in questa terra straziata dalla
violenza la santità è possibile. È come se, con il loro esempio, ci dicessero:
sì, la Terra Santa può essere feconda e può dare frutti di santità».
DONNE ARABE. Entrambe sono vissute nella metà dell’Ottocento.
Madre Marie Alphonsine è nata a Gerusalemme il 4 ottobre 1843. A 17 anni
vestì l’abito delle suore di San Giuseppe ma a Betlemme le apparve la Madonna e
le chiese di fondare una congregazione locale, con il nome di Suore del
Rosario, riservata a donne arabe. La Congregazione, nata nel 1880, esiste
ancora. La beata ha speso la sua vita per i poveri e per l’educazione.
RIFIUTO DELLE NOZZE. Mariam Baouardy è nata in un piccolo villaggio
vicino a Nazaret il 5 gennaio 1846 e a 19 anni è entrata nel Carmelo di Pau,
sui Pirenei francesi. Rimasta orfana, venne adottata da uno zio, che la portò
con sé ad Alessandria d’Egitto, dove cercò di maritarla a 13 anni secondo l’usanza.
Ma lei si ribellò e dopo aver litigato con un sacerdote e un vescovo,
venne rinchiusa in casa dagli zii come una schiava, per punirla del suo
rifiuto. Per cercare aiuto dal fratello, che viveva ancora in Palestina, si
recò da un musulmano che sapeva in procinto di partire per Nazaret per
consegnargli una lettera.
«MUSULMANA IO? MAI». Questo, dopo aver sentito il suo racconto, si
irritò e le ordinò di convertirsi all’islam. Lei rispose: «Musulmana io? Mai!
Sono figlia della Chiesa cattolica e spero di restare tale per tutta la vita».
Innervosito dalla risposta, l’uomo le tagliò la gola con una scimitarra. Credendola
morta, Mariam fu avvolta in un lenzuolo e depositata in un’oscura stradina.
Cosa accadde poi, lo rivelò molti anni dopo lei stessa: come in un sogno le
sembrò di essere in Paradiso, dove rivide i suoi genitori e dove una voce le
disse: «Il tuo libro non è ancora tutto scritto».
«UN DIO CI DEVE
ESSERE». Risvegliatasi,
si era trovata in una grotta assistita e curata da una giovane donna, che come
una suora portava un velo azzurro. Dopo circa quattro settimane, quella donna l’aveva
condotta alla chiesa dei Francescani lasciandola lì. Maria Baouardy raccontò
sempre che per lei era la Vergine che l’aveva curata e mostrava la lunga
cicatrice che le attraversava il collo. In effetti, 16 anni dopo, un celebre
medico non credente che l’aveva visitata, constatò che le mancavano alcuni
anelli della trachea, e disse: «Un Dio ci deve essere, perché nessuno al mondo,
senza un miracolo, potrebbe vivere dopo una simile ferita». Mariam tornò poi in
Palestina, dove fondò il Carmelo di Betlemme, prima di morire a 32 anni.
«SANTITÀ PARLA ARABO». Uno dei miracoli attribuiti alla beata Mariam dopo la morte è la guarigione di un bambino di Siracusa. «Questo dimostra che le nuove sante intercedono non solo per la Terra Santa, ma per tutta la Chiesa», commenta a Aid to the Church in Need William Shomali, vescovo ausiliario responsabile per i territori palestinesi. «Queste due sante danno speranza a tutti i cristiani della Terra Santa. Soprattutto migliorano l’immagine del nostro popolo, mostrando che possiamo produrre anche santi, non solo terroristi». «La santità – conclude – parla arabo, sono arabe, ma sono sante per tutti. Andremo a Roma per celebrare ma anche per pregare perché si ricordino di noi, e lo faranno».
«SANTITÀ PARLA ARABO». Uno dei miracoli attribuiti alla beata Mariam dopo la morte è la guarigione di un bambino di Siracusa. «Questo dimostra che le nuove sante intercedono non solo per la Terra Santa, ma per tutta la Chiesa», commenta a Aid to the Church in Need William Shomali, vescovo ausiliario responsabile per i territori palestinesi. «Queste due sante danno speranza a tutti i cristiani della Terra Santa. Soprattutto migliorano l’immagine del nostro popolo, mostrando che possiamo produrre anche santi, non solo terroristi». «La santità – conclude – parla arabo, sono arabe, ma sono sante per tutti. Andremo a Roma per celebrare ma anche per pregare perché si ricordino di noi, e lo faranno».
Fonte: Tempi, 15.5.2015
Nessun commento:
Posta un commento