Questo
gigante dell’episcopato orientale, faro dell’ortodossia, patriarca e
legislatore della vita monastica, morì il 1° gennaio 379 (?). È il natale di Basilio. I calendari bizantini,
siriaci e copti, seguiti da quello di Napoli, annunciano la festa di san
Basilio, appunto, al 1° gennaio con quella della Circoncisione. Ma siccome
questo giorno era destinato già all’ufficio dell’ottava del Signore, la festa
di san Basilio fu rinviata a questa data che si crede, ma senza seria ragione,
essere l’anniversario della sua consacrazione episcopale.
Il nostro
Santo era rappresentato sin dal VII sec. negli affreschi di Santa Maria Antiqua al Foro, ma bisognò attendere l’XI
sec. per vedere apparire la sua memoria liturgica a Roma sotto la doppia
influenza dell’Oriente e dei suoi monaci. Si sa, in effetti, che san Basilio è
considerato come il padre del monachesimo tanto occidentale quanto orientale,
così come nel testimonia la Regola di san Benedetto (Sancti Benedicti, Regula
monachorum, 73, a cura di Ph. Schmitz, Gembloux 1946, p. 100. San
Benedetto si riferisce alla régula
sancti Patris nostri Basilii, che è il solo tra i Padri ad essere citato
nella Regola benedettina). Conviene rilevare che, nella loro diversità, le
fonti romane dell’XI e del XII sec. sono unanimi a ritenere, per la sua festa,
la data orientale del 1° gennaio e non quella del 14 giugno che è indicata dai
martirologi di Adone e di Usuardo. A San Pietro, i due responsori del III
Notturno del Mattutino erano di san Basilio: questo suggerisce che si leggeva
la Vita del santo, forse la Vita sancti Basilii episcopi di cui il passionario dei Santi
Giovanni e Paolo offre il testo (cfr. Pierre Jounel, Le Culte des Saints dans les
Basiliques du Latran et du Vatican au douzième siècle, École Française de
Rome, Palais Farnèse, 1977, pp. 210-211).
Parlare
brevemente dei meriti di Basilio è difficile ed al di sopra le nostre forze.
Colui che parla dunque, e meglio di noi, sant’Efrem, fece il suo elogio quando
il grande vescovo viveva ancora.
L’eremita
di Edessa ricevette, in una visione, l’ordine del Signore di andare a Cesarea a
trovare Basilio, da cui poi ricevette il diaconato: Ecce in domo mea vas splendidum est ac magnificum, quod tibi suppeditabit
cibum. Egli si mette dunque sulla strada, parte da Edessa di Siria e
va a Cesarea, dove trova Basilio che predica in chiesa, con lo Spirito Santo
sotto forma di una colomba sulla sua spalla. Ecco come Efrem ci descrive
l’impressione che ne provò: Vidi in
Sanctis Sanctorum Vas Electionis, coram armento ovium præclare extensum,
verbisque maiestate plenis exornatum atque distinctum, omniumque oculos in
illud defixos. Vidi templum ab eo spiritu vegetatum, eiusque in viduas ac
orphanos potissimum commiserationes. Vidi ... ipsum Pastorem pennis Spiritus
sursum pro nobis preces tollentem, filumque orationis deducentem. Vidi ab ipso ecclesiam ornatam et
dilectam aptissime compositam. Prospexi ab ipso manare doctrinam Pauli, legem
Evangeliorum, et timorem Mysteriorum (in Act. SS. Iun., III, pp. 381-382).
La storia
del primato pontificio trova in Basilio uno dei suoi difensori più convinti.
Quando, a causa degli abusi di potere degli Ariani, tutte le Chiese d’Oriente
erano sconvolte, il Santo giudicò che l’unico rimedio fosse l’intervento del
Papa, ed egli scrisse a questo scopo al grande sant’Atanasio: Visum est autem mihi consentaneum ut scribatur episcopo Romæ, ut quæ hic
geruntur consideret et sententiam suam exponat. Et quoniam difficile est ut
communi ac synodico decreta aliqui illinc mittantur, ipse sua auctoritate in
ista causa usus, viros eligat ... omnia secum habentes necessaria, ad ea
rescindenda, quæ Arimini per vim et violentiam gesta sunt (ibidem, p. 340).
È anche in questo senso che Basilio scrisse a Damaso, descrivendogli lo
stato miserabile dell’Oriente: Universusquidem
prope modum Oriens, Pater colendissime, hoc est quidquid ab Illyrico ad Ægyptum
usque protenditur, vehementi tempestate et fluctuum exagitatione percellitur
... Horum carte malorum remedium esse unicum arbitramur, miserationis tuæ
visitationem sollicitudinemque (ibidem,
pp. 342-343).
Non meno
del monachesimo orientale, il monachesimo benedettino considera santo Basilio
come il suo patriarca ed il suo legislatore. Difatti, san Benedetto, in
numerosi passaggi della sua Regola, dipende dal santo vescovo di Cesarea, alla
Regola del quale rinvia direttamente i suoi discepoli avidi di un cibo
spirituale più forte. Nell’Alto Medioevo, numerosi monasteri dell’Europa
seguivano simultaneamente le Regole di san Basilio e di san Benedetto; ed in
Italia soprattutto, i monasteri greci, governati conformemente ai canoni
monastici basiliani, si mantennero numerosi e fiorenti fino al XVII sec.
Sotto
l’influenza di questi elementi, il culto liturgico di san Basilio si diffuse
relativamente, e noi troviamo fin nella Città eterna un antico monastero che
porta il suo nome. San Basilio in
scala mortuorum, vicino al Foro di Nerva, fu un tempo una delle principali
abbazie romane e ne è riprova un documento, una bolla, di Agapito II nel 955
diretta all’abbate di San Salvatore in
Capite nella quale si nomina
questa chiesa di San Basilio col suo annesso monastero (Mariano Armellini, Le chiese di Roma dal secolo IV al
XIX, Tipografia Vatican, Roma 18912, p. 146; Ch. Huelsen, Le Chiese di Roma nel medio evo,
Firenze 1927, pp. 208-209). La sua distruzione è tutta recente.
A san
Basilio era dedicata ugualmente la chiesa monastica di Santa Maria
all’Aventino, eretta da Alberico nella sua propria dimora, dal tempo di
sant’Odone. Lì, Ildebrando, futuro Gregorio VII, professò la vita monastica
sotto la Regola del patriarca di Montecassino (Mariano Armellini, op. cit., pp. 587-588).
Esiste
ancora a Roma una terza piccola chiesa dedicata a san Basilio detta “agli Orti
sallustiani”. Si trova non lontano dal titulus
Susannæ e, nel XV sec., si
aprì lì un collegio di monaci basiliani italo-greci di Grottaferrata, poi
restaurato nel sec. XVII (ibidem, pp. 271-272). Illustre
allievo del collegio fu il celebre cardinale Basilio Bessarione, creato
cardinale da papa Eugenio IV nel 1439 (ibidem, p. 272).
Una chiesa
più recente, dedicata al nostro santo, fu eretta nel 1963 nell’omonimo
quartiere romano.
Nella
basilica vaticana si trova un altare dedicato a san Basilio, ed il quadro che
lo sormonta rappresenta il Santo che celebra i divini misteri con tanta
devozione e maestà, che l’imperatore ariano Valente, entrando nella chiesa il
giorno dell’Epifania del 372 - narra san Gregorio di Nazianzio – ed
assistendo alla sacra ufficiatura presieduta da san Basilio, si sentì mancare,
cadendo quasi svenuto, di fronte alla solennità ed alla suggestione di questi
riti. Racconta il Nazianzeno che l’imperatore, al suo ingresso in chiesa, «fu
colpito dal canto dei salmi che risuonò al suo orecchio come un tuono e rimase
sbalordito dalla moltitudine del popolo fedele […]. L’ordine e la bellezza del
santuario e del suo recinto risplendevano ai suoi occhi con una maestà più
angelica che umana. Ciò che lo colpì più di tutto fu Basilio, che presiedeva
davanti al suo popolo, in posizione eretta […], con il corpo, gli occhi e la
mente raccolti come se nulla di nuovo fosse accaduto, ma fissi su Dio e
sull’altare […] A quello spettacolo davvero impareggiabile, l’imperatore, vinto
dall’umana debolezza, ebbe la vista oscurata, fu colpito da vertigine, e la sua
anima fu presa dallo sbigottimento e dal terrore» (San Gregorio di Nazianzio, Funebris oratio in laudem Basilii
Magni Cæsaræ in Cappadocia episcopi, Oratio
XLIII, cap. 52, in PG 36, coll. 561C-564A). L’episodio fu evocato, tra gli
altri, anche da Pio XI nella Const. Ap. Divini
Cultus del 20 dicembre 1928,
per il quale «l’imperatore
Valente, ariano, rimase quasi tramortito davanti alla maestà dei divini misteri
celebrati da San Basilio» (in Acta
Apostolicæ Sedis, vol. XXI [1929], p. 34). Su questo quadro della Basilica
Vaticana, cfr. Marco Agostini, Chi ama Dio diventa bello. La
«Messa di san Basilio» di Pierre Subleyras nella storia artistica della
basilica di San Pietro, in L’Osservatore
Romano, 12 luglio 2013, p. 4.
L’ufficio
di san Basilio fu inserito nel Calendario romano alla fine del Medioevo.
La lettura
evangelica è quella del Comune dei Martiri Pontefici, come il 24 gennaio, con,
in più, i versetti 34-35, che terminano in san Luca lo stesso capitolo 14 e si
riferiscono alle funzioni del Dottore. A questo passaggio, dove il Salvatore
parla della rinuncia generosa, fatta dai suoi discepoli, a tutte le cose del
mondo, si riferisce una pagina magnifica delle Regole di san Basilio, inserita
oggi nel Breviario, al III Notturno; il santo Dottore spiega la spoliazione ed
il distacco che esigono la vocazione monastica. Monaco significa servitore di
Dio: era difatti questo il titolo che si dava anticamente al monaco: Servus Dei, e quando san Gregorio si fece monaco, prese per umiltà il nome
di Servus servorum Dei,
vale a dire servitore di tutti i monaci, l’ultimo del monastero. Il monaco è
colui dunque che, avendo dato a Dio omne
quod habet, omne quod facit, omne quod est, tale spirito, non ha più niente
di proprio, né beni, né corpo, né volontà; ma rimane sulla terra finché Dio lo
lascia per la sua propria gloria, senza appartenere oramai al mondo.
Una
celebre risposta di san Basilio, tramandataci da Gregorio di Nissa, è quella
che diede al prefetto ariano Domizio Modesto; questi, abituato alla servilità
dei vescovi cortigiani eretici, aveva fatto osservare al Santo che nessuno gli
aveva, fino ad allora, adoperato un linguaggio così fermo, ardito e fiero. «Neque
enim, ait Basilius, foriasse
in episcopum incidisti»; Forse,
rispose Basilio, finora non ti
sei mai imbattuto in un vescovo! (San Gregorio
di Nazianzio, op. cit., cap. 50, in PG 36, coll.
559D-562A. Cfr. Alban Butler, Vite dei padri, dei martiri e degli
altri principali santi tratte dagli atti originali e da più autentici documenti
con note istoriche e critiche, tomo VIII, Giugno,
Venezia 1824, pp. 215-216. Sull’incontro tra Basilio e Modesto, v. anche Teodoreto, Ecclesiasticæ Historiæ libri
quinque, lib. IV, c. 16, in PG 82, coll. 1159B-1164A; Rufino
di Aquileia, Historiæ
Ecclesiasticæ libri duo, lib. II, c. 9, in PL 21, coll. 517C-521A).
Teofane Il Greco, S. Basilio, 1405, cattedrale dell’Annunciazione, Cremlino, Mosca |
Luca Cambiaso, SS. Luca, Basilio in trono, Antonio abate ed Agostino ed il committente Antonio Doria, XVI sec., Musei di Strada Nuova, Genova |
Domenichino, S. Basilio, 1608-10, Cappella dei SS. Fondatori - Cappella di S. Nilo, Grottaferrata |
Francisco de Herrera il Vecchio, S. Basilio Magno detta la sua regola, 1639 circa, Musée du Louvre, Parigi |
Pieter Pauwel Rubens, S. Basilio, XVII sec., Schloss Friedenstein museum, Gotha |
Antonio Cifrondi, S. Basilio, 1705, museo diocesano, Bergamo |
K. A. Moldavsky, S. Basilio, 1843-54, Cattedrale di S. Isacco, San Pietroburgo |
Luigi Morgari, S. Basilio, 1910-13, museo diocesano, Bergamo |
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