domenica 14 giugno 2015

“Abstinéntia et continéntia fuit admirábili; una túnica conténtus erat: in jejúnio servándo diligentíssimus, in oratióne assíduus, in qua sæpe totam noctem consumébat. Virginitátem perpétuo cóluit” (Lect. VI – II Noct.) - SANCTI BASILII MAGNI, EPISCOPI CÆSAREÆ CAPPADOCIÆ, CONFESSORIS ET ECCLESIÆ DOCTORIS

Questo gigante dell’episcopato orientale, faro dell’ortodossia, patriarca e legislatore della vita monastica, morì il 1° gennaio 379 (?). È il natale di Basilio. I calendari bizantini, siriaci e copti, seguiti da quello di Napoli, annunciano la festa di san Basilio, appunto, al 1° gennaio con quella della Circoncisione. Ma siccome questo giorno era destinato già all’ufficio dell’ottava del Signore, la festa di san Basilio fu rinviata a questa data che si crede, ma senza seria ragione, essere l’anniversario della sua consacrazione episcopale.
Il nostro Santo era rappresentato sin dal VII sec. negli affreschi di Santa Maria Antiqua al Foro, ma bisognò attendere l’XI sec. per vedere apparire la sua memoria liturgica a Roma sotto la doppia influenza dell’Oriente e dei suoi monaci. Si sa, in effetti, che san Basilio è considerato come il padre del monachesimo tanto occidentale quanto orientale, così come nel testimonia la Regola di san Benedetto (Sancti Benedicti, Regula monachorum, 73, a cura di Ph. Schmitz, Gembloux 1946, p. 100. San Benedetto si riferisce alla régula sancti Patris nostri Basilii, che è il solo tra i Padri ad essere citato nella Regola benedettina). Conviene rilevare che, nella loro diversità, le fonti romane dell’XI e del XII sec. sono unanimi a ritenere, per la sua festa, la data orientale del 1° gennaio e non quella del 14 giugno che è indicata dai martirologi di Adone e di Usuardo. A San Pietro, i due responsori del III Notturno del Mattutino erano di san Basilio: questo suggerisce che si leggeva la Vita del santo, forse la Vita sancti Basilii episcopi di cui il passionario dei Santi Giovanni e Paolo offre il testo (cfr. Pierre Jounel, Le Culte des Saints dans les Basiliques du Latran et du Vatican au douzième siècle, École Française de Rome, Palais Farnèse, 1977, pp. 210-211).
Parlare brevemente dei meriti di Basilio è difficile ed al di sopra le nostre forze. Colui che parla dunque, e meglio di noi, sant’Efrem, fece il suo elogio quando il grande vescovo viveva ancora.
L’eremita di Edessa ricevette, in una visione, l’ordine del Signore di andare a Cesarea a trovare Basilio, da cui poi ricevette il diaconato: Ecce in domo mea vas splendidum est ac magnificum, quod tibi suppeditabit cibum. Egli si mette dunque sulla strada, parte da Edessa di Siria e va a Cesarea, dove trova Basilio che predica in chiesa, con lo Spirito Santo sotto forma di una colomba sulla sua spalla. Ecco come Efrem ci descrive l’impressione che ne provò: Vidi in Sanctis Sanctorum Vas Electionis, coram armento ovium præclare extensum, verbisque maiestate plenis exornatum atque distinctum, omniumque oculos in illud defixos. Vidi templum ab eo spiritu vegetatum, eiusque in viduas ac orphanos potissimum commiserationes. Vidi ... ipsum Pastorem pennis Spiritus sursum pro nobis preces tollentem, filumque orationis deducentem. Vidi ab ipso ecclesiam ornatam et dilectam aptissime compositam. Prospexi ab ipso manare doctrinam Pauli, legem Evangeliorum, et timorem Mysteriorum (in Act. SS. Iun., III, pp. 381-382).
La storia del primato pontificio trova in Basilio uno dei suoi difensori più convinti. Quando, a causa degli abusi di potere degli Ariani, tutte le Chiese d’Oriente erano sconvolte, il Santo giudicò che l’unico rimedio fosse l’intervento del Papa, ed egli scrisse a questo scopo al grande sant’Atanasio: Visum est autem mihi consentaneum ut scribatur episcopo Romæ, ut quæ hic geruntur consideret et sententiam suam exponat. Et quoniam difficile est ut communi ac synodico decreta aliqui illinc mittantur, ipse sua auctoritate in ista causa usus, viros eligat ... omnia secum habentes necessaria, ad ea rescindenda, quæ Arimini per vim et violentiam gesta sunt (ibidem, p. 340).
È anche in questo senso che Basilio scrisse a Damaso, descrivendogli lo stato miserabile dell’Oriente: Universusquidem prope modum Oriens, Pater colendissime, hoc est quidquid ab Illyrico ad Ægyptum usque protenditur, vehementi tempestate et fluctuum exagitatione percellitur ... Horum carte malorum remedium esse unicum arbitramur, miserationis tuæ visitationem sollicitudinemque (ibidem, pp. 342-343).
Non meno del monachesimo orientale, il monachesimo benedettino considera santo Basilio come il suo patriarca ed il suo legislatore. Difatti, san Benedetto, in numerosi passaggi della sua Regola, dipende dal santo vescovo di Cesarea, alla Regola del quale rinvia direttamente i suoi discepoli avidi di un cibo spirituale più forte. Nell’Alto Medioevo, numerosi monasteri dell’Europa seguivano simultaneamente le Regole di san Basilio e di san Benedetto; ed in Italia soprattutto, i monasteri greci, governati conformemente ai canoni monastici basiliani, si mantennero numerosi e fiorenti fino al XVII sec.
Sotto l’influenza di questi elementi, il culto liturgico di san Basilio si diffuse relativamente, e noi troviamo fin nella Città eterna un antico monastero che porta il suo nome. San Basilio in scala mortuorum, vicino al Foro di Nerva, fu un tempo una delle principali abbazie romane e ne è riprova un documento, una bolla, di Agapito II nel 955 diretta all’abbate di San Salvatore in Capite nella quale si nomina questa chiesa di San Basilio col suo annesso monastero (Mariano Armellini, Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX, Tipografia Vatican, Roma 18912, p. 146; Ch. Huelsen, Le Chiese di Roma nel medio evo, Firenze 1927, pp. 208-209). La sua distruzione è tutta recente.
A san Basilio era dedicata ugualmente la chiesa monastica di Santa Maria all’Aventino, eretta da Alberico nella sua propria dimora, dal tempo di sant’Odone. Lì, Ildebrando, futuro Gregorio VII, professò la vita monastica sotto la Regola del patriarca di Montecassino (Mariano Armellini, op. cit., pp. 587-588).
Esiste ancora a Roma una terza piccola chiesa dedicata a san Basilio detta “agli Orti sallustiani”. Si trova non lontano dal titulus Susannæ e, nel XV sec., si aprì lì un collegio di monaci basiliani italo-greci di Grottaferrata, poi restaurato nel sec. XVII (ibidem, pp. 271-272). Illustre allievo del collegio fu il celebre cardinale Basilio Bessarione, creato cardinale da papa Eugenio IV nel 1439 (ibidem, p. 272).
Una chiesa più recente, dedicata al nostro santo, fu eretta nel 1963 nell’omonimo quartiere romano.
Nella basilica vaticana si trova un altare dedicato a san Basilio, ed il quadro che lo sormonta rappresenta il Santo che celebra i divini misteri con tanta devozione e maestà, che l’imperatore ariano Valente, entrando nella chiesa il giorno dell’Epifania del 372 - narra san Gregorio di Nazianzio – ed assistendo alla sacra ufficiatura presieduta da san Basilio, si sentì mancare, cadendo quasi svenuto, di fronte alla solennità ed alla suggestione di questi riti. Racconta il Nazianzeno che l’imperatore, al suo ingresso in chiesa, «fu colpito dal canto dei salmi che risuonò al suo orecchio come un tuono e rimase sbalordito dalla moltitudine del popolo fedele […]. L’ordine e la bellezza del santuario e del suo recinto risplendevano ai suoi occhi con una maestà più angelica che umana. Ciò che lo colpì più di tutto fu Basilio, che presiedeva davanti al suo popolo, in posizione eretta […], con il corpo, gli occhi e la mente raccolti come se nulla di nuovo fosse accaduto, ma fissi su Dio e sull’altare […] A quello spettacolo davvero impareggiabile, l’imperatore, vinto dall’umana debolezza, ebbe la vista oscurata, fu colpito da vertigine, e la sua anima fu presa dallo sbigottimento e dal terrore» (San Gregorio di Nazianzio, Funebris oratio in laudem Basilii Magni Cæsaræ in Cappadocia episcopi, Oratio XLIII, cap. 52, in PG 36, coll. 561C-564A). L’episodio fu evocato, tra gli altri, anche da Pio XI nella Const. Ap. Divini Cultus del 20 dicembre 1928, per il quale «l’imperatore Valente, ariano, rimase quasi tramortito davanti alla maestà dei divini misteri celebrati da San Basilio» (in Acta Apostolicæ Sedis, vol. XXI [1929], p. 34). Su questo quadro della Basilica Vaticana, cfr. Marco Agostini, Chi ama Dio diventa bello. La «Messa di san Basilio» di Pierre Subleyras nella storia artistica della basilica di San Pietro, in L’Osservatore Romano, 12 luglio 2013, p. 4.
L’ufficio di san Basilio fu inserito nel Calendario romano alla fine del Medioevo.
La lettura evangelica è quella del Comune dei Martiri Pontefici, come il 24 gennaio, con, in più, i versetti 34-35, che terminano in san Luca lo stesso capitolo 14 e si riferiscono alle funzioni del Dottore. A questo passaggio, dove il Salvatore parla della rinuncia generosa, fatta dai suoi discepoli, a tutte le cose del mondo, si riferisce una pagina magnifica delle Regole di san Basilio, inserita oggi nel Breviario, al III Notturno; il santo Dottore spiega la spoliazione ed il distacco che esigono la vocazione monastica. Monaco significa servitore di Dio: era difatti questo il titolo che si dava anticamente al monaco: Servus Dei, e quando san Gregorio si fece monaco, prese per umiltà il nome di Servus servorum Dei, vale a dire servitore di tutti i monaci, l’ultimo del monastero. Il monaco è colui dunque che, avendo dato a Dio omne quod habet, omne quod facit, omne quod est, tale spirito, non ha più niente di proprio, né beni, né corpo, né volontà; ma rimane sulla terra finché Dio lo lascia per la sua propria gloria, senza appartenere oramai al mondo.
Una celebre risposta di san Basilio, tramandataci da Gregorio di Nissa, è quella che diede al prefetto ariano Domizio Modesto; questi, abituato alla servilità dei vescovi cortigiani eretici, aveva fatto osservare al Santo che nessuno gli aveva, fino ad allora, adoperato un linguaggio così fermo, ardito e fiero. «Neque enim, ait Basilius, foriasse in episcopum incidisti»; Forse, rispose Basilio, finora non ti sei mai imbattuto in un vescovo! (San Gregorio di Nazianzio, op. cit., cap. 50, in PG 36, coll. 559D-562A. Cfr. Alban Butler, Vite dei padri, dei martiri e degli altri principali santi tratte dagli atti originali e da più autentici documenti con note istoriche e critiche, tomo VIII, Giugno, Venezia 1824, pp. 215-216. Sull’incontro tra Basilio e Modesto, v. anche Teodoreto, Ecclesiasticæ Historiæ libri quinque, lib. IV, c. 16, in PG 82, coll. 1159B-1164A; Rufino di Aquileia, Historiæ Ecclesiasticæ libri duo, lib. II, c. 9, in PL 21, coll. 517C-521A).




Teofane Il Greco, S. Basilio, 1405, cattedrale dell’Annunciazione, Cremlino, Mosca


Luca Cambiaso, SS. Luca, Basilio in trono, Antonio abate ed Agostino ed il committente Antonio Doria, XVI sec., Musei di Strada Nuova, Genova


Pierre Hubert Subleyras, Messa di S. Basilio dinanzi all'Imperatore Valente, 1743, Hermitage, San Pietroburgo. Ne esiste una copia del 1747 nella Basilica di Santa Maria degli Angeli a Roma ed una in San Pietro




Domenichino, S. Basilio, 1608-10, Cappella dei SS. Fondatori - Cappella di S. Nilo, Grottaferrata


Francisco de Herrera il Vecchio, S. Basilio Magno detta la sua regola, 1639 circa, Musée du Louvre, Parigi

Pieter Pauwel Rubens, S. Basilio, XVII sec., Schloss Friedenstein museum, Gotha

Antonio Cifrondi, S. Basilio, 1705, museo diocesano, Bergamo

K. A. Moldavsky, S. Basilio, 1843-54, Cattedrale di S. Isacco, San Pietroburgo

Luigi Morgari, S. Basilio, 1910-13, museo diocesano, Bergamo

Icona dei SS. Basilio, Giovanni Crisostomo e Gregorio di Nazianzio

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