La
festa di questo santo arcivescovo di Magdeburgo (1126-1134), fondatore dei
canonici Premostratensi nel 1121, ed il cui culto fu riconosciuto nel 1582 da Gregorio
XIII, entrò dapprima nel calendario, nel 1620-1621, sotto Urbano VIII, col rito
semidoppio e, poi, sotto Clemente X, ricevé il rito doppio.
La
vita di questo santo, che, sebbene avviato alla carriera ecclesiastica sin da
giovanissimo, si dedicava ai piaceri ed alle mollezze di corte dell’imperatore
Enrico V, fu segnata nel 1115 da un episodio che, da allora, lo convertì e lo
fece dedicare completamente a Dio. Mentre era a cavallo sulla strada per Vreden,
in Westfalia, durante un violento temporale in aperta campagna, un fulmine cadde
al suo fianco. L’animale, spaventato dal fulmine, lo disarcionò ed egli rimase
per un po’ disteso a terra in stato di incoscienza. Ripresa conoscenza le sue
prime parole furono le stesse di Saulo sulla via di Damasco: «Che devo fare, Signore?» (At. 22, 10). Sentì dentro di sé una voce che gli diceva: «Sta’
lontano dal male e fa’ il bene; cerca la pace e perseguila» (Sal, 33, 15). Pensando
al suo ambiguo comportamento sino ad allora, decise di cambiare vita. Rinunciò
alla sua nobile carica e si ritirò a Xanten in solitudine ed con digiuni per
meditare quale scelta compiere. Consigliato dall’abate Cenone fece un ritiro
nell’abbazia di S. Benedetto di Seiberg, nei pressi di Colonia, preparandosi
all’ordinazione sacerdotale, e nel dicembre del 1115 l’arcivescovo di Colonia,
Federico, lo ordinò nello stesso giorno diacono e prete (procedura che violava
il diritto canonico). Dopo altri quaranta giorni di ritiro tornò a Xanten
deciso a condurre «una vita evangelica e di apostolato», ma sembra che il
vigore delle sue esortazioni e quello che poteva sembrare un comportamento
eccentrico per un uomo del suo rango gli abbiano procurato nemici tra gli altri
canonici: uno di loro arrivò perfino a schiaffeggiarlo. Al concilio di Fritzlar
del 1118 fu accusato davanti al legato papale di ipocrisia, di essere un
innovatore, di predicare senza permesso o autorizzazione. Accompagnato da due
discepoli, che si erano rifiutati di lasciarlo, si recò, a piedi scalzi, nella
città di St-Gilles in Linguadoca dove si trovava in esilio papa Gelasio II. Ai
piedi del pontefice confessò i propri misfatti e l’irregolarità della sua
ordinazione dicendosi pronto ad accettare qualsiasi penitenza gli fosse
inflitta. Il papa invece gli conferì il permesso di predicare il Vangelo dove
avesse voluto.
Anni
dopo, quando fu scelto come scelse arcivescovo di Magdeburgo, fece il suo
ingresso in città a piedi e con abiti così poveri che il portinaio del palazzo
episcopale si rifiutò di farlo entrare ordinandogli di andare a unirsi agli
altri mendicanti. «È il nostro vescovo!» urlò la folla. «Non preoccuparti, caro
fratello» disse Norberto al portinaio «tu giudichi con più verità di chi mi ha
condotto qui.»
La
Sede apostolica deve a san Norberto una gratitudine particolare, perché,
durante lo scisma dell’antipapa Anacleto II, lavorò attivamente, con san Bernardo
ed il devoto abate di Farfa, Adinolfo, a riportare i popoli all’obbedienza
verso Innocenzo II. Quando, difatti, nei primi giorni di maggio 1133, gli
eserciti del re Lotario III (detto di Supplimburgo)
riportarono a Roma il Pontefice esiliato, troviamo con lui, come l’anima stessa
di questa spedizione, gli abati di Cîteaux e di Farfa ed il santo arcivescovo
di Magdeburgo, che, a quell’epoca, ricopriva anche le funzioni di cancelliere
reale.
Per
riconoscenza dei suoi eminenti servizi resi al papato Norberto fu insignito del
pallium e costituito primate di tutta la Germania, e al suo ritorno
l’imperatore insistette per farlo suo cancelliere; ma la salute del vescovo
declinava, dopo vent’anni dalla sua ordinazione presbiterale spesi in un
servizio appassionato.
Quella
che aveva condotto a favore del papato fu l’ultima fatica del Santo, poiché,
consumato dalle sue dure penitenze e dalle sue fatiche, morì il 6 giugno 1134.
Dopo
la sua morte il suo corpo fu portato a turno in tutte le chiese di Magdeburgo e
poi sepolto nella chiesa del suo ordine di quella città. Quando Magdeburgo
divenne luterana, le reliquie furono traslate nel 1627 dall’imperatore
Ferdinando II nell’abbazia premostratense di Strahow a Praga.
Una
volta, nella Città eterna, una piccola chiesa eretta dai Premostratensi sul
Viminale ricordava la venuta del Santo a Roma. Colpita poi dalla confisca, oggi
è distrutta (Cfr. Mariano Armellini, Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX,
Tipografia Vaticana, Roma 18912, p. 817).
La
messa è del Comune dei Confessori Pontifici; solo la prima colletta è propria.
La
caratteristica della missione di Norberto fu la predicazione infiammata della
parola di Dio. È là una missione tutta apostolica che, troppo spesso, non è apprezzata
nel suo valore. La predicazione del verbo evangelico è, difatti, così
necessaria che deve precedere l’amministrazione stessa dei Sacramenti, poiché
nessuno può credere alla parola di Dio e salvarsi se alcun apostolo non
predica.
Ma le
anime si rigenerano soltanto nello Spirito Santo, e questo è perché il
predicatore deve parlare, non secondo il suo spirito proprio, ma con quello di
Dio. I santi Apostoli agirono così; avendo affidato ai diaconi il ministero
esterno, si riservarono la preghiera e l’incessante predicazione della parola
del Signore. Nos autem orationi et prædicationi verbi instantes erimus;
Noi, però, ci dedicheremo interamente alla preghiera, ed alla predicazione della
parola (At. 6, 4).
Gli Apostoli fecero della predicazione uno dei
doveri più essenziali della vita episcopale, e san Luca dunque c’indicò le
disposizioni nelle quali si trovavano per compiere uno sì grande ministero: Repleti sunt omnes Spiritu Sancto, et cœperunt loqui; Essi furono tutti ripieni di Spirito Santo e cominciarono
a parlare (At 2, 4).
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F.H.J. Bekker, Visione
di S. Norberto, 1900, Amsterdam |
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Alois Stoff, S. Norberto sconfigge l’eretico Tanchelino,
1892 |
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Johannes Chrysostomos van der Sterre - Theodoor Galle, Ritratto di S. Norberto, 1622, Rijksmuseum, Amsterdam |
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Petrus Clouwet-Franz Huybrechts, S. Norberto, 1639-70, Rijksmuseum, Amsterdam |
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S. Norberto
di Xanten con l’Eucaristia, trionfa su Satana e sull’errore, 1750 circa, stampa,
Parigi |
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Cornelis de Vos, I cittadini di Anversa riportare S. Norberto l'Ostensorio e gli altri vasi sacri che aveva nascosto Tanchelino, 1630, Koninklijk Museum voor Schone Kunsten Antwerpen, Anversa |
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Gerard Seghers, S. Norberto riceve le insegne dell'ordine premostratense dalla Vergine, XVII sec., Koninklijk Museum voor Schone Kunsten Antwerpen, Anversa |
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Sir Pieter Paul Rubens, S. Norberto atterra l'errore di Tanchelino, XVII sec. |
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Marten
Pepijn, S. Norberto adorante l’Eucaristia, 1637, Vrouwekathedraal,
Antwerp |
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Autore anonimo, S. Norberto, XVIII sec., Duisburg |
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Joseph Ignaz Appiani, S. Norberto trionfa sull'eretico Tanchelino nel 1124, 1750, Bayerisches Nationalmuseum, Monaco |
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Nikolaus Kloos, S.
Norberto riceve il Sabato Santo 1115 dall’arcivescovo di Colonia il diaconato
ed il presbiterato, 1770, Klostermuseum (museo del monastero), Schussenried |
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Anonimo, S. Norberto, Daylesford Abbey, Philadelphia |
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Tomba di S. Norberto, Monastero di Strahov, Praga |
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