Memorie biografiche di Don Giovanni Bosco
raccolte dal sacerdote salesiano Giovanni Battista
Lemoyne
(Giovanni Battista LEMOYNE voll. I-IX, Angelo AMADEI vol.
X, Eugenio CERIA voll. XI-XIX, Indice anonimo dei voll. I-VIII e Indice dei
voll. I-XIX a cura di Ernesto FOGLIO)
Vol. IV, Ed. 1904, pp. 220-227
Capo XX
La Fede
cattolica assalita dai Valdesi e difesa da Don Bosco.
S. Giovanni Bosco, odiato - non a caso - ancora oggi dai valdesi pure da morto (v. ad es. qui). Il che conferma che fu un autentico campione della fede cattolica contro l'eresia valdese |
Il Re Carlo Alberto, come
abbiamo detto, aveva emancipato i Protestanti. Pareva che con quell’atto egli
intendesse solamente di dare la libertà di professare esternamente il proprio
culto, senza detrimento della Religione Cattolica. Ma gli eretici non la
intesero così e perciò, appena ottenuto quell’atto e la libertà di stampa, si
erano tosto dati a fare tra il popolo irrequieta propaganda dei loro errori con
tutti i mezzi possibili, particolarmente con libri e fogli pestiferi.
Comparvero tra gli altri i giornali: La Buona Novella, La Luce Evangelica e il
Rogantino Piemontese; e poi una colluvie di libri biblici adulterati, di poca
mole, prese a dilagare nei nostri paesi, penetrare nelle famiglie, scorrere per
le mani di tutti, pervertendone la mente, corrompendone il cuore, instillando
insomma nelle anime il veleno delle più esiziali dottrine. Nello stesso tempo
scellerati trafficanti di anime si presentavano a quanti venivano a conoscere
travagliati dall’indigenza ovvero oppressi dai debiti, e loro offrivano una
somma purchè si ascrivessero alla loro setta e abbandonassero la vera fede dei
loro maggiori. E purtroppo vi erano di quei miseri che adescati dal luccicare
di quelle monete, non sapevano resistere alla tentazione.
Dava mano alla
ereticale propaganda il giornale l’Opinione, nel quale, tra gli altri nemici
della Chiesa, continuava a scrivere più impudentemente di tutti
Bianchi-Giovini, autore di una lurida e calunniosa Storia dei Papi e di altre
opere infami. Si aggiungeva che i Protestanti a questa propaganda erano preparati,
ed i Cattolici non lo erano punto per opporle un argine, impedirla, o almeno
scemarne le disastrose conseguenze. Fidandosi delle leggi civili, che fino
allora avevano protetta la Religione Cattolica dagli assalti della eresia;
fidandosi soprattutto del primo articolo dello Statuto che porta: La Religione
Cattolica, Apostolica, Romana, è la sola Religione dello Stato, i Cattolici si
trovarono come soldati scossi all’improvviso dal suono della tromba guerriera,
e chiamati a scendere in campo di battaglia, senza armi adatte a combattere
nemici premuniti in ogni punto. Infatti i Cattolici abbisognavano di
giornaletti di buona lega per diffonderli a larga mano, e pochissimi ne
possedevano; facevano mestieri soprattutto libretti semplici e di poco costo,
ed invece non si avevano che opere voluminose di grande erudizione. Erano
quindi in pericolo di perdere la fede non solamente i giovanetti, ma tutto il
basso popolo, alla cui seduzione miravano i nemici della Chiesa.
A quella vista si
accese di carità e di zelo il cuore del nostro Don Bosco, il quale, col fine di
preservare dai serpeggianti errori i suoi cari giovanetti, provvide un mezzo di
salute eziandio a migliaia, anzi a milioni di altre persone. Compose e pubblicò
pertanto alcune tavole sinottiche intorno alla Chiesa Cattolica, foglietti
volanti, ricchi di ricordi e di massime morali e religiose adattate ai tempi, e
si diede a spargerli gratuitamente tra i giovani e tra gli adulti a migliaia di
copie, specialmente in occasione di esercizi spirituali, di sacre missioni, di
novene, di tridui e feste.
Né a semplici fogli
si limitò l’industriosa carità del nostro buon Padre; poiché nel 1851 mise pure
in luce una seconda edizione del Giovane Provveduto coll’immagine sul frontispizio
di S. Luigi e vi aggiunse in fine sei capitoli in forma di dialogo che
portavano per titolo comune: Fondamenti della Cattolica Religione. Questi
dimostravano, una sola essere la vera religione: le sette dei Valdesi e dei
Protestanti non avere i caratteri della Divinità, non trovarsi in esse la vera
Chiesa di Gesù Cristo; essere i Protestanti separati dal fonte della vera vita,
che è il Divin Salvatore, e convenire essi stessi che i Cattolici si possono
salvare e che si trovano nella vera Chiesa. Non tralasciava un monito su ciò
che debbono fare gli Ebrei, i Maomettani ed i Protestanti per salvare le loro
anime. (…)
E questi Fondamenti,
eziandio come erano compendiati nel 1851, al protestanti dovettero sembrare un
colpo abbastanza serio per le loro false dottrine, poiché correvano, come la
Storia Ecclesiastica e la Storia Sacra, nelle mani di tante migliaia di
giovani, ai quali di preferenza essi tendevano le loro reti. D. Bosco nel
concludere aveva scritto: “Tutti quelli che perseguitarono la Chiesa nei tempi
passati non esistono più, e la Chiesa di Gesù Cristo tutt’ora esiste. Tutti
quelli che perseguitano la Chiesa presentemente, di qui a qualche tempo non ci
saranno più; ma la Chiesa di Gesù Cristo sarà sempre la stessa, perché Iddio ha
impegnato la sua parola di proteggerla e di essere sempre con lei sino alla
fine del mondo”. (…)
Intanto Don Bosco
aveva notizie certe che l’eresia valdese s’insinuava e faceva ogni giorno più
strada in varii paesi. (…)
In mezzo a queste sue
sollecite cure, da un povero infelice di nome Wolff che aveva apostatato, e
che, per le solite contraddizioni dei cuore umano, gli narrava tutte le
decisioni e i passi de’ suoi correligionarii, seppe come i Valdesi fossero
risoluti di innalzare un tempio in Torino. Infatti a questo fine avevano
domandato al Municipio la concessione di un’area fabbricabile presso il
giardino pubblico. I Protestanti in Torino erano poco più di duecento. Il
Municipio non aveva acconsentito, benché il progetto fosse appoggiato dall’Avvocato
generale presso la Corte d’Appello. Allora gli eretici comperarono a loro spese
un’altra area lungo il viale del Re poco lontana dall’Oratorio di S. Luigi,
autorizzati da regii decreti, del 17 dicembre 1850, e del 17 gennaio 1851,
costruire il progettato tempio. Approvati dalla commissione edilizia i disegni
di questo e degli edifizi annessi, il Municipio cercava di guadagnar tempo
volendo declinare ogni responsabilità in faccia ai Cattolici; ma il Ministro
degli Interni Galvagno fece note le disposizioni sovrane, e fu giuocoforza che
cessassero le nobili opposizioni a quell’onta che si voleva recare alla città.
Appena la cosa si fece pubblica, i Torinesi anzi tutti i Cattolici del
Piemonte, ne furono vivamente addolorati e pregarono il Signore a tener lontano
dal paese tanto scandalo. I Vescovi reclamarono in una lettera colletti al Re,
in nome della religione, dello Statuto, dell’onore Casa Savoia, citando le
disposizioni del codice penale e codice civile. Ma non si tenne conto di questi
reclami e si diede subito mano alla costruzione del tempio l’esercizio del
culto riformato protestante. Così riceve appoggio chi moveva una guerra
fierissima alla Religione Cattolica.
Don Bosco appena
seppe di queste mene, non ancor pago di ciò che aveva già fatto, compose e
pubblicò un libretto col titolo: Avvisi ai Cattolici. È pregio dell’opera
di riprodurne qui il proemio:
“Popoli Cattolici,
così egli scriveva, aprite gli occhi tendono a voi moltissime insidie col
tentare di allontana da quell’unica, vera, santa Religione, che solamente
conservasi nella Chiesa di Gesù Cristo. Questo pericolo fu già in più guise
proclamato nostri legittimi Pastori, dai Vescovi, posti da Dio a difenderci
dall’errore ed insegnarci la verità. La stessa infallibile voce del Vicario di
Gesù Cristo avvisò di questo insidioso laccio teso ai Cattolici, cioè molti
malevoli vorrebbero sradicare dai vostri cuori la Religione di Gesù Cristo.
Costoro ingannano se stessi e ingannano gli altri; non credeteli. Stringetevi
piuttosto di un cuor solo e di un’anima sola ai vostri Pastori, che sempre v’insegnarono
la verità. Gesù disse a S. Pietro: Tu sei Pietro e sopra questa pietra fonderò
la mia Chiesa, e le porte dell’inferno non la vinceranno mai, perché io sarò
coi Pastori di essa tutti i giorni sino alla consumazione dei secoli. Questo
disse a S. Pietro e ai suoi successori, i Romani Pontefici, e a nissun altro.
Chi vi dice queste cose diverse da quanto vi dico, non credetelo: egli v’inganna.
Siate intimamente persuasi di queste grandi verità: Dove c’è il successore di
S. Pietro, là c’è la vera Chiesa di Gesù Cristo. Niuno trovasi nella vera
Religione, se non è Cattolico; niuno è Cattolico senza il Papa. I nostri
Pastori e specialmente i Vescovi, ci uniscono al Papa, il Papa ci unisce con
Dio. Per ora leggete attentamente i seguenti avvisi, i quali, ben impressi nel
vostro cuore, basteranno a preservarvi dall’errore. Quello poi, che qui viene
ora brevemente esposto, fra poco l’avrete in apposito libro diffusamente
spiegato. Il Signore delle misericordie infonda a tutti i Cattolici tanto
coraggio e tale costanza, da mantenersi fedeli osservatori di quella Religione,
in cui noi fortunatamente siamo nati e siamo stati educati. Costanza e
coraggio, che ci faccia pronti a patire qualunque male, fosse anche la morte,
anziché dire o fare alcuna cosa contraria alla Cattolica Religione, vera e sola
Religione di Gesù Cristo, fuori di cui niuno può salvarsi”.
A questa specie di
proclama, non più indirizzato solo ai giovani, ma in generale ai Piemontesi e
in ispecie ai Torinesi, facevano seguito i Fondamenti della Cattolica
Religione stampati poco prima nella seconda edizione del Giovane
Provveduto; e si prometteva intanto un apposito libro nuovo che egli stava
scrivendo. Questo avrebbe per iscopo di mettere in guardia le anime contro le
insidie ereticali, di ammaestrarle nelle verità più necessarie a sapersi, di
svelare l’errore dei seduttori, di arrestarne la mala influenza e così
confermare nella fede i cattolici. Era il libro che ebbe per titolo: Il
Cattolico istruito nella sua religione.
Degli Avvisi ai
Cattolici fu straordinario lo spaccio; in soli due anni se ne diffusero oltre a
duecento mila esemplari. Ma se questa operetta tornò gradevolissima a tutti i
buoni, inasprì i Protestanti e li fece montare in sulle furie. Mentre si
credevano di poter a loro bell’agio devastare, a guisa degli antichi Filistei,
il campo del Signore, si vedevano venire innanzi un novello Sansone a scoprire
le loro arti, a rompere le loro file, a scompigliare le loro schiere in difesa
del popolo di Dio.
Con questa
pubblicazione e con le altre molte che la seguirono, D. Bosco indicava al
secolo l’arma più potente per combattere i nemici della religione e segnava la
strada a quanti volessero correre in difesa della società cristiana minacciata.
In questi anni tutto pareva morto nel campo cattolico, e D. Bosco lo risvegliò
in Torino.
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