Ecco
un giglio di una bianchezza splendente, profumato di purezza verginale, che il
Signore trapiantò, dalla volgarità della corte fastosa e sensuale di Madrid,
nel giardino eletto di Ignazio di Loyola a Roma. Tutto, nella vita di Luigi,
respira la santità e la freschezza: il suo battesimo frettoloso, da parte della
levatrice, prima che egli stesso che fosse nato (sarà ri-battezzato
solennemente alcuni giorno dopo la sua nascita); la sua prima Comunione, ricevuta
dalle mani di san Carlo Borromeo; la sua accettazione nella Compagnia di Gesù
da Claudio Aquaviva; la direzione spirituale, al Collegio romano, del santo
cardinale Roberto Bellarmino; le sue dure penitenze ed, infine, vittima della
carità al servizio degli appestati, all’ospedale della Consolazione a Roma, la
sua morte immacolata. Il serafino del Carmelo di Firenze, santa Maria Maddalena
de’ Pazzi, in una celebre visione della gloria di san Luigi in cielo, riassunse
così le lodi dell’angelico giovane, modello dei chierici (poiché ebbe difatti
il grado di accolito): “Luigi fu un martire occulto. Scoccava continuamente
delle frecce al Cuore del Verbo, quando era mortale. Oh! Quale gloria ha nel
cielo Luigi, figlio di Ignazio”.
La
messa risente di tutti i difetti della decadenza dell’arte liturgica nel XVII
sec.
In
compenso, non manca né di varietà né di condimenti.
La
Roma cristiana conserva diverse tracce del passaggio terreno del Santo in
questa città. Senz’altro, i luoghi più importanti aloisiani sono le “Camere o Cappellette
di S. Luigi Gonzaga” (in special modo la camera dove abitò a Roma che raccoglie
alcune reliquie e cimeli del Santo ed alcuni oggetti posti nella stanza dell’infermeria
dove il Santo morì di peste andata distrutta) poste all’interno del Collegio
Romano, all’ultimo piano, facenti parte di quella parte dell’edificio detto Ritiramento,
cioè le camere abitate dagli studenti venuti dal noviziato di Sant’Andrea al
Quirinale in qualità di scolastici e che furono occupate, appunto, dai santi
Luigi Gonzaga, Giovanni Berchmans, dal Beato Antonio Baldinucci, dal Venerabile
Abramo Giorgi e da altri.
Altro
luogo romano legato a san Luigi è la Chiesa di Sant’Ignazio di Loyola in Campo
Marzio, dove si conserva il corpo del Santo in un’urna di lapislazzuli sotto l’altare
a lui dedicato. Precedentemente, Luigi era stato sepolto nella Chiesa dell’Annunziata
del Collegio Romano. Ebbe poi ebbe varie sepolture fino al definitivo
trasferimento avvenuto il 5 agosto 1649 nella sua attuale collocazione.
Nell’urna
il corpo sarebbe privo del cranio, che si conserva, invece, a Castiglione delle
Stiviere, suo luogo di nascita. Vi sarebbe arrivato nel 1610, donato dalla
Compagnia dei Gesuiti di Roma. Una leggenda popolare vorrebbe che, alla morte
di Luigi, il fratello Francesco, terzo Marchese e primo Principe di
Castiglione, avrebbe mandato degli uomini a Roma per riportarne a casa il corpo.
Sulla strada del ritorno, attraversando il lago Trasimeno, avrebbero fatto
naufragio e il corpo sarebbe affondato. Anni dopo sarebbe affiorato dalle acque
un teschio, che sarebbe stato identificato con quello di Luigi e portato,
gridando al miracolo, sarebbe stato portato a Castiglione.
Nella
Basilica santuario del Gesù Vecchio, a Napoli, la prima chiesa costruita in
quella città dai Gesuiti, inoltre, in una piccola ampolla sarebbe conservato un
residuo sanguineo di San Luigi. Ogni 21 giugno avveniva, in passato, il
fenomeno della liquefazione; ora i fedeli affermano che in questa data si vede
un lieve arrossamento.
Roma
cristiana ha poi dedicato al nostro Santo una chiesa, nel quartiere Parioli,
nel 1929. Dal 2012 conserva una reliquia di san Luigi.
L’antifona
per l’introito è tratta dal Sal. 8, mentre il secondo versetto del salmo 148 la
segue, con dossologia. La verginità alza l’uomo al livello degli angeli stessi,
che sono delle creature spirituali. Ben più, come osserva san Giovanni Crisostomo,
la castità appare ancora più bella nell’uomo che nell’angelo, perché in questa
carne fragile è il risultato di una lotta lunga e difficile.
La
prima lettura, salvo l’ultimo versetto che manca, è la stessa dell’8 febbraio.
Tuttavia il testo originale del passaggio dell’Ecclesiastico (31, 8-11), si
adatterebbe molto meglio a san Luigi, se, al posto del testo ritoccato: Beatus vir qui inventus est
sine macula,
fosse stato riportato dal Messale nella sua esattezza: Beatus dives qui inventus
est sine macula,
ecc.
Di
fatto, la Scrittura, in questo luogo, non fa l’elogio di un giusto qualsiasi,
ma del ricco che, pure avendo in effetti la fortuna, il potere e la gloria, ne
fa buon uso e divide i suoi beni tra i poveri. Lo stato di povertà è onorabile
e meritorio, perché il Verbo di Dio l’ha santificato nella sua Umanità; ma la
virtù del ricco è, anch’essa, difficile e gloriosa, allorché, avendo vinto l’attrattiva
dell’oro e dello splendore della vita, rimane povero ed umile di spirito, pure
nel mezzo all’opulenza materiale.
La
lettura evangelica è tratta da san Matteo (Mt 22, 29-40). Gesù riduce al
silenzio i Sadducei scettici e materialisti, che, per ridicolizzare la
risurrezione, gli avevano proposto il caso di una donna sposata a sette
fratelli di seguito. “Alla risurrezione, chiedono ironicamente, di chi sarà la
moglie?”. Il Salvatore risponde spiegando la natura spirituale della nostra vita
futura gloriosa grazie alla quale il corpo nel cielo parteciperà allo stato
dell’anima glorificata. Non sarà dunque più sottomesso al bisogno del
nutrimento, alle malattie, alla morte. In questo regno beato, non ci saranno
più matrimoni da contrarre, di culle da preparare, di beni dotali da versare.
Saremo allora tutti come lo sono odiernamente gli angeli di Dio. L’applicazione
liturgica a Luigi, angelicus
juvenis,
è evidente.
Nella
colletta prima dell’anafora emblematicamente si parla delle lacrime che, come
delle perle preziose, ornavano le bianche livree di san Luigi, quando si
accostava al banchetto eucaristico. Consacrava parecchi giorni a prepararsi, e
di tanto ne rendeva grazie a Dio.
In
onore dell’accolito Luigi, “martire occulto” d’amore, si può oggi ripetere
quello che, nel IV sec., il papa Damaso scriveva sulla tomba di un altro
accolito, il martire Tarcisio: Par meritum quicumque legis cognosce duorum, Quis Damasus rector titulum
post præmia reddit (San Damaso I, Epigrammata, in Maximilian
Ihm (a cura di), Damasi
Epigrammata: accedunt Pseudodamasiana aliaque ad Damasiana inlustranda idonea, Lipsiæ 1895, n. 14; nonché, con alcune varianti
nel testo, in Carmina, vol. 1, in PL
13, col. 392).
Ritratto giovanile di S. Luigi a 12 anni, Galleria del Museo Storico Aloisiano, Castiglione delle Stiviere |
Carlo Francesco Nuvolone, S. Luigi Gonzaga venera la Vergine col Bambino, 1665, collezione privata |
Guercino, La vocazione di S. Luigi Gonzaga, 1650 circa, The Metropolitan Museum of Art, New York |
Giuseppe Maria Crespi, Madonna col Bambino e i SS. Luigi Gonzaga e Stanislao Kostka, 1726-40, Galleria Nazionale, Parma |
Luigi Crespi, S. Luigi, 1745-50, museo diocesano, Bologna |
Francisco Goya y Lucientes, San Luigi Gonzaga in meditazione, 1781-85, Museo Provincial, Saragozza |
Autore bergamasco anonimo, S. Luigi, XVIII sec., museo diocesano, Bergamo |
Autore piemontese anonimo, S. Luigi, XVIII sec., museo diocesano, Susa |
S. Luigi, Altare dell'Immacolata, Chiesa parrocchiale, Pöllau |
Sebastian Staudhamer, S. Luigi, XIX sec., collezione privata |
Altare di S. Luigi con urna del Santo, Chiesa di S. Ignazio, Roma |
Reliquia del teschio di S. Luigi donato dai gesuiti al fratello del Santo nel 1610, Santuario di S. Luigi, Castiglione delle Stiviere (MN) |
Nessun commento:
Posta un commento