Nella memoria liturgica di S.
Angela Merici, vergine, rilancio quest’editoriale di Radicati nella fede.
Anonimo, S. Angela Merici, XVII sec. |
Urna di S. Angela Merici col corpo incorrotto della Santa, Santuario di S. Angela Merici, Brescia |
PERCHÉ
LA MISTICA NON FINISCA IN POLITICA
Editoriale
“Radicati nella fede”
Anno VIII n. 6 - Giugno 2015
Cambierà
qualcosa nella Chiesa? Vedremo la fine della crisi modernista? Vedremo il
ritorno di tutta la Chiesa alla sua Tradizione?
Umanamente
dovremmo rispondere di no.
Da troppo
tempo questa crisi va avanti, perché umanamente sia prevedibile una rinascita.
La presenza dei cattolici secondo il gusto del mondo è così estesa e la
Tradizione così umanamente esigua, da portare, secondo un calcolo umano, allo
scoraggiamento.
Per questo,
secondo una previsione umana, possiamo dire che non vedremo il ritorno alla
Tradizione.
Eppure noi
preghiamo e lavoriamo ogni giorno perché la Tradizione torni ad essere
patrimonio comune di tutta la Chiesa. Facciamo la Tradizione per questo, la
facciamo perché tutti tornino ad essa, e la Chiesa si liberi dal veleno
modernista nella sua dottrina e nella sua pastorale.
Sarebbe
logico abbracciare la Tradizione, passare alla Messa antica, solo per un gusto
personale? Che senso avrebbe fare la Tradizione senza desiderare che questa
torni a regnare sulla Chiesa tutta? Sarebbe un gioco senza senso! e noi non
vogliamo giocare.
Ma questo
desiderio, umanamente infondato, come non è un’utopia?
Non è
un’utopia irrealizzabile perché è in gioco la potenza di Dio. È Dio che conduce
la storia, è sua l’onnipotenza; “nulla è impossibile a Dio”.
Carissimi,
occorre evitare la tentazione del Naturalismo pratico, che può
regnare anche in coloro che si dicono Cattolici secondo la Tradizione.
Il
naturalismo pratico, quando pensa alle vicende della storia, del mondo o della
Chiesa fa lo stesso, calcola in sostanza solo le forze umane in atto. A parole
può ancora dire che Dio può tutto, ma questo potere non entra mai nella logica
delle sue scelte e azioni.
Quando
questo naturalismo pratico entra nell’azione dei cattolici è devastante: li fa
agire secondo il possibile umano e non secondo il possibile di Dio.
Sono tanti
quelli che amano la Tradizione, che la sentono corrispondente alla verità della
fede, e poi agiscono non secondo questa verità, ma secondo il calcolo umano del
possibile e realizzabile! Dicono: “Come è vera e bella la Tradizione della
Chiesa - e poi aggiungono - ma ormai non può più tornare il suo glorioso passato;
siamo dunque prudenti e accontentiamoci di qualcosa di meno realizzabile ora”.
Per questi cattolici il possibile e il realizzabile non è poggiato sulla Verità
di Dio, ma sul fattibile umano.
Non c’è
posto nel loro calcolo per la grazia, sono dei naturalisti.
Non c’è
posto per Dio, non c’è posto per il miracolo, che in verità è la normalità
della Storia.
I cattolici
di duemila anni, quelli veri, non hanno pensato e agito così.
Hanno
riconosciuto la Verità di Dio, l’hanno desiderata per la loro vita, hanno
faticato e lottato perché il mondo intero la riconoscesse e accogliesse. Per
questo il Cristianesimo si è diffuso nel mondo intero.
Hanno posato
la loro azione sulla verità della grazia e della onnipotenza di Dio, non hanno
calcolato umanamente il realizzabile.
I martiri
hanno fatto così.
Loro, che
sono i santi per eccellenza, sono morti per affermare la verità di Dio,
fidandosi che un giorno Dio avrebbe portato a compimento l’opera. Sono morti
senza vedere il trionfo della fede; sono morti sul serio, in una solitudine
abitata solo da Dio, lasciando a Dio il futuro. Hanno vissuto dell’unica
preoccupazione seria, quella di santificare il presente nella fedeltà assoluta
a Nostro Signore Gesù Cristo.
E che dire
di tutti quei cristiani, pensiamo al quelli del Giappone, che per secoli hanno
resistito fedeli al Signore, con un Pater e Ave, senza più sacramenti,
consegnando la loro fede ai figli, lasciando a Dio il futuro, certi che un giorno
un missionario sarebbe tornato con i sacramenti che salvano. Fedeli a Dio nel
presente, senza calcolo umano, lasciando a Dio l’esito della loro testimonianza.
Cari amici,
anche noi dobbiamo fare così, fedeli a Dio nel presente, custodendo la Tradizione
che è la natura stessa del Cattolicesimo, lasciando a Dio il futuro. È l’unica
posizione ragionevole.
È qui
dentro, in una posizione radicalmente anti-naturalista, certa realmente della
potenza della grazia, che ha senso e valore il nostro sacrificio, unito a
quello di Cristo.
L’alternativa
è il pasticciare: volere un po’ di Tradizione, venendo continuamente a patti
con mille compromessi in chiesa e in casa, accondiscendendo al peccato o
all’errore che ci circonda, sottraendoci al sacrificio del richiamo, dicendoci
che non possiamo pretendere tutto. Tanti fanno così: un po’ di tradizione e
tanto cedimento alle mode del momento, lasciando
a Dio la responsabilità della testimonianza. È l’esatto contrario che occorre
fare: la nostra testimonianza dev’essere totale, lasciando alla grazia di Dio i
frutti.
Occorre non
essere cattolici naturalisti. Il naturalista è sciocco e miope, dice di credere
in Dio e poi sottrae a lui la signoria sulla realtà e il tempo.
Occorre
essere mistici, cioè cattolici. I mistici vedono Dio all’opera e partono da
questo.
Occorre
restare mistici, mentre intorno a noi la mistica muore nella politica. Anche
quella ecclesiastica.
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