Sante Messe in rito antico in Puglia

lunedì 1 giugno 2015

Perché la mistica non finisca in politica - Editoriale di giugno di "Radicati nella fede"

Nella memoria liturgica di S. Angela Merici, vergine, rilancio quest’editoriale di Radicati nella fede.




  

Anonimo, S. Angela Merici, XVII sec.

Urna di S. Angela Merici col corpo incorrotto della Santa, Santuario di S. Angela Merici, Brescia

PERCHÉ LA MISTICA NON FINISCA IN POLITICA

Editoriale “Radicati nella fede” 
Anno VIII n. 6 - Giugno 2015


Cambierà qualcosa nella Chiesa? Vedremo la fine della crisi modernista? Vedremo il ritorno di tutta la Chiesa alla sua Tradizione?
Umanamente dovremmo rispondere di no.
Da troppo tempo questa crisi va avanti, perché umanamente sia prevedibile una rinascita. La presenza dei cattolici secondo il gusto del mondo è così estesa e la Tradizione così umanamente esigua, da portare, secondo un calcolo umano, allo scoraggiamento.
Per questo, secondo una previsione umana, possiamo dire che non vedremo il ritorno alla Tradizione.
Eppure noi preghiamo e lavoriamo ogni giorno perché la Tradizione torni ad essere patrimonio comune di tutta la Chiesa. Facciamo la Tradizione per questo, la facciamo perché tutti tornino ad essa, e la Chiesa si liberi dal veleno modernista nella sua dottrina e nella sua pastorale.
Sarebbe logico abbracciare la Tradizione, passare alla Messa antica, solo per un gusto personale? Che senso avrebbe fare la Tradizione senza desiderare che questa torni a regnare sulla Chiesa tutta? Sarebbe un gioco senza senso! e noi non vogliamo giocare.
Ma questo desiderio, umanamente infondato, come non è un’utopia?
Non è un’utopia irrealizzabile perché è in gioco la potenza di Dio. È Dio che conduce la storia, è sua l’onnipotenza; “nulla è impossibile a Dio”.
Carissimi, occorre evitare la tentazione del Naturalismo pratico, che può regnare anche in coloro che si dicono Cattolici secondo la Tradizione.
Il naturalismo pratico, quando pensa alle vicende della storia, del mondo o della Chiesa fa lo stesso, calcola in sostanza solo le forze umane in atto. A parole può ancora dire che Dio può tutto, ma questo potere non entra mai nella logica delle sue scelte e azioni.
Quando questo naturalismo pratico entra nell’azione dei cattolici è devastante: li fa agire secondo il possibile umano e non secondo il possibile di Dio.
Sono tanti quelli che amano la Tradizione, che la sentono corrispondente alla verità della fede, e poi agiscono non secondo questa verità, ma secondo il calcolo umano del possibile e realizzabile! Dicono: “Come è vera e bella la Tradizione della Chiesa - e poi aggiungono - ma ormai non può più tornare il suo glorioso passato; siamo dunque prudenti e accontentiamoci di qualcosa di meno realizzabile ora”. Per questi cattolici il possibile e il realizzabile non è poggiato sulla Verità di Dio, ma sul fattibile umano.
Non c’è posto nel loro calcolo per la grazia, sono dei naturalisti.
Non c’è posto per Dio, non c’è posto per il miracolo, che in verità è la normalità della Storia.
I cattolici di duemila anni, quelli veri, non hanno pensato e agito così.
Hanno riconosciuto la Verità di Dio, l’hanno desiderata per la loro vita, hanno faticato e lottato perché il mondo intero la riconoscesse e accogliesse. Per questo il Cristianesimo si è diffuso nel mondo intero.
Hanno posato la loro azione sulla verità della grazia e della onnipotenza di Dio, non hanno calcolato umanamente il realizzabile.
I martiri hanno fatto così.
Loro, che sono i santi per eccellenza, sono morti per affermare la verità di Dio, fidandosi che un giorno Dio avrebbe portato a compimento l’opera. Sono morti senza vedere il trionfo della fede; sono morti sul serio, in una solitudine abitata solo da Dio, lasciando a Dio il futuro. Hanno vissuto dell’unica preoccupazione seria, quella di santificare il presente nella fedeltà assoluta a Nostro Signore Gesù Cristo.
E che dire di tutti quei cristiani, pensiamo al quelli del Giappone, che per secoli hanno resistito fedeli al Signore, con un Pater e Ave, senza più sacramenti, consegnando la loro fede ai figli, lasciando a Dio il futuro, certi che un giorno un missionario sarebbe tornato con i sacramenti che salvano. Fedeli a Dio nel presente, senza calcolo umano, lasciando a Dio l’esito della loro testimonianza.
Cari amici, anche noi dobbiamo fare così, fedeli a Dio nel presente, custodendo la Tradizione che è la natura stessa del Cattolicesimo, lasciando a Dio il futuro. È l’unica posizione ragionevole.
È qui dentro, in una posizione radicalmente anti-naturalista, certa realmente della potenza della grazia, che ha senso e valore il nostro sacrificio, unito a quello di Cristo.
L’alternativa è il pasticciare: volere un po’ di Tradizione, venendo continuamente a patti con mille compromessi in chiesa e in casa, accondiscendendo al peccato o all’errore che ci circonda, sottraendoci al sacrificio del richiamo, dicendoci che non possiamo pretendere tutto. Tanti fanno così: un po’ di tradizione e tanto cedimento alle mode del momento, lasciando a Dio la responsabilità della testimonianza. È l’esatto contrario che occorre fare: la nostra testimonianza dev’essere totale, lasciando alla grazia di Dio i frutti.
Occorre non essere cattolici naturalisti. Il naturalista è sciocco e miope, dice di credere in Dio e poi sottrae a lui la signoria sulla realtà e il tempo.
Occorre essere mistici, cioè cattolici. I mistici vedono Dio all’opera e partono da questo.
Occorre restare mistici, mentre intorno a noi la mistica muore nella politica. Anche quella ecclesiastica.

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