Nella festa liturgica del Corpus Domini, rilancio volentieri questa
bell’omelia del card. Burke, dettata in terra inglese e tradotta da quell’idioma
da Chiesa e postconcilio. Per le immagini si rinvia qui.
Card. Raymond Leo
Burke, Oxford, Omelia nel V centenario della nascita di San Filippo Neri
OMELIA del Card. RAYMOND LEO BURKE - SOLENNITÀ DI SAN FILIPPO NERI, FONDATORE E PATRONO DELL’ORATORIO DI OXFORD
Pontificale nel V Centenario della sua nascita
OXFORD, INGHILTERRA, 26 MAGGIO 2015
Sap 7, 7-14
Fil 4, 4-9
Gv 15, 1-8
Sia lodato Gesù
Cristo, ora e sempre. Amen.
È fonte di immensa
gioia per me il poter officiare la Santa Messa nella Solennità di San Filippo
Neri, nel giorno del quinto centenario della sua nascita, nell’oratorio di cui
è fondatore e patrono. Voglio esprimere la mia profonda gratitudine al
Reverendissimo Padre Daniel Seward, prevosto e parroco, per avermi invitato a
celebrare la Messa Pontificale per tale solennità; ringrazio anche tutti i
Padri e Fratelli dell’oratorio per la loro calda e generosa ospitalità.
Ringrazio Dio per la
straordinaria opportunità di implorare – per mezzo dell’intercessione di Nostra
Signora e di San Filippo – le Sue abbondanti benedizioni sull’Oratorio di
Oxford e su tutte le sue importantissime attività. In modo particolare, chiedo
a Dio di benedire l’Università di Oxford, rinomato centro di formazione da
molti secoli, e di renderlo generosamente ricettivo al ministero sacerdotale
offerto qui sull’esempio e sotto la protezione di San Filippo Neri.
Sono grato della presenza dei Cavalieri e delle Dame di
Malta, di cui sono onorato di essere il Cardinale Patrono. Che la mia visita
possa essere per essi, qui a Oxford, la conferma della duplice missione del
nostro Ordine: la difesa della fede e la cura dei poveri.
Con la parabola della
vite e dei tralci, Nostro Signore ha espresso la realtà della nostra comunione
con Lui nella Chiesa sin dal momento del nostro battesimo. Solo Lui è la nostra
salvezza, ed è Lui che ha scelto di unire i nostri cuori al Suo glorioso Cuore
trafitto. Dal Suo trono alla destra del Padre, infonde incessantemente e senza
misura dal Suo Cuore nei nostri cuori i sette doni dello Spirito Santo. Egli
rimane in noi perché lo Spirito Santo risiede nella Chiesa, che è il Suo Corpo
Mistico, e nei cuori dei suoi membri. Prestiamo di nuovo ascolto alle parole
ferme e chiare di Nostro Signore nella parabola:
Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. [1]
L’esortazione di San Paolo a mettere da parte ogni ansietà e rivolgersi a Dio nella preghiera fiduciosa è solidamente radicata nelle parole di Cristo, nella realtà della nostra vita in Lui. Possiamo credere davvero che “la pace di Dio, che sorpassa ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù”. [2]
Le nostre vite sono
scandite e animate dalla loro natura di tralci viventi innestati in Cristo, la
Vigna, in modo tale che possiamo produrre i frutti per i quali Dio ci ha creato
a Sua immagine e somiglianza. Dio il Vignaiolo, Che ci ha vivificati nel Suo
Figlio unigenito, ci pota affinché possiamo rimanere vivi in Cristo e “portare
più frutto”. [3] La potatura della sofferenza, del pentimento e della
riparazione ci assicurano che – nonostante le nostre paure, i nostri dubbi,
errori e peccati – Cristo che vive in noi ci avvicina sempre di più a “tutto
quello che è vero, nobile, giusto, puro, amabile, onorato”. [4]
Dio Padre ci avvicina
a Sé, all’eccellenza del Suo Essere, di cui partecipiamo, grazie al Suo
generosissimo e inesauribilmente abbondante amore. Se pensiamo – come ci esorta
San Paolo – a ciò che è “virtù”, a “tutto ciò che merita lode”, [5] siamo
condotti alla sua fonte in Dio Figlio Incarnato, nostro Signore e Salvatore. Infatti,
San Paolo ci chiede di imitare la sua obbedienza alla grazia che scaturisce dal
Cuore di Cristo e di vivere in Dio come autentici tralci della Vigna: “Ciò che
avete imparato, ricevuto, ascoltato e veduto in me, è quello che dovete fare. E
il Dio della pace sarà con voi”. [6]
In Cristo, il Verbo
fatto carne, comprendiamo sempre di più la verità, la bellezza e la bontà di
tutte le cose. Il santo scrittore del Libro della Sapienza, predicendo
l’Incarnazione del Verbo per mezzo del quale il Padre ha creato tutte le cose e
ne sostiene l’esistenza, narra come la sapienza di Dio gli ha svelato il motivo
della sua costante attrazione per le cose create:
L’amai più della salute e della bellezza,Solo in Cristo, per mezzo della verità del Suo insegnamento e dell’amore per la Sua disciplina, conosciamo la Sapienza di Dio. Solo in Cristo i sette doni dello Spirito Santo – che sono la prima sapienza – vengono infusi incessantemente e smisuratamente nei nostri cuori.
preferii il suo possesso alla stessa luce,
perché non tramonta lo splendore che ne promana.
Insieme con essa mi sono venuti tutti i beni;
nelle sue mani è una ricchezza incalcolabile.
Godetti di tutti questi beni, perché la sapienza li guida,
ma ignoravo che di tutti essa è madre. [7]
San Filippo Neri fu
innestato da Dio Padre nella viva Vigna del Suo Figlio unigenito in modo
notevole, a un grado eroico. Celebrando il quinto centenario della sua nascita,
riflettiamo sulla corruzione del mondo del Rinascimento in cui egli nacque.
Giovane virtuoso e buono, avrebbe potuto benissimo abbandonare la bontà di
Cristo e seguire uno stile di vita mondano, secondo le aspettative della
cultura in cui viveva. Ma conobbe Cristo, la fonte di ogni dono buono, e quando
ricevette la chiamata di Cristo lasciò la sicurezza del suo futuro economico
per abbandonarsi completamente a Cristo. Pur essendo molto portato allo studio
della filosofia e della teologia, egli comprese che la sua chiamata era quella
di evangelizzare direttamente per condurre il prossimo a Cristo offrendogli le
verità della fede e la sua bellezza nella vita della preghiera e – soprattutto
– del culto divino.
Nel giorno di
Pentecoste dell’anno 1544, nelle Catacombe di San Sebastiano, egli ricevette da
Cristo non solo la conferma della sua chiamata, ma anche la grazia di compiere
la sua missione. Il “globo di fuoco” che San Filippo vide entrare nella sua
bocca e che aprì il suo cuore a un amore di Dio e per i figli di Dio ancor più
grande si manifestò nella luce che San Filippo portò alla città di Roma in
un’epoca in cui essa era avvolta dalle tenebre. [8] Così, Cristo incrementò la
vita dello Spirito Santo che risiedeva nel cuore di San Filippo per la salvezza
di molte anime, non solo per mezzo della sua attività apostolica, ma anche
attraverso la sua continuazione nell’attività apostolica della Congregazione
dell’Oratorio, la compagnia dei suoi figli spirituali.
Considerando la
grande ricchezza della sua vita apostolica, alla fine si risale sempre alla
fonte della sua santità eroica: Gesù Cristo, vivo nel suo cuore per mezzo
dell’effusione dello Spirito Santo. Ciò che San Filippo scrisse in una lettera
a sua nipote è una riflessione della sua vita quotidiana, durante la quale si
sforzava di vivere sempre più pienamente e perfettamente:
Dio ti conceda la grazia di raccoglierti intorno al Suo divino amore, ed entrare profondamente nella Fonte viva di Dio fatto uomo attraverso la ferita del Suo costato, senza trovare più il modo di uscirne, così da annullare te stessa ed ogni forma di amor proprio. [9]
Senza dubbio, San Filippo aveva dedicato il
suo cuore – per grazia di Dio – al glorioso Cuore trafitto di Gesù, nel quale
trovò la purificazione dei peccati e la fortificazione dell’amore divino. Egli
vivette in modo da “non trovare il modo” di uscir fuori dal Cuore di Gesù, così
come scrisse nella sua esortazione a sua nipote.
Possiamo comprendere
quindi la costante esortazione di San Filippo alla pratica dell’umiltà e alla
purificazione da ogni forma di amor proprio, in modo che solo la grazia che
proviene dal Cuore di Gesù possa animare il cuore dell’uomo. [10] E possiamo
anche comprendere l’importanza che San Filippo prestava agli incontri
spirituali in cui venivano ponderate le verità della fede attraverso lo studio delle
vite di quei santi in cui tali verità si sono manifestate in modo eroico e
attraverso i Sacramenti, specialmente la Penitenza e la Santa Eucarestia, [11]
nella quale incontriamo realmente Cristo, la Via, la Verità e la Vita. [12]
Possiamo quindi comprendere
anche la particolare forma di vita apostolica che San Filippo stabilì per i
suoi fratelli nell’Oratorio. Egli voleva che la loro vita somigliasse il più
possibile alla vita comunitaria degli Apostoli durante il pubblico ministero di
Cristo. La comunità dell’Oratorio è formata dalla grazia di Cristo nella Cui
persona ogni singolo membro dell’Oratorio esercita la Sua carità pastorale nei
confronti delle anime di tutti gli uomini. Ci tengo a ricordare le parole di
Papa San Giovanni Paolo II, di cui la vita di San Filippo Neri e la sua
fondazione dell’Oratorio sono un esempio concreto:
Il principio interno, la forza che anima e guida la vita spirituale del sacerdote nella misura in cui egli è configurato a Cristo, Capo e Pastore, è la carità pastorale come partecipazione alla carità pastorale dello stesso Gesù Cristo, un dono conferito liberamente dallo Spirito Santo e allo stesso tempo un cómpito e una chiamata che richiede una risposta impegnata da parte del sacerdote[13].
Mi sembra che i modi
a volta eccentrici di San Filippo erano mirati a sottolineare sempre il fatto
che era Cristo che agiva in lui, affinché i suoi fratelli o i fedeli non
pensassero che fosse Filippo – e non Cristo – colui che stava realizzando la
missione di salvezza. Analogamente, credo che la semplicità della struttura
canonica dell’Oratorio, con la sua insistenza sulla vita comunitaria, sia
mirata a mostrare Cristo al prossimo nella maniera più diretta possibile, e a
ricordare alla compagnia dei membri dell’Oratorio che, nonostante i doni
particolari che a ciascuno di essi sono stati dati, il Capo e Pastore del
gregge Che realizza la missione è sempre e solo Cristo.
Nel celebrare il
quinto centenario della nascita di San Filippo Neri, prendiamo un esempio
particolare dalla maniera in cui egli si misurò con una cultura secolarizzata e
– pertanto – corrotta. Imploriamo la sua intercessione, dal momento che anche
noi ci misuriamo con una cultura in cui vengono ignorate, sfidate e gravemente
violate anche le verità più fondamentali: quelle sulla vita umana e sul fatto
che essa ha il suo centro nella famiglia costituita tramite matrimonio. Voglio
ricordare le parole con cui il Cardinal Joseph Ratzinger si espresse a
proposito della cultura secolare contemporanea durante la Messa per l’Elezione
del Pontefice Romano, celebrata prima del conclave in cui egli venne eletto al
Soglio di Pietro. Egli sottolineò come, ai nostri tempi, “il pensiero di molti
cristiani” sia stato fuorviato da varie “correnti ideologiche”, osservando che
siamo testimoni dell’“inganno e della falsità umani, che si sforzano di
trascinare l’umanità nell’errore”, e a proposito dei quali San Paolo si
espresse nella sua Lettera agli Efesini[14]. Egli fece notare che, ai
nostri tempi, coloro che vivono in conformità con “una fede chiara basata sul
Credo della Chiesa” sono considerati fondamentalisti ed estremisti, mentre il
relativismo, vale a dire “il lasciarsi trascinare da una parte e dall’altra,
spinti dal vento di qualsiasi dottrina”, viene esaltato[15]. Parlando
della radice dei gravi mali morali dei nostri tempi, concluse: “Si va
costituendo una dittatura del relativisimo che non riconosce nulla come
definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie”[16].
Chiamati a
trasformare il mondo in Cristo, rivolgiamoci, con San Filippo Neri, a Cristo,
alla Sua verità e al Suo amore che ci vengono consegnati nel Suo Corpo Mistico,
la Chiesa. Pratichiamo l’umiltà, che riconosce che solo la grazia di Dio ci
salva dai nostri peccati e ci anima all’amore puro e dimentico di sé che
trionfa sul peccato e sulla morte eterna. Seguiamo il consiglio che San Filippo
dette a sua nipote. Doniamo i nostri cuori al Sacro Cuore di Gesù, attraverso
l’apertura del Suo glorioso Costato trafitto, e sforziamoci – con l’ausilio
della preghiera e della penitenza – di non abbandonare la sola casa in cui
troviamo perdono, pace e fortezza. Questo non è fondamentalismo. Questo non è
estremismo. Questa è la vita in Cristo, nella Sapienza di Dio.
Così come Cristo
santificò l’epoca di San Filippo con un’infusione abbondante dei sette doni
dello Spirito Santo nel cuore di San Filippo stesso, possa Egli santificare
anche la nostra epoca tramite l’infusione dello Spirito Santo nei nostri cuori.
Cristo discende ora
dalla Sua residenza celeste per stabilire la Sua dimora in mezzo a noi, per
rendere sacramentalmente presente il Suo Sacrificio sul Calvario, tramite il
quale ci salva dal peccato e ci rafforza con gli incomparabili frutti del
Sacrificio stesso: il Suo Corpo, Sangue, Anima e Divinità. Offriamo ora i
nostri cuori, attraverso il Suo glorioso Costato trafitto, al Suo Sacro Cuore.
Seguendo l’esempio di San Filippo Neri e con l’ausilio delle sue preghiere,
troviamo nel Cuore Eucaristico di Gesù la guarigione e la forza per trasformare
le nostre vite, per trasformare una cultura che vorrebbe trascinare i nostri
cuori lontano da quel Santissimo Cuore.
Cuore di Gesù, fonte di vita e di santità, abbi pietà di noi. Nostra Signora di Walsingham, prega per noi. San Giuseppe, padre putativo di Gesù e sposo della Vergine Maria, prega per noi. San Filippo Neri, fondatore e patrono dell’Oratorio, prega per noi.
Raymond Leo Cardinal BURKE
_______________________
NOTE
[1] Gv 15, 5.
[2] Fil 4, 7,
[3] Gv 15, 2.
[4] Fil 4, 8.
[5] Fil 4, 8.
[6] Fil 4, 9.
[7] Sap 7, 10-12.
[8] Cf. Paul Türks, Philip Neri: The Fire of Joy, trad. Daniel
Utrecht (New York: Alba House, 1995), pp. 16-17, e 112. [Più avanti: Paul
Türks].
[9] Paul Türks, p. 113.
[10] Cf. Paul Türks, pp. 117-120.
[11] Cf. Paul Türks, p. 114.
[12] Cf. Gv 14, 6.
[13] “Principium interius, virtus
scilicet qua presbyteri vita spiritualis animetur et quasi manuducatur,
quatenus is configuratur Christo Capiti et Pastori, ponendum est in caritate
pastorali, id est in participatione ipsius caritatis pastoralis Christi Iesu;
quae et gratuitum Spiritus Sancti donum erit, et simul munus et liberum
responsale presbyteri responsum”. Ioannes Paulus PP. II, Adhortatio Apostolica
Pastores dabo vobis, “de Sacerdotum formatione in aetatis nostrae rerum
condicione”, 25 Martii 1992, Acta Apostolicae Sedis 84 (1992), 691-692, n. 23.
[14] “Initium Conclavis”, 18 Aprilis 2005, Acta Apostolicae Sedis 97
(2005), 687.
[15] Ibid., p. 3.
[16] Ibid., p. 3.
[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]
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