mercoledì 15 luglio 2015

Card. Raymond L. Burke: "Homilia Missa Domínica Sexta post Pentecosten", Church of Ss. Peter and Paul, Cork, Ireland, Sunday, July 5th, 2015

Nella memoria liturgica di San Enrico II, imperatore e confessore, rilancio dal consueto Chiesa e postconcilio la traduzione italiana, curata dallo stesso sito, dell’omelia di S. Em.za il card. Raymond L. Burke, dettata in terra d’Irlanda nel corso del Pontificale del 5 luglio scorso, VI Domenica dopo Pentecoste, presso la chiesa dei SS. Pietro e Paolo di Cork, celebrato in occasione dell’VIII Conferenza liturgica FOTA.



SS. Stefano, Cunegonda ed Enrico II, Cattedrale, Bamberga


Tomba dei SS. Enrico II e Cunegonda, Cattedrale, Bamberga


Enrico II è incoronato da Cristo, Miniatura dal Sacramentario di Enrico II, Bayerischen Staatsbibliothek, Monaco



Per i tre Report riportati dal New Liturgical Movement, v. qui, qui e qui.

Card. Raymond Leo Burke. 
Omelia durante la Conferenza liturgica Fota tenutasi a Cork, in Irlanda

Riprendiamo da New Liturgical Movement dell’11 luglio scorso.


Nel corso della Conferenza liturgica Fota tenutasi a Cork, in Irlanda, Sua Eminenza Raymond card. Burke ha predicato la seguente omelia durante una Messa Pontificale celebrata la Domenica nella chiesa dei Santi Pietro e Paolo. Le letture della messa a cui la predica si riferisce sono quelle della VI Domenica dopo Pentecoste, Romani 6, 3-11 e Marco 8, 1-9, il racconto della seconda moltiplicazione dei pani e dei pesci.

Possiamo ben identificarci con la folla che si era recata nel deserto per essere istruita da Cristo. Chiaramente, un gran numero di persone erano affamate della parola di verità che solo il Signore poteva dare loro, e, per questo motivo, avevano lasciato le ordinarie cerchie della loro vita quotidiana per trovarsi in un luogo straordinario con lui. Nelle parole di commento di Dom Prosper Guéranger sul Vangelo di oggi, il mondo era “andato sempre più in crescendo nella debolezza per gli effetti del peccato originale e quelli successivi” e aveva seguito “falsi maestri, che a poco a poco il suo ridotto la perdita della legge e dei doni naturali che, come dice sant’Ambrogio, era stati suo patrimonio vitale “La gente non era andata solo a vedere una figura popolare; era affamata della di verità parola di Cristo in una cultura segnata dalla confusione diffusa e dall’errore sulle realtà fondamentali della vita. Quelle persone sono rimaste con il Signore per tre giorni, e quindi non voleva lasciarli andare senza dar loro da mangiare. A quel punto, Cristo ha dimostrato che egli non stava solo parlando la parola di verità per loro, ma stava dando loro anche il cibo dell’amore divino. San Paolo ci istruisce sulla realtà della nostra vita in Cristo, che ha la sua sorgente nella sua incarnazione, nascita, vita nascosta a Nazaret e ministero pubblico che si conclude con la sua passione, morte, risurrezione e ascensione. Attraverso il sacramento del Battesimo, cominciamo a vivere in Cristo. Noi, come rami, siamo innestati nella vite che è Cristo, attingendo la nostra vita da Lui. Cristo riceve i nostri cuori nel suo cuore glorioso trafitto, dove li purifica dal peccato e li anima con l’effusione dello Spirito Santo, il fuoco del Divino Amore. Ascoltiamo le parole di san Paolo:
Fratelli, tutti noi che siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte. Siamo dunque stati sepolti con lui mediante il battesimo nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova.

Il suo linguaggio non è solo figurato, anche se l’attrazione della folla a Cristo non nasce da un po’ di populismo inconsistente. La vita in Cristo è una vera e propria partecipazione alla sua sofferenza e morte, un vero e proprio carico della Croce, che porta già ora a condividere la felicità perfetta, che è il destino sicuro e definitivo della Via della Croce. Dom Prosper Guéranger commenta con queste parole l’insegnamento ispirato di San Paolo sulla vita cristiana:
La santità, le sofferenze, e quindi la gloria del Signore Gesù, la sua vita che si prolunga nelle membra (2Cor 4,10-11), ecco per san Paolo la vita cristiana: semplice e sublime nozione, che riassume ai suoi occhi l’inizio, il progresso e il compimento dell’opera dello Spirito d’amore in ogni anima santificata. ...Se il primo atto della santificazione del fedele sepolto nel suo battesimo con Gesù Cristo ha per oggetto di rifarlo interamente, di crearlo di nuovo nell’Uomo-Dio (Ef 2,10), di innestare la sua nuova vita sulla vita stessa del Signore Gesù per produrne i frutti, non saremo affatto sorpresi che l’Apostolo rifiuti di tracciare ai cristiani altro metodo di contemplazione, altra regola di condotta che lo studio e l’imitazione del Salvatore. La perfezione dell’uomo (Col 1,28) alla sua ricompensa (ivi 2,10) risiedono in lui solo: secondo dunque la conoscenza che avete ricevuta da lui, camminate in lui (ivi, 6), poiché voi tutti che siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo (Gal 3,27). Il Dottore delle genti dice chiaramente che egli non conosce e non potrebbe predicare altra cosa (1 Cor 2,2). Alla sua scuola, prendendo in noi i sentimenti che aveva Gesù Cristo (Fil 2,5), diventeremo altri Cristi, o piuttosto un solo Cristo con l’Uomo-Dio, mediante l’unione dei pensieri e la conformità delle virtù sotto l’impulso dello stesso Spirito santificatore. Quanto abbiamo bisogno di tornare al concetto semplice e sublime della santità di vita, per attingere la grazia del nostro battesimo, per rimanere sulla via della Croce, che sola ci porta la felicità!
(L’anno liturgico, Tempo dopo la Pentecoste vol. 2)

Quanto noi, membra del Corpo di Cristo vivente, abbiamo bisogno di essere più profondamente e saldamente uniti nel cuore con il Cuore di Gesù, in modo che la Chiesa possa portare la verità e l’amore di Cristo alla nostra cultura! Penso alla mia terra d’origine, gli Stati Uniti d’America, che ha celebrato ieri il Giorno dell’Indipendenza. La Dichiarazione di Indipendenza del 4 luglio 1776, invocando “le Leggi della Natura e il Dio della Natura” per giustificare la separazione del popolo al governo del re di Gran Bretagna, per fondare una nuova nazione, ha chiarito le verità su cosa la nuova nazione doveva essere fondata: “Noi riteniamo queste verità di per se stesse evidenti, che tutti gli uomini sono creati uguali, che essi sono dotati dal loro Creatore di alcuni Diritti inalienabili, che fra questi sono la Vita, la Libertà, e la ricerca della felicità”. Il documento osserva giustamente che tutto il governo esiste per garantire il rispetto e la tutela di questi diritti fondamentali. 
Ma quasi duecento anni più tardi, nel 1973, il più alto tribunale della nazione ha tolto il diritto alla vita dal innocenti e indifesi non ancora nati, e lo scorso 26 giugno, a dispetto delle “Leggi della Natura e del Dio della Natura”, la stessa Corte Suprema ha ridefinito la natura del matrimonio e del suo frutto, la famiglia, la prima cellula della vita della società. La confusione micidiale e l’errore che tali decisioni rappresentano per gli Stati Uniti d’America, e simile confusione ed errore in altre nazioni, esige dalla Chiesa una chiara, coraggiosa e instancabile testimonianza della parola di Cristo, della verità scritta su ogni cuore umano, della verità dalla quale la felicità del singolo e del bene comune assolutamente dipendono. La Chiesa non può stare in silenzio o in inerzia mentre un popolo si sta distruggendo da illegalità, anche se l’illegalità dunque vestito di capo della più alta autorità giudiziaria. 
Dove trova la Chiesa trova la lucidità, il coraggio e la costanza di testimoniare la verità che trasforma la società per il bene di tutti? E’ nel Cuore di Gesù: Egli effonde la grazia dello Spirito Santo nei nostri cuori, in particolare attraverso i sacramenti. Così siamo benedetti ancora una volta nel dedicare alcuni giorni nell’approfondimento della sacra liturgia e, in particolare, nello studio più approfondito della relazione della sacra Liturgia col sacerdozio regale dei battezzati; le letture di oggi dalle Sacre Scritture ci ricordano che i battezzati vengono consacrati per servire l’opera salvifica di Cristo nel mondo, a dare la vita, con Cristo, per la trasformazione del mondo. Papa San Giovanni Paolo II, nella sua prima Lettera enciclica, Redemptor hominis, riflettendo sulla missione regale dei battezzati, ci ha ricordato:
Ai nostri tempi, si ritiene talvolta, erroneamente, che la libertà sia fine a se stessa, che ogni uomo sia libero quando ne usa come vuole, che a questo sia necessario tendere nella vita degli individui e delle società. La libertà, invece, è un grande dono soltanto quando sappiamo consapevolmente usarla per tutto ciò che è il vero bene. Cristo c’insegna che il migliore uso della libertà è la carità, che si realizza nel dono e nel servizio. Per tale «libertà Cristo ci ha liberati» e ci libera sempre. La Chiesa attinge qui l’incessante ispirazione, l’invito e l’impulso alla sua missione ed al suo servizio fra tutti gli uomini. La piena verità sulla libertà umana è profondamente incisa nel mistero della Redenzione. La Chiesa serve veramente l’umanità, quando tutela questa verità con instancabile attenzione, con amore fervente, con impegno maturo, e quando, in tutta la propria comunità, mediante la fedeltà alla vocazione di ciascun cristiano, la trasmette e la concretizza nella vita umana. In questo modo viene confermato ciò a cui abbiamo fatto riferimento già in precedenza, e cioè che l’uomo è e diventa sempre la «via» della vita quotidiana della Chiesa.

Che questi giorni di studio della Sacra Liturgia ci conducano tutti a ritrovare nel Mistero della Fede, nel mistero eucaristico, il modello della nostra vita quotidiana per la nostra salvezza e per la salvezza del nostro mondo. Possiamo essere ispirati a cercare la verità di Cristo, unendo i nostri cuori al Suo nel sacrificio eucaristico. Così rafforzeremo sempre più la nostra vita in Lui nata dal Battesimo e porteremo frutti abbondanti per la nostra libertà e la libertà di tutti gli uomini. Vediamo ora innalziamo i nostri cuori, insieme con il Cuore Immacolato della Beata Vergine Maria, al Cuore trafitto gloriosa di Gesù, aperto dalla lancia del soldato sul Calvario e sempre aperta per noi nel Sacrificio eucaristico. Nel Cuore Eucaristico di Gesù, possano i nostri cuori essere purificati dal peccato e infiammati di amore puro e disinteressato. Così possiamo vivere la verità del mistero della fede, nella fedeltà alla nostra consacrazione battesimale, per la salvezza del mondo.

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