Parlare velocemente dei meriti verso il cattolicesimo
di Iñigo López Oñaz de Recalde y Loyola, che prese il nome semplicemente di
Ignazio dopo la sua conversione, e che morì a Roma il 31 luglio 1556, è impossibile.
Il solo suo nome riassume difatti tutto l’immenso lavoro intrapreso dalla
Chiesa nel XVI sec., per opporre alla riforma luterana una vera riforma cattolica,
così che la liturgia stessa afferma, a lode di Ignazio, che la Provvidenza lo
mandò per opporlo a Lutero.
Anche oggi, il nome del Loyola e della Compagnia,
fondata da lui ed un tempo tanto gloriosa, sono sinonimi di vita e di azione cattolica
nel senso più elevato del termine; in modo che gli avversari, pur fingendo
della tolleranza verso altre congregazioni religiose, nutrono un odio
irriducibile contro l’istituto di Ignazio, nel quale riconoscono maggiormente a
buon diritto l’esercito agguerrito e più invulnerabile che la Provvidenza abbia
posto sotto il comando immediato del Vicario di Gesù Cristo. Si può dire della
Compagnia di Gesù ciò che il Vangelo dice del Divin Salvatore; perseguitata fin
dalla sua nascita, soppressa e poi ristabilita, oggetto di un odio infinito per
gli uni e di fiducia illimitata per gli altri, pertransiit benefaciendo et sanando;
«… passò facendo il bene e guarendo» (At.
10, 38). Così era è stato tre cinque secoli fa. Quale paradosso vedere, invece,
che l’Ordine stabilito da Dio per abbattere l’eresia riformata ed i suoi servi
sia oggi tra i più feroci nella distruzione della santa Chiesa, nell’annientamento
della fede, che professava sant’Ignazio! Davvero una punizione divina!
Il corpo di sant’Ignazio si conserva a Roma nel
magnifico tempio farnesiano della prima casa professa, presso al titulus Marci, dedicata al Nome di Gesù
(Cfr. Mariano Armellini, Le chiese di Roma
dal secolo IV al XIX, Tipografia Vaticana, Roma 18912, pp.
463-465). Nella
Città eterna molti altri santuari ricordano tuttavia lo zelo del Santo, a cominciare
dalla Basilica di San Paolo, dove egli ed i suoi primi compagni emisero la solenne
professione religiosa. Il ricordo di sant’Ignazio si è custodito anche nella
chiesa di Sant’Apollinare presso la quale fondò il Collegio germanico (ibidem,
pp. 345-347); in quella di Santa Marta, dove raccolse le povere donne
sventurate che volevano fare penitenza (ibidem, p. 471); in quella di Santa Caterina
dei funari o della rosa, dove
istituì un convitto per le ragazze povere (ibidem, p. 567); ed infine al
Collegio romano, seminario di tutte le nazioni,
come lo chiamò Gregorio XIII, ove si erge la Chiesa di Sant’Ignazio in Campo
Marzio (ibidem, pp. 481-482).
Il nostro Santo fu canonizzato nel 1622 da papa
Gregorio XV ed inscritto nel calendario nel 1644 da papa Innocenzo X con rito semidoppio.
Elevato al rito doppio nel 1667 da Clemente IX ed al doppio maggiore da Pio XI
nel 1923.
L’antifona di introito per il Fondatore della
Compagnia di Gesù può essere che quella del 1° gennaio, in cui l’Apostolo
esalta il potere del Nome santissimo del Salvatore.
Per rimunerare Gesù delle ignominie della
Passione, il Padre eterno ha conferito al glorioso Redentore un Nome che è al
di sopra di ogni altro nome. Coloro che hanno parte alle pene ed all’ubbidienza
di Gesù partecipano anche alla gloria di questo Nome nel quale sono
ricompensati largamente delle perdite temporali della loro fortuna, della loro
reputazione e della loro vita stessa, perdite che talvolta subiscono per la
causa di Dio.
La preghiera colletta evoca il programma di
Ignazio: Ad
majorem Dei gloriam,
che si ricollega, nella tradizione dell’ascesi cattolica, a quello che fu dato
un tempo dal Patriarca del monachesimo occidentale ai suoi figli: Ut in omnibus glorificetur
Deus, «Perché Dio sia
glorificato in tutte le cose», che si ispira a quanto detto dall’Apostolo
Pietro (1 Pt 4, 11).
Conosciamo le relazioni di sant’Ignazio coi
Benedettini di Montserrat, dove si ritirò
immediatamente dopo la sua conversione; coi monaci di Montecassino, dove rimase
qualche tempo nella solitudine, e coi cenobiti di San Paolo a Roma dove era
stato canonicamente eletto primo Preposito Generale (Præpositus generalis) della novella Compagnia
(8 aprile 1541) e dove emise i suoi voti (22 aprile 1541). Non è tuttavia
possibile dimostrare che il motto di sant’Ignazio derivi da quello dei monaci
benedettini. Un medesimo spirito, quello dei santi, ha adoperato, per
esprimersi, delle parole analoghe; e ciò vale parimenti a proposito dei
rapporti che esistono tra il piccolo Libro degli Esercizi spirituali e l’Exercitatorium spirituale dell’abate Garcia di Cisneros, il quale fu
abate di Montserrat dal 1493 al 1510 (ed era nipote del celebre e più noto
cardinale Ximenes de Cisneros, arcivescovo di Toledo dal 1495 al 1517) e di cui
il Santo avrebbe avuto conoscenza, si dice, a Montserrat.
Nella prima lettura, l’Apostolo ricorda la sua
predicazione ortodossa, le numerose persecuzioni di cui fu l’oggetto, e, da ultimo,
le sue catene. Agli occhi dei suoi avversari, passa quasi male operans, e si è voluto anche incatenarlo. Ebbene,
osserva san Paolo: il corpo sarà trattenuto dalle manette e dalle catene, ma
niente potrà legare la parola di Dio che, simile all’aria ed alla luce, è
destinata a spargersi nel mondo ed a trionfare.
La lettura evangelica per la festa del padre di
un sì grande numero di apostoli e di missionari, al quale san Francesco Saverio
scriveva, dal Giappone, in ginocchio, non può essere altra che quella del 3
dicembre.
La preghiera sulle oblazioni sembra riferirsi ad
uno degli aspetti più importanti dell’opera riformatrice di sant’Ignazio. Nel
XVI sec., in molti luoghi, il culto cattolico languiva miserabilmente. In
Italia, non si trattava solamente di preti grossolani ed ignoranti, che non
comprendevano talvolta anche il canone della messa, ma il popolo stesso aveva
perso quasi l’abitudine dei sacramenti, così che molte chiese erano lasciate
nella sporcizia e nell’abbandono. Ignazio ed i suoi compagni cominciarono dunque
la loro riforma liturgica soprattutto con la predicazione e l’insegnamento del
catechismo. Mentre, per mezzo degli Esercizi spirituali cercavano di
elevare il clero ad una coscienza più alta della sua dignità e della sua
missione, riportavano nelle chiese la pulizia, la dignità e la ricchezza.
Attirati da queste forme esterne, i fedeli si portavano più facilmente a
frequentare la Mensa eucaristica e le cerimonie.
La preghiera dopo la
Comunione evidenzia come la divina Eucarestia sia sacrificium laudis, perché Gesù volle che fosse un inno continuo di
lode e di azione di grazie alla bontà del Padre. È per questo che, nell’ultima
Cena, l’istituì durante il canto di un inno pasquale di azione di grazie, il
grande hallel, ragion per cui gli
Apostoli la chiamarono Eucharistia, cioè azione di grazie.
Con S. Ignazio, ripetiamo la nostra preghiera di offerta, che egli faceva al Signore: "Prendete Signore, e ricevete tutta la mia libertà, la mia memoria, la mia intelligenza e tutta la mia volontà, tutto ciò che ho e possiedo; Voi me lo avete dato, a Voi, Signore, lo ridono; tutto è Vostro, di tutto disponete secondo la Vostra volontà: datemi solo il Vostro amore e la Vostra grazia; e questo mi basta".
Con S. Ignazio, ripetiamo la nostra preghiera di offerta, che egli faceva al Signore: "Prendete Signore, e ricevete tutta la mia libertà, la mia memoria, la mia intelligenza e tutta la mia volontà, tutto ciò che ho e possiedo; Voi me lo avete dato, a Voi, Signore, lo ridono; tutto è Vostro, di tutto disponete secondo la Vostra volontà: datemi solo il Vostro amore e la Vostra grazia; e questo mi basta".
Autore lombardo-piemontese, S. Ignazio, XVII sec., museo diocesano, Novara |
Anonimo di Scuola francese, Ritratto di S. Ignazio in abiti militari, XVII sec., castello di Versailles e di Trianon, Versailles |
Anonimo, Papa Paolo III approva oralmente la regola di S. Ignazio il 3 settembre 1539, Chiesa del Gesù, Roma |
Pieter Pauwel Rubens, S. Ignazio di Loyola, 1620-22, Norton Simon Museum, Pasadena |
Ambito di Francesco de Rosa (Pacecco de Rosa), Madonna col Bambino in gloria tra i SS. Ignazio e Francesco Saverio, XVII sec. |
Miguel Cabrera, La conversione di S. Ignazio, XVII-XVIII sec., Museo Nacional de Arte (MUNAL), Città del Messico |
Miguel Cabrera, S. Ignazio di Loyola trionfa sull'eresia, XVII-XVIII sec., Museo Nacional de Arte (MUNAL), Città del Messico |
Scuola italiana o del Rubens, S. Ignazio, XVII sec., collezione Rochdale Arts & Heritage Service |
Claudio Coello, S. Ignazio, XVII sec. |
Domenichino, Visione di S. Ignazio a La Storta, 1620, Los Angeles County Museum of Art, Los Angeles |
J.P. Koch, S. Ignazio in gloria, 1780, Galleria Trncia, Stampe Antiche, Roma |
Nicola Malinconico, Madonna col Bambino tra i SS. Anna ed Ignazio, 1707, Abazia di S.Maria Maddalena in Armillis, Sant'Egidio del Monte Albino |
Francisco Jover y Casanova, S. Ignazio, XIX sec., museo del Prado, Madrid |
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