Mentre sta volgendo a termine l’ultima
tappa del viaggio apostolico del vescovo di Roma in terra sudamericana, non
possiamo non ricordare chi, nel corso della tappa papale in Ecuador, è stato
del tutto dimenticato, forse perché scomodo anche alla Chiesa attuale: il
presidente martire, che volle che il suo Paese fosse consacrato al sacro Cuore
di Gesù, Gabriel Gregorio García y Moreno y Morán de Buitrón, ucciso per mano
dell’empia Massoneria (v. qui).
Immagine del sacro Cuore a cui il Presidente Moreno consacrò l'Ecuador e che fu intronizzato nella sede del Parlamento. Basilica del Voto Nazionale, Quito |
Analogamente non possiamo non ricordare mons. José
Ignacio Checa y Barba, arcivescovo di Quito, grande sostenitore del presidente Moreno e morto pur egli martire, in quanto
avvelenato con il calice durante i riti del Venerdì Santo del 1877.
In loro
ricordo e nella memoria liturgica del santo papa martire, fratello di Erma (l’autore
del “Pastore”), san Pio I, rilancio questo breve saggio di Rino Cammilleri.
Moreno, il presidente che mise
Gesù nella Costituzione
di Rino Cammilleri
Nella sua visita in Ecuador Sua
Santità Francesco ha elencato i santi e i beati nazionali ecuadoregni ma ha
tralasciato, ad avviso di chi scrive, una figura importante, un personaggio che
vanta addirittura una sua statua a Roma, nel Collegio Ispanico. Si tratta di
Gabriel Garcìa Moreno (1821-1875), che fu presidente della Repubblica
ecuadoriana per ben due volte, dal 1861 al 1865 e dal 1869 fino alla morte.
Certo, si tratta di un laico e non ancora Beato (anche se la sua causa presso
la Congregazione dei Santi è aperta). Il Pontefice ha preferito nominare
Marianna De Jesùs, Miguel Febres, Narcisa de Jesùs e Mercedes de Jesùs Molina,
tutti religiosi e tutti canonizzati o beatificati. Insomma, forse una scelta
precisa, quella di Francesco, nel quadro di un discorso pastorale mirato.
Allora lo ricordiamo qui, quel
presidente. Sì, perché non si tratta di un presidente qualsiasi, bensì dell’unico che sia riuscito a
introdurre come Preambolo nella Costituzione del suo Paese l’Atto di
Consacrazione al Sacro Cuore di Gesù. Quando, nel 1985, san Giovanni
Paolo II visitò l’Ecuador e rinnovò quella Consacrazione, la formula usata da
Wojtyla fu proprio quella del 25 marzo 1874, pronunziata a suo tempo
dall’allora arcivescovo di Quito, monsignor José Ignacio Checa. Ve
l’immaginate, nel secolo delle rivoluzioni liberali, una Repubblica Democratica
col Sacro Cuore campeggiante nella Costituzione? Intollerabile per i “lumi” e i
“patrioti” di tutto il mondo conosciuto. Infatti, Moreno venne assassinato il 6
agosto dell’anno seguente, a pugnalate, mentre usciva dalla messa nella
cattedrale (messa cui usava assistere ogni mattina all’alba prima di andare al
lavoro). L’arcivescovo Checa lo seguì due anni dopo, ingerendo nel Venerdì
Santo un’ostia consacrata che qualcuno aveva provveduto ad avvelenare.
Moreno, avvocato, giornalista e
politico, apparteneva a un’illustre famiglia e aveva viaggiato in Europa, dove aveva studiato le lingue e i sistemi
politici. In patria, una volta eletto, aveva intrapreso con successo una vasta
campagna di modernizzazione e moralizzazione economica. Con lui l’Ecuador era
diventato in breve tempo uno dei Paesi più prosperi del Sudamerica: strade,
ferrovie, scuole, ospedali. L’osservatorio astronomico di Quito divenne uno dei
più importanti del mondo, l’esercito fu addestrato da istruttori prussiani, il
voto fu esteso agli indios, i salari aumentati e le tasse ridotte. Ma i Lumi,
come si è detto, non potevano sopportare che il boom del Paese fosse dovuto a
un Presidente che aveva –orrore!- richiamato i gesuiti (regolarmente cacciati
da chi l’aveva preceduto) e affidato loro le scuole superiori, che portava
personalmente la Croce nelle processioni solenni (e pure paludato con le insegne
della sua carica), che aveva –unico al mondo- protestato ufficialmente per
l’invasione piemontese di Roma e, per giunta, inviato al b. Pio IX un
risarcimento simbolico in denaro. La goccia che fece traboccare il vaso
liberale fu, lo abbiamo visto, la Consacrazione al Sacro Cuore diventata
–horribile dictu!- Preambolo della Costituzione.
I liberali di quel secolo
andavano per le spicce, alla mazziniana, e Moreno fece la fine di Pellegrino Rossi (il ministro delle finanze di Pio IX,
assassinato sulle scale della cancelleria nel 1848). Però aveva dimostrato che
un politico cattolico (di fatto, non di solo battesimo come quelli nostri
attuali) poteva battere tutti per quanto riguardava buona politica e traguardi
economici. Scomparso lui, l’Ecuador tornò alle sue guerre civili, colpi di
Stato e miseria. Moreno era la confutazione vivente delle fandonie laiciste
sull’”oscurantismo” e l’”arretratezza” di una Nazione che esalta le sue radici
cattoliche e, anzi, se ne vanta. Una testimonianza concreta, infatti, vale più
di ogni proselitismo. Come non si stanca di ripetere papa Francesco.
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