Fu il papa
Innocenzo XII che inserì nel Messale, con il rango del rito doppio, la festa di
san Filippo Benizi. Quest’infaticabile apostolo poté, in effetti, essere
considerato come un secondo fondatore dell’Ordine dei Serviti della Beata
Vergine Maria, e, fatto non da poco, arrivò persino a sfiorare il supremo
pontificato. Nel conclave viterbese del 1268-1271, infatti, dopo che per quasi
un anno le votazioni si erano susseguite senza alcun risultato positivo, i
cardinali, su proposta del porporato Ottaviano degli Ubaldini, rivolsero la
loro attenzione sul nostro Filippo Benizi, Priore Generale dell’Ordine dei
Serviti, religioso in odore di santità. Il buon frate, però, una
volta informato delle intenzioni del Sacro Collegio, ritenendosi indegno,
lasciò Viterbo e fuggì in una grotta sul Monte Amiata, per evitare l’elezione,
per circa tre mesi (Fra Cherubino Maria
Daleo Hiberno (a cura di), Vita Ex
editione Œnipontana anni 1644, quam annotationibus illustramus, Caput X, Fuga
Sancti in aviam solitudinem, ne eligeretur Pontifex Romanus, et ibidem
salutifera balnea precibus ejus e saxo producta, §§ 114 ss., in Bollandisti, Acta
Sanctorum, Augusti, t. IV, Dies Vigesima Tertia, vol. XXXVIII, Parigi-Roma
1867, pp.
683-686). Questa grotta esiste ancora ed in essa è stato ricavato un oratorio.
Essa si trova in località Bagni San Filippo a Castiglione d’Orcia, ed è
ricavata in un grande blocco di travertino a forma di volta chiusa alle
estremità da due muri e divisa in due da un tramezzo. Si narra che Filippo,
ritiratosi in questo luogo, come Mosè, percosse con il suo bastone una roccia
da dove scaturì miracolosamente una fonte di acque curative che poi divennero i
Bagni di San Filippo (ibidem, §§ 124-125, ivi, pp. 685-686).
Era il segno che il santo lasciava della sua riconoscenza verso le persone del
posto che lo avevano bene accolto e sostenuto durante la sua permanenza.
Si dice che, sul
suo letto di morte, domandava con insistenza il suo libro al frate che l’assisteva,
fra Ubaldo Adimario, e siccome questi non comprendeva, il Santo gli fece
intendere che voleva il suo Crocifisso e che era quello il libro che l’ispirava
per meditare (ibidem, Caput XVII, Utimus Sancti
morbus, pia monita, felix obitus, honorifica sacri corporis expositio, §§ 237-238, ivi, p.
706).
La messa è quella Justus est dal Comune, come il 31
gennaio, ma le ultime due collette – quella sulle oblate e quella dopo la
comunione – sono come il 19 luglio.
Nella prima
colletta si fa allusione all’umiltà del Santo, che lo portò a fuggire gli onori
del supremo pontificato. Il mondo è come l'erba, o il fiore del campo: oggi è
fresco di giovinezza, domani avvizzito e marcio. Val meglio non farci
affidamento.
Fra Filippo Lippi, Circoncisione di Gesù con i SS. Filippo Benizi e Pellegrino Laziosi, 1460-65, Santo Spirito, Prato |
Carlo Dolci, S. Filippo Benizi, 1648-49 circa, musée des Beaux-Arts, Brest |
Francesco Curradi, Visione di S. Filippo, XVII sec., Basilica dei Servi di Maria, Siena |
Nessun commento:
Posta un commento