Nella
festa della Trasfigurazione (in ricordo anche della vittoria di Belgrado del 1456, quando l'esercito cristiano, spronato da San Giovanni da Capestrano, sconfisse i Turchi) e nella memoria dei SS. Sisto II, papa, Felicissimo, Agapito, Gennaro,
Magno, Vincenzo, Stefano e Quarto, martiri, rilancio questo contributo di Rino
Cammilleri, rilanciato anche da Il Timone.
Ambito veneto, S. Sisto II, condotto al martirio, incontra S. Lorenzo, XVIII sec., museo diocesano, Verona |
Mentre
in Europa ci si vergogna dei simboli cristiani e delle proprie radici, nella Russia di Putin, queste vengono esaltate. E se Dio avesse prescelto quella Nazione, un tempo terra dell'ateismo materialista e militante, per ricordare e
rievangelizzare l’antico continente ormai scristianizzato e paganeggiante?
La statua di san Vladimir che farà grande Putin
di Rino Cammilleri
E poi dice che uno tifa
Vlad! No, non l’Impalatore vampiresco, ma lui, Vladimir Putin. Che ha
annunciato l’erezione di una colossale statua in Mosca a San Vladimiro,
Vladimir I il Santo, Gran Principe di Kiev e cristianizzatore della Rus’.
Cadono i mille anni dalla sua morte e Putin ha indetto in suo onore un
grandioso galà al Cremlino con centinaia di ospiti. Dopo, naturalmente, aver
preso parte alla solenne cerimonia religiosa in cattedrale col patriarca
Kirill. Putin ha ridato grande lustro alla tradizione religiosa della Santa
Russia, premia le famiglie numerose, non vuol sentir parlare di gender e
ideologia Lgbt, finanzia e ricostruisce chiese e monasteri, ha perfino
richiamato il Papa in mondovisione per essersi distratto dal bacio alla Vladimirskaya,
l’icona della Madre di Dio protettrice di tutte le Russie.
Putin si proclama
difensore (come già fu lo zar) dei cristiani balcanici e mediorientali in terra
islamica. Ha perfino ripristinato
il nome a Sanpietroburgo, la città che cambiava denominazione a ogni regime. E
vietato l’adozione di bimbi russi ai Paesi che praticano le nozze gay. Voi
direte che fa così non perché gliene importi del cristianesimo e della sua
morale, ma per assicurarsi il puntello della potente Chiesa ortodossa. E per
differenziarsi sotto ogni aspetto dagli Stati Uniti che, con la loro
ostinazione imperialistica, gli hanno di fatto scatenato contro una neo-guerra fredda
(è dai tempi della Grande Guerra che gli Usa temono come la morte il sorgere di
un asse economico Germania-Russia). Tutto (forse) vero, chi lo nega? Però lo
fa.
Forse davvero Putin
intende usare la tradizione cristiana come instrumentum regni, ma chi se ne importa? L’Occidente fa
l’esatto contrario e combatte una guerra mai vista contro Cristo e, pur di
farGli un dispetto, scarta inorridito anche la sola idea che l’identità religiosa
possa servire da antidoto contro il jihadismo. É di questi giorni la notizia
che Magdi Cristiano Allam è stato ridotto all’elemosina da Querela Continua, la
jihad giudiziaria scatenatagli contro dai musulmani italici. I giudici nostrani
gli danno sempre torto, è sotto scorta da una vita, pure l’ordine dei
giornalisti gli ha inflitto l’impeachment per “islamofobia”. E qui non c’è un
patriarca Kirill che gli offra aiuto, nemmeno sottobanco, manco una pacca sulla
spalla.
Forse anche Vladimir il
Grande, nell’anno 988, agì per calcolo politico quando mandò in soffitta il paganesimo di suo padre
Svjatoslav e si volse verso Costantinopoli. C’è chi dice che cercava appoggi
contro le scorrerie vikinghe. Ma chi qui scrive sa bene che pure delle Crociate
generazioni di storici atei hanno cercato col lanternino i “retroscena
economici”. E, si sa, quel che non si trova si inventa. Molti sono i Santi che
hanno cominciato il loro cammino per paura o per interesse. Solo che, cammin
facendo, si sono santificati davvero, perché Dio era più furbo di loro. Si noti
che la conversione del Principato di Kiev reca la data del 988. Mille anni
dopo, l’impero sovietico crollava e, come predetto dalla Madonna a Fatima, la Russia
tornava cristiana. In un mondo che non lo era più. Kiev è oggi capitale
dell’Ucraina, e qualcuno si meraviglia ancora che i russi non intendano cederla
a Obama e ai suoi zerbini europei. Di più: Vladimir il Santo si fece battezzare
a Cherson, l’odierna Sebastopol, nell’attuale Crimea.
Ed ecco un altro spunto
di riflessione per chi paventa l’”espansionismo russo”. Nella geopolitica la religione conta?
Chiedetelo all’Arabia Saudita, all’Iran khomeinista e al sedicente Califfato.
Chiedetelo all’Occidente, che spende somme spaventose e non esita di fronte ad
alcun genere di pressione per imporre ovunque la sua ideologia (i.e. religione
laica). Si dice che Vladimir il Grande, giudiziosamente, abbia mandato suoi
emissari per analizzare le grandi religioni monoteistiche da cui era
circondato: cristianesimo, ebraismo e islamismo. Quest’ultimo, sebbene potente
e in espansione, fu scartato subito per amore del popolo: vietava le bevande
inebrianti e i rus’ non lo avrebbero sopportato. La scelta tra i culti rimanenti
fu vinta da Costantinopoli in via puramente estetica: gli emissari del Gran
Principe rimasero abbagliati dallo splendore della liturgia bizantina. Un Dio
onorato in tal modo non poteva che essere quello vero, riferirono. Meditate
gente, meditate.
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