Come l’anno
scorso, non dimentichiamoci, durante la pausa estiva, dell’aspetto spirituale
della nostra esistenza e della nostra anima. Per ricordarlo attingiamo ad un
testo della tradizione spirituale patristica e monastica di san Macario il
Grande.
L’anima è
il carro cherubico che porta Dio
di San Macario il Grande
Fadi Mikhail, Icona copta dei Santi Macario il grande con i suoi discepoli Massimo e Domezio, XXI sec. |
1. Il beato profeta Ezechiele
contemplò una visione, un’apparizione divina e gloriosa, e ne fece la
narrazione descrivendo una visione colma di ineffabili misteri(1). Vide, nella
pianura, un carro di cherubini, quattro esseri viventi spirituali, di cui
ciascuno aveva quattro volti: uno di leone, uno di aquila, uno di vitello e uno
d’uomo. E per ogni volto avevano delle ali, sicché non v’era parte posteriore o
rivolta all’indietro; e il loro dorso era colmo di occhi, e il loro ventre
similmente era colmo di occhi, e non vi era parte che non fosse colma di occhi.
E ogni volto era provvisto di ruote, una ruota dentro l’altra, e nelle ruote vi
era lo Spirito. E vide come un trono e, seduto su di essi, una figura dalle
sembianze umane e sotto i suoi piedi c’era come uno zaffiro lavorato. Il carro
portava il cherubino e gli esseri viventi il Signore, assiso su di essi;
ovunque volesse andare, era sempre in direzione di un volto. E vide, sotto il
cherubino, come una mano d’uomo che lo sorreggeva e lo portava.
2. E ciò che il profeta vide
nella sua sostanza era vero e certo. Indicava tuttavia qualcos’altro e
prefigurava una realtà mistica e divina, un mistero nascosto in
verità da secoli e da generazioni(2), ma svelato negli ultimi
tempi(3) con la manifestazione di Cristo(4). Contemplava infatti il mistero
dell’anima che avrebbe accolto il suo Signore e sarebbe divenuta per lui trono
di gloria. Poiché l’anima resa degna di avere parte allo Spirito, fonte della
sua luce(5), e illuminata dalla bellezza dell’ineffabile gloria del
Signore, che l’ha preparata quale trono e sua dimora, diventa tutta luce(6),
tutta volto, tutta occhio(7); non vi è in essa parte alcuna che non sia ricolma
degli occhi spirituali della luce, cioè non vi è in essa nulla di tenebroso, ma
è trasformata tutta intera in luce e spirito ed è tutta colma di occhi; non ha
alcuna parte posteriore o che stia a tergo, ma è volto in ogni lato, poiché su
di essa è assisa l’ineffabile bellezza della luminosa gloria di Cristo. E come
il sole è identico a se stesso in ogni sua parte e non ha lato posteriore o
difettoso, ma è tutto interamente glorificato dalla luce ed è tutto luce,
uguale in tutte le sue parti, o come il fuoco, la luce stessa del fuoco, è
tutta uguale e non ha in sé qualcosa di primo o di ultimo, di maggiore o di
minore, così anche l’anima, che è stata perfettamente illuminata
dall’ineffabile bellezza della gloria luminosa del volto di Cristo(8), che è in
piena comunione con lo Spirito Santo ed è fatta degna di diventare dimora e
trono di Dio, diventa tutta occhio, tutta luce, tutta gloria, tutto spirito.
Tale la rende il Cristo, che la conduce, la guida, la sostiene, la trasporta e
così la prepara e adorna di bellezza spirituale. È detto infatti: Una mano
d’uomo stava sotto il cherubino(9), poiché Colui che in essa è trasportato è
anche Colui che guida.
Note
1 Cf. Ez 1,4-28.
2 Col 1,26.
3 Cf. 1Pt 1,20.
4 Cf. 2Tm 1,10
5 Il senso di queste parole viene chiarito al § 6:
“…quanti possiedono l’anima della luce, cioè la potenza dello Spirito santo,
sono dalla parte della luce”.
6 “l’anima vede la luce e diventa tutta luce” afferma
Gregorio di Nazianzo (Carmina dogmatica 32, PG 37,512). È
l’esperienza della trasfigurazione sovente attestata negli Apophtegmata
patrum: di abba Arsenio si dice che era “tutto come di fuoco” (Arsenio 27,
PG 65,96C) e il volto di abba Sisoès risplendeva come il sole (cf. Apophtegmata
patrum, alph.: Sisoès 14, PG 65,396BC; cf. anche Pambo 1 e 12).
Abba Giuseppe di Panefisi affermava “Non ti è possibile diventare monaco, se
non diventi tutto di fuoco!” (Apophtegmata patrum, alph. Giuseppe
di Panefisi 6, PG 65, 229C). Su questo tema nelle Omelie dello
Pseudo-Macario vedi anche: Om. 8,3 e Om. 15,38.
7 I cherubini ricoperti di occhi nella tradizione
cristiana sono diventati simbolo della vita contemplativa. Abba Bessarione
diceva: “Il monaco deve essere come i cherubini e i serafini: tutto occhi!” (Apophtegmata
patrum,alph.: Bessarione 11, PG 65,141D).
8 Cf. 2Cor 4,6.
9 Cf. Ez 1,8; 10,8.
(tratto da: Macario il Grande, Omelia 1, Pseudo-Macario,
Spirito e fuoco, a cura di Lisa Cremaschi, ed. Qiqajon,
Magnano 1995)
Fonte: Nati dallo Spirito, 2.6.2015
Fonte: Nati dallo Spirito, 2.6.2015
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