Non si saprebbe fare un
più bel elogio di san Domenico che quello che, nel suo Paradiso, nel canto XII, Dante ha posto sulle labbra di san
Bonaventura da Bagnoregio. Come al tempo degli Apostoli il grande compito dell’apostolato
fu diviso – a Pietro i circoncisi, a Paolo i Gentili – così, nel XIII sec., la
Provvidenza sembrò dividere il campo della Chiesa tra san Domenico e san
Francesco. Al Poverello di Assisi, le piccole persone, i Minori dell’epoca
comunale, presso le quali, grazie all’esempio della povertà evangelica e di una
tenera devozione ai misteri dell’umanità del Redentore, bisognava ritardare di
alcuni secoli lo scatenamento dell’incendio socialista. A Domenico, al
contrario, magister
generalis
di un Ordine di sapienti predicatori, la difesa della dottrina cattolica e la
guerra contro le eresie nascenti, ovvero «li sterpi eretici» (v. 100). Non a caso il Bonaventura,
quasi giustapponendo il matrimonio di san Francesco con Madonna Povertà, porrà
in luce le nozze tra san Domenico e la Fede (v. 62).
Fin dai loro inizi, la
vita di questi due patriarchi fu una profezia; occuparono rispettivamente il
posto provvidenziale che Dio, attraverso i secoli, riservava ai loro Ordini. Il
Poverello sostenne sulle sue spalle il Laterano scosso; poi partì pellegrino in
Terra Santa per cominciare le missioni d’Oriente. Quanto a Domenico, prima che
fosse affidata ai suoi figli la Santa Inquisizione, esercitò dapprima, nello
stesso Palazzo apostolico, l’incarico di maestro e di censore.
Roma è ricca di ricordi
di san Domenico, in particolare nei titoli di San Sisto (cfr. Mariano Armellini, Le chiese di Roma dal
secolo IV al XIX, Tipografia Vaticana, Roma 18912, pp. 518-520; Ch. Huelsen, Le Chiese di Roma nel
medio evo, Firenze 1927, pp. 470-471;1Raimondo Spiazzi, San Domenico e il Monastero di San Sisto all’Appia. Raccolta di studi storici, tradizioni e
testi d’archivio, Bologna 1993) e di Santa Sabina, dove visse ed operò
splendidi miracoli (cfr. Jaime
Rodriguez Lebrato, Itinerario dei
miracoli di san
Domenico a
Roma, Roma 1995, passim)
come ad es. alcune resurrezioni (cfr. Albert
J. Herbert, Raised from the dead-true stories of 400
resurrection miracles, trad. it. di Camilla
Giacomini (a cura di), I morti
resuscitati. Storie vere di 400
miracoli di resurrezione, Tavagnacco
1998, pp. 112-115, partic. pp. 113-114. Sulla chiesa di Santa Sabina, v. Mariano Armellini, op. cit., pp. 581-585;
Ch. Huelsen, op. cit., pp. 430-431).
A Roma, nel 2000, fu dedicata un'altra chiesa al nostro Santo, in zona Tor San Giovanni, la Chiesa di San Domenico di Guzmán. Questa fu elevata a diaconia da Benedetto XVI nel 2012.
Il Santo morì a Bologna il 6 agosto
1221, ma essendo questo giorno dedicato ad un’altra festa, il suo ufficio fu
anticipato al 4. In occasione del VII centenario della morte il 29 giugno 1921
papa Benedetto XV dedicò alla figura di san Domenico l’enciclica Fausto Appetente Die.
La messa prende in prestito
quasi tutti i suoi canti ed il vangelo da quella dai Confessori.
Giovanni Maria Morandi, Madonna del Rosario col Bambino in gloria con i SS. Domenico e Caterina da Siena, 1686, Museo della Basilica di S. Sabina, Roma |
Alessandro Turchi (L'Orbetto), Glorificazione dell'Agnello mistico con i SS. Giovanni Battista e Domenico, 1641 |
Scuola spagnola, S. Domenico penitente, XVII sec. |
Ambito di Antonio Balestra, Miracolo di S. Domenico, XVIII sec. |
José Gil de Castro, S. Domenico, 1817, Museo Nacional de Bellas Artes, Santiago, Cile |
S. Domenico in abiti da canonico regolare di S. Agostino della Chiesa Cattedrale di Osma |
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