Già
all’indomani della pubblicazione dei due m.p. gemelli era stata avvertita una
certa perplessità per alcune disposizioni problematiche (ne avevamo parlato anche noi qui); perplessità
accresciute dalle parole sull’Osservatore Romano di un personaggio qualificato,
autore materiale di questa riforma (in quanto presidente della Commissione che
l’ha concepita), mons. Pio Vito Pinto, secondo cui i due m.p. richiederanno «un
cambiamento di mentalità che … convinca [i vescovi] e sorregga a seguire l’invito
di Cristo, presente nel loro fratello, il vescovo di Roma, di passare dal
ristretto numero di poche migliaia di nullità a quello smisurato di infelici
che potrebbero avere la dichiarazione di nullità — per l’evidente assenza di
fede come ponte verso la conoscenza e quindi la libera volontà di dare il
consenso sacramentale — ma sono lasciati fuori dal vigente sistema» (v. Pio Vito Pinto, La riforma del
processo matrimoniale per la dichiarazione di nullità, in L’Osservatore romano, 8.9.2015. V. anche qui e qui. Per una riflessione sulle parole di
mons. Pinto in senso critico, v. qui).
E
non possiamo, in effetti, dargli torto, visto che, a ben vedere, questa riforma
ribalta il principio canonistico del favor matrimonii a beneficio di un favor
nullitatis.
Del
resto, per rendersene conto basti solo leggere il novellato can. 1687 § 1
c.i.c., secondo cui «Ricevuti gli atti, il Vescovo diocesano, consultatosi
con l’istruttore e l’assessore, vagliate le osservazioni del difensore del
vincolo e, se vi siano, le difese delle parti, se raggiunge la certezza morale
sulla nullità del matrimonio, emani la sentenza. Altrimenti rimetta la causa al
processo ordinario».
In
sede di processo matrimoniale breve, dunque, il vescovo potrà assumere solo due
decisioni: o dichiarare la nullità del vincolo oppure rimettere la causa al
processo ordinario. Non potrà dunque concludere in alcun modo circa la validità
del matrimonio ed il rigetto della domanda di nullità. Quest’opzione
decisionale non è prevista. Al più, dunque, qualora dovesse essere convinto
circa la validità del vincolo, l’unica opzione che avrà a disposizione sarà
quella di rimettere la causa al processo ordinario. Per incidens, non si
comprende peraltro neppure che valenza assumano in questo giudizio gli
eventuali atti istruttori svolti dinanzi al Vescovo … né è dato comprendere se
la rimessione al giudizio ordinario comporti un ricominciare da capo la
procedura di nullità con un nuovo libello, ecc. … Ma sorvoliamo su queste
lacune procedurali.
Quel
che conta rilevare è che l’esclusione del potere del vescovo di potersi
esprimere sulla validità del vincolo, con conseguente rigetto della domanda, fa
emergere indiscutibilmente quel favor nullitatis, che poco si concilia con
l’altro favor, formalmente non toccato dalla riforma, ma di fatto
svuotato di significato, qual è quello sancito dal can. 1060: «Il matrimonio
ha il favore del diritto; pertanto nel dubbio si deve ritenere valido il
matrimonio fino a che non sia provato il contrario».
Nel
nostro caso può, invece, dirsi, dopo la riforma che entrerà in vigore l’8
dicembre prossimo, che il matrimonio sarà considerato nullo, sino a prova
contraria.
Nella
memoria liturgica della Madonna della Mercede, affinché interceda per la Chiesa
e perché l’opera dei novatori non distrugga il matrimonio quale sacramento,
riducendolo a sacramentale, rilancio quest’articolo di Chiesa e postconcilio.
Francisco de Zurbarán, Apparizione della Vergine della Mercede a S. Pietro Nolasco, 1628-30 circa, collezione privata |
Francisco de Zurbarán, Vergine della Mercede con il Bambino con i SS. Pietro Nolasco e Raimondo Nonnato, 1635-40, collezione privata |
Juan de Roelas, Vergine della Mercede, Museo de Bellas Artes, Siviglia |
Alonso Miguel de Tovar, Apparizione della Vergine della Mercede a S. Pietro Nolasco, 1723, Museo de Bellas Artes, Siviglia |
Vicente López Portaña, La Vergine della mercede libera gli schiavi, 1798-1803, Valencia |
Gil de Castro, Vergine della Mercede con i SS. Pietro Nolasco e Raimondo Nonnato, 1814, Collezione privata |
Divorzio cattolico – Le critiche canoniche sulla riforma
dell’annullamento si accumulano: saranno prese in considerazione dal Vaticano,
dai vescovi e dagli yes men di Francesco?
Riprendiamo da Rorate Caeli. In parte ne abbiamo parlato qui.
C’è
decisamente qualcosa nell’aria: eminenti canonisti che inizialmente avevano
elogiato le riforme dell’annullamento del matrimonio si sono tirati indietro e
successivamente si sono anche pronunciati duramente contro di esse; è sorto un
autentico dibattito sul malcontento tra un numero significativo di avvocati
canonici e prelati. E in questo caso non stiamo parlando di tradizionalisti! Le
riforme arbitrarie e straordinariamente problematiche del processo per la
dichiarazione di nullità del matrimonio introdotte dal Papa, elaborate senza
consultazioni a vasta scala, in relativa segretezza, e pubblicate l’8 settembre
tramite il motu proprio Mitis Iudex, si sta trasformando
rapidamente in una crisi d’autorità senza precedenti per il suo ruolo. Tale
crisi d’autorità è autentica e nemmeno la grande quantità di negazioni e
atteggiamenti riduttivi da parte dell’establishment dei media
cattolici e di “rispettabili” blogger cattolici la possono nascondere.
Nei primi giorni dopo la promulgazione del Mitis
Iudex, le valutazioni critiche da parte del canonista Kurt Martens e del
professore di filosofia sistematica Chad Pecknold, entrambi docenti alla
Catholic University of America, hanno raggiunto un vasto pubblico grazie al
reportage delWashington Post sulla riforma (“Pope Francis announces biggest changes to annulment process in centuries“
[“Papa Francesco annuncia i più grandi cambiamenti da secoli nel processo di
annullamento”]). Per quanto ne sappiamo, Martens è stato il primo a riferirsi
pubblicamente alla riforma come alla “versione cattolica del divorzio
consensuale”. Se avrete l’opportunità di incontrare qualche vescovo o apologeta
professionista che accusa una presunta cospirazione secolarista di aver
fabbricato l’idea secondo cui il Papa avrebbe appena istituito il “divorzio
cattolico”, fateglielo presente. Ma stiamo facendo una digressione...
Nonostante
l’articolo del Washington Post, l’approfondita analisi iniziale
delle riforme nella stampa cattolica “conservatrice” è rimasta piuttosto
neutrale o addirittura a favore. Oltre alla lista neutrale di “cose da sapere e
condividere” sul motu proprio a cura di Jimmi Akin, sono stati tre saggi che
elogiavano o sottovalutavano la gravità delle riforme, scritti da avvocati
canonisti, ad imperversare sui social media:
Benedict Nguyen, “Annulment Reform: 6 Misconceptions and 6 Developments“ (“La
riforma dell’annullamento: sei fraintendimenti e sei sviluppi”);
Edward Peters, “A first look at Mitis Iudex“ (“Un primo sguardo al Mitis Iudex”,
e il correlativo post su Facebook);
Ed Condon, “Mitis Iudex: The Good, The Bad, & The Ugly“ (“Il Mitis
Iudex: Il buono, il brutto e cattivo”).
Questi
tre esperti hanno presto cominciato a pubblicare ulteriori risposte critiche.
In
poche ore, Ed Peters ha cominciato a postare ulteriori analisi, una più critica
dell’altra: 1) “A second look at Mitis, especially at the new fast-track annulment process“
(“Un secondo sguardo alMitis Iudex, in modo particolare al nuovo
processo accelerato d’annullamento”, 8 settembre), “Nah, that twern’t no smear“ (“No, non era una presa in giro”,
10 settembre), “Who is satisfied with Mitis Iudex?“ (“Chi è soddisfatto del Mitis
Iudex?”, 13 settembre), e quella che per adesso è l’ultima: “Note: Avoiding the requirements of Mitis would not be easy for bishops“
(“Nota: evadere le richieste del Mitis Iudex non sarà facile
per i vescovi”, 4 settembre). Le critiche e le riserve di Ed Peters a proposito
delle riforme sono state diffusamente discusse su blog e siti cattolici e
pertanto non le tratteremo ulteriormente in questa sede.
“A Modest Proposal“ (“Un’umile proposta”, 12 settembre), di Ed
Condon, sostiene tuttora che “vi sono più elementi positivi che negativi nelle
riforme”, ma si sofferma diffusamente sui serissimi pericoli inerenti al “processo
abbreviato” autorizzato da Papa Francesco. Condon ha anche riportato la
seguente riminiscenza a proposito della crescente mancanza di perizia giuridica
tra idefensores matrimonii – gli ufficiali incaricati di difendere
la presunta validità del matrimonio che è sotto questione – una
mancanza che verrebbe solo aggravata dalle nuove riforme.
Da quanto ho potuto constatare tramite la mia esperienza nei tribunali matrimoniali – che è molto variegata –, nella maggioranza dei casi nessuno dei partecipanti ha un dottorato e solo alcuni dei giudici hanno la licenza. In effetti, di solito al posto del collegio di tre giudici clericali ce n’è uno solo (questa, che precedentemente era un’eccezione frequentemente permessa negli Stati Uniti, viene ora resa una regola universale dal Mitis Iudex), e le parti non hanno alcun avvocato, mentre quando lo hanno è raro che questi sia un avvocato canonista.
Meno della metà delle opinioni espresse dai difensori del vincolo matrimoniale che io ho letto in qualità di giudice sono firmate da una persona che abbia la licenza in diritto canonico. Di solito sono firmate da un sacerdote, o sempre più spesso da un diacono permanente che non ha alcuna formazione canonica e che assume l’incarico di difensore del vincolo matrimoniale come se fosse un noioso lavoro straordinario che lo distoglie dal suo lavoro pastorale ordinario in parrocchia. Un difensore del vincolo matrimoniale di cui sono a conoscenza, in realtà, non fa altro che inoltrare lo stesso dossier di una sola pagina per ogni caso che gli viene assegnato. Nessuno scrive più un appello.
Ciò è reso possibile dal fatto che un tribunale può richiedere alla Segnatura Apostolica di concedergli di nominare per questi ruoli “esperti alternativi” (leggi “formalmente privi di qualificazione”) quando non si è in grado di rintracciare uno staff sufficientemente qualificato.
(...)
Con ciò non voglio affermare che non siano in buona fede, che non lavorino duro o che non meritino rispetto e gratitudine per i loro sforzi; ma è d’altro canto inutile aspettarsi che possano svolgere un ruolo vitale come quello di difensori del vincolo matrimoniale. Credete forse che anche una sola delle parti in un caso di nullità matrimoniale accetterebbe di essere rappresentata da una persona che non fosse laureata in giurisprudenza nel processo di divorzio civile, anche qualora essa fosse un volontario con molta buona volontà?
Questo
per quanto riguarda lo stato attuale del processo negli Stati Uniti, nazione
tra quelle che hanno il numero più alto (se non quella che ne ha il numero più
alto in assoluto) di avvocati canonici. Ci chiediamo: quanto a maggior ragione
il processo abbreviato, “accelerato”, autorizzato da Francesco, aprirà le porte a una valanga di richieste di
dichiarazione di nullità?
Lo
stesso giorno in cui Condon ha pubblicato il suo articolo ammonitore, Benedict
Nguyen ha rilasciato una breve intervista alla radio National Catholic
Register (12 settembre – ascolta qui). Egli ha parlato apertamente
della mancanza tanto di una consultazione dei vari vescovi del mondo come delle
facoltà richieste dalla legge canonica da parte della commissione incaricata
dal Papa, che ha lavorato da sola in tutta segretezza. Ha anche menzionato il
desiderio di molti avvocati canonici di assistere a un’estensione della vacatio
legis concessa dal Papa prima che le riforme vengano implementate (8 dicembre),
per permettere una consultazione a vasta scala all’interno della Chiesa su
queste riforme. Pochi giorni dopo, egli ha pubblicato un altro articolo,
stavolta sul britannico Catholic Herald, che aveva sfacciatamente
elogiato le riforme solo la settimana precedente.
Il
titolo del secondo articolo di Nguyen è chiaro: “We’re heading for ‘Catholic divorces‘” (“Stiamo arrivando ai ‘divorzi
cattolici’”, 18 settembre). Nguyen spiega brevemente e chiaramente perché le
nuove riforme annullano la presunzione di validità per i matrimoni e consente
che molti di essi vengano considerati pregiudizialmente nulli persino
prima che cominci il processo (il grassetto nei paragrafi seguenti è
nostro):
... Molti rispettabili avvocati canonisti e commentatori stanno esprimendo gravi preoccupazioni sul testo, man mano che lo vanno studiando più attentamente. Unisco la mia al crescente numero di voci di quanti si trovano in apprensione. A mio modo di vedere, certi cambiamenti rischiano di arrecare più danni che benefici, creando più confusione che chiarezza sulla validità del matrimonio e sul proposito della dichiarazione del processo di nullità.
Il cambiamento più significativo proposto nel Mitis Iudex è la creazione della “procedura abbreviata” per i casi la cui decisione viene affidata al vescovo diocesano, affinché decida lui stesso con una sorta di fiat amministrativo. Questo cambiamento, estremamente problematico, fa scaturire serie questioni e gravi confusioni.
Ai vescovi diocesani – già estremamente occupati –, compresi quelli che non sono formati nella legge matrimoniale, verrà chiesto di decidere potenzialmente su centinaia di casi di matrimonio canonico all’anno basandosi quasi solamente sul referto di consulenti che neanche loro sono avvocati canonisti. È in questo modo che si pretende di “accelerare” il processo. Eppure è praticamente impossibile comprendere come lo si possa fare senza che il vescovo diocesano avalli le decisioni senza adeguata valutazione o le prenda lui, in tutta fretta, privilegiando la velocità all’accuratezza. In entrambi i casi si tratterebbe di un’ingiustizia.
(...) Il diritto canonico utilizza già un “processo documentale” più corto per i casi che implichino la mancanza di capacità per sposarsi (canoni 1073-1094) o una mancanza o un difetto della forma canonica (canoni 1108-1123). Per la terza categoria di casi di matrimonio – quelli che comportano mancanza di consenso (canoni 1095-1107), che utilizzano la “procedura matrimoniale formale” – il Mitis Iudex permetterà d’ora in poi di utilizzare i nuovi “processi abbreviati” laddove questi casi sembrano essere nulli “per argomenti particolarmente evidenti”.
È qui che nascono i problemi. Come dovrebbero essere considerati tali “argomenti evidenti” di fronte a un processo adeguato?
Ciò che il Mitis Iudex ha realmente fatto è annullare nella pratica il principio di fondamentale importanza che si trova nel canone 1060, in cui si sancisce che il matrimonio deve essere considerato valido finché non viene provato il contrario. Permettendo il processo abbreviato per casi che sembrano nulli “per argomenti particolarmente evidenti”, il Mitis Iudex permette una sorta di giudizio di nullità per difetto del matrimonio prima ancóra che un processo venga avviato. Il risultato è che alcuni matrimoni verranno considerati nulli ancor prima che il processo cominci. Ciò va direttamente contro la presunzione di validità richiesta dalla giustizia, dalla logica e dal canone 1060. Il Mitis Iudex ha creato una situazione invertita in cui i matrimoni hanno la presunzione di nullità e in cui è la validità che deve essere provata.
L’ultimo
ma non meno importante dei commenti su quella che potrebbe
verosimilmente diventare la parola più pericolosa nel motu proprio del
Papa – quell’”etc.” alla fine della lista di circostanze che possono
essere essere invocate affinché si adotti il “processo breve” per giudicare la
validità del matrimonio – è stato pubblicato dai nostri amici del Canon
Law Centre(“The “Et Cetera” Time Bomb In Article 14 §1 Of The Ratio Procedendi” [“La
bomba ad orologeria ‘Et Cetera’ nell’articolo 14 § 1 della Ratio Procedendi”]).
Il grassetto nel seguente paragrafo è nostro:
Analogamente a certe altre ambiguità ed espressioni vaghe che hanno trovato spazio nei documenti ufficiali del Vaticano II, sostengo che l’”etc.” nell’articolo 14 § 1 sarà potenzialmente uno degli strumenti più abusivamente utilizzati dalle interpretazioni eterodosse che si trovano nelle nuove norme. Questi abusi saranno resi possibili dalle vaste riserve di discrezioni amministrative concesse ai vescovi diocesani sotto la legge riformata. Pur essendo vero che bisogna soddisfare alcuni requisiti fondamentali affinché un caso sia ascoltato in base al processus brevior, è altrettanto vero che tali requisiti non sono molto difficili da soddisfare sotto le nuove norme.
Il Canon
Law Center sostiene anche che il “processo abbreviato” per l’emissione
rapida delle dichiarazioni di nullità diventerà la norma, non l’eccezione:
... sarebbe piuttosto ingenuo credere che il processus brevior sarà qualcosa di eccezionale o di raro nelle pratiche degli odierni tribunali. In realtà, se le recenti tendenze delle procedure penali canoniche possono fornire delle indicazioni riguardo a quanto ci si possa aspettare in un futuro prossimo (negli scorsi due anni si è assistito a uno sforzo collettivo guidato dalla Congregazione per la Dottrina della Fede per ridurre i processi giudiziali e stabilire dei processi amministrativi più brevi come norma), l’opinione di chi scrive è che in questo modo il processus brevior diventerà poco a poco la norma, in luogo delle pratiche giudiziali. Questo processo abbreviato aprirà senza dubbio le porte ad abusi nell’amministrazione della giustizia, dal momento che verranno concentrati nelle mani di una sola persona, il vescovo, molti ruoli. Su queste basi, la fiducia nella validità dei processi di nullità del matrimonio verterà necessariamente sulla fiducia nel vescovo che pronuncerà il giudizio.
Fino
ad ora, i bloggers di Rorate non hanno visto nemmeno un commento esteso
e non liberale sul Mitis Iudex che sia nettamente a favore di
esso, e che non sia stato in certa misura ritrattato. È vero che alcune
diocesi cattoliche e alcune conferenze episcopali hanno pubblicato comunicati
stampa che elogiano le riforme, ma francamente questo c’era da aspettarselo.
Alcune diocesi cattoliche conservatrici (per es. Madison, Wisconsin) hanno
pubblicato commenti che cercavano di minimizzare la natura dirompente delle
riforme, il che ci sembra più un tentativo di limitare i danni che altro. È
vero, non è realistico aspettarsi che le diocesi emettano delle critiche
ufficiali ai decreti romani. Tuttavia, i vescovi che cercano di fare buon viso
al cattivo gioco di un pessimo esemplare di norma della Chiesa – e per giunta
una che avrà delle conseguenze sulla giusta comprensione della dottrina – non rendono
un servizio alla verità.
Ma
noi speriamo che gli avvocati canonici si uniscano presto tra di loro per
esercitare delle pressioni su Roma, in modo pubblico e organizzato, per
ritardare l’entrata in vigore del Mitis Iudex. Quel che è in ballo
è nient’altro che la solidità storica e la credibilità della Chiesa Cattolica e
del suo insegnamento sul matrimonio. Sarà un’ironia grande e terribile
se la festività dell’Immacolata Concezione diventerà quest’anno il giorno in
cui quest’insegnamento comporterà un colpo devastante da cui ci si potrebbe non
riavere per varie generazioni, se non per secoli.
[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]
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