Nella memoria
liturgica della Dedicazione della Basilica di san Michele arcangelo sulla Via
Salaria e del Santuario omonimo del Gargano, rilancio questo contributo del
card. Burke, tratto dal consueto Chiesa e post concilio.
Luca Giordano, S. Michele, 1663 circa, Staatliche Museen, Berlino |
Luca Giordano, S. Michele scaccia Satana, XVII sec. |
Cardinal Burke : «È
impossibile che la Chiesa cambi il suo insegnamento sulla indissolubilità del
matrimonio»
Riprendo da TradiNews. Il testo che segue è redatto ad iniziativa di DICI (il sito ufficiale della FSSPX) in collaborazione
con Guillaume d’Alençon, delegato episcopale per le questioni che riguardano la
famiglia e la vita. La prima parte delle dichiarazioni del cardinal Burke è ben
nota. Questa intervista tuttavia è particolarmente interessante per lo spazio
dedicato all’esperienza del cardinale come prefetto della Segnatura Apostolica
e relative dichiarazioni prese dal testoPermanere nella verità di Cristo,apparso
anche in francese, sulla necessità della seconda sentenza conforme nei processi
di nullità matrimoniale. Problema di non secondaria importanza già sollevato da
diversi canonisti e studiosi di fama internazionale, da noi ripresi in
precedenti articoli.
Alla vigilia del
Sinodo sulla Famiglia (04-25 Ottobre 2015) escono diversi libri che si
oppongono chiaramente alle innovazioni che pretendono di introdurre prelati
progressisti, al seguito del cardinale Walter Kasper. DICI riporterà queste
pubblicazioni progressivamente, mettendo in evidenza le risposte che esse danno
alle critiche contro la dottrina della Chiesa sul matrimonio e la famiglia.
Per gentile
concessione delle edizioni Artège, DICI presenta ai suoi lettori alcune pagine
del libro Un Cardinale nel cuore della Chiesa, pubblicato il 17
settembre, nel quale Raymond Leo Burke, Cardinalis Patronus dell’Ordine
di Malta, risponde alle domande di Guillaume d’Alençon, delegato episcopale per
la famiglia e per la vita della diocesi di Bayonne. Le risposte del prelato
americano, prefetto emerito del Tribunale della Segnatura Apostolica, sono
particolarmente interessanti nel momento in cui Papa Francesco col Motu Proprio Mitis
iudex Dominus Iesus eMitis et Misericors Iesus dell’8
Settembre 2015, ha appena semplificato notevolmente la procedura di nullità del
matrimonio.
La misericordia finalizzata dalla conversione alla verità
A proposito delle «
eccezioni pastorali », che i progressisti vogliono moltiplicare, a nome di una
misericordia scissa dalla verità circa l’indissolubilità del matrimonio, il
Cardinale Burke risponde nettamente.
Ormai molti fedeli
ora hanno subito divorzi, pur restando annessi alla Chiesa. Crede che si possa
articolare serenamente il rapporto tra dottrina e pastorale, misericordia e
verità, senza cadere nella caricatura, nella dialettica?
Sì, in alcuni
dibattiti si è potuta introdurre una dialettica tra misericordia e verità,
disciplina e verità. Questo contrasto è risultato essere artificiale e falso.
Perché ci sia una vera misericordia, è necessario che essa sia basata sulla
verità. Allo stesso tempo, non possiamo mai dire che permane la dottrina quando
la disciplina è contraddittoria, come quando qualcuno dice: «Insisto sulla
indissolubilità del matrimonio ma, in alcuni casi, le persone che si sono
separate dai loro coniugi legittimi e poi risposate possono accedere alla comunione
eucaristica».
Com’è possibile che
una persona legata da un matrimonio fallito possa intrecciare una relazione con
un’altra, senza commettere adulterio o fornicazione? È impossibile. E comunque,
dobbiamo conoscere le situazioni particolari, essere misericordiosi con la
gente, ma [dobbiamo] invitare chi si trova in questa situazione a convertirsi,
a far corrispondere le cose alla legge di Cristo. La misericordia è finalizzata
dalla conversione, e quest’ultima è sempre una conversione alla verità. Infine,
non vi è alcuna contraddizione tra la dottrina e la disciplina, poiché la prima
anima la seconda.
Vedo anche un altro
aspetto di questo problema. Quello della sofferenza dei figli, che
sono le vittime del divorzio. I Pastori devono fare tutto il possibile per
aiutare questi giovani nella loro fede. Non è relativizzando di fatto il valore
del matrimonio sacramentale dei loro genitori che possiamo aiutare questi
giovani a rispondere alla loro vocazione. La testimonianza della fedeltà di un
coniuge, o di entrambi, nonostante la separazione, spesso porta i suoi frutti
nella generazione successiva. Onorando la verità del sacramento del matrimonio,
non solo si dà gloria a Dio, fonte di ogni bene, ma si rafforzano e consolano i
giovani che hanno dovuto subire i conflitti dei genitori. Sono numerosi i figli
di coppie separate, di cui almeno uno dei genitori è rimasto fedele alla grazia
del sacramento del matrimonio, che si sono impegnati sulla via del matrimonio
cristiano o della vocazione consacrata. La sofferenza si è trasformata in
gioia, certamente per i figli, ma anche per i genitori. (...)
La Chiesa potrebbe
cambiare la sua dottrina su questo argomento? Se un papa volesse, potrebbe?
No, è impossibile che
la Chiesa cambi il suo insegnamento per quanto riguarda l’indissolubilità del
matrimonio. La Chiesa, Sposa di Cristo, obbedisce alle sue parole nel capitolo
19 del Vangelo di Matteo, che sono molto chiare per quanto riguarda la natura
del matrimonio. Nessuno contesta il fatto che sono stesse parole di Cristo e,
dalla risposta degli apostoli, il peso di queste parole per coloro che sono chiamati
alla vita matrimoniale è molto chiaro. Nel suo insegnamento sul matrimonio,
Cristo chiarisce bene che espone la verità sul matrimonio come era dal
principio, come Dio lo ha voluto dalla creazione dell’uomo e della donna. In
altre parole, l’indissolubilità del matrimonio è una questione che deriva dalla
legge naturale, la legge di Dio scritta nel cuore di ogni uomo. Il Papa, come
successore di San Pietro nella sua cura pastorale della Chiesa universale, è il
primo tra i cristiani ad essere vincolato a obbedire alla parola di Cristo. (pp.
130-132)
Un giudizio conforme alla verità e al diritto
È utile raffrontare
le parole del cardinale Burke con ciò che egli già detto lo scorso anno nel
libro scritto in collaborazione con altri quattro cardinali Permanere
nella verità di Cristo (Artège, 2014) sul tema «Il processo canonico
nella nullità del matrimonio: una ricerca della verità ». Egli insiste
sulla necessità di un processo condotto con grande cura, al fine di raggiungere
la verità in una questione che coinvolge la salvezza eterna degli interessati.
«Ricordo l’immagine usata dal mio professore di procedura canonica alla Pontificia Università Gregoriana, padre Ignacio Gordon, SJ, durante i miei anni di studio. Egli ha detto che il processo canonico e i suoi vari elementi potrebbero essere paragonati ad una chiave i cui denti dovrebbe corrispondere ai contorni sinuosi della serratura della natura umana; è solo quando tutti i denti sono tagliati con precisione che la chiave apre la porta alla verità e alla giustizia. È particolarmente sorprendente che oggi, nonostante i numerosi proclami a favore dei diritti umani, vi è una vera e propria mancanza di attenzione per le procedure giuridiche sviluppate con cura che garantiscono il mantenimento e la promozione dei diritti di tutte le parti, e in una questione che coinvolge la loro salvezza eterna, vale a dire, il loro diritto a un giudizio basato sulla verità, al fine di risolvere la questione della nullità del loro matrimonio. È particolarmente interessante sentire che un processo giudiziario ben fatto dovrebbe essere sostituito da una procedura amministrativa rapida». (p. 210)
E su mostrare i
legami tra verità e carità:
«Una delle caratteristiche principali di un tribunale deve essere l’obiettività o imparzialità, che è il pegno e il marchio della ricerca della verità. Tale oggettività dovrebbe essere particolarmente evidente nei tribunali della Chiesa, il cui compito è di aver cura non solo di essere ma anche mostrarsi imparziale. La giusta osservanza delle norme procedurali è un mezzo importante per garantire in maniera reale ed evidente l’imparzialità del tribunale, che potrebbe essere compromessa in molti modi, uno più sottile dell’altro.
La disciplina del processo giuridico non è affatto in contrasto con l’approccio veramente pastorale o spirituale alla eventuale nullità del matrimonio. Al contrario, essa conserva e promuove la giustizia fondamentale e insostituibile, senza cui sarebbe impossibile esercitare la carità pastorale. (p.213)
La procedura canonica per dichiarare la nullità del matrimonio, a causa del suo rispetto per il diritto ad un giudizio conforme alla verità, è un elemento necessario per l’esercizio della carità pastorale nei confronti di coloro che chiedono la nullità del consenso matrimoniale. (p. 214)
Il tribunale collegiale o il giudice unico non hanno il diritto di sciogliere un matrimonio valido; essi possono solo cercare la verità su un matrimonio in particolare, e successivamente dichiarare con autorità che hanno la certezza morale che la nullità del matrimonio è stata veramente stabilita o accertata (constat de nullitate), o che la stessa certezza morale non è stata raggiunta (non constat nullitate). Poiché il matrimonio gode del favore del diritto, non è richiesto provarne la validità; sarà sufficiente dichiarare che la sua nullità non è stata dimostrata. (...)
Nel suo discorso annuale alla Rota Romana del 1944, Pio XII ricorda che ‘nel processo matrimoniale il fine unico è un giudizio conforme alla verità e al diritto, concernente nel processo di nullità la asserita non esistenza del vincolo coniugale...’. Tutti coloro che sono coinvolti in un processo canonico, ha detto, devono condividere questo obiettivo comune, in base alla natura specifica delle rispettive funzioni. Questa attività giudiziaria unificata è di ordine fondamentalmente pastorale, cioè è diretta verso lo stesso obiettivo che unifica l’azione di tutta la Chiesa: la salvezza delle anime». (pp. 217-219)
La necessità di
doppia sentenza conforme
Nello stesso studio
su «Il processo canonico di nullità del matrimonio: una ricerca della verità»,
il Cardinale Burke ha già risposto all’obiezione che non è necessario ottenere
una doppia sentenza conforme per confermare una dichiarazione di nullità del
matrimonio. Purtroppo le recenti disposizioni di papa Francesco hanno rimosso
questa doppia sentenza conforme. Nel suo studio, il prelato americano ha
mostrato in anticipo tutti i rischi - in particolare canonici e spirituali -
che questa decisione comporta per i giudizi che ormai saranno pronunciati, a
meno che il Sinodo non pervenga a far abrogare la riforma, come chiede lo
storico Roberto de Mattei in Corrispondenza Romana del 17
settembre. Sotto il titolo: «Si possono discutere gli atti di governo del
Papa?» egli scrive: «Il motu proprio di Papa Francesco, che è fino a questo
momento il suo più rivoluzionario atto di governo, non è ancora in vigore, fino
all’8 dicembre 2015. È illegittimo chiedere che nel Sinodo si discuta di questa
riforma matrimoniale e che un gruppo di cardinali “zelanti”(come i
cardinali che si sono opposti al nuovo matrimonio di Napoleone con Maria Luisa,
e che Pio VII riconobbe successivamente che avevano ragione ndr) ne
chieda l’abrogazione?».
«Nelle discussioni che hanno accompagnato la preparazione del Sinodo dei Vescovi, è spesso apparsa la necessità di una doppia sentenza conforme per confermare una dichiarazione di nullità del matrimonio. Alcuni sembrano credere che nella Chiesa sia già stato deciso di eliminare l’obbligo di questa doppia sentenza conforme, che considerano come uno degli elementi di ‘pesante giuridismo’ dell’attuale procedura di nullità. Molti hanno sostenuto che la seconda istanza non avrebbe più senso, quando il processo in prima istanza sia stato ben condotto.
Se il processo è stato ben condotto in prima istanza, il conseguimento di una doppia sentenza conforme, seguita dal decreto di ratifica non prende troppo tempo al tribunale di seconda istanza. ‘Ben condotto’ significa che il caso è stato ascoltato e discusso, che gli atti sono completi e in ordine, e la sentenza espone correttamente gli elementi e il ragionamento alla base della sentenza, indicando in modo chiaro e prudente il percorso seguito da giudici per determinare, dai punti di fatto e di diritto, che la nullità del matrimonio in questione è stata dimostrata con certezza morale. Inoltre, i buoni giudici, consapevoli dell’importanza dell’unione coniugale per la vita della Chiesa e della società in generale, così come del problema di una giusta sentenza in una causa di nullità del matrimonio, sono riconoscenti del fatto che il loro giudizio venga riesaminato in seconda istanza da parte di altri giudici.
In pratica, la revisione obbligatoria in seconda istanza incoraggia tutti a fare del proprio meglio. Senza questa istanza, c’è il rischio di negligenza nel trattamento delle cause. Questo è stato tragicamente evidente quando erano in vigore nei tribunali ecclesiastici degli Stati Uniti d’America le American Procedural Norms (Norme americane di procedura). Da luglio 1971 al novembre 1983, l’obbligo di una doppia condanna conforme è stato eliminato negli Stati Uniti a causa del potere concesso alla Conferenza episcopale di dispensare dalla doppia sentenza conforme ‘quei casi eccezionali in cui, dopo il giudizio del difensore del vincolo e del suo ordinario contro una decisione affermativa sarebbe ovviamente superfluo’. Come si poteva prevedere, i soli casi eccezionali, in pratica, sono stati quelli in cui un appello non era considerato superfluo. In realtà, non ho mai trovato la minima indicazione che la Conferenza episcopale abbia rifiutato una sola richiesta di dispensa fra le centinaia di migliaia che ha ricevuto».
Nel corso di questi dodici anni, quando la Segnatura Apostolica ha avuto l’opportunità di riesaminare alcuni di questi casi, non si comprendeva come il difensore del vincolo e il suo Ordinario avessero potuto considerare il ricorso come superfluo, e ancor meno come la Conferenza episcopale potesse concedere la dispensa richiesta. Agli occhi e secondo il linguaggio comune dei fedeli, il processo di nullità del matrimonio finirebbe, non senza ragione, col ricevere il nome di ‘divorzio cattolico.’Anche se la promulgazione del Codice di Diritto Canonico nel 1983 ha messo fine a questa situazione straordinaria, la scarsa qualità di molte sentenze di prima istanza esaminate dalla Segnatura e la chiara mancanza di qualsiasi seria revisione da parte di alcuni tribunali d’appello, ha mostrato il grave danno alla dichiarazione di nullità del matrimonio a causa dell’effettiva omissione della seconda istanza.
La vasta esperienza della Segnatura Apostolica in questo campo non è, ovviamente, limitata agli Stati Uniti d’America. Essa dimostra senza ombra di dubbio la necessità di una doppia decisione conforme per raggiungere una dichiarazione di nullità del matrimonio. L’importanza di questa condizione è confermata dallo studio delle relazioni annuali dei tribunali e dalla revisione delle sentenze definitive dei tribunali di prima istanza. Questa esperienza della Segnatura Apostolica costituisce anche una fonte unica di conoscenza di come amministrare la giustizia nella Chiesa universale, incarnata nelle Chiese particolari. Una semplificazione del processo nella nullità del matrimonio non potrebbe essere presa in considerazione, senza uno studio approfondito, alla luce del servizio reso dalla Segnatura Apostolica alle Chiese particolari».(pp. 229-233)
Si può osservare che
la commissione speciale creata dal Papa nel mese di agosto 2014, per riformare
la procedura di dichiarazione di nullità, non ha quasi beneficiato della vasta
esperienza del cardinale Burke come Capo della Segnatura Apostolica da quando è
stato dimesso dal suo incarico di Prefetto, l’8 novembre dello stesso anno.
San Pio X, un vero riformatore
I lettori di DICI,
organo della Fraternità San Pio X, saranno certamente interessati alle parole
del cardinale Burke sull’opera di Papa Pio X, nell’ultima parte della sua
intervista con G. Alançon.
Lei sta dicendo che
abbiamo finalmente bisogno di «restaurare tutte le cose in Cristo» questo bel
motto di San Pio X nel 2014 abbiamo celebrato il centenario della morte.
Si tratta di un grande Papa ...
Cosa pensa della figura di San Pio X, a cento anni dalla sua morte? È superata?
Per me è un grande
riformatore nella continuità. Ha riformato molti aspetti della vita della
chiesa perché essa si mantenga più fedele alla Tradizione. Uno dei suoi primi
atti fu un motu proprio sulla musica sacra. Ha avuto anche l’intuizione che
quando un bambino può riconoscere nell’ostia il corpo di Cristo è in grado di
fare la Prima Comunione, che lo ha portato a rivedere la disciplina su questo
punto. Ha riformato con grande genialità il diritto canonico, per non parlare
della Curia romana che ha reso più efficiente. Ancora oggi, ci riferiamo a Sapienti
consilio. Era anche un grande catechista. Ha riformato la catechesi e
scritto quello che viene ora chiamato il Catechismo di San Pio X.
Lo insegnava la domenica al popolo di Dio nel Cortile di San Damaso. La gente
veniva da lontano per ascoltarlo. Sulla Sacra Scrittura, scrisse molto per
promuoverne la lettura. Combatté anche le eresie, le aberrazioni del
modernismo. Oggi, i teologi dicono che non era un grande teologo. Ma quando ho
letto i suoi scritti sul modernismo, vedo che ha capito molte cose, perché un
gran numero di errori che ha identificato sono sempre attuali. In sintesi,
potremmo dire che è stata una bella figura di pastore d’anime, pastor
animarum. Quando si leggono i suoi scritti, i suoi consigli, tutto è
orientato verso la cura delle anime.
N.B. I titoli ed i
passaggi sottolineati sono della redazione di DICI, che invita a far
riferimento ai libri citati per trarre giovamento dalle numerose note che
accompagnano le affermazioni del cardinale Burke.
Il Cardinale Raymond
Leo Burke, Un Cardinale nel cuore della Chiesa, intervista con Guillaume d’Alançon,
Artège, 2015, 184 p. € 17,50
Permanere nella
verità di Cristo - Il matrimonio e la comunione nella Chiesa cattolica. Artège, 312 pp., € 19,90
(Fonti: Artège
/Corrispondenza europea - DICI n 321 del 25 settembre 2015)
[Traduzione a cura di
Chiesa e post-concilio]
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