Chi l’ha detto che non esiste un piano B qualora il teorema
Kasper non fosse accolto dal prossimo Sinodo? La via di fuga dei novatori
sarà rappresentata dal processo canonico di nullità … .
La notizia è pure rilanciata da Chiesa e postconcilio.
La notizia è pure rilanciata da Chiesa e postconcilio.
Sinodo, ecco il piano B per il “divorzio
cattolico”
di Marco Benelli
Il dibattito sulla famiglia,
provocato da quanto emerso durante il Sinodo straordinario ed a margine dello
stesso, ha riguardato soprattutto il versante teologico e della dottrina. Tuttavia
in concomitanza con questi eventi, il Santo Padre ha posto in essere un atto
importante, passato quasi in sordina: la costituzione di una Commissione
speciale di studio per la riforma del processo matrimoniale canonico presieduta
da monsignor Pio Vito Pinto, decano del Tribunale della Rota Romana. Se
intenzione dichiarata del Papa era verificare la possibilità di procedere più
rapidamente e obiettivamente alla sentenza sulla validità di tanti matrimoni,
dall’analisi del pensiero dei componenti la commissione si poteva sin da subito
comprendere quali fossero le soluzioni verso cui si voleva andare: l’eliminazione
dell’obbligo della doppia sentenza conforme, l’istituzione di un giudice unico
per la prima istanza o, addirittura, “l’amministrativizzazione” del processo
canonico di nullità matrimoniale.
Per quanto riguarda il primo
aspetto - obbligo della doppia sentenza conforme - sia il convegno tenutosi all’Università
Gregoriana nel gennaio scorso a dieci anni dall’Istruzione Dignitas
Connubii - di cui, secondo qualche partecipante, nell’occasione è
stato celebrato “il funerale, seppur solennissimo”, sia il convegno sulla
famiglia, svoltosi all’Università della Santa Croce nel marzo scorso, hanno registrato
come un dato già acquisito, la sua eliminazione. Dovendosi a tal proposito
rilevare come, finanche docenti che durante tutta la loro carriera hanno
sostenuto l’importanza e rimarcato il valore di questa previsione normativa,
abbiano accettato una resa incondizionata, arrivando addirittura a postulare il
contrario rispetto a quanto affermato per decenni.
Sul secondo e sul terzo aspetto - istituzione di un giudice unico per la prima
istanza ed “amministrativizzazione” del processo canonico di nullità
matrimoniale -, invece, si sono registrate maggiori resistenze alla loro
introduzione e alcune critiche argomentate.
Tuttavia, occorre rilevare che il
dibattito, oltre a rimanere in ambito
specialistico e scientifico - eccezion fatta per gli scritti del card. Raymond
Burke e del card. Velasio De Paolis, pubblicati nel volume “Permanere nella
Verità di Cristo” - , non ha avuto una grande eco come avrebbe meritato.
La sensazione è che la stessa
corrente che ha finora spinto per il cambiamento dottrinale in materia di indissolubilità del
matrimonio, usando la carta della pastorale, ora stia abbracciando questo
argomento come una sorta di “piano B”. In altre parole, dato l’inasprirsi del
confronto sul piano dottrinale ed il crescere del fronte contrario alla “teoria
Kasper” - basti qui menzionare, ad esempio, gli interventi dei vescovi polacchi
ed africani, del cardinale Sarah, dei professori americani e, dei 500 preti
inglesi -, che sembra allontanare la possibilità di accoglienza di tale “tesi”
da parte del magistero pontificio, si riscontra, nei sostenitori della suddetta
“teoria”, un mutamento di strategia ed un cambiamento del fronte sul quale
agire, al fine di raggiungere ugualmente l’obiettivo: intervenire sull’ambito
del diritto canonico, per introdurre, né più e né meno, un “divorzio cattolico”.
Questa strategia è avvantaggiata
dal pressoché totale disinteresse dell’opinione pubblica verso il diritto nella Chiesa e della Chiesa -
atteggiamento persistente da cinquant’anni a questa parte - che permette di
agire indisturbati e con tranquillità, soprattutto quando gli addetti del settore,
rinunciano a far sentire la propria voce o, peggio, decidono di mettere da
parte le loro convinzioni, risultato di anni di studio, solo per cavalcare l’onda.
In particolare, per quanto
concerne l’atteggiamento antinomiano della società in genere e dei fedeli in specie, si deve rilevare che
con la celebrazione del Concilio Vaticano II si è determinato «un clima di “apertura
al mondo”, che non di rado ha comportato il fraintendimento di voler adattare
la fede e la vita cristiana a mentalità ed atteggiamenti incompatibili con il
cristianesimo. Per quanto riguarda il diritto, è penetrato nella Chiesa uno
spirito, assai diffuso in quegli anni di contestazione, contrario a quanto
sapesse di ordine, esigenza sociale, istituzione, autorità, ecc.
All’insegna della spontaneità e
dell’autenticità, della libertà e della sola
obbedienza allo Spirito e ai suoi carismi, si sottovalutavano e perfino si
disprezzavano proprio quei valori più a cuore nel modo tradizionale di
concepire il diritto nella Chiesa, specialmente dalla Controrifoma in poi»;
tanto da far riaffiorare voci e comportamenti di opposizione nei confronti del
diritto nella Chiesa, volti a riproporre la contrapposizione tra Chiesa del
diritto e Chiesa della carità, oppure tra autorità e carisma. Dovendosi
aggiungere che, nei confronti di tale situazione, non sono stati attrezzati,
nel breve periodo, strumenti in grado di farvi fronte adeguatamente; basti
pensare che, sebbene i documenti conciliari contengano molte dichiarazioni e disposizioni
di netto contenuto giuridico, tuttavia non vi è una trattazione diretta e
globale sulla natura ed il senso del diritto nella Chiesa in nessuno dei
suddetti documenti e neanche nella costituzione dogmatica Lumen gentium che
tratta del Mistero e dell’essenza della Chiesa.
In più, oltre al danno, si
potrebbe avere la beffa, perché si
farebbe passare tutto ciò, come un miglioramento “pastorale” del sistema,
necessario per venire incontro alle esigenze dei fedeli, in contrapposizione ad
un vecchio sistema, rigido e legalista.
Dunque, in vista del Sinodo,
occorre suscitare il dibattito, anche su questo aspetto canonistico, in particolare sul lavoro che
dovrà svolgere la succitata commissione; un dibattito, non solo a livello
scientifico, ma anche “apologetico”, capace di dire e di fare la verità a
livello dottrinale e pastorale, per arrivare a tutti i fedeli, in maniera che
tutti possano comprendere la suprema importanza del favor veritatis nell’ambito
del diritto matrimoniale canonico. Questo perché un eventuale cambiamento del
processo canonico nella direzione suindicata comporterebbe necessariamente
pesanti ripercussioni anche nell’ambito della dottrina ed in rapporto al ruolo
di questa nella Chiesa.
Infatti la ricerca della verità, per la quale la secolare esperienza della Chiesa è
giunta a delineare il processo canonico nelle forme che oggi si conoscono, e la
carità o la misericordia sono imprescindibilmente unite, così, dove manca la
prima, non ci può essere in alcun modo la seconda. San Giovanni Paolo II
sottolineava mirabilmente, a tal proposito, che l’autorità ecclesiastica
«prende atto, da una parte, delle grandi difficoltà in cui si muovono persone e
famiglie coinvolte in situazioni di infelice convivenza coniugale, e riconosce
il loro diritto ad essere oggetto di una particolare sollecitudine pastorale.
Non dimentica però, dall’altra, il diritto, che pure esse hanno, di non essere
ingannate con una sentenza di nullità che sia in contrasto con l’esistenza di
un vero matrimonio. Tale ingiusta dichiarazione di nullità matrimoniale non
troverebbe alcun legittimo avallo nel ricorso alla carità o alla misericordia.
Queste, infatti, non possono prescindere dalle esigenze della verità. Un
matrimonio valido, anche se segnato da gravi difficoltà, non potrebbe esser considerato
invalido, se non facendo violenza alla verità e minando, in tal modo, l’unico
fondamento saldo su cui può reggersi la vita personale, coniugale e sociale. Il
giudice pertanto deve sempre guardarsi dal rischio di una malintesa compassione
che scadrebbe in sentimentalismo, solo apparentemente pastorale. Le vie che si
discostano dalla giustizia e dalla verità finiscono col contribuire ad
allontanare le persone da Dio, ottenendo il risultato opposto a quello che in
buona fede si cercava».
Fonte: La nuova bussola quotidiana, 6.9.2015
Fonte: La nuova bussola quotidiana, 6.9.2015
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