Il culto di quest’illustre
Santo fu introdotto in Italia verso il IX sec. In effetti, il nome di sant’Egidio
comparve soltanto nella seconda
recensione del martirologio di Usuardo verso l’anno 875.
Lo si trova in seguito negli Addimenta del
Geronimiano, poiché il culto del fondatore dell’abbazia di Saint-Gilles, in
Linguadoca, doveva diffondersi a partire dal X sec., e soprattutto nei secc. XI
e XII. L’importanza dell’abbazia, che costituiva una tappa per i pellegrini di
Roma e di Compostella, contribuì parecchio al culto del Santo, tanto quanto la
leggenda dello stesso, così elevata nei colori in cui si presenta (cfr. Pierre
Jounel, Le
Culte des Saints dans les Basiliques du Latran et du Vatican au douzième siècle,
École Française de Rome, Palais Farnèse, 1977, p. 284).
La devozione al Santo si sviluppò largamente in Italia, dove numerose
chiese gli furono dedicate. A Roma se ne trova una in Vaticano (chiesa di Sant’Egidio
a Borgo) attestata
letterariamente solo nel XIII sec., sebbene certamente di epoca anteriore; Bonifacio VIII l’unì al
Capitolo di San Pietro (cfr. Mariano Armellini, Le chiese di Roma dal
secolo IV al XIX, Tipografia Vaticana, Roma 18912, pp. 788-789; Ch. Huelsen, Le Chiese di Roma nel
medio evo, Firenze 1927, p. 164). Si celebrava un tempo in questo giorno una
grande festa, con fuochi d’artificio, musica, corse di cavalli attraverso il
quartiere; questa chiesa era la sede di un’importante confraternita. Attualmente
la chiesa è affidata alle cure delle Suore Francescane Missionarie di Maria,
che, dal 1926, sovrintendono al Laboratorio per il restauro degli arazzi del
Vaticano.
A Trastevere esiste
ancora un’altra chiesa sotto il nome di sant’Egidio, che occupa lo spazio dell’antico
tempio di San Lorenzo in Janiculo o de curtibus.
Essa,
concessa dal capitolo di Santa Maria in Trastevere nel 1610 ad un pio
macellaio, tale Agostino Lancellotti, perché la restaurasse, fu aiutato dalle
generose offerte della principessa di Venafro, agli inizi del XVII sec. ed
affidata alle Carmelitane della riforma di santa Teresa e dedicata a Sant’Egidio
(cfr. Mariano Armellini, op. cit., pp.
650-651).
Sempre nel XVII sec., le Carmelitane Scalze lasciarono il convento,
trasferendosi ad un altro poco distante. La chiesa è ora dedicata alla Madonna
del Carmine. Dell’ex convento delle Carmelitane, oggi, una parte ospita un Museo
del folklore e dei poeti romaneschi; mentre un’altra parte è sede principale
dell’associazione laicale Comunità di Sant’Egidio.
L’autenticità degli Acta di sant’Egidio (Vita Ægidii) è dubbia. Egli visse
probabilmente nella seconda metà del VII sec. e fondò, nella diocesi di Nîmes,
un celebre monastero in onore dei santi Apostoli Pietro e Paolo, dove, dopo la
sua morte, fu sepolto con onore. Urbano IV estese la festa di sant’Egidio alla
Chiesa universale.
La messa è interamente
quella del Comune degli Abati, come per san Saba, il 5 dicembre.
Una delle rappresentazioni
più famose di sant’Egidio lo raffigurano che, mentre celebra la messa, un
angelo dal Cielo gli porge un libro aperto (o una pergamena srotolata), il
libro dei peccati di Carlo Magno (o forse di Carlo
Martello, prima della battaglia dei Poitiers contro i saraceni), sul quale il
santo lesse il delitto che l’imperatore non aveva il coraggio di confessargli.
Si trattava probabilmente di una relazione incestuosa del sovrano carolingio
con la sorella Gisella da cui sarebbe nato il famoso conte Rolando/Orlando (per riferimenti sul peccato di Carlo Magno v. qui). Il Santo intercedé, offrendo il divin sacrificio in espiazione
del re, e vide via via cancellato il peccato sino a scomparire del tutto dal
libro dei peccati (v. Auctore Anonymo, Vita
S. Ægidii abbatis, Caput III. Regimen monasterii; accessus ad Carolum
regem et reditus ad monasterium, quod brevi subvertendum prædicit: iter Roman,
ubi monasterium offert Pontifici, a quo exemptionis privilegium et dona
impetrat, dein redit ad suos: beata Sancti mors, et sepultura, §§ 20-21, in
Bollandisti, Acta Sanctorum,
vol. XLI, Septembris, t. I, Die Prima, Parigi-Roma, 1868, pp. 302-303).
Maestro di S. Egidio, Messa di S. Egidioa favore di Carlo Martello, 1470-1500 circa, National Gallery, Londra |
Maestro di S. Egidio, S. Egidio e la cerva, 1470-1500 circa, National Gallery, Londra |
Hans Memling, Trittico della famiglia Moreel (famiglia Moreel con i SS. Guglielmo di Malavalle, Mauro, Cristoforo, Egidio e Barbara), 1484, Groeninge Museum, Bruges |
Hans Memling, SS. Girolamo ed Egidio, 1491, St. Annen-Museum, Lubecca |
Bartolomé Román, S. Egidio, 1616, museo del Prado, Madrid |
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