Esiste,
relativamente a san Gennaro, un testo prezioso del prete Uranio. Da esso
apprendiamo che san Paolino da Nola, nella sua agonia, credé di vedere ai suoi
fianchi Martino e Gennaro. Egli, infatti, sul letto di morte chiedeva
insistentemente dove fossero i suoi fratelli. Uno dei presenti, supponendo che
cercasse i suoi confratelli vescovi che avevano celebrato con lui l’eucaristia
nella sua camera, gli disse che erano intorno a lui. Ma egli rispose che
intendeva riferirsi ai suoi confratelli nell’episcopato, Gennaro e Martino di
Tours, che poco prima erano a colloquio con lui, promettendogli che presto
sarebbero andati a prenderlo. Uranio aggiunge, riguardo al primo: Januarius episcopus simul et Martyr Neapolitanæ urbis
illustrat ecclesiam; cioè Gennaro,
vescovo e parimenti Martire, illustra la Chiesa Napoletana (Uranio
Presbitero, Epistola De Obitu Sancti
Paulini Ad Pacatum, § 3, in PL 53, col. 861).
Alcun
documento primitivo fa allusione al governo della chiesa di Benevento da parte
di san Gennaro. Benché decapitato a Pozzuoli, riposò in pace, sin dal IV sec.,
nella catacomba di Napoli che porta il suo nome, ed attorno al suo corpo,
considerato come il fondamento della linea episcopale napoletano, si fecero
seppellire i suoi successori più immediati. Se ne ha conferma dal fatto che san
Paolino morì nel 431 ed Uranio scrisse la sua lettera nel 432 o poco dopo. E
già allora Gennaro era in possesso dei Napoletani, che lo veneravano quale
vescovo e martire e lo consideravano già come loro Patrono.
Gennaro è menzionato
in questo giorno nel Martirologio Geronimiano e nel Calendario di Cartagine.
Tra i suoi compagni di martirio, o almeno di prigione, Sossio è menzionato il
23 settembre, Festo e Desiderio il 7 settembre, Eutiche ed Acuzio il 18 ottobre.
Il nostro Santo
era festeggiato a Napoli dal IV sec., festa soppressa da san Pio V nel
calendario universale nel 1568 e ristabilita nel 1586 con rito doppio
San Gennaro
è soprattutto celebre a causa della miracolosa liquefazione del suo sangue, che
avviene nelle tre feste annuali che Napoli celebra in suo onore. Il sangue del
martire sarebbe stato raccolto da una pia matrona, tale Eusebia (che, secondo
alcune tradizioni, sarebbe stata la nutrice del santo vescovo), in due
lacrimatoi. Questa conservò con grande venerazione questo sangue. Quando, a
seguito dell’editto di Costantino, si decise di traslare il corpo del santo da
Pozzuoli a Napoli, nelle catacombe di Capodimonte, la pia Eusebia donò al
vescovo di Napoli, Severo (o, secondo altre fonti, Cosimo), che accompagnava le
reliquie del santo, le due ampolle, che così giunsero nella città partenopea.
In ogni
caso, oggi si espongono le due ampolline del sangue e nello stesso tempo la
testa del Martire, e dopo un tempo di preghiera più o meno lungo, il sangue
comincia a liquefarsi, aumentando di volume come se fosse in ebollizione.
Attente verifiche, pure medico-legali, mediante lo spettroscopio, sono state
compiute, certificando che alcuna naturale spiegazione del fenomeno sembra
possibile e che trattasi di sangue umano. Dio vuole mostrare così al suo popolo
di Napoli che il sangue del loro grande Patrono – æterno flori,
come è chiamato nell’antica iscrizione del suo sepolcro – è sempre rosso e vivo
in presenza del Signore, perché nell’Eternità ed in Dio non c’è passato, ma è
sempre presente e vive davanti a Lui. Il martirio del glorioso Vescovo non
cessa di proteggere la bella città napoletana ricca del genio dei suoi figli e
delle virtù magnifiche dei suoi santi.
La messa è
la stessa del 12 luglio, per i santi Nabore e Felice, ma le collette sono
improntate alla messa dei martiri Gervasio e Protasio, il 19 giugno, ed il
Vangelo lo è dalla festa dei martiri Mario, Marta, ecc., il 19 gennaio.
Molto tempo
prima di san Gregorio Magno, si elevava a Roma, presso la porta Tiburtina, una
chiesa in onore di san Gennaro, che fu restaurata da Adriano I. Il ricordo se
n’è perduto da molto tempo.
In onore del
diacono Sossio, il papa Simmaco eresse, in Vaticano, un oratorio, all’interno
della chiesa dedicata a Sant’Andrea, e che era il primo entrando a destra. Esso rimase
in piedi sino al XV sec. (Cfr. M. Armellini, Le chiese di Roma dal secolo IV al
XIX, Tipografia Vaticana, Roma 18912, pp. 738-739). Eccone
l’iscrizione dedicatoria, in cui, a quelle del diacono, si uniscono le lodi del
vescovo Gennaro. Essa è preziosa per i dettagli storici che essa racchiude:
PONTIFICIS • VENERANDA • SEQVENS • VESTIGIA • SOSIVS
AEQVAVIT • MERITI • NOBILITATE • GRADVM
MARTYRIO • CONIVNCTVS • ORAT • VERVSQVE • MINISTER
REDDIDIT • OFFICII • DEBITA • IVRA • SVI
ILLE • SACERDOTEM • CVPIENS • SVBDVCERE • MORTI
CONTIGIT • OPTATAM • SVB • PIETATE • NECEM
O • LAETA • ET • IVCVNDA • QVIES • O • VITA • DVORVM
FVNERE • SVB • GEMINO • QVOS • TENET • VNA • SALVS
ITE • SIMVL • SEMPER • CAELESTIA • SVMITE • DONA
PAR • PRETIVM • POSCIT • GLORIA • PAR • FIDEI
SYMMACHVS • ANTISTES • TANTI • SACRATOR • HONORIS
HAEC • FECIT • TITVLIS • COMMEMORANDA • SVIS
Sossio, seguendo le vestigia del suo vescovo,
arrivò ad
uguagliarne la dignità con la sublimità dei suoi meriti.
Congiunto a
lui nel martirio, da vero diacono,
Apre le sue
labbra alla preghiera e, così, compie integralmente il suo ufficio levitico.
Volendo
sottrarre il Vescovo alla morte,
quest’atto
di pietà gli fece trovare il martirio che desiderava.
O quanto
lieta, gioconda e piena di quiete deve essere la vita di entrambi!
I morti sono
due, ma la vita di cui godono è adesso identica.
Vivete
sempre insieme congiunti, e godete della ricompensa celeste,
perché il
merito di una identica fede esige un’uguale ricompensa.
Il pontefice
Simmaco, in loro onore, ha dedicò quest’iscrizione commemorativa.
Secondo quest’epigrafe, Sossio sarebbe stato martirizzato per aver visitato il suo Vescovo in carcere. Secondo la Passio di san Gennaro è il contrario e sarebbe stato quest’ultimo ad essere stato martirizzato per essersi recato a confortare ed assistere i suoi diaconi ed i cristiani in prigione (Cfr. Sossio Capasso, Frattamaggiore: storia, chiese e monumenti, uomini illustri, documenti, Frattamaggiore 19922, pp. 17-18; Pasquale Ferro, L’epigrafe del Papa Simmaco ed il culto di S. Sossio, in Rassegna storica dei Comuni, anno III, n. 2-3, 1971, passim; Giuseppe Vergara, Ancora una parola sugli atti del martirio di San Gennaro e Compagni, in Rivista di Letteratura e di Storia ecclesiastica, 1970, pp. 105 ss.). Forse esisteva un altro vescovo di nome Gennaro? Non si sa. Quel che è probabile è che il papa Simmaco poté avere notizie su san Sossio da Concordio, Vescovo di Miseno, il quale partecipò a Roma alle sedute dei sinodi del 2 ottobre 501 e 6 novembre 502.
Quanto
venerabili sono questi ricordi agiografici, che hanno trovato una consacrazione
nella liturgia grazie agli antichi pontefici! Quanto alla peculiare venerazione
cui i martiri Gennaro e Sossio ebbero a Roma, poiché la Città eterna aveva loro
dedicato un santuario accanto alla stessa Basilica vaticana, essa dimostra
quanto il loro culto fosse diffuso.
Lello da Orvieto, Madonna in trono col Bambino tra i SS. Gennaro e Restituta, 1322 circa, Duomo, Napoli |
Caravaggio, S. Gennaro mostra la testa e le sue reliquie, 1607, collezione Morton B. Harris, New York |
Filippo Vitale, S. Gennaro, XVII sec., collezione privata |
Andrea Vaccaro, Gloria di S. Gennaro, 1635 circa, Museo del Prado, Madrid |
Andrea Vaccaro, S. Gennaro, XVII sec., Museo Nacional de San Carlos, Città del Messico |
Luca Giordano, S. Gennaro intercede presso la Vergine, Cristo ed il Padre Eterno, per la fine della peste del 1656, XVII sec., Palazzo Reale, Napoli |
Luca Giordano, S. Gennaro davanti all'anfiteatro di Pozzuoli, 1675 circa, chiesa dei Girolamini, Napoli |
Francesco Solimena, S. Gennaro benedicente, 1702, Museo del Tesoro di San Gennaro, Napoli |
Francesco Solimena, SS. Benedetto, Scolastica, Stefano e Gennaro, 1733 circa, collezione privata |
Francesco Solimena, S. Gennaro con un Santo domenicano e S. Aspreno chiedono alla Vergine ed al Bambino l'intercessione per Napoli, 1720, collezione privata |
Jusepe de Ribera, S. Gennaro in gloria, 1631, Convento de Agustinas Recoletas de Monterrey, Salamanca |
Jusepe de Ribera, S. Gennaro esce illeso dalla fornace, 1646, Cappella di S. Gennaro, Cattedrale, Napoli |
Jusepe de Ribera, Testa
di S. Gennaro, 1645-50 circa, Galleria Porcini (Galleria Napoli
Nobilissima), Napoli
|
Domenichino, Martirio di S. Gennaro, 1634-41, Cappella di S. Gennaro, Cattedrale, Napoli |
Massimo Stanzione, Guarigione di un'ossessa per intercessione di S. Gennaro, 1641-43, Sacrestia del Tesoro di S. Gennaro, Cattedrale, Napoli |
Giovan Francesco de Rosa detto Il Pacecco, Madonna con S. Gennaro, XVII sec., Cappella di S. Gennaro, Cattedrale, Napoli |
Giovan Francesco de Rosa detto Il Pacecco, S. Gennaro con angelo reggiampolle, XVII sec., collezione privata |
Andrea Malinconico, S. Gennaro in gloria, XVII sec. |
Paolo De Matteis, S. Gennaro nell'anfiteatro di Pozzuoli, 1710, Basilica di Santa Maria Maggiore, Piedimonte Matese |
Francesco De Mura, S. Gennaro, XVIII sec., collezione privata |
Giuseppe Maddaloni, S. Gennaro in gloria tra angeli e cherubini, XVIII sec., Chiesa di S. Antonio di Padova, Torre del Greco |
Giuseppe Tomajoli, Gloria di S. Gennaro, XVIII sec., collezione privata |
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