sabato 31 ottobre 2015

Il continuo martirio dei cristiani in Siria

Continua la testimonianza di sangue dei martiri cristiani in terra siriana e nel Vicino Oriente per mano del sedicente califfato islamico (v. qui e qui), sostenuto da alcuni governi … (v. qui), dagli errori e malefatte di molti occidentali (v. qui),  e dimenticati, più o meno volutamente, pressoché da tutti (v. quiqui e qui). 
Tutti? Non proprio. Tranne da il vituperato - in Occidente - governo russo, che sta offrendo un aiuto concreto alle popolazioni di quelle terre (v. qui e qui). 
Nella sofferenza, la fede di quei cristiani si rafforza (v. qui).
E questo avviene mentre l’Occidente, imbelle ed impregnato dal pensiero debole e debosciato (v. qui), sta morendo abbandonandosi a scempi, profanazioni e demolizioni anche per far posto .... a moschee (v. quiqui e qui). Giustificate addirittura per legge e dai giudici (v. qui). Nell'Occidente opulento, laico ed ateo, a parte le questioni gender, una delle preoccupazioni è decidere se lo scimpanzé sia o no una persona (v. qui) o "delocalizzare" i presepi (v. qui). Il che la dice lunga come sia messo. 
A differenza di quanto avviene in terra russa (v. qui), dove con lungimiranza, e con maggior senso storico delle origini della religione islamica (v. qui), si è compreso, ad es., pure che il fenomeno immigratorio di questi tempi è orchestrato ed è una vera e propria invasione musulmana, che bisogna contrastare adeguatamente, rinviando indietro i c.d. profughi islamici (v. qui), evitandosi di fare discorsi sull'accoglienza come ha anche ricordato, peraltro, in ambito cattolico il patriarca della chiesa cattolica greco-melkita, Gregorio III Laham (v. qui).
Nella vigilia della festa di Ognissanti e nella memoria di S. Alfonso Rodriguez, confessore, rilancio quest’articolo de Il Foglio.

Francisco de Zurbarán, Visione di S. Alfonso Rodríguez, 1630, Academia de Bellas Artes de San Fernando, Madrid


Artista sconosciuto posteriore ad Anton Wierix II, S. Alfonso Rodríguez, XVII sec., Philadelphia Museum of Art, Philadelphia

Undici cristiani decapitati e crocifissi in Siria. 
Sulle croci il cartello “infedele”

di Matteo Matzuzzi

I dettagli circa la strage degli undici cristiani nei dintorni di Aleppo sono stati divulgati da Christian Aid Mission

Undici cristiani siriani, appartenenti a un gruppo attivo nell’assistenza delle popolazioni locali, sono stati decapitati e crocifissi lo scorso mese nei dintorni di Aleppo. Ne ha dato notizia l’organizzazione no profit statunitense Christian Aid Mission, con sede a Charlottesville, in Virginia. Agli undici era stata offerta la possibilità di salvarsi, lasciando la propria casa e rinnegando la fede in Cristo. Dieci di loro hanno rifiutato, mentre il più piccolo del gruppo (un dodicenne) è stato prima torturato e poi ucciso davanti al padre, il capo missione, che si era rifiutato di “tornare all’islam”. Il direttore del gruppo, 41 anni, in cui erano impegnati gli undici (il cui nome non è stato divulgato per ragioni di sicurezza) ha confermato a Christian Aid Mission l’accaduto, spiegando che aveva suggerito loro di abbandonare al più presto la regione, considerata l’avanzata delle milizie del califfo Abu Bakr al Baghdadi. La risposta era stata semplice: “Noi vogliamo stare qui, questo è ciò che Dio ci ha detto di fare e questo è ciò che noi vogliamo fare”.
Stando alle ricostruzioni e le testimonianze delle famiglie dei decapitati, gli undici sono stati catturati lo scorso 7 agosto in un piccolo villaggio non distante dalla periferia di Aleppo. Il 28 dello stesso mese, i miliziani hanno chiesto loro cosa avessero deciso di fare, se rinunciare al Cristianesimo e tornare alla religione islamica. Davanti al rifiuto, i prigionieri sarebbero stati trascinati in mezzo alla folla. Il primo a essere brutalizzato è stato (sempre secondo quanto dichiarato dai testimoni presenti in loco) il figlio dodicenne del campo missione: dopo il taglio delle dita è stato picchiato. Al padre è stato spiegato che la tortura si sarebbe fermata solo se avesse rinnegato Cristo. Dinanzi all’ennesimo rifiuto, tutti i membri del gruppo avrebbero quindi incontrato la morte per decapitazione, prima di essere messi in croce, dove “sono stati lasciati per due giorni e a nessuno era permesso di tirarli giù da lì”, ha aggiunto il capo missione. Sulle croci era stato attaccato il cartello con la scritta “infedele”.

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