Questo grande apostolo dei
Franchi, che battezzò il re Clodoveo e che governò, per più di sessant’anni,
dal 459 al 533, la sede di Reims, morì il 13 gennaio.
Il martirologio geronimiano annuncia, infatti, la deposizione di san
Remigio il 15 gennaio (verso il 530) e molti dei suoi manoscritti menzionano il
1° ottobre la traslazione del suo corpo.
Tuttavia, dall’epoca di
Gregorio di Tours, la sua festa di celebrava in questo giorno, anniversario
della prima traslazione del suo santo corpo (cfr. San
Gregorio di Tours, Historia Francorum, lib. VIII, cap. XXI, in
PL 71, col. 463: «... Factum est autem,
ut post dies paucos adesset festivitas beati Remigii, quæ in initio mensis
Octobris celebratur»). Più
tardi, sotto san Leone IX, nel 1049, si fece coincidere una seconda traslazione
delle reliquie di san Remigio con questa stessa data (cfr. la notizia dei Bollandisti, De S. Remigio Episcopo
Remensi, cap.
XVIII, § 328, in Acta
Sanctorum, Octobris, vol. I, Dies 1, Parigi-Roma 1866, p. 118).
Pure Beda conosce solamente la festivitas
sancti Remedii, il 1° ottobre. Floro ed Adone fanno lo stesso, mentre
Usuardo fissa la deposizione di S. Remigio al 13 gennaio e la sua traslazione
al 1° ottobre. Il calendario di san Villibrordo (verso il 715) ed i calendari
di San Gallo del IX sec. optano per il 1° ottobre, escludendo il 13 o 15
gennaio. Questa è anche la data alla quale è menzionata la festa di san Remigio
nei sacramentari, il più antico dei quali è quello di Drogone di Metz (+ 855),
celebre per le sue notizie. Dalla seconda metà del IX sec. al XII si può
seguire lo sviluppo geografico della festa a partire dalla regione della
Champagne verso la Germania (Fulda, Neider-Altaich) e l’Inghilterra (Winchcombe),
la Spagna (Ripoll) e l’Italia (Arezzo), mentre si afferma profondamente in
Francia.
Sovente al nome di san Remigio sono uniti quelli di san Germano d’Auxerre
e di san Vedasto, di cui si commemora parallelamente la traslazione.
Il 1° ottobre 1049, il papa san Leone IX rinnoverà la dedicazione
della basilica di san Remigio, ma non sembra che la devozione del pontefice
verso l’Apostolo dei Franchi abbia contribuito ad introdurre il suo culto a
Roma, poiché non si trova menzione della sua festa prima della sua iscrizione
nel calendario del Laterano (cfr. Pierre Jounel, Le Culte des Saints dans les Basiliques
du Latran et du Vatican au douzième siècle, École Française de Rome, Palais
Farnèse, 1977, p. 295).
Tutti
conoscono le parole attribuite a Remigio quando battezzò Clodoveo, novello
Costantino: «China umilmente il capo, o fiero Sicambro; adora quello che hai
bruciato, brucia quello che hai adorato [sinora]» («Mitis depone colla, Sicamber: adora quod incendisti,
incende quod adorasti» - ibidem, lib. II, cap. XXXI, ivi,
col. 227A; Incmaro
di Reims, Vita Sancti Remigii
Rhemorum Archiepiscopi, cap. XXXIX, ivi,
125, col. 1160, nonché in Mon. Germ. Hist., Script.
Rerum Merovingicarum, Passiones
vitæque Sanctorum Ævi Merovingici et antiquiorum aliquot, t. III, Hannoveræ
1906, lib. I, cap. XV, p. 297; Id.,
Vita prolixior S. Remigii episc. Remensis,
cap. IV, § 64, in Acta
Sanctorum, cit., p. 146. V. anche il
profilo biografico tratto dai Bollandisti,
De S. Remigio Episcopo
Remensi, ivi, cap. VII, § 118, p. 80. Cfr. Levillain Léon, La conversion et le baptême de Clovis,
in Revue d’histoire de l’Église de France,
1935, p. 182).
In quel giorno nacque la lunga
serie di Re cristianissimi e la Figlia primogenita della Chiesa romana ricevé
il suo battesimo cattolico che irrigò perfino il giglio della sua corona reale.
San Remigio brillò non solo per la sua santità, ma anche per la fama
della sua dottrina e dei suoi miracoli (si racconta che riscuscitò persino un
morto: cfr. San Gregorio di Tours,
op. ult. cit.: «Erat enim sanctus Remigius episcopus egregiæ scientiæ, et
rhetoricis adprime imbutus studiis: sed et sanctitate ita prælatus, ut sancti
Sylvestri virtutibus æquaretur. Est enim nunc liber Vitæ ejus, qui eum narrat
mortuum suscitasse»). Le sue omelie sono andate perdute, ma ci restano
ancora quattro lettere di lui (San Remigio di Reims, Opuscola, in PL 65, col. 963C-970C. Altre due lettere sono ivi, 71, col. 1157B-1157C), alcuni versi di sua composizione, incisi su un
calice (Id., Versus A. B.
Remigio Dedicati, ivi, 65,
974C-975A: «Hauriat hinc populus vitam de
sanguine sacro, Injecto æternus quem
fudit vulnere Christus. Remigius reddit Domino sua vota
sacerdos». Secondo Icmaro queste sono le
parole che san Remigio fece incidere su un calice (Icmaro di Reims, op.
cit., cap. V, ivi, 125, col.
1135B, nonché in MGH, cit., p. 262),
ed il suo testamento (San Remigio di
Reims, Testamentum, in PL 65, col. 969C-974B).
La messa è la stessa del 4
febbraio, ma la prima colletta è simile a quella di san Liborio, il 23 luglio.Tomba di S. Remigio, Basilica di Saint-Remi, Reims |
Pierre Puget, Battesimo di Clodoveo, 1653, Musée des beaux-arts, Marsiglia |
Jean Alaux, Battesimo di Clodoveo, 1825, Musée des beaux-arts, Reims |
François Louis Dejuinne, Il battesimo di Clodoveo a Reims il 25 dicembre 496, 1839, musée national des châteaux de Versailles et de Trianon, Versailles |
Joseph Blanc, Battesimo di Clodoveo, 1881 circa, Panthéon, Parigi |
Franz Ittenbach, S. Remigio, XIX sec., Siebengebirgsmuseum, Bonn |
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