Nella Prima Domenica d’Avvento, memoria di Tutti i Santi dell’Ordine Serafico
e dei Santi Saturnino di Cartagine (o Roma) e Saturnino di Tolosa, rilancio
questo contributo sul card. Sarah.
Joseph von Führich, Madonna col Bambino con i SS. Adelaide e Francesco, 1835, Österreichische Galerie Belvedere, Vienna |
Jean-Louis Bézard, Martirio di S. Saturnino di Tolosa, XIX sec., chiesa di Notre-Dame du Taur, Tolosa |
S. Saturnino di Tolosa, Chiesa di San Saturnino, Gentilly |
Marc Arcis, Baldacchino con tomba di S. Saturnino, con iscrizione OSSA SANCTI SATURNINI, 1718-59, Basilica di S. Saturnino (Saint-Sernin), Tolosa |
«Per rialzarci dobbiamo stare in ginocchio a pregare». La lezione del
cardinale Sarah
di Benedetta Frigerio
Cronaca di un
incontro romano dove il cardinale ha presentato il suo libro “Dio o niente” e
affrontato le problematiche legate al terrorismo e al Sinodo sulla famiglia
«Dio o niente è
solo un libro per proteggere l’uomo creato ad immagine e somiglianza di
Dio. Dio o niente è solo un libro scritto per aiutare
l’uomo a tornare a Dio. Dio o niente è
un libro scritto per fermare le guerre. Dio o niente è
stato scritto pregando». Martedì sera 24 novembre il cardinale Robert Sarah,
prefetto della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei
sacramenti, invitato a parlare nella chiesa di Santa Maria in Vallicella
di Roma, ha affrontato il tema della crisi economica, antropologica, ecclesiale
e del terrorismo islamico, presentando il suo volume pubblicato nel luglio
2015 e già tradotto in 12 lingue.
LE CHIESE COME TOMBE. Dopo aver pregato sulla tomba di San Filippo
Neri a cui ha affidato il suo scritto, Sarah ha preso la parola, ribadendo
con forza che l’unica via di uscita dalle innumerevoli crisi è quella di
dimenticare le logiche e il consenso umano per rivolgersi a Dio. Il cardinale è
partito descrivendo la crisi di fede all’interno della stessa Chiesa
cattolica, in cui sembra non esserci più «strada morale e dottrinale
certa». Il male dei mali, da cui tutti gli altri discendono, è «l’eclissi di
Dio», per cui «l’uomo di oggi senza distinzione di cultura e continente si
orienta solo al possesso dei beni materiali». Ecco perché siamo agli albori di
una “terza guerra mondiale”, cominciata con «la scusa di esportare la
democrazia occidentale, creando caos soprattutto in Medio Oriente».
Ma quel che favorisce
maggiormente il fondamentalismo islamico e le guerre è il fatto che «in
Occidente Dio è morto e siamo noi ad averlo ucciso, noi siamo i suoi assassini.
Le nostre chiese sono le tombe di Dio che molti fedeli non frequentano più per
evitare di sentire la putrefazione di Dio. E così l’uomo non sa più da che
parte va». Dio sarebbe stato sostituito da molteplici dei, «la tecnologia,
il piacere senza limiti, la libertà», tutte cose che «rispetto a Dio sono
nulla». Ma i cristiani hanno smesso di cercarlo e così, «senza lode, preghiera
e adorazione, ci sono solo guerre, delusioni e smarrimento, odio, litigi e
lacerazioni».
IL RAPPORTO CON
L’ISLAM. Secondo il
cardinale a radicalizzare la lotta fra islam e cristianesimo è la mancanza di
fede, dove il tradimento dei valori cristiani «esaspera sicuramente i
musulmani». Ricordando gli omicidi di Saddam Hussein, Bin Laden, Gheddafi, i
cui cadaveri sono stati gettati nel mare o nel deserto e profanati, ha
sottolineato che questi atti «non hanno nulla a che vedere con il
cristianesimo». Dall’altra parte, «in Sudan il valore di un cristiano è pari a
quello di un legno da bruciare, perché l’islam ci considera infedeli».
Per il cardinale, dal
punto di vista «teologico e della fede, non è possibile dialogare, perché i
musulmani non credono in Gesù Eucarestia e nella Trinità». Ma «un dialogo umano
è possibile», partendo dall’umanità comune, «da ciò che ci unisce come i valori
della famiglia e della vita». Anche se ora il dialogo è «minacciato dalle
tensioni». Qual è allora la via? La stessa che secondo Sarah risolverebbe tutti
gli altri problemi elencati: «La preghiera, perché solo migliorando il mio rapporto
con Dio, lui migliora quello fra gli uomini, senza questo avremo sempre guerre,
odio e lacerazioni. Dobbiamo dare tempo a Dio».
SINODO E FAMIGLIA. Sarah ha affrontato anche tematiche di cui si è
largamente discusso durante l’ultimo sinodo della famiglia. «La Chiesa – ha
spiegato – si trova in una situazione sconcertante. Alcuni prelati,
soprattutto nelle nazioni ricche, sono disposti benedire e accogliere queste
unioni che chiamano matrimonio». Ma questo non ha nulla a che vedere con la
misericordia di Cristo, dato che «la fede è un’obbedienza a una persona che
viene verso di me, esprimendo il suo amore e la sua volontà di salvarmi, ma
soprattutto a chiedermi di vivere la sua vita. Perché io sono fatto per vivere
con Dio e diventare come Lui». Senza lo sguardo di Dio si cade nella tentazione
di modellare le cose secondo un punto di vista umano, «di modellare la
famiglia», come hanno fatto «gli stessi padri sinodali, per cui nella relazione
finale del sinodo restano delle ambiguità». Sarah ha fatto notare la citazione
parziale della Familiaris Consortio stravolta
nel suo suo senso, dove l’unica «speranza è che il Santo Padre, che questa
estate ha fatto catechesi sulla famiglia perfetta, dica una parola chiara», in
linea con «il magistero precedente».
FEDE E CORAGGIO. Alla domanda su come combattere quella definita come
«un’apostasia silenziosa» della Chiesa, Sarah ha ricordato che «l’uomo diventa
grande solo quando si inginocchia a pregare» e che la preghiera dà anche il
coraggio necessario oggi: «Pietro aveva un comportamento ambiguo con i pagani e
Paolo lo rimprovera (…). Non preoccuparti di piacere agli uomini, perché
ciascuno di noi deve rispondere a Dio. Dobbiamo avere il coraggio della fede e
della verità, perché tanti sono morti per questo (…) Dovete avere il coraggio
di seguire Cristo e di portare la croce ogni giorno. Il vangelo è una realtà
esigente e difficile» ma solo «questa salva gli uomini».
Incoraggiando i laici
e religiosi, Sarah ha concluso: «Dobbiamo manifestare la nostra fede con coraggio
anche a costo della vita (…) “abbiamo bisogno di testimoni”, dicono tutti. Ma i
testimoni hanno bisogno di morire».
Fonte: Tempi, 25.11.2015
Fonte: Tempi, 25.11.2015
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