Nella festa di Tutti i Santi rilancio
quest’editoriale di Radicati nella fede del mese di novembre 2015.
Beato Angelico, Giudizio universale, partic. dei Beati e del Paradiso, 1425-30, Museo di San Marco, Firenze |
Albrecht Dürer, Tutti i Santi adorano la Trinità, Altare Landauer, 1511, Kunsthistorisches Museum, Vienna |
“CHE
COSA MAI POSSIEDI CHE TU NON ABBIA RICEVUTO?”:
AMA LA CHIESA!
AMA LA CHIESA!
Editoriale “Radicati nella
fede”
Anno VIII n. 11 - Novembre
2015
Quanto più la crisi della Chiesa
si fa terribile, vasta e profonda, tanto più occorre amare la Chiesa stessa.
Quanto più aumentano gli scandali
nella casa di Dio, tanto più bisogna amare la Chiesa.
E questo amore deve essere molto
concreto e operativo.
Il dovere della reazione non va
mai disgiunto da un amore profondo per la Sposa di Cristo, la Santa Madre
Chiesa; e su questo nessuno può scherzare.
D’altronde tu reagisci, domandi
il ritorno della Chiesa alla sua Tradizione, riferendoti e utilizzando ciò che
tu hai ricevuto dalla Chiesa stessa, la Tradizione appunto. Essere Cattolici
tradizionali vuol dire fare proprio questo.
La Tradizione è della Chiesa, non
è tua.
Non potresti appellarti alla
Tradizione se tu non l’avessi prima ricevuta. Ma da chi l’hai ricevuta, se non
dalla Chiesa stessa?
Come non si può seguire Cristo
senza la Chiesa, la crisi Protestante insegna, così non si può essere
Tradizionali senza la Chiesa.
I Protestanti pretesero di
ricongiungersi a Cristo, saltando la Chiesa cattolica e la sua storia, e
persero Cristo nelle nebbie di un mitico passato. I Tradizionali, se non
continueranno ad avere un amore per la Chiesa potente fino al sangue, resteranno
con una Tradizione vuota, fatta di rabbia e recriminazioni più o meno amare; ma
una Tradizione senza la Chiesa non ha Cristo dentro.
Si potrebbero applicare ai “tradizionalisti
acidi”, non amanti la Chiesa, le parole di S. Paolo ai Corinti:
“Che cosa mai possiedi che tu
non abbia ricevuto? E se l’hai ricevuto, perché te ne vanti come non l’avessi
ricevuto?” (1 Cor 4,7).
Sì, perché se è vero che sbaglia
chi chiede un’obbedienza alla Chiesa, domandando di andare contro le verità
della fede e della morale, domandando di andare contro il Vangelo e il dogma, o
di dimenticarli; sbaglia ugualmente chi si attacca al dogma e al Vangelo,
utilizzandolo contro l’unica Chiesa di Cristo.
Rischiano questo secondo errore
tutti quelli che, partiti per la difesa del cattolicesimo tradizionale,
incominciano a disquisire se il Papa è o non è tale, su chi sia veramente il vescovo,
o dove sussista veramente la Chiesa di Dio. Questi estendono la difesa della
Tradizione a un campo che non compete loro, rischiando il pericolo gravissimo
di porsi fuori della Chiesa.
Dice il père Calmel “La Chiesa
non è un’istituzione di questo mondo: discende dal Cielo, direttamente da Dio
(…) La Chiesa è invincibile, anche se con figli soggetti alla sconfitta e
spesso vinti e che tuttavia, finché rimangono nel suo seno, non saranno mai
vinti irreparabilmente. Quando lo sono è perché si sono separati da lei (…)
Essa resta la dispensatrice infallibile della salvezza, il Tempio santo di Dio.
Coloro che l’abbandonano si perdono, ma essa non è mai perduta”. (R. T.
Calmel,Breve apologia della Chiesa di sempre, pagg. 17 e 18)
Insomma, la Chiesa è una e solo
una. Non c’è una chiesa tradizionale e una chiesa modernista, c’è una sola
Chiesa cattolica, i cui figli rischieranno di perdersi se la abbandoneranno,
anche se con la scusa di difenderla.
Basterebbe per capire questo, lo
ripetiamo, il fatto che la Tradizione per cui lottiamo, l’abbiamo ricevuta
dalla Chiesa, anzi è la Chiesa stessa.
E la Tradizione, Vangelo – dogma
– sacramenti – disciplina, non l’hai ricevuta una volta per tutte, continui a
riceverla dalla Chiesa che è il Corpo Mistico di Cristo. E’ chiaro quindi che,
in ogni decisione e attitudine, devi salvare questa unità della Chiesa e con la
Chiesa, senza mettere in dubbio la sua visibilità. Chi è Papa o vescovo, questo
compete direttamente a Dio solo, e non a te. A te che hai capito la crisi della
Chiesa, compete solo lo stare fermo nella sua Tradizione, in ciò che la Chiesa
ha detto e fatto fuori da questi terribili momenti di apostasia. Dio si è
rivelato, ti ha dato la ragione per riconoscere la sua rivelazione e per
custodirla; non ti chiede di far politica ecclesiastica.
Occorre evitare due estremi
letali per la fede: l’”autoritarismo” o “obbedientismo” da un
lato e il “sedevacantismo” dall’altro: entrambi portano a lungo andare
all’ateismo, alla perdita della fede.
Il primo fa stare dentro la
Chiesa con una falsa obbedienza che non salvaguarda il Vangelo e i sacramenti;
il secondo fa cercare una falsa chiesa alternativa: entrambi questi errori
partono da una visione troppo umana della Chiesa, mancano entrambi di visione
soprannaturale.
Occorre essere autenticamente
tradizionali: il tradizionale sta di fronte a Dio, custodendo con amore il
tesoro della Chiesa; il sedevacantista, che si inventa un’altra chiesa o non sa
più dove essa sia, sta di fronte a se stesso utilizzando le cose ricevute da
Dio.
Sempre père Calmel parla, con
accenti commossi, dei veri cristiani, dei cristiani secondo la Tradizione, che
custodiscono la fede amando immensamente la Chiesa:
“Questi cristiani, che
custodiscono la Tradizione senza nulla concedere alla rivoluzione, desiderano
ardentemente, per essere pienamente figli della Chiesa, che la loro fedeltà sia
penetrata di umiltà e di fervore; non amano né il settarismo, né l’ostentazione.
Al loro posto, che è modesto e a stento tollerato, cercano di custodire ciò che
la Chiesa ha trasmesso loro, ben sicuri che essa non lo ha revocato, e si
sforzano, nel custodirlo, di salvaguardare lo spirito di ciò che custodiscono”
(R. T. Calmel, op. cit., pag. 101).
Preghiamo carissimi, perché in
noi aumenti l’amore alla Chiesa una e visibile, quanto più diventano violente
le ondate dell’apostasia.
Fonte: Radicati nella fede, 30.10.2015
Fonte: Radicati nella fede, 30.10.2015
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