È assurdo ed irrazionale che, per
fronteggiare l’impatto forte e violento dell’islam, che per sua natura è privo
di una spiritualità e per questo è “di successo” (v. L’islam è senza spiritualità,
in Il
Foglio, 29.11.2015), alcune nazioni europee – quelle più coinvolte col
terrorismo di matrice islamica e non solo (v. Islam e integrazione, dal
Belgio un’idea nuova: «Vietare tutti i simboli religiosi», in Tempi,
26.11.2015) – e persino talune amministrazioni nostrane (v. la vicenda
del preside di Rozzano, qui, qui, qui, qui, qui e qui)
pensino bene non già di riaffermare con forza le proprie radici cristiane,
bensì di indebolire ulteriormente il loro già fragile tessuto socio-culturale,
mostrandosi debole. Ad un contenuto – di per sé inaccettabile – che si presenta
forte e coeso, cosa si giustappone? Il nulla. Il vuoto. E questo senza alcun senso
di vergogna e di ritegno (cfr. R. Casadei, Nulla contro nulla. O dell’impossibilità
di opporsi a un nemico che non sappiamo nemmeno chiamare per nome, in Tempi,
28.11.2015). Si tratta di un ennesimo inchino, come ha affermato Mauro
Zanon su Il
Foglio del 26.11.2015. In
fondo il laicismo è il miglior alleato del fanatismo islamico, come ricorda
Leone Grotti su Tempi,
24.11.2015! La riprova? Il noto autore - ateo - Michel Onfray, famoso
per il suo Trattato di
ateologia, nel quale critica in maniera il Cristianesimo ed i suoi simboli,
non pubblicherà in Francia, bensì all’estero, il suo prossimo testo, annunciato
per il 2016, di forte critica alla fede di Maometto, Penser l’islam,
convinto così di favorire un dibattito sereno su quella religione (v. La
Francia scopre il terrore di criticare l’islam, in Il
Foglio, 28.11.2015). Per il noto filosofo libertario, dunque, il
Cristianesimo si può criticare, pure con toni aspri e sopra le righe, mentre l’Islam
no. Anzi, in Francia si pensa - ingenuamente - di “educare” questa religione ai
“valori” (o sedicenti tali) “occidentali”, che non sono quelli cristiani
ovviamente (v. In
Francia arriva il vademecum per gli imam, in Il
Foglio, 28.11.2015).
Come abbiamo lamentato già in altre
occasioni, quest’indebolimento non sarà scevro di conseguenze! Come osserva un
attento nostro amico, “Una classe dirigente miope ed ottusa ha trascinato il
vecchio continente nella sfida ciclopica dell’immigrazione di massa proprio nel
momento di maggior debolezza, dopo aver ottenuto l’espulsione dalla società di
quegli anticorpi rappresentati dalle peculiarità culturali che costituiscono,
al contrario, la marcia in più dei nuovi arrivati. Proprio in trincee
interculturali ..., gli ultimi scampoli di gloria dello stile di vita
occidentale subentrato agli autoctoni valori millenari, improntato sull’edonismo
e sul libertinismo e che trova nell’“Imagine” di Lennon (no religion too)
il suo inno più efficace, rischiano di soccombere di fronte alla prorompente
vitalità del modello esistenziale testimoniato dagli immigrati islamici. Solo l’apertura
immediata di una stagione di risveglio spirituale e di riscoperta delle proprie
radici originarie, sulla linea di quanto avvenuto in Russia dopo lo
sbriciolamento dell’Urss, potrebbe impedire all’Europa un prevedibile processo
di conformazione culturale a questo modello” (così N. Spuntoni, Il
vicino di casa islamico: pungolo o spauracchio?, Opinione
pubblica, 27.11.2015).
I sindaci francesi si rivoltano contro il divieto di
esporre il presepe in municipio
di Ivan Francese
Tre primi cittadini del Front National rifiutano di rimuovere la Natività
dai propri Comuni: “Non è censurando le nostre radici che si difende la laicità”.
Il fondamentalismo religioso e il terrorismo si
combattono davvero censurando la propria identità e le proprie radici? Secondo
una certa tradizione francese, apparentemente sì.
Nella Francia ancora scossa dagli
attentati del 13 novembre scorso, fa discutere il gesto di tre sindaci del Front
National, che si sono opposti al diktat dell’Associazione nazionale dei
sindaci (l’equivalente della nostra Anci) che voleva imporre loro la rimozione
del presepe da tutti i municipi del Paese.
I tre primi cittadini, che per
amor di cronaca governano i Comuni di Cogolin, Fréjus e Luc-en-Provence, hanno
preso carta e penna e scritto una lettera di protesta con cui annunciano le
proprie dimissioni dall’associazione: “Protestiamo contro l’abbandono di tutte
le nostre tradizioni e delle nostre radici culturali -
scrivono gli amministratori locali - Non desideriamo più prendere parte a un’associazione
che, con il pretesto di difendere la laicità, calpesta cultura e tradizioni del
nostro Paese.”
Il divieto all’esposizione del
Presepe nei municipi scaturisce dalla pubblicazione di un “vademecum
sulla laicità” promosso dall’Associazione nazionale dei sindaci francesi,
che spiega di rifarsi alla famosa legge del 1905 sulla separazione tra le
confessioni religiose e lo Stato. “Non si tratta di un diktat, ma di un
vademecum - spiega la vicepresidente dell’associazione, Anès Lebrun - La stessa
giurisprudenza francese è contraddittoria in materia, divisa tra chi ritiene
che il presepe rappresenti una manifestazione del culto e chi lo intende come
fenomeno esclusivamente culturale.”
Il Front National però,
che pure è famoso per la propria difesa della laicità repubblicana, rigetta
queste tesi come pretestuose: “A quanto il divieto delle processioni votive?
- domanda polemico il movimento di Marine Le Pen - I rappresentanti del Front
National difendono con fermezza il principio di laicità, ma non ignorano la
storia. È incontestabile che il Cristianesimo sia un’espressione della cultura
francese”.
Fonte: Il Giornale, 26.11.2015. Lo stesso articolo è anche su Il Timone.
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